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Gli anacrofili
Esiste una schiera, piccola ma agguerrita, di persone che vivono nel ricordo
del bel tempo che fu e che, sordi a qualsiasi ragione, predicano e
cercano di fare proseliti ad ogni occasione.
Non nascondo la mia personale simpatia per alcuni di loro, condividendo anche
una certa parte delle loro ragioni, ma sono sempre più perplesso di fronte
ad una perseveranza teutonica nell'affermazione dei loro principi.
Di chi sto parlando? Ma degli anacrofili, perbacco!
E' questa una categoria di audiofili legata indissolubilmente, per tutta una
serie di ragioni, ad una visione del mondo e della riproduzione musicale che
non esiste praticamente più.
Esaminiamone la categoria principale: i vinilisti.
Come tutti voi sapete negli anni '80 comparve sul mercato del disco ciò che
doveva portare alla perfezione assoluta la riproduzione della musica: il
Compact Disc.
Per un certo numero di anni il disco nero e il CD convissero, nei negozi di
dischi, fianco a fianco, con alcuni problemi di carattere economico per i
secondi, che costavano una discreta sommetta rispetto ai primi, fino a che le
ferree leggi del mercato portarono alla scomparsa del vinile e tutti noi,
volenti o nolenti, ripiegammo sulla perfezione tecnica degli algidi
dischetti iridescenti.
In realtà tutta questa perfezione la sentivano solo i discografici
perchè chiunque disponesse di orecchie funzionanti si rendeva conto che
il buon vecchio vinile faceva la sua parte decisamente meglio dell'altro.
Ma tant'è, nonostante questo la sorte dell'amato microsolco era segnata
e ben presto la sua morte divenne ineluttabile.
Tra gli audiofili cominciarono, allora, i primi tradimenti: intere
collezioni date via per far posto ai meno ingombranti dischetti, vendite
o accantonamenti di giradischi e acquisti di sempre più costosi lettori
per CD fecero la felicità di schiere di costruttori e venditori nonchè
delle perfide case discografiche, che incrementavano i loro utili in modo
esponenziale.
Ben presto il vinile divenne un dolce ricordo che i più avveduti tra noi
continuarono, però, a conservare e ad ascoltare con i loro vecchi giradischi
un po' demodè, fino a che ci si rese conto, poco alla volta, che il suono
e degli apparecchi e dei dischetti migliorava, impercettibilmente, ma
costantemente.
Certo, il confronto vedeva sempre vincente il buon vecchio vinile, ma il
solco iniziava ad essere colmato.
Poi, insieme a questo, ci si rese conto che non era male ascoltare per un
bel po' di tempo comodamente seduti in poltrona senza doversi alzare ogni
20 minuti per girare il disco.
E che dire del poter agevolmente saltare da una traccia all'altra senza il
patema d'animo di rovinare irrimediabilmente la delicata superficie del disco
ma solo premendo un tasto del telecomando.
Per non parlare, poi, della mancanza di rumori di fondo, della mancata cura
della puntina, anch'essa fragile e delicata, del dimenticarsi cosa fosse
la regolazione di peso, antiskating, carico delle molle del controtelaio,
messa in piano con bolla etc. etc.
Insomma, siamo arrivati ai giorni nostri portandoci dietro la nostalgia di
quel bell'oggetto, perchè bello lo era veramente, dalla grande copertina
colorata, ma non avendo più la necessità del rito che il vinile,
inevitabilmente, portava con sè.
Oggi possiamo dire che il livello medio dei CD in commercio è quantomeno
soddisfacente e, in molti casi, ottimo, così come quello degli apparecchi,
siano essi di registrazione che di riproduzione.
Ma il vinilista questo non lo accetterà mai. Per lui esiste solo il disco
nero, con il suo rituale, per la vera riproduzione della musica.
E per questo è pronto a qualsiasi sacrificio economico, sostenuto da
tutta una serie di operatori che foraggiano, con apparecchi sempre più
perfezionati e sempre più costosi, questa elite di ascoltatori.
Ma ascoltatori di cosa?
A prescindere dai pochi fortunati possessori di centinaia, quando non
migliaia, di dischi i quali, se possono permetterselo, fanno anche bene
ad spendere per apparecchi in grado di soddisfare le loro esigenze, cosa
può fare un povero cristo che volesse raggiungere la vera riproduzione
musicale? La risposta è semplice: niente!
Non può semplicemente perchè manca la materia prima, mancano i dischi.
E allora non fateci più i pistolotti dalle riviste su quali sono le
meraviglie del vinile: avete ragione, è vero, sono d'accordo che suona
divinamente, ma diteci anche dove diavolo li andiamo a prendere.
Che qualcuno convinca le grandi Majors discografiche a rispolverare le
loro linee di produzione e a rimettere in commercio (a che prezzo?) un
buon numero di titoli e allora si potrà riparlare dell'argomento avendo,
almeno, qualcosa di cui parlare.
Lasciamo gli anacrofili al loro destino e stiamo a vedere cosa ci porterà
il futuro. Il passato ormai è passato e con lui il vecchio disco nero.
Copyright © 1997 Daniele
Sabiu - www.tnt-audio.com
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