Prodotto: Amplificatore integrato Harman-Kardon
HK 680
Produttore: Harman/Kardon - USA
Prezzo approssimativo: 750 Dollari Americani
Recensore: Dejan Veselinovic
L'Harman/Kardon, il maggiore produttore audio Americano, non ha bisogno
di particolari presentazioni. I suoi fondatori, il Dott. Sidney Harman e Bernard Kardon
sono stati i pionieri dell'industria dell'audio, in compagnia di altri grandi uomini come
Saul Marantz, Paul Klipsch, James B. Lansing e così via.
Oggi, il gruppo Harman International è il proprietario di molti nomi audio famosi in
tutto il mondo, come JBL, Infinity, Madrigal, Mark Levinson, Proceed, dBX, Studer, AKG,
etc. in passato, l'H/K si è anche avvantaggiata dei servigi del Prof.Matti Otala, a buon
diritto definito personaggio leggendario, che, insieme a Richard Miller, responsabile dei
progetti di H/K, ha portato avanti le teorie dell'ampia banda passante, del progetto a
basso tasso di controreazione e della grande capacità di corrente.
Questo apparecchio è per molti aspetti un genuino rappresentante della
produzione di H/K. È un amplificatore integrato da 85/130 Watt per canale nominali su 8/4
Ohm; risposta in frequenza da 20 Hz a 20KHz, con non più di 0.08/0.3% di distorsione.
Sollecitato da treni di impulsi secondo lo standard IHF, dichiara 110/170/240 Watt su
8/4/2 Ohm. Viene dichiarato un valore di capacità di corrente istantanea (HCC) per non
meno di +/- 70 Ampere (ma debbo evidenziare che è un po' troppo vago, perchè non dice
nulla su quanto a lungo è "istantanea", e quanta distorsione si genera nel
processo. Ma ne parlo meglio dopo).
Il valore dichiarato di rapporto S/N per tutti gli ingressi è di -100 dBA, la risposta in
frequenza ad 1W/8 Ohm è di 0.25Hz...150KHz (-3dB), e la banda passante a metà potenza
dichiarata è di <10...>100.000 Hz. Il fattore di smorzamento su 8 Ohm è migliore
di 100:1 (presumibilmente su 8 Ohm), mentre il tasso di controreazione globale dichiarato
è di soli 10 dB (3:1).
Le sue dimensioni sono 443x134x406mm (LxAxP), ed ha un robusto peso di 12,4 Kg (circa 26
libbre). Assorbirà dalla vostra presa di corrente qualcosa come 300W.
Sul pannello frontale, di alluminio pittato nero, si trovano (da sinistra a destra): interruttore di stand-by/accensione, presa per cuffia, selettore a bottoni per la coppia di diffusori (A, B, o A+B), sensore del telecomando, sette interruttori basculanti (le cui posizioni superiori, indicate da una fila di LED verdi, selezionano la sorgente in ascolto, mentre quelle inferiori, indicate da una fila di LED rossi, selezionano la sorgente in registrazione), potenziometri per i bassi, gli alti ed il bilanciamento, un interruttore che esclude i controlli di tono, un interruttore per abilitare la riproduzione monofonica, ed infine una grande manopola per il volume, con un indicatore di posizione luminoso verde.
Sul retro, si trovano tutte le prese RCA che servono, ma nessuna è
placcata oro (strano per un modello di questa categoria di prezzo).
I morsetti per i cavi di potenza sono delle belle bestie, capaci di accettare cavi della
classe da 5 mm: un bello spettacolo. Si trova anche un piccolo connettore per collegare
l'ampli ad altri apparecchi H/K così da comandarli tutti con un unico telecomando, ed uno
spazio coperto, da utilizzare nel caso in cui si decida di acquistare la scheda
preamplificatrice RIAA per fonorivelatori opzionale.
Il telecomando è un modello insolitamente ben realizzato, con bottoni facili da vedere e da usare, di dimensione e qualità ragionevoli.
