Prodotto: Preampli passivi a trasformatori (TVC) Music First
Produttore: Stevens and Billington - UK
Prezzo: Copper £1600 GBP, Silver £2750 GBP
Prezzo in Italia: 2400 € (rame); 4300 € (argento), distribuito da Punto Audio
Recensione: Paul Eros - TNT UK
Data di pubblicazione: Novembre 2007
Traduzione: Roberto Di Paola
Un po' di tempo fa, quando la Signora Thatcher era primo ministro in Gran Bretagna, un tipo scozzese diffondeva il pensiero audiofilo conosciuto come source first. Secondo questa "filosofia", il componente più importante della catena audio era la sorgente poiché se entra spazzatura non può che uscire spazzatura - gli anglosassoni dicevano garbage in meant garbage out, espressione riassunta con il termine GIGO. Quella motivazione era in grado di alimentare la grancassa pubblicitaria circa il concetto del source first e, di conseguenza, il mantra della necessità di investire almeno i due terzi del budget stanziato per l'impianto sulla miglior sorgente che si potesse acquistare.
Anche se non mi interessa polemizzare sul GIGO, vorrei far notare che qualunque catena hi-fi è forte esattamente quanto il suo anello più debole. Il prezioso segnale in uscita dalla sorgente può certamente essere strozzato e corrotto dai componenti a valle.
Se la sorgente rappresenta la via d'accesso della musica nell'impianto, l'amplificazione costituisce la sua anima; il compito di quest'ultimo componente è quello di permettere la selezione delle sorgenti ed elevare il segnale, senza aggiungere né sottrarre nulla. Sfortunatamente troppi preampli falliscono proprio in quest'ultimo aspetto ed aggiungono un che di eufonico, o tendono a suonare freddi e sterili. I progettisti "lottano" proprio per la neutralità, ma ottenerla è più complicato di quanto non si immagini. Tutti noi abbiamo ascoltato ampli che mettevano a nudo, in apparenza, tutte le fondamentali della musica, ma sembravano privare l'esecuzione dell'anima e delle emozioni. La vera neutralità si raggiunge solo in presenza