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Maverick Audio Tubemagic A1 - amplificatore ibrido

Soluzione all inclusive per chi comincia?

[Maverick Audio Tubemagic A1]
[English version]

Prodotto: Maverick Audio TubeMagic A1 - amplificatore integrato ibrido valvole + transistor
Sito italiano: Maverick Audio - Italia
Costruttore, sito cinese: www.mav.audio.com - Hong Kong
Distribuito da: Troniteck
Prezzo di listino: 259 € (289 € con valvole NOS Raytheon 6AK5)
Recensore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Recensito: Novembre, 2011

Premessa

Maverick Audio è un nuovo marchio HiFi di Hong Kong, regolarmente distribuito in Italia da Troniteck, una giovane realtà di questo settore che concentra la sua attività nell'ambito dei prodotti budget-oriented.
L'offerta Maverick Audio è attualmente limitata a due prodotti: il D1, un DAC SPDIF/ottico/USB 24bit/96 kHz che è anche un amplificatore per cuffie e un pre a valvole minimale e questo A1 che ho in prova, un piccolo amplificatore integrato ibrido con sezione pre a valvole e stadio finale a transistor in classe A/B. Anche l'A1 è in realtà molto di più, perché può essere usato sia come ampificatore per cuffia che come pre a valvole minimalista.

Descrizione e caratteristiche tecniche

Il TubeMagic A1 è un apparecchio decisamente insolito, per caratteristiche, flessibilità d'uso e dimensioni. In pratica si tratta di un piccolo pre a valvole (utilizza due 6J1) e di un finale a circuito integrato in Classe A/B uniti nello stesso cabinet. La sezione pre a valvole può anche funzionare in maniera indipendente (sul retro c'è un'apposita uscita denominata Tube Pre Out) sia come preamplificatore valvolare (un ingresso linea nel retro e uno frontale, selezionabili) che come amplificatore per cuffia (che, non utilizzando cuffie, non ho testato). In alternativa, funziona come un classico amplificatore integrato, grazie a uno stadio finale a transistor di potenza dichiarata pari a 20 watt per canale su 8 Ω (dichiarati 40W su 4 Ω, si legga più sotto).
Lo stadio finale fa uso di un circuito integrato National LM1876T (qui trovate il datasheet) che ha una potenza d'uscita di 20 watt per canale, allo 0,1% di THD+N a 1 kHz, su un carico di 8 Ohm e di 22 watt per canale su un carico da 4 Ohm, sempre con lo stesso tasso di distorsione. I 40 watt per canale su 4 Ohm, dichiarati, esistono dunque solo nella fantasia di chi ha compilato le caratteristiche tecniche di questo apparecchio. Infatti, il Costruttore del chip LM1876 è estremamente preciso (e cauto) a riguardo della potenza d'uscita su 4 Ohm, tanto da dedicare una nota a margine che recita così:

Per un carico di 4 Ohm e un'alimentazione di ± 20V, il dispositivo può fornire tipicamente una potenza continua media di 22 watt con meno di 0,1% di THD+N. Aumentando la tensione di alimentazione la potenza d'uscita del dispositivo NON può aumentare, a causa di limitazioni in corrente dei transistor d'uscita. Aumentare la tensione d'alimentazione causerà soltato un aumento del calore prodotto ma NON la potenza a disposizione.
Per chi fosse desideroso di visionare grafici di performance e altri dati tecnici, il consiglio è quello di sfogliare il datasheet della National, che è veramente molto curato e dettagliato.
La sezione di alimentazione fa uso di una coppia di condensatori da 4700 uF (35V) e un trasformatore R-Core con più secondari, per alimentare la sezione valvolare e il chip LM1876. Ho visto delle uscite marchiate ±18V, immagino siano quelle per il chip di potenza. Se così fosse, questo sarebbe sottoalimentato, rispetto ai ±20V teorici nominali, e di conseguenza la potenza massima disponibile su 8 Ω non arriverebbe a 20 watt. Il chip LM1876 è montato su un generoso dissipatore di calore, a ridosso delle valvole, non la migliore collocazione possibile, in effetti.

Sul mio esemplare in prova le valvole non erano marchiate con la scritta TungSol, ma riportavano semplicemente un indecifrabile ideogramma cinese. A Ottobre 2010 nel sito del Costruttore era in effetti apparso un comunicato che dava come esaurito lo stock di valvole TungSol e veniva offerto in alternativa un paio di pregiate JHY-Hytron 6AK5. Da contatti diretti con l'importatore italiano ho appreso che le valvole cinesi presenti sul mio test sample sono ora la dotazione di serie di questo amplificatore. Sarebbe pertanto opportuno eliminare dal sito e dalla descrizione ogni riferimento a valvole di maggior pregio, disponibili solo come upgrade a parte. È infatti disponibile un kit di upgrade con valvole NOS Raytheon 6AK5, per 70 €. In alternativa l'apparecchio può essere acquistato già in versione upgradata a 289 €.

