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Riviste specializzate: come sceglierle

Un elemento indispensabile che può aiutare nella formazione di un audiofilo è senza dubbio la stampa specializzata. Le riviste di HiFi svolgono un prezioso servizio di informazione e di formazione ed aiutano l'appassionato a non affogare nel mare magnum dei marchi e dei prodotti che affollano il mercato.
Tuttavia, mentre l'Audiofilo maturo conosce bene tutte le riviste del settore e sceglie di conseguenza quali leggere, per il neofita il problema è di non poco conto e si rischia, con l'inesperienza, di commettere gravi errori di valutazione.

Piuttosto che stilare una classifica di meriti e demeriti delle riviste specializzate italiane, poco credibile in quanto di parte, cercherò di spiegare come distinguere le buone riviste dalle... altre.
Per fare questo ci occorrono alcuni parametri di valutazione.

L'impostazione

Ogni rivista specializzata ha una sua precisa impostazione editoriale, in forza della quale presta maggiore importanza ad alcuni argomenti e meno ad altri. Normalmente tutti cercano di fare tutto, trattando degli argomenti più disparati che hanno in qualche modo a che fare con la Musica, l'elettronica e l'intrattenimento.
Se siete dei tuttologi e vi interessa davvero tutto troverete queste riviste piuttosto interessanti. Ovviamente, cercando di concentrare tutti gli argomenti in un'unica rivista, si corre il rischio di fare una grande insalata con poco sapore. Un po' come le riviste che trattano di diversi sport allo stesso tempo: l'approfondimento dedicato ad ogni singolo argomento non potrà che essere limitato, anche per semplici ragioni di spazio.
Altre riviste, per scelta editoriale, si dedicano solo ad alcuni settori dell'intrattenimento musicale, privilegiando magari l'HiFi sopra tutto il resto (Musica, Home Theater, Professionale, Car stereo, Multimedia, Autocostruzione, ecc).
È una scelta coraggiosa che molti tuttavia non gradiscono, per via della limitata multidisciplinarietà dell'informazione fornita al lettore.
In definitiva, decidete quali sono gli argomenti che vi interessano maggiormente e scegliete di conseguenza. Consiglio tuttavia di andare a sbirciare ogni tanto nell'orto del vicino (che so, nell'home theater o nel car stereo) per ampliare le proprie conoscenze e per non precludersi altre forme d'intrattenimento che possono essere altrettanto valide.

Il target economico

Target è un termine abusato in pubblicità per identificare il tipo di utenza al quale il prodotto, in questo caso la rivista, si propone.
Se restringiamo il nostro campo d'osservazione alla sola HiFi l'analisi si semplifica di molto.
Diciamo che dal tipo di apparecchi provati si capisce a quale tipo di pubblico si rivolge la rivista: giovane, ricco, budget-conscious, ecc.
Negli anni scorsi c'è stata un'ubriacatura generale ed ai prodotti costosi, destinati a pochi abbienti, veniva dedicato moltissimo spazio.
I recensori HiFi erano diventati dei talent-scout e proponevano continuamente nuovi miti ai loro lettori. Marchi sconosciuti che diventavano nel giro di pochi mesi il non-plus-ultra sul mercato (salvo poi sparire così come erano arrivati) e campagne promozionali più o meno occulte che avevano lo scopo di far aumentare le vendite di questo o quel prodotto.
A poco servivano le lamentele dei lettori meno abbienti che avrebbero preferito recensioni di prodotti alla portata di tutti. Bastava una lettera del solito lettore ricco con impianto da 80 milioni per far sentire tutti dei miserabili, che avrebbero dovuto ipotecarsi la casa e separarsi dalla moglie pur di poter entrare nell'Olimpo degli eletti.

Chiaramente questo vivere al di sopra delle proprie possibilità, tipicamente italiano, non poteva durare in eterno e ben presto una profonda crisi ha colpito tutto il settore.
A poco a poco le riviste specializzate stanno scoprendo, per la prima volta, i prodotti abbordabili (affordable HiFi, come la chiamano gli inglesi) di prezzo umano e dal buon suono. Quindi nel tempo, diciamo in questi ultimi 15 anni, il target delle riviste specializzate è cambiato, avvicinandosi un po' a quello della maggioranza delle riviste inglesi.
Tuttavia alcune differenze persistono.
In definitiva, anche in questo caso, sta a voi lettori capire che tipo di acquirente siete (facile, basta vedere il conto in banca) ed orientarvi di conseguenza verso la rivista che più si avvicina alle vostre esigenze.

