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Recensore: Mattia Bellinzona - TNT Svizzera
Pubblicato: Luglio 2016
Impaginazione html: Stefano Miniero
Anni fa un collega ed amico mi fece una dimostrazione del suo impianto. Si trattava di un impianto esoterico da vero audiofilo (opinione sua). Era costituito da componenti di marche differenti (solo così si può avere il meglio). Era composto da un preamplificatore, da un finale di potenza, da un lettore CD con meccanica e DAC separati e da due diffusori di costruzione artigianale, probabilmente costosissimi. Il tutto era piazzato in qualche modo in un'anticamera.
La musica riprodotta, se così si può dire, era il suono registrato di una moto sega mentre tagliava un grosso albero, che alla fine del pezzo cadeva con frastuono pazzesco. Il volume era altissimo, per evidenziare la botta dei bassi. Ora, esistono molti gruppi cosiddetti musicali incapaci di produrre suoni migliori; certamente però una spesa non indifferente come la sua ed un posizionamento così disastroso non avevano bisogno di un brano simile, per dimostrare le qualità dell'impianto. Un audiofilo simile non potrà che rendersi ridicolo agli occhi degli altri e certamente alla sua famiglia, posto che ne abbia una.
Parto da questo esempio estremo per discutere, in tono semiserio, di come la passione per la musica e la sua adeguata riproduzione richieda una scelta accurata dei componenti dell'impianto di alta fedeltà, nel rispetto del buon senso e delle persone che vivono con noi.
Il discorso che segue vale per chi non vive da solo e deve condividere gli spazi con una persona, la propria compagna/o. La pretesa di molti audiofili è quella di utilizzare generalmente il salone come stanza per gli ascolti. Il nostro audiofilo medio non è allergico ai cavi, alle ciabatte, ai tavolini porta elettroniche, ai pre ed ai finali di potenza e a tutti i cablaggi che li uniscono. Non trema di fronte a nessun tipo di elettronica, di colore, di peso, di struttura o di aspetto esterno. Non si fa impressionare da nessun tipo di diffusore: alto, basso, largo, nero, laccato, oppure no. Un diffusore a tromba, un planare di qualunque dimensione non lo colpiscono. Perché mai gli altri dovrebbero essere avere una percezione diversa?
Ovviamente, il mercato dell'alta fedeltà ha da una parte seguito e dall'altra appoggiato questa visione estrema delle cose. Chi voleva un impianto serio doveva passare dalle forche caudine di un disagio esoterico, appunto, e doveva accettare una serie di compromessi. Pochi pulsanti, pochissimi o assenti controlli, come se il nostro ambiente di collocazione fosse una entità sempre uguale dappertutto. I diffusori quasi invariabilmente di colore nero, alti e con particolari tanto in evidenza da far rabbrividire. Ma tale è la qualità nella percezione audiofila media.
D'altra parte era pure vero il contrario: le aziende che si rifiutavano o si rifiutano di seguire questa filosofia, cercando una soluzione elegante ed un design accattivante, vengono immediatamente bollate come non audiofile, accusate di gonfiare i prezzi o addirittura tacciate di snobismo.
Ora esistono molti esempi di prodotti di qualità, dotati di un aspetto accattivante. Un esempio tra tutti sono i prodotti Apple. Per quanto riguarda l'ambito dell'alta fedeltà, troviamo diverse case disposte a costruire componenti di dimensioni e peso ridotte e caratterizzati da un design soft, accattivante, poco aggressivo e perfettamente capace di integrarsi con l'arredamento.
L'alta fedeltà non sta morendo ma la tecnologia si modifica, insieme alle abitudini di vita ed alle esigenze della società in costante mutamento. Non tutti hanno una stanza dedicata all'ascolto. La maggior parte degli audiofili posiziona un sistema Hi-Fi in salotto. Perché non offrire la possibilità di integrarlo nei mobili presenti? Di fatto, esistono già esempi in tal senso.
Invece di trovare il modo di scontrarsi con la nostra ragionevolissima partner, varrebbe la pena chiedere ai produttori di costruire prodotti di qualità che siano meno invasivi. Non vedo come questo ne possa compromettere la qualità. Sembra che il mercato chieda prodotti di questo tipo. Facili da usare, capaci di integrarsi con sistemi wireless e dotati di un design accattivante. Altrimenti non si comprenderebbe il successo planetario di marche come Beats o Bang & Olufsen.
Il futuro che vorrei è un futuro meno invadente che sia capace di sfruttare appieno le tecnologie wireless (streaming), come con i compatti amplificatori in classe D, i diffusori attivi senza fili. Un futuro dove la tecnologia sia al nostro servizio, senza farci impazzire ad accendere ogni volta 10 apparecchi per ascoltare un CD che non si trova, mentre il bimbo impazza con Assassin's Creed. Un futuro dove diffusori seri non costringano a corsi di body building per essere spostati di 20 centimetri. Magari un futuro meno esoterico ma certo molto più musicale.
In questo senso credo che la riproduzione della musica nel modo più adeguato debba e possa continuare ad essere parte integrante della nostra esistenza.
© Copyright 2016 Mattia Bellinzona - mattia@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com
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