Per le amenità tecniche, rinvio alllo "Angolo della Tecnica" in calce al testo.
Poichè ho ricevuto questo apparecchio nuovo di fabbrica, l'ho fatto suonare per quattro giorni consecutivi prima di sedermi per un ascolto serio. Anche perchè l'ho connesso ai nuovi diffusori B&W DM601 S2, che pure necessitavano di un po' di rodaggio.
Non c'è voluto molto per capire che il 680 ha bisogno di circa un'ora
per raggiungere la sua temperatura d'esercizio.
Dopo tale periodo, produce un calore che riscalda il cuore: non molto, ma abbastanza per
faci capire che prevede una elevata corrente di polarizzazione degli stadi finali. Tenete
bene in mente questo necessario intervallo prima di accingervi ad ascoltarlo e di
valutarlo.
Nonostante le specifiche, ho condotto il test secondo le mie abitudini:
ho spento tutti gli apparecchi collegati, ho selezionato l'ingresso CD, ho escluso i
controlli di tono ed ho alzato al massimo il volume. Poi ho avvicinato l'orecchio al
tweeter, per ascoltare ogni rumore fossi in grado di sentire.
In realtà, col volume al massimo, c'è un po' di rumore, ma è totalmente insignificante
se si pensa a ciò che si ascolterebbe se si stesse riproducendo un qualsiasi programma
musicale. Perciò, per tutti gli utilizzi pratici, questo modello è molto silenzioso e
renderà giustizia ai componenti di qualità collegati.
L'aspetto per me più importante. Ho suonato Hevia, Ramazzotti, poi
qualche successo degli anni '60 e '70, concludendo con le "Quattro Stagioni" di
Vivaldi. Beh, gente, c'è tutto, ogni piccolo pezzetto di suono, e suona bene. Non posso
dire di non avere mai ascoltato di meglio in assoluto, ma a questo prezzo sicuramente no.
Visto che avevo ancora a disposizione il Wazoo, ne ho approfittato per un raffronto testa
a testa. Sì, il Wazoo andava lievemente meglio sugli alti, non significativamente e
certamente non in proporzione alla differenza di prezzo. Comunque, sui bassi, il Wazoo
doveva fare ancora un po' di strada prima di raggiungere l'H/K.
Il 680 mi ha dato una musica liscia, che scorreva facilmente, ma anche
con quel qualcosa in più per il che i prodotti H/K sono sempre stati rinomati e hanno
sempre saputo fare bene: il basso pieno, vivace, non preponderante, ma possente e
convincente. Il pupo ha tutta la velocità necessaria, ma si veste rigorosamente da
tecnico.
Non è potenza bruta, è potenza sotto controllo: riesce ad essere silenzioso e quasi a
sparire alla vista, e al contempo sa colpirti non appena c'è n'è bisogno. C'è un senso
di naturalezza, ti fa pensare che non ci sia nulla che non possa fare, e fare bene: niente
compressioni qui, grazie.
Le mie JBL Ti600 davvero cantavano con questo ampli, ma, ancora di più, le mie AR 94 attendevano da molto questa capacità di pilotaggio. Sono diffusori difficili da pilotare e, nonostante il loro suono eccellente, a volte sfiancano gli amplificatori di livello inferiore. Ma non è stato il caso con l'H/K: anzi, è stato l'H/K a farle viaggiare, nel senso che sembravano davvero sudare, mentre l'H/K sembrava a suo agio; la testata un po' calda, ma correva ancora in scioltezza.
Il riferimento per i diffusori piccoli ed economici, le JBL CM62, suonavano tanto bene quanto con il Wazoo: però sono loro l'anello debole, in tal caso, e difatti impediscono ad entrambi gli amplificatori di mostrare tutto ciò di cui sono capaci. Se non altro, sono un accoppiamento economicamente mal riuscito.