Il target tecnico

Ogni rivista dedica uno spazio alla tecnica dell'HiFi, cioè all'analisi strumentale degli apparecchi con la pubblicazione di grafici, tabelle e numeri. Non entrerò nella diatriba del decidere se le prove tecniche servano o meno per capire come suona un apparecchio HiFi. Certo è che per alcuni lettori, privi di un minimo background tecnico, queste misure dicono davvero poco. Per altri sono imprenscindibili, perchè oggettive.
Per alcuni tipi di apparecchi non si può tuttavia negare che le misure hanno sempre detto molto poco. Mi riferisco ai giradischi ed ai lettori CD in particolare anche se per gli amplificatori il discorso non è molto diverso.
Anche in questo caso occorre fare una seria autocritica e chiedersi se siamo davvero in grado di capire i risultati delle misure, se abbiamo voglia di imparare a capirle oppure se ci fidiamo delle semplici impressioni d'ascolto.
Dalla risposta dipenderà il tipo di rivista che andremo a scegliere. Aggiungo che, così come abbiamo visto nel paragrafo precedente, anche lo spazio riservato alle prove è andato diminuendo col passare degli anni, dimenticandosi fortunatamente le enormità che si leggevano 15-20 anni fa: il suono dell'apparecchio, come testimoniano anche le misure, è privo di difetti (cito testualmente da Stereoplay).

Lo stile

Lo stile di una rivista è forse l'aspetto che più di altri la contraddistingue. A volte è dettato dal Direttore, altre volte i singoli redattori prendono il sopravvento elevando, o affossando a seconda dei casi, la qualità, la credibilità e la serietà dell'intera rivista.

In generale dovrebbe essere chiaro a chi legge quale sia la posizione della rivista nei confronti dei prodotti recensiti. Spesso questo è dichiarato palesemente, altre volte bisogna estrapolarlo dalle righe.
Alcune riviste sono per il buonismo, vocabolo moderno (ab)usato per tradurre il vecchio volemmose bbene! In altre parole la rivista decide di non parlar male di alcun apparecchio. Tutti suonano bene e tutti sono i migliori acquisti nella propria categoria. Gli apparecchi che suonano male o non esistono oppure non vengono neppure recensiti, lasciando intendere, neanche tanto velatamente, che se un prodotto appare sulla rivista allora è buono e se non appare non è degno di considerazione.
Questo è lo stile che io chiamo della rivista-vetrina. I prodotti passano sulle pagine patinate come sulla vetrina di un negozio e, se sono fortunati, può capitare che il redattore-guru li esponga, per ragioni sulle quali è opportuno non indagare, meglio degli altri, o tramite una recensione particolarmente incensante o inserendoli a pieno titolo nel proprio impianto di riferimento, né più nè meno come fanno i negozianti che, quando devono spingere un certo prodotto, sul quale hanno margini di profitto maggiori, gli dedicano giustamente un posto speciale in vetrina.
Certo che una linea editoriale di questo genere porta alla rivista grossi vantaggi: economici innanzittutto. Gli inserzionisti cominciano ad arrivare numerosi e comprano spazi pubblicitari sempre più grandi, magari la seconda e la terza di copertina, sicuramente le pagine più viste insieme all'ultima.
Un altro vantaggio non trascurabile è che in questo modo la rivista si può accaparrare prima delle concorrenti i prodotti in anteprima, le ultime novità con un grande ritorno in termini di immagine e di autorevolezza. Quale distributore sarà mai tanto kamikaze da proporre i propri prodotti ad una rivista che non si sa cosa ne scriverà?
Inoltre, cosa non trascurabile, parlar bene di tutti i prodotti recensiti attirerà le simpatie di molti lettori, ben contenti che il loro apparecchio ha avuto l'OK da tale autorevole redattore. Meglio ancora, molti comprano SOLO apparecchi che sono stati approvati dall'Uomo Del Monte di turno, così non sbagliano. Non vi è mai capitato il tipico audiofilo ignorante che, per decantare le lodi dei suoi apparecchi, tiene sotto il cuscino i numeri delle riviste che li hanno provati e promossi a pieni voti? Credetemi, è davvero tipico.
Alla fine si crea un circolo vizioso: la rivista buonista prova gli apparecchi *importanti* prima delle altre e ne guadagna in autorevolezza. I lettori di tale rivista sono propensi, di conseguenza, a prendere per oro colato ciò che leggono e spesso comprano sulla fiducia. In conclusione i distributori che hanno un buon rapporto con quella rivista vendono di più, la rivista vende di più e tutti son felici e contenti. Chi fa le spese di questo astuto meccanismo sono naturalmente gli acquirenti, che, se illuminati, si accorgono talvolta che mettendo insieme tutti i migliori acquisti proposti si ritrovano con un impianto che non gli piace.