Il TubeMagic A1 è un oggetto molto piccolo e leggero (26 cm x 5,5 cm x 16,7 cm per 2,6 kg di peso) che appare costruito con una buona cura: frontale in alluminio spazzolato di buon spessore, connettori RCA dorati, morsetti d'uscita diffusori in grado di accettare ogni tipo di cavo o terminazione, vaschetta IEC per il cavo d'alimentazione.
Sul frontale c'è il selettore per i due ingressi linea, il controllo di volume (a microscatti), il tasto d'accensione e la presa cuffia. Sul retro è presente anche un selettore per il voltaggio (230V/110V). All'interno la costruzione è semplice, con l'alimentatore di tipo R-Core sulla sinistra e un'unica scheda stampata sulla destra. Il cablaggio è ridotto, anche se non ordinatissimo. Le due valvole, per poter essere contenute nei 5 cm di altezza del cabinet, sono state posizionate orizzontalmente. Quattro piedini di gomma dura si occupano di tentare di isolare l'apparecchio dal mondo circostante.
La confezione comprende un manuale d'uso, un cavo minijack 3,5 mm e un adattore jack/minijack, oltre al cavo d'alimentazione.

[Maverick Audio Tubemagic A1]
Maverick TubeMagic A1 - vista posteriore

Disponibilità

Acquistare un TubeMagic A1 è semplicissimo, sono tanti i siti online che trattano questo prodotto. In caso di necessità si può contattare direttamente il distributore ufficiale (Troniteck) che dispone anche di un comodo Ebay store. L'amplificatore è disponibile direttamente anche sul sito del Costruttore, a 199$ (140 € al cambio attuale, novembre 2011) sui quali però occorre caricare spese di spedizione da HongKong e i dazi doganali. Inoltre, con l'acquisto al di fuori dei canali ufficiali non si ha diritto ai 24 mesi di garanzia offerti dal distributore italiano. Tra l'altro, il Costruttore non spedisce verso Paesi dove esiste già una distribuzione ufficiale, e questo mi pare un comportamento encomiabile.

[Maverick TubeMagic A1 - vista interna]
Maverick TubeMagic A1 - vista interna

Queste le caratteristiche tecniche dichiarate dalla Casa (ottimistiche, come già osservato):

Soluzione all inclusive per chi comincia?

Ho ascoltato questo apparecchio a confronto con molti concorrenti di pari tipologia, i soliti chip-amp che ho già recensito qui su TNT-Audio: NuForce Icon, Trends Audio TA10, Dayton DTA-100, Scythe SDA-1100...
La maggiore potenza a disposizione di questo TubeMagic A1 mi ha fatto alla fine optare per un confronto diretto con il Dayton DTA-100a, piccolo amplificatore in classe D con due ingressi, un'uscita cuffia e una potenza di circa 25 watt per canale. Cenni del confronto tra questi due amplificatori li potete trovare anche sulla prova del Dayton, dove citavo un amplificatore integrato ibrido che è esattamente questo TubeMagic ora in prova.
La differenza più grossa tra i due amplificatori, feature valvolari a parte, è il costo, visto che il Dayton DTA-100A costa 75€ circa (facciamo pure 100€ tra spese di spedizione e tutto il resto) mentre il Maverick A1 costa quasi il triplo. Se si considera il fatto che è anche un pre a valvole minimale e un ampli cuffia a valvole i valori in campo si livellano, nel senso l'A1 costa il triplo ma offre anche più features, di fatto è una sorta di tre in uno.

L'amplificatore in prova mostra un carattere sostanzialmente dolce e raffinato, abbastanza lontano dalla vivacità tipica degli altri chip-amp coi quali l'ho messo a confronto. Che ciò dipenda dal fatto che possieda una sezione pre a valvole o che il chip sia un integratino sì, ma non in Classe D, non mi è dato sapere, tuttavia la differenza è abbastanza evidente.

La gamma medio-alta si propone con un tocco di velluto abbastanza piacevole, le voci sono sempre ben modulate e poco aggressive, e così pure gli strumenti a corda che, tuttavia, a volte eccedono in dolcezza. Il pizzicato, ad esempio, non è metallico e ricco di armonici come dovrebbe essere.
Un trattamento analogo viene riservato al sax e agli strumenti a fiato in generale, sempre molto fluidi ma spesso privi di quella componente metallica che dovrebbero avere. In generale la sensazione è che manchi spesso un po' effetto presenza in gamma media.