Comunque, con tutti questi diffusori, il 680 è riuscito, pur nel rispetto delle differenze che ci si doveva attendere in ragione della diversità dei diffusori stessi, a produrre un ampio palcoscenico, con un'ottima profondità oltre che un'eccellente larghezza. Queste sono le qualità che cerco, e che di solito non si trovano negli apparecchi di bassa e media fedeltà.
Ho sempre idealizzato la H/K come un'azienda che produce amplificatore
che infallibilmente suonano più (a volte molto più) forte della loro potenza di targa; e
finora sono riusciti a mantenere questa tradizione.
Però la qualità di questi suoni indiscutibilmente potentissimi ha subito fortune
alterne; Mentre sono stati sempre molto, a volte estremamente, tolleranti rispetto al
carico, i loro amplificatori hanno avuto sorti incostanti nel volgere degli anni. A volte
erano oggetti sui quali non c'era molto da dire (come l'HK 640), altre volte erano buoni
(come l'HK 6550), e talvolta anche ottimi. Beh, il 680 è nella classe degli ottimi.
Per quanto forte lo facciate suonare sembra che non esaurisca mai la potenza: questa è naturalmente una notazione soggettiva, perchè ogni amplificatore ha dei limiti di erogazione. È solo che in questo caso, quando accade, e a seconda dei diffusori, voi potreste già essere diventati sordi, o morti per mano di vicini non amichevoli assai poco rispettosi della vostra fame di decibel, oppure ancora in pieno nirvana nel momento in cui il 680 decide di mollare. Ma non aspettatevi che il nostro inizi a confondere le cose e a perdere dettaglio en route: non stasera, Jose.
No, l'H/K 680 gioca le stesse carte del Wazoo: è riuscito a mantenere le sue caratteristiche acustiche nonostante gli abnormi volumi che gli ho richiesto. Anche con le AR94, che sono riuscite a farlo scaldare, ma non troppo. Solo all'avvicinarsi dei suoi limiti assoluti -momento entro il quale, debbo ammettere, tremavano sicuramente le mie finestre, ma, credo, anche i miei muri- solo allora inizia a cambiare la sua tonalità. Però, ragazzi, che tamburi con Hevia: non ho così spesso la fortuna di sentirli in una tale convincente maniera, con una tale potenza che mi viene voglia di piangere.
A differenza di certi altri modelli, il 680 ha un medio pulito, chiaro e molto a fuoco, che si accompagna ad un alto dolce che non ho sentito produrre da molti ampli a stato solido di questa fascia di prezzo. l'esplosione dei piatti, ad esempio, presenta una tonalità ottima, molto convincente, con un tempo di decadimento da prima classe e una completa assenza delle tipiche fetenzie dei transistor. Penso che si troverebbe a suo agio con apparecchi considerevolmente più cari. I tempi di salita, in ragione del concetto dell'H/K di banda passante ultra-ampia, sono dati per contati, come dovrebbe essere.
Un'altra sorpresa molto piacevole è stata la quantità di dettagli disponibile: le sue capacità di risoluzione sono ben al di sopra della media nella sua classe di prezzo, e molto vicini a quelli della classe di prezzo superiore. Non è proprio il Wazoo, ma ci va pericolosamente vicino.
È successa una cosa strana. Il mio lettore di CD Harman/Kardon HD730
impiega uno stadio di uscita a discreti, tutto a transistor, senza circuiti integrati (una
delle ragioni per le quali l'ho acquistato). Ha un basso non comune ed un suono più
sostanzioso della maggior parte dei lettori di CD della sua classe. Per contro, presenta
un'immagine acustica in qualche modo scura.
Il mio lettore di CD ricostruito Philips CD 721, d'altro canto, impiega un circuito
integrato Analog Devices AD826 per lo stadio di uscita. Si tratta di un circuito integrato
molto veloce, veloce fino a 350V/uS, e con un eccellente tempo di stabilizzazione di soli
70 nS. Ora, certi pezzi suonati con l'H/K HD 730 suonavano un po' più lenti che con il
Philips, e, ancora più sorprendente, il Philips forniva un livello lievemente maggiore di
dettagli, quelle nuances molto raffinate che normalmente si perdono, rispetto all'H/K, che
costa circa 2.2 volte tanto.
