Prodotto: modulo preamplificatore Audiodigit TubePre
Produttore: Audiodigit - Italia
Negozio on line: Autocostruire.com
Costo: 180 € (assemblato e testato)
Recensore: Nick Whetstone - TNT UK
Data di pubblicazione: Marzo, 2009
Traduzione: Roberto Di Paola
Spesso penso che assemblare l'impianto hi-fi perfetto sia un po' come cucinare una pietanza. In primo luogo occorre la giusta miscela di ingredienti, poi bisogna aggiustare di sale finché non incontra i gusti di ognuno. Per molta gente aggiungere un po' di "suono valvolare" a un impianto serve a curarne un eventuale carattere analitico. Ho ricevuto diverse e-mail da utenti di amplificatori in classe D, che giuravano e spergiuravano sulla bontà dell'introduzione nel sistema di un preamplificatore a valvole. Effettivamente ho provato anch'io a utilizzare il mio pre valvolare in abbinamento ai "T-amp" e il risultato mi è sembrato buono. Tuttavia realizzare un preampli a valvole da zero richiede delle capacità non alla portata di tutti, e le cose si complicano oltremodo se si tiene conto che alcuni di essi necessitano di alte tensioni. In questa recensione mi occupo di un modulo preamplificatore a tubi che richiede un intervento minimo da parte dell'utente, non lavora con voltaggi elevati, e si infila facilmente tra una sorgente e un finale.
Il TubePre arriva già come modulo assemblato e testato; mancano il contenitore e il trasformatore. La scelta di tali parti spetta all'utente finale, che può così mantenere bassi i costi. Il modulo è fornito con dei connettori RCA di classe e un bel cablaggio schermato. Il trasformatore necessario è di tipo 18-0-18 e io suggerirei di utilizzarne uno da almeno 50VA (io ne ho impiegato uno da 80VA perché avevo solo quello). Dopo di ciò, servono solo pochi altri componenti: una vaschetta IEC, un portafusibili e un fusibile, un interruttore d'accensione, e magari una o due morsettiere.
Per chi avesse familiarità con i tecnicismi, dico che il TubePre è fornito con un triodo Sovtek 6SL7GT (single-ended). Il circuito non adotta controreazione globale e opera in classe A. L'impedenza d'ingresso dichiarata è di 47 kOhm, e ciò significa che qualunque sorgente, potenzialmente, potrà pilotarlo senza problemi; l'impedenza in uscita è "bassa"! Diciamo che è abbastanza bassa da pilotare qualunque amplificatore. L'attenuatore incluso nel kit è un Alps.
Rendere operativo il kit è stato relativamente semplice, ma ricordate che avete a che fare con la corrente elettrica; perciò eseguite il lavoro solo se avete le competenze necessarie. In qualunque autocostruzione il grosso consiste sempre nella preparazione del contenitore. Per questa recensione ne ho fatto uno alla buona usando una lastra di acrilico e del legno di scarto. Considerato il costo prossimo allo zero ed essendo convinto che il risultato finale non sia poi così male, sentitevi liberi di copiare il progetto. Gli utensili necessari allo scopo sono davvero pochi. Le parti principali sono solo quattro. La base, cioè un semplice rettangolo di listellare, ma va bene anche in MDF o multistrato, il pannello posteriore costituito da un ritaglio di acrilico nero, il frontale costruito con un'impiallacciatura in mogano, e il coperchio fatto con un foglio di acrilico chiaro appiccicato a una semplice piastra in legno. Per quest'ultima operazione è sufficiente una pistola ad aria calda. Mi ci è voluto meno di un giorno per finire questo contenitore e aggiungere la vaschetta IEC, l'interruttore, il portafusibili, le prese RCA, mentre per montare il modulo con il trasformatore dentro al telaio e fare tutti i cablaggi mi è bastata un'altra ora.
Quando avevo fatto tutto, ho controllato che non ci fosse corrente continua in uscita dal pre, e quindi l'ho lasciato acceso per 24 ore prima di cominciare l'ascolto. Per le prime sessioni ho scelto un impianto costituito da un SB3 utilizzato per alimentare un DAC Monica2, naturalmente il TubePre, e un Virtue Audio Virtue.ONE che pilotava i miei dipoli basati sui trasduttori Goodmans 201. Devo aggiungere che non ho utilizzato l'attenuatore 50K incluso nel modulo, perché utilizzo il controllo del volume dello SB3, e comunque anche il Virtue.ONE ne ha uno. Perciò l'attenuatore è stato sostituito da una coppia di divisori di tensione, che attenuano il voltaggio del segnale in ingresso di 12 dB circa.