Poi ci sono le riviste che io chiamo cerchio e botte cioè quelle che cercano di dare un'impressione di imparzialità pur non facendo dispiacere a nessuno. Niente da dire su questo, bisogna pur campare.

Infine ci sono quelle che scrivono ciò che gli pare incuranti di fare torto a qualcuno. È l'esempio di certa stampa underground statunitense, che tuttavia vive alterne vicende.
Gli Stati Uniti sono tuttavia un Paese dove l'editoria specializzata ha un ben diverso peso sul mercato e non si limita a fare da catalogo patinato per chi vende.
Occorre anche dire che non tutte le riviste audio americane funzionano allo stesso modo. Basta ricordare il famoso esempio di Stereo Review.
Tuttavia, complice un mercato estremamente votato alla competizione vera, basata sulla qualità dei prodotti più che sulla pubblicità, molte riviste specializzate americane, anche in settori diversi da quello audio, svolgono un compito importantissimo: piuttosto che fare da vetrina, fanno da severo banco di prova per i prodotti recensiti. E molto spesso capita che un prodotto giudicato negativamente in una recensione, venga successivamente migliorato proprio in quegli aspetti deficitari rilevati dai redattori della rivista. Questa sì che è autorevolezza!
In questo modo i produttori sono costretti, pur di vedere giudicato positivamente il loro apparecchio, a migliorarlo, a tutto vantaggio dell'immagine dell'Azienda e a beneficio del consumatore.
Utopia? Forse. Però quanto sarebbe meglio se le riviste svolgessero questo compito, piuttosto che quello di distributori automatici di bollini blu.

Questa strada ovviamente è pericolosa e molto faticosa. È necessario disporre di molto tempo e di redattori all'altezza, altrimenti si finisce in un gioco al massacro che non giova a nessuno.
Per il tempo è presto detto quale sia il problema: in Italia si misura il valore della rivista specializzata dal numero di prove che pubblica ogni mese.
Per la qualità dei redattori molte cose si possono dire, senza sconfinare nella cattiveria gratuita: capita di leggere articoli e prove d'ascolto dove sono stati cambiati solo il nome dell'apparecchio lasciando invariato il testo. Capita di leggere 4-5 pagine del nulla più assoluto e solo alla fine due righe per dire: beh, che volete, che suoni anche male?
Altre volte, dopo aver speso tutto lo spazio concesso a parlare d'altro, si conclude con *dato che lo spazio concessomi è esaurito vi invito ad ascoltare l'apparecchio presso il vostro rivenditore di fiducia*.
Con professionisti di questo livello non si può pretendere la serietà e l'obbiettività di cui parlavamo prima. L'importante è guadagnarsi lo stipendio, riempendo alla meno peggio le pagine della rivista, scrivere il più possibile, magari cercando di distinguersi dal mucchio con una prosa originale, volgare perchè no, chissà che un giorno da semplici ascoltoni non si diventi qualcosa di più.

Tempo fa avevo inaugurato una rubrica che riportava gli errori più clamorosi, le copiature e le volgarità più pesanti che apparivano e sono apparse sulla stampa specializzata. Dopo poco tempo ho rinunciato. Oltre ad attirarmi le antipatie dei colpevoli in sostanza stavo facendo il loro gioco, fornendogli una extraesposizione di dubbio gusto.
Si sarebbe potuto continuare se lo spirito che anima il mondo dell'editoria HiFi fosse quello giusto, quello di una sana concorrenza leale ed autoironica. Così non è, purtroppo, per cui ognuno per la sua strada.
Oltrettutto TNT non ha niente a che vedere con le riviste ufficiali: loro sono professionisti e noi dilettanti no-profit della peggior specie. Questo non ci garantisce tuttavia l'immunità e mi piacerebbe che gli immancabili errori mi fossero segnalati, anche con cattiveria, basta non prendersi troppo sul serio. L'importante è non fare come un nostro lettore che, molto sorpreso (ed abituato troppo bene, evidentemente), ci ha chiesto come reperire i numeri arretrati di TNT. Chiaramente per lui quello che facciamo è troppo poco. Meglio così.

Conclusioni

Il mio consiglio, in conclusione, è quello di leggere tutte le riviste del settore per un paio di mesi e poi decidere cosa vale la pena acquistare e cosa lasciare in edicola.
Valutate la qualità degli articoli e non la quantità. Imparate a leggere tra le righe e tenete gli occhi aperti. Ricordatevi che le mode passano, le Idee restano.

© Copyright 1997 Lucio Cadeddu - www.tnt-audio.com

 

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