Non mi era mai accaduto nulla di simile, prima. Per aggiungere le beffe al danno, il 730
era connesso all'ampli con un mezzo metro di cavi van den Hul con spinotti RCA Neutrik,
mentre il Philips usa ancora i cavi in dotazione, più sottili di un capello, con
collegamento fisso al lettore e con quegli orrori da incubo in plastica all'altra
estremità.
La morale di questo incidente è che il 680 è veloce, molto veloce, a
gradisce accompagnarsi ad apparecchi veloci, ovviamente preferendoli a sorgenti più
pacate.
Perciò, se il 680 non vi impressiona col suo suono, assicuratevi di provarlo con diverse
sorgenti, perchè potrebbe emergere che sono le elettroniche a monte che lo frenano. Non
è che HA BISOGNO a monte di componenti veloci, è solo che con essi riesce ad esprimersi
al meglio, ed è probabile che non riesca a farlo con componenti più lenti. Dopo tutto,
non montereste mai gomme da bicicletta sotto una Ferrari, no?
L'Harman/Kardon 680 presenta tutte le qualità solite di quest'azienda e, al contempo, difetta della maggior parte dei difetti della casa. I suoi bassi sono superbamente profondi, potenti e corposi, ma anche controllati, e sfido abbastanza seriamente ogni concorrente, anche futuro, in questa classe di prezzo a provare di uguagliare queste prestazioni (l'unico vero contendente che mi viene in mente è il NAD 317, che, seppure buono, non è, però, della sua stessa classe). Però velocità, ritmo e potenza sono sempre stati il punto forte di H/K, quindi vedo queste prestazioni solo come una loro naturale evoluzione.
I suoi medi sono i migliori che abbia mai ascoltato da un integrato di questo marchio, e fra i migliori nella sua classe di prezzo. Sono completi, e sono fortemente tentato di non trovarvi nessuna critica per paura di sembrare irrazionale o men che sincero. Diciamo solo che sono molto, molto buoni. Punto.
I suoi alti sono molto migliori di quanto H/K normalmente offriva, nel
senso che mantengono tutta al velocità e l'assoluta chiarezza dei precedenti modelli, ma
con molta più raffinatezza di prima o dei modelli inferiori. La Musica non viene sputata
fuori, non è aspra o sregolata, e mi ricorda molto le qualità generali di certi
integrati considerevolmente più cari.
Non posso giurarlo, ma credo che la controreazione influisca negativamente sugli alti: se
non si usa controreazione generale, di solito si ottengono buoni alti, a scapito, però,
dei bassi (p.es.: Thule Audio, Electrocompaniet, Wazoo, ...). Dunque, si tratta sempre di
giungere ad un compromesso, e sembra che questo sia esattamente il punto meglio riuscito
ad H/K con questo apparecchio: abbastanza per controllare i bassi, e abbastanza poca da
non rovinare gli alti.
È un interprete soave e potente, capace di sussurri nei momenti quieti e di tuoni e fulmini quando necessario. Mi ricorda una pantera, capace di cacciarti silente ed aggredirti fulminea all'istante giusto, con molta grazia, raffinatezza e quella velocità esclusiva dei felini. Ripeto, fino a pochi mesi orsono questa era la loro migliore offerta.
Suonerà di tutto, da Vivaldi a Peter, Paul e Mary, ai Led Zeppelin, ai Guns'n'Roses con eguale raffinatezza, ma sarà anceh sempre pronto e veloce, sempre potente apparentemente oltre le sue capacità nominali, e tenendo sempre tutto sotto controllo. Il suo palcoscenico è insolitamente buono, il che credo dipenda dal suo progetto dual-mono: ma, ad ogni modo, è molto buono. Non profondo come col Wazoo, per esempio, ma molto buono per la sua classe di prezzo e pericolosamente vicino al Wazoo. I suoi bassi profondi saranno una rivelazione per più di un mortale che si trova sulla stessa sponda dei vari Krell, Levinson e compagnia.