All'accensione dell'impianto sono stato accolto da un piacevole silenzio, ovvero non v'era traccia di ronzio o altro genere di rumore proveniente dai diffusori. Il TubePre inizialmente suonava appena un po' esile, ma tale carattere è cambiato dopo circa un giorno di funzionamento. Il suono era chiaro, musicale e non v'era nulla di criticabile. Confrontandolo con il mio buffer Pedja Rogic a Jfet, le differenze erano inferiori a quanto potessi immaginare. Entrambi suonavano tendenti al caldo rispetto a un'ideale neutralità e il TubePre sembrava spostare l'esecuzione un po' più in avanti; o forse dovrei dire che era il buffer a suonare appena più arretrato? Mentre il TubePre appariva più "punchy" rispetto al mio riferimento. Chiaramente il resto dell'impianto diventa decisivo al fine di decidere quale tra i due circuiti suona meglio alla lunga. Ma da questa prova con un pre a valvole in abinamento a un ampli in classe T, mi è sembrato di ottenere una prestazione meno sinergica rispetto all'accoppiata Jfet buffer più Virtue.ONE.
Avevo però un nuovo chip amp da ascoltare per un'altra recensione. Ho visto che questo amplificatore aveva un'impedenza d'ingresso inferiore, perciò il TubePre sarebbe stato perfetto per un inserimento tra esso e una sorgente. Giacché devo scrivere una recensione per quell'ampli, qui non dirò molto sul suono di quest'ultimo impianto; vi basti sapere che per me la sinergia tra il TubePre e il chip amp era sublime. Da possessore di Gainclone con buffer valvolare non dovrei essere troppo sorpreso, ma chiunque abbia un chip amp "liscio" dovrebbe provare qualcosa di simile al TubePre. Credo che il TubePre sia capace di alzare il livello qualitativo del Gainclone, e in questo caso il risultato era particolarmente piacevole.
Prima di concludere la recensione non volevo perdermi l'opportunità di provare il TubePre con un altro paio di ampli in classe D. Toccava quindi al Monrio MJ. Quando l'ho recensito, questo amplificatore non mi ha emozionato granché. Il TubePre si è dimostrato un compagno eccellente per tale apparecchio aggiungendo quel qualcosa in più... La musica suonava più coinvolgente, e l'MJ manteneva intatti i suoi punti di forza. L'abbinamento risultava perciò eccellente. Allora sono passato a un classe T più piccolo come il DiyParadise Charlize. Bisogna dire che si tratta in vero di un ampli molto conosciuto e da solo suona già piuttosto bene. Ancora una volta, forse perché si otteneva un migliore accoppiamento delle impedenze, assieme al TubePre anche il Carlize guadagnava qualcosa. Non saprei dire cosa esattamente, ma la presentazione sembrava più soddisfacente. Se proprio devo cercare il motivo di quanto ho detto, allora direi che il miglioramento, seppur lieve, riguardava la sincronia. Con qualunque ampli l'abbia provato, il Tube pre non mi ha mai dato l'impressione che stesse aggiungendo del suo al segnale, sebbene io non possa affermare che il circuito sia totalmente trasparente (e nessuno stadio attivo può esserlo). D'altronde, non so proprio che difetti trovargli.
Io sono un convinto sostenitore degli stadi attivi tra le sorgenti e i finali. So bene che c'è chi non è d'accordo e preferisce non aggiungere dei componenti attivi extra sul percorso del segnale. Nella mia esperienza, ogni volta che ho sperimentato un pre passivo, tornare a uno attivo mi ha dato maggior soddisfazione. Così com'è, il TubePre va già bene, difficile far meglio per questo prezzo. La qualità costruttiva è buona, e ho gradito particolarmente l'inclusione nel pacchetto di parti come i connettori RCA. Senz'altro si può migliorare ulteriormente, per esempio si potrebbe provare una valvola differente, e smanettando un po', si potrebbero sperimentare diversi condensatori di disaccoppiamento. Ma anche così, io vi consiglio caldamente di provarlo.
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