In gamma bassa la prestazione è sostanzialmente buona, pur mancando, specie in confronto all'irriverente Dayton DTA-100A, un bel po' di energia, di profondità e di articolazione. Il basso c'è, ma non è esattamente travolgente: le note di basso elettrico talvolta appaiono un po' monocordi e manca la sensazione di grossa corda metallica che vibra quando percossa con violenza. Anche la cassa della batteria non è piena come col Dayton anche se, complessivamente, la prestazione ha un suo perché, una logica coerenza. Un basso buono ma non guascone, presente ma non strabordante, sufficientemente articolato e vivace. Di sicuro, però, non è il punto di forza di questo amplificatore. La barbara violenza di basso e batteria dei Rage against the machine, tanto per citare un disco che uso spesso, ne esce abbastanza addomesticata.

Generalmente credo che questo amplificatore piacerà molto a chi è alla ricerca di una timbrica corretta ma tendenzialmente morbida e poco aggressiva (laid-back per dirla all'inglese), adatta a diffusori brillanti e magari anche aggressivi oppure per impianti posizionati in ambienti molto riflettenti. La sua impostazione rilassata renderà tutti gli ascolti sufficientemente godibili, anche quando il materiale musicale a disposizione non fosse di qualità eccelsa (leggasi: cattive incisioni). Dimenticatevi però la precisione, la trasparenza, la velocità e la luminosità degli altri chip-amp citati (in Classe D): qui l'impostazione è quasi diametralmente opposta. Il Costruttore non fa mistero del fatto che questo fosse uno degli obbiettivi del progetto.

Dinamica

La potenza a disposizione è più che sufficiente per la maggior parte degli ascolti domestici, con diffusori di sensibilità media. Questo Maverick A1 può suonare forte, ma il suo cuore è un chip integrato che ha delle limitazioni di corrente abbastanza evidenti, che restringono, specie ad alto volume, la dinamica massima disponibile nei picchi più impegnativi. Oltre a ciò, il suo comportamento sostanzialmente rilassato non aiuta a sottolineare i passaggi più dinamici. Non appena il programma musicale si fa meno impegnativo (meno strumenti che suonano tutti insieme, ad esempio) il suono torna a essere più vivace e dinamico, segno che l'LM1876 è capace di buone prestazioni, ma non bisogna metterlo in crisi con compiti al di là delle sue possibilità.

Probabilmente anche le valvole cinesi di serie hanno una qualche responsabilità per questo approccio così tranquillo e rilassato alla ricostruzione della reale dinamica musicale.
Gamma bassa a parte che, come già detto, non è esattamente devastante, la mancanza dinamica più evidente l'ho avvertita in gamma media e medio-alta, dove ad esempio il rullante della batteria non riesce a essere incisivo e cattivo come dovrebbe essere.
A livello di microdinamica le cose vanno meglio, e questo amplificatore è in grado di riproporre una buona quantità di microvariazioni dinamiche, offerte con una certa qual dose di raffinatezza.

Soundstage

Una strana performance. Mentre ho trovato molto buona la lateralizzazione, cioò la capacità di posizionare strumenti ai lati esterni dei diffusori, con un marcato effetto stereofonico, purtroppo la profondità e, in particolare, l'altezza della scena non sono altrettanto convincenti. Non ho individuato piani sonori diversi rispetto a quello ideale che congiunge i due diffusori. C'è un po' di profondità, ma se siete abituati all'immagine grande, stratificata e sospesa di un Trends TA 10, tanto per fare un nome, resterete abbastanza interdetti.
La messa a fuoco non è male, ma tutto il palcoscenico ha un che di omogeneo, rotondo, amalgamato che non aiuta molto a distinguere i vari protagonisti della scena. Alla fine riesce a strappare una risicata sufficienza in questo particolare aspetto della riproduzione musicale.

Qualche consiglio

Trattandosi di un apparecchio ibrido con delle valvole al suo interno il rodaggio e il pre-riscaldamento diventano obbligatori più che mai. Inoltre, provvederei a dotare l'apparecchio di piedini molto assorbenti, per scongiurare eventuali problemi di microfonicità delle valvole. Certamente non posizionerei l'amplificatore molto vicino ai diffusori, ad esempio in una configurazione desktop.
Dovesse pungervi l'upgrade bug sentitevi liberi di sperimentare con altre valvole, magari quelle NOS disponibili come upgrade ufficiale. Francamente non andrei a spendere cifre importanti per chissà quale coppia superselezionata di valvole, visto che a valle di tutto c'è un chip integrato di discreta qualità ma non certo high-end.
L'abbinamento con i diffusori deve essere pensato in funzione della potenza disponibile. I watt dovrebbero essere circa 20 (un po' meno) su 8 Ω e 22 su 4, tenetene conto per la scelta della sensibilità dei diffusori. Continuo a ripetere che, a meno che non si abbia una stanza molto grande o si sia abituati a pressioni sonore tipo live, questo dato di potenza è largamente sufficiente la maggior parte delle volte, anche con diffusori di sensibilità intorno a 89/90 dB.
Per quanto riguarda l'impedenza, l'amplificatore è in grado di pilotare carichi di 4 Ohm ma dai grafici del datasheet del chipset non mi pare possa scendere più di così, a causa delle intrinseche limitazioni di corrente.