Non ho resistito a confrontarlo con la mia unità commerciale di
riferimento sempre presente, il mio fido Yamaha AX592. Lo Yamaha è formalmente un po'
più potente, visto che dichiara 100W/8 Ohm, e, dato più importante, 290W/2 Ohm, il che
lo farebbe supporre più tollerante verso il carico di quanto non sia l'H/K. Nulla del
genere accade nel mondo reale.
Certo, lo Yamaha suonerà forte, ma ha cadute prestazionali ad entrambi gli estremi banda.
I suoi alti, sebbene non sgradevoli o aspri, non sono per nulla simili a quelli del 680:
il 680 è molto più raffinato, più liscio, ma senza indebiti arrotondamenti.
Mantiene il suo mordente e la sua forza, e credo che possa lasciare lo Yamaha in mutande
in ogni momento, in ogni prova, con qualsiasi impianto.
E questo per quanto riguarda ciò per cui l'H/K non è famosa:
aspettate ora ciò per cui essa è famosa. I medi in entrambi gli ampli,
seppure con diversi colori, sono buoni, anche molto buoni. Ma i bassi dell'H/K sono
ciò cui andare appresso, e lo Yamaha è semplicemente uno sconfitto in questo campo. Non
che gli manchino i bassi, è che non c'è paragone con la qualità del suono fornito
dall'H/K.
Lo Yamaha fa anche il suo dovere, ma voi sarete sempre consci di stare ascoltando una
registrazione, mentre il 680 può, se vorrete chiudere gli occhi e lasciarvi andare, farvi
credere che il batterista stia proprio nella stanza accanto. Per credere che sia proprio
nella vostra stessa stanza, dovete sganciare parecchi pezzi d'argento in più.
Però, debbo ammettere, che, listini locali alla mano, l'H/K costa esattamente il doppio dello Yamaha; guardando la cosa da questo punto di vista, entrambi gli ampli funzionano bene, ed entrambi possono essere definiti un grande affare; è solo che con più denaro, in questo caso, si ottengono prestazioni davvero maggiori, anche molto maggiori. Come forse già saprete, questa equazione non sempre si dimostra vera.
Si tratta di un'unità progettata e realizzata con molta competenza,
che distanzia enormemente i suoi diretti concorrenti e, a mio avviso, si avvicina
pericolosamente a prodotti di classi di prezzo superiori alla sua.
Al suo interno ci sono alcune componenti ed idee di classe usate per raggiungere un
obiettivo molto lontano: rendere l'insieme di valore maggiore della somma delle sue parti.
Tutti ci provano, pochi ci riescono. H/K ci è riuscita davvero bene con questo modello.
Se realisticamente paragonato ad apparecchi dalle specifiche simili sia sotto che lievemente sopra la sua classe di prezzo, penso che questo ampli si troverebbe sempre in cima alle classifiche, magari primo a pari merito, oppure con un piccolo, ma più probabilmente non così piccolo margine in suo favore.
Si tratta di un'unità molto composta, con un ottimo palcoscenico e con
dei bassi superbamente profondi e puliti, ma anche non tali da mascherare il resto della
gamma: in effetti questo è un apparecchio che si distingue dalla testa ai piedi.
Ha davvero un'ottima potenza di risoluzione: non vi perderete molti dettagli, forse
neppure uno. A seconda di ciò che adesso avete, ben potreste scoprire molti nuovi
dettagli che non avete mai saputo ci fossero. In tuta franchezza, sono rimasto in qualche
modo sorpreso da questo aspetto, poichè non mi capita spesso di udire da prodotti
commerciali (cioè, escluse le piccole aziende specializzate) tanto dettaglio così chiaro
in questa fascia di prezzo.
