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Stabilizzatore per CD "The Mat"

Qualcosa è cambiato...

[English version]

Prodotto: The Mat by AudioMani
Distributore: Leonardo Mani - Italia
Prezzo approssimativo: 30 Euro
Recensore: Stefano Monteferri
Recensito: Marzo 2004

[Il The Mat]
Il tappetino stabilizzatore The Mat

Dopo gli anelli colorati da applicare al bordo esterno dei CD, gli stabilizzatori rigidi in grafite, fibre di kevlar o carbonio, variabili nel peso e negli spessori, le morbide ma tenaci pellicole adesive multifunzione, sembra che tutto sia ormai stato detto e realizzato nell'ambito specifico. Si tratta di oggetti che tentano di offrire una soluzione a quello che da tempo viene riconosciuto come uno dei problemi più significativi nella riproduzione dei CD Audio: la difficoltà di lettura da parte del pick-up ottico delle informazioni presenti nel noto supporto digitale a causa essenzialmente delle vibrazioni (ma non solo) dello stesso durante il movimento di rotazione.

Alcune case produttrici hanno cercato ti ovviare al problema progettando meccaniche di lettura di particolare qualità e complessità costruttiva, con scelte filosofiche anche piuttosto diverse. Esempi non esaustivi, sebbene tra i più noti, anche per essere stati utilizzati da diversi costruttori nel corso degli ultimi anni, sono l'impressionante e massiccia meccanica Teac VRDS e l'evocativa (riprende l'architettura di funzionamento dei tradizionali giradischi analogici) e fascinosa Pioneer Stable Platter. Utilizzare uno stabilizzatore, in questi casi, è sostanzialmente inutile se non addirittura dannoso.

Discorso esaurito, quindi? Niente affatto, ed è sufficiente dare uno sguardo a questo interessante platorello stabilizzatore per CD "The Mat" ed approfondire alcune sue caratteristiche per rendersene immediatamente conto.

Il "The Mat"

[The Mat e concorrenti]
Il The Mat (a sinistra) a confronto con realizzazioni industriali e DIY (in alto)

Sviluppato da AudioMani attraverso la Bullet Technology, al contrario della maggioranza dei suoi concorrenti il The Mat non è rigido ma estremamente flessibile, essendo costituito da un materiale smorzante gommoso di colore nero, in cui sono state annegate fibre di carbonio. La parte esterna del tappetino è percorsa da un curioso bordo, alto non più di un paio di millimetri, cosa che consente di ottenere la migliore centratura in fase d'installazione, nonché l'opacizzazione del bordo del CD in uso al momento. Lo spessore del The Mat è differenziato: più sottile al centro, dove tra l'altro è presente un foro di diametro rilevante, utile a non ostacolare l'azione dei clamp magnetici su alcune macchine a caricamento superiore, e va a crescere verso l'esterno, in modo da concentrare l'azione smorzante proprio dove serve di più, in prossimità della circonferenza media ed esterna del CD. Il peso è estremamente ridotto, così da non costituire un "ostacolo inerziale" eccessivo per la meccanica di lettura, e sembra anzi che sia stato calcolato per agevolare l'opera del "servo-system", in modo da renderlo meno impegnato al controllo della rotazione del meccanismo migliorando la "fly wheel action". Insomma, con un solo oggetto si tenta di:

Dal punto di vista teorico e costruttivo, ce n'è a sufficienza per considerare il The Mat semplice e geniale allo stesso tempo. Scopriamo ora assieme cosa avviene nell'utilizzo pratico...

Un morbido tappeto per sconfiggere le asperità

Utilizzare il nero tappetino è operazione semplice ed immediata: va semplicemente steso sul CD precedentemente inserito nel cassettino scorrevole o nella meccanica "top loading" di turno, curando che il bordo esterno del The Mat avvolga effettivamente la circonferenza esterna del CD. Una volta premuto il tasto "Play", se la meccanica che possedete non si rifiuta di partire per un qualche (presumibilmente giustificato) motivo, avrete modo di osservare come le operazioni di caricamento e lettura avvengano sostanzialmente nei modi e nei tempi usuali, cosa che tranquillizza immediatamente circa l'ipotetico "stress meccanico aggiunto" che la meccanica si troverebbe a sopportare.

Ok, funziona, ma... come? Il The Mat svolge il compito per il quale è stato progettato e realizzato esattamente nel modo assicurato dal costruttore. La timbrica assume caratteristiche di maggior calore, e dove in precedenza, in alcuni passaggi musicali, era evidente una sorta d'asprezza tendente in qualche caso al fastidioso, ora si percepisce perfino una migliorata coerenza tonale. Notevole l'incremento in termini di fluidità e scorrevolezza, con i più piccoli particolari che tornano finalmente a svolgere quel ruolo di raffinato collante atto a coniugare nel migliore dei modi i contrasti dinamici più energici. Il messaggio fluisce con una decisa riduzione di quella sensazione che a volte ti pervade mentre ascolti musica registrata su CD, e ti fa avvertire una sorta di "soluzione di continuità" che in qualche modo ne inficia la schietta godibilità. La minore spigolosità con cui la musica viene restituita rende la riproduzione meno aggressiva. Qualcuno potrebbe confondere tale stemperata aggressività con una più limitata prestazione in termini di contrasto dinamico, quando è invece il sopraggiunto minore senso di fastidio a proporci un ascolto più naturale e rilassato. L'immagine virtuale trae giovamento dall'utilizzo del The Mat in termini di focalizzazione, con gli elementi che compongono un'olografia più stabile ed accurata. Migliora la percezione di nero infrastrumentale, e la profondità diviene nettamente più marcata. Tutto viene reso con maggiore precisione ed una minor e fluttuazione dei suoni, cosa che potrebbe trasmettere la sensazione di una più limitata larghezza, ma è solo che l'origine dei suoni viene resa con maggiore puntualità ed il loro svilupparsi con superiori coerenza e stabilità nel tempo.

Conclusioni

Il The Mat funziona, su questo non ci sono dubbi, ed agisce in modo tale da semplificare quanto più possibile il compito del pick up delle macchine digitali, siano esse lettori di CD che di altri formati. Il paradosso è che, in un sistema che sia stato bilanciato ed ottimizzato in modo certosino, in alcuni casi i miglioramenti conseguibili producono variazioni sul suono anche notevolmente significative, cosa che può alterare il risultato finale faticosamente raggiunto. È mia opinione che sarebbe meglio partire da questo migliorato stato di cose, dove le informazioni all'origine vengono estratte in modo più completo ed accurato, per eventualmente dedicarsi alla ri-ottimizzazione del sistema a valle della sorgente quali supporti, accessori, posizionamento dei diffusori od altro, in modo da conseguire, alla fine, un risultato globale qualitativamente incrementato (nessun sistema riesce a sopperire a posteriori ad informazioni deficitarie).

"The never ending story"? In un certo senso si, ma in fondo fa parte del divertimento!

© Copyright 2004 Stefano Monteferri - www.tnt-audio.com

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