Diverse volte mi è capitato di leggere che amplificatori di pari prezzo
suonano tutti allo stesso modo. In particolare ricordo una rivista italiana
(Alta Fedeltà) nei tardi anni '80 e, tornando indietro nel tempo, anche
la vendutissima (all'epoca...) Stereoplay che addirittura affermava di non
percepire alcuna differenza sonora tra un Sansui AU9900 (un mostro da 90W per
canale) ed un non meglio specificato ampli valvolare.
Be', fortunatamente l'AU9900 ed il suo fratellone AU11000 (che fa parte
della mia collezione) li conosco ormai
piuttosto bene e posso garantire
che il loro suono è riconoscibile ad occhi chiusi anche da chi
non è esperto.
L'ho infatti confrontato con vari amplificatori (a transistor!) sia attuali
che suoi coetanei e le differenze sono così evidenti da non lasciare
adito a dubbio alcuno.
Con buona pace del caro Julian Hirsch (Stereo Review) e di tutti i suoi adepti ogni amplificatore ha un suo suono particolare. A volte le differenze sono piccole altre volte enormi e comunque relative a tutte le caratteristiche sonore dell'apparecchio: dalla timbrica alla dinamica alla velocità alla ricostruzione prospettica.
Dunque l'amplificatore contribuisce in modo fondamentale al buon suono di un
impianto hifi anche se, ovviamente, mai potrà migliorare il segnale che
arriva dalla sorgente.
Un suono nato male non può che finire peggio.
Per questo motivo se si vuole ottenere il massimo dalla propria amplificazione
saranno da evitare attentamente tutte le possibili contaminazioni del segnale
originario. Quindi subito un paio di consigli facili facili: procuratevi
dell'Attak (o equivalente) ed incollate le manopole dei controlli di tono in
posizione flat e fissate definitivamente in posizione "on" il tasto
"source direct" se presente.
Parimenti fornitevi di un paio di buone pinze ed estirpate con violenza
il mostruoso tasto Loudness (il temuto *Mostro di Loudness*).
Se il vostro amplificatore incorpora pure un equalizzatore...bè fate un
po' voi...
Già che ci siete cercate di lasciare aria attorno all'apparecchio
e, se avete in casa delle punte coniche che vi avanzano (mai successo?),
posizionatene tre sotto l'ampli...punta verso l'alto o verso il basso ?
Provate un po' la soluzione sonicamente migliore.
Ogni amplificatore che Dio manda in Terra è sensibile all'alimentazione che gli
viene fornita dall'Enel. Provate ad invertire il verso di inserimento della
spina nella presa a muro e decidete per la migliore soluzione.
Anche un buon pre-riscaldamento è necessario prima di un qualsiasi
ascolto critico e l'intervallo di tempo necessario può variare da 10 minuti
ad un'ora a seconda dell'apparecchio.
Qualche osservazione conclusiva sulla potenza: a tutti sarà capitato in
casa il solito amico/parente che vi fa la fatidica domanda..."ma quanti watts
ha???" come se dalla risposta si potesse evincere in qualche modo il suono
dell'intero impianto.
La potenza è un fattore molto relativo nel senso che la pressione acustica dipende
principalmente dall'efficienza degli altoparlanti. Per convincervene provate
a far suonare delle Klipschorn con un finalino da 5 watt per canale e poi
delle Stax F81X con un giapponesone da 120W. Il risultato potrebbe essere illuminante.
Certo che i watts più sono meglio è...purtroppo costruire un ampli
di alta potenza bensuonante costa molto mentre è più facile trovare piccoli
amplificatori dal grande suono.
Non fatevi ingannare dai dati di targa dunque e badate alla sostanza.
La capacità di pilotare carichi difficili conta molto più della
mera potenza continua su 8 Ohms.
Ricordo a tal proposito un megafinalone Rotel del '78, il mitico RB5000,
che erogava la bellezza di 550 watts per canale su 8 Ohms (1 kHz) mentre su
4 Ohms addirittura scendeva sino a 450 watts...un bel rapporto W4/W8 non c'è
che dire!
Immaginatelo a pilotare casse la cui impedenza scende allegramente a 2 Ohms
con rotazioni di fase da capogiro...
Concludendo: non lasciarsi affascinare dai dati di targa, dalle facilities nè dall'essere a valvole o a transistor. Ogni amplificazione fa storia a sè e va ascoltata e valutata per come suona e non per come è costruita o pubblicizzata.
Copyright © 1996-97 Lucio Cadeddu