Senza dubbio qualche purista inorridirà per la presenza dei controlli
di tono: il 680 non ne ha davvero bisogno, ed ha anche un pulsante per la loro esclusione;
penso che stiano lì per una concessione fatta al mercato generale. Altri si lamenteranno
della presenza dell'interruttore per la monofonia: io penso che dovrebbe essere sempre
presente in un progetto ben fatto.
La stereofonia è molto sensibile al bilanciamento fra canali, e i diffusori lavorano in
condizioni idealmente simili solo sui testi di scuola. Nel mondo reale si deve aggiustare
il bilanciamento a causa dell'acustica della sala, del posizionamento e così via, e non
conosco metodo più accurato che operare all'ultima fermata del segnale sonoro prima dei
diffusori. Quindi, lunga vita all'interruttore per la monofonia!
Qui su TNT-Audio, non abbiamo etichette "Miglior acquisto" o
"Raccommandato", proprio come non abbiamo pubblicità a pagamento. Perciò,
prendete i commenti che seguono come una mia semplice cronistoria di una catena di eventi:
mentre questa è iniziata come una semplice prova di un apparecchio proveniente da
un'azienda con una certa reputazione, è terminata con la restituzione non
dell'apparecchio, ma del denaro necessario per averlo.
Il mio venerabile H/K 6550 era in odore di sostituzione, e, pur bramoso di usare i miei
amplificatori autocostruiti, questi non sono prodotti commerciali, e quindi non possono
trovarsi anche in casa vostra (il loro ipotizzabile prezzo commerciale sarebbe
significativo se vivete da soli, e cruciale se siete sposati); perciò, per dare a i miei
commenti qualche significato reale, sono obbligato ad usare qualcosa che ogni lettore si
può parimenti procurare (finanze e Colei-che-va-obbedita permettendo) e non mi è
permesso smanettarci attorno (beh, non le si può avere vinte tutte, no? Però mi sarebbe
piaciuto montarci un bel trafo toroidale davvero grosso ...).
Visto che vi sto scrivendo queste cose, la mia buona moglie ha deciso di tenermi ancora
per un po', nonostante la mia malattia audio, quindi potete prenderla come una sicura
indicazione che anche il prezzo va bene.
In breve, ciò che abbiamo qui è vera potenza considerevolmente sopra la norma per la sua classe, che si accompagna ad una reale raffinatezza. Può non essere High End, ma, se mai io abbia ascoltato un prodotto audiofilo, questo lo è di certo: e pure ad un prezzo ancora ragionevole. Che altro si può chiedere??
La mia curiosità è uno dei miei lati migliori, quindi ho portato il
680 a casa di un amico, possessore di una coppia di Apogee, che secondo me sono un carico
così difficile da meritarsi il soprannome di "Killer degli amplificatori
economici".
L'amico adopera un finale autocostruito da 200 W per ogni canale, ciascuno con 6 coppie di
transistor di potenza Motorola da 250 W. E la sala è piuttosto grande, da circa 5x8m
(più o meno 16x27ft).
Beh, abbiamo messo su un po' di roba veloce e potente, come Vangelis e gli Enigma, ma anche qualcosa di acustico e di gentile, come Kitaro ed il mio inevitabile Vivaldi, nonchè Berlioz e Mozart.
Sorprendendomi alquanto, l'H/K 680 ha trattato livelli di suono
piuttosto alti prima di iniziare a mostrare la corda ed a scaldare davvero. Le
Apogee che ha pilotato di fatto scendono fino a 2.1 Ohm con una sensibile rotazione di
fase, ed il tutto fa vedere all'amplificatore qualcosa come 1.1 Ohm di
"impedenza" (diavolo, è più un cortocircuito che un'impedenza: ci potreste
alimentare anche il vostro saldatore).