La sua sezione pre a valvole può aiutare ad addolcire eventuali finali di potenza (o anche integrati) un po' troppo vivaci.

Lamentele

Costruzione e finitura.
Dato il costo, specie quello nel Paese d'origine (circa 140 €) è difficile muovere delle critiche sulla costruzione che non siano delle cattiverie gratuite. Come al solito, non gradisco che un apparecchio sia dichiarato quel che non è: la potenza su 4 Ω, ad esempio, è ben lontana da quella reale (40 watt contro i 22 massimi teorici), le valvole in dotazione non sono le Tung-Sol dichiarate (ottima valvola americana) ma delle indecifrabili cinesi senza marca.
Dal punto di vista costruttivo ho già evidenziato l'eccessiva vicinanza delle valvole al chip di potenza e al suo dissipatore. È come se si posizionasse uno split per l'aria condizionata sopra un termosifone sempre acceso. La posizione è obbligata (o quasi) per via del ridottissimo spazio interno, sarebbe bastato aumentare quest'ultimo di qualche centimetro. La posizione delle valvole non è stata pensata in funzione del loro isolamento dalle vibrazioni e dal rientro acustico. Non solo sono posizionate rigidamente sulla scheda ma anche i piedini in dotazione all'apparecchio sono durissimi e isolano ben poco dal mondo esterno. Ben sappiamo che le valvole di segnale sono abbastanza sensibili al rientro acustico. La qualità della componentistica è standard, adeguata al prezzo richiesto. Le due coppie di connettori RCA nel pannello posteriore sono un po' troppo vicine le une alle altre: l'utilizzo di cavi di segnale grossi dotati di spinotti ingombranti potrebbe essere un problema.
La finitura dell'apparecchio è generalmente buona, il cablaggio interno non esattamente ordinatissimo.
Suono.
Una grossa limitazione, che per qualcuno può anche suonare come un pregio, è una certa mancanza di grinta, di verve, un po' su tutta la gamma audio. Il basso dovrebbe essere più teso e nervoso, più presente e profondo; la gamma media dovrebbe essere più vivace e quella alta un po' più incisiva. La dinamica complessiva dovrebbe essere maggiormente sottolineata.
Questo suono globalmente così tranquillo può alla lunga annoiare specie con generi musicali molto ritmati ed energetici. Osservo che, in talune configurazioni e per un certo tipo di preferenze musicali, un comportamento di questo tipo potrebbe essere estremamente soddisfacente. Non aggredendo praticamente mai, è un amplificatore che si lascia ascoltare a lungo senza stancare. Peccato che qualche volta la Musica vera debba anche poter mordere, graffiare e lacerare.

Conclusioni

Questo Maverick A1 mi è sostanzialmente piaciuto: ha un suono raffinato per la sua classe di prezzo, rende ascoltabili anche registrazioni non eccelse grazie alla sua intrinseca dolcezza. La sua versatilità (funziona anche da pre a valvole e da ampli per cuffia a valvole) rendono il prezzo ragionevolmente competitivo anche se certo non irresistibile. Non dimentichiamoci infatti che il cuore dell'amplificatore è un circuito integrato molto economico quindi, bilanciando tutti gli aspetti, direi che il rapporto qualità/prezzo sia abbastanza ragionevole, certamente lo è di più quello originale al costo di 199$ (circa 140 €).
Non facciamo finta di non sapere che per la stessa cifra i grandi Costruttori iniziano a offrire integrati con una potenza molto superiore, tanti ingressi in più e persino lo stadio phono, talvolta pure il telecomando (Denon PMA510AE e Onkyo A9155, tanto per citarne due che costano pure un po' meno). Sono concorrenti coi quali bisogna fare i conti perché non è affatto detto che la mancanza di tutte queste features - comodissime per l'audiofilo medio - sia sempre ripagata da una qualità sonora nettamente superiore.
In più, avvicinandosi alla soglia dei 300/350 € ci si comincia a scontrare con apparecchi come il NAD C316BEE e il Rotel RA04SE, che oltre a offrire tutte le features citate prima hanno dalla loro una rivendibilità (e quindi un valore reale residuo) di ben altro tipo.

In definitiva, dovessero servirvi un integrato, un pre a valvole e un ampli cuffia a valvole riuniti in un unico pacchetto questo TubeMagic A1 sarebbe un ottimo candidato da prendere in considerazione, forse l'unico a questo prezzo. Se vi interessasse invece solo un amplificatore integrato puro e semplice guardatevi bene intorno, le alternative non mancano.

© Copyright 2011 Lucio Cadeddu - direttore@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com

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