Finchè si è mantenuto entro livelli ragionevoli in una sala, l'H/K non ha avuto
particolari problemi con questi diffusori. Come c'era da aspettarsi, alcuni dei suoi
transienti non erano come avrebbero dovuto, anche se solo in casi estremi. Ad ogni modo,
proprio come con le JBL CM62, si trattava di un grave errore di accoppiamento economico,
solo nella direzione opposta. Non saranno molti quelli che piloteranno dei diffusori da
8.000 dollari con un integrato da 750 dollari.
Ma, pure, non molti integrati da 750 dollari riusciranno a pilotare così questi diffusori; provateci, qualche volta, ma tenete sottomano dei fusibili di ricambio. E non dimenticate di pregare.
* * *
All'interno dell'HK 680, si ha l'opportunità di vedere un serio
progetto. Iniziando dalle usuali mancanze di H/K, i potenziometri di scarsa qualità, sono
stato piacevolmente sorpreso di trovarne uno che assomigliava ad un ALPS motorizzato per
il volume; non ho potuto vedere gli altri perchè erano coperti da una piastra di circuito
stampato.
Il trasformatore di potenza è un'unità dall'aspetto sano, senza iscrizioni che ne
indichino i dati di targa: dovendo fare una stima, direi che sta sui 450-550 VA. Sembra
anche avere due secondari, visto che in uscita alimenta due diversi ponti rettificatori
con una sostanziosa dotazione di capacità. Questi, a loro volta, alimentano due
condensatori Elna for Audio Serie Nera per canale, ognuno dato per 8.200uF/63V, per un
totale di 32.800 uF. Nonostante non sia nulla di eccezionale, è comunque piuttosto buono,
poichè ogni canale ha la sua alimentazione, senza influenzare l'altro canale, il che dà
senz'altro benefici in termini di bassa diafonia. Mi piacciono i progetti doppio mono.
Gli amplificatori di potenza sono elaborati, ed offrono la prova di un
progetto ragionato e di una buona selezione dei componenti: si evidenziano resistenze a
film metallico a stretta tolleranza dell'1%, ed altri componenti di qualità. Debbo dire
che il disegno del circuito è migliore dei precedenti modelli H/K, compatto, serrato ed
apparentemente ben studiato, il che dà credibilità alla solita trovata pubblicitaria del
"circuito migliorato" (una volta tanto, il Sacro Verbo del Marketing ha
profferito la verità).
Lo stadio di uscita impiega 2 coppie di transistor 2SC3907/2SA1516 (180V, 12A, 130W, 30
MHz), sostanzialmente sufficienti per la sua potenza dichiarata. L'H/K dice che sono
connessi in una "configurazione a triplo Darlington", il che significa che vi è
applicata una controreazione locale per una bassa distorsione.
Ciò consente all'H/K di adottare solo 10dB (3:1) di controreazione totale, un valore che
io (secondo la mia esperienza di progettista) considero ideale, abbastanza alto per
controllare quei coni degli altoparlanti per i bassi, ma abbastanza basso da non farci
dipendere le prestazioni critiche di tutto l'ampli (p.es., la sua risposta ad anello
aperto ovviamente sorpassa la soglia dell'udibilità).
Anche le alette di raffreddamento sono piuttosto insolite. I
progettisti hanno usato alette di alluminio anodizzato, per metà piane e per metà con le
pinne rivolte verso l'elettronica.
Il lato che punta verso il trasformatore toroidale è piatto, e sopra il lato piatto hanno
attaccato un altro dissipatore, con pinne molto grandi su tutti gli angoli. I due sono
uniti stretti con delle viti, ed accoppiati termicamente mediante interposizione di uno
strato di pasta siliconica. Il prodotto finale è un'aletta di raffreddamento molto
efficiente. Un approccio insolito, ma evidentemente efficace.
Il tutto non è stato fatto per lo sfizio di farlo. Dategli un'ora ed il 680 diventerà confortevolmente caldo, non bollente, ma simpaticamente, rassicurantemente caldo. Ciò è indizio di correnti di quiescenza più elevate del solito, e significa che l'ampli è polarizzato in classe A più di quanto sia abituale. Il che è una buona notizia per il suono e la distorsione d'incrocio tipica della classe B, che per tali motivi è contenuta.
Anche lo stadio di selezione degli ingressi è insolito. Non usa i
popolarissimi (e, per me, di bassa qualità) interruttori a CMOS, e neppure i classici
relè (sottovuoto, con contatti placcati oro, o, se danno retta a Thorsten, in contatti
ricoperti di mercurio), a favore dei FET.
Teoricamente, i FET sono interruttori ideali, ma tendono a produrre grandi ed indesiderate
sovracorrenti in fase di accensione, e questa è la principale ragione per cui molti
costruttori non li usano (troppa fatica, non ne vale la pena). Alla H/K sembrano essere
stati di diversa opinione e posso assicurarvi che mentre si commuta non si percepisce
nulla in termini di rumori indesiderati (fuori dai denti, penso che adottino una qualche
forma di muting temporaneo).
Ad ogni modo, l'impiego di questo sistema ha permesso all'H/K di attuare la selezione
direttamente sulla piastra degli ingressi, eliminando, così, lunghi rinvii meccanici,
contatti sporchi ed altre fetenzie che inevitabilmente si raccolgono prima o poi su
qualunque contatto, tranne su quelli a stato solido, e, naturalmente, ogni indebito
cablaggio.
Inoltre, si riesce a contenere anche la lunghezza delle piste di circuito stampato: e,
difatti, sono molto corte. Lavoro eccellente, questo.
Comunque, residua sempre il cablaggio fra piastra madre, selettore della coppia di casse e morsetti per i cavi di potenza: non mi è mai piaciuto questo sistema. Più o meno l'unica nota positiva che vi riscontro è che lascia spazio ai fratelli abarthizzatori per fare del loro meglio (o del loro peggio).
Viene detto che tutti i circuiti sono realizzati con tecnologia a discreti, ed effettivamente non ho visto circuiti integrati all'interno (nonostante il loro probabile uso per la gestione del telecomando ad infrarossi, ma ciò non ha nulla a che vedere col segnale).
Alcune rozze misure hanno rivelato che, in effetti, è MOLTO più
potente di quanto i valori dichiarati vi possano far credere. È stato capace di produrre
treni di segnale da 10 ms per -tenetevi- non meno di 430 Watt su 2 Ohm. Buon Dio, è quasi
il doppio del dato di targa!
Inoltre, si trattava di treni di segnale da 21 Ampere, qualcosa che non molti si possono
permettere, in assoluto e soprattutto in questa classe di prezzo.
Ancora meglio, ha pompato fino a 680W su 1 Ohm: ora, questa è una macchina tosta, visto
che equivale a dare picchi di quasi 37 Ampere. Non mi stupisco che abbia pilotato così
bene le Apogee. E rimaneva completamente stabile.
Che c'è da dire con risultati come questi? Era da molto, moltissimo
tempo, che non incontravo un'apparecchio con dati di targa così conservativi. È davvero
"sottospecificato", ma, che diamine, questa è un'ottima notizia per chi se lo
compra.
Cionondimeno, mi preme avvisare gli acquirenti di essere molto prudenti con quella
manopola del volume: quel tipo di potenza a disposizione risulta ottima per quasi ogni
cosa che si possa fregiare del titolo di diffusore, il che è buono, ma è anche capace di
distruggere le casse meno riuscite se si pompa forte, il che potrebbe essere pericoloso.
Comunque, questo è un problema cui deve badare l'acquirente, non il produttore, che
ovviamente ha fatto bene la sua parte, eccome!
© Copyright 2000 Dejan Veselinovic -
http://www.tnt-audio.com
Traduzione: Carlo Iaccarino
Come stampare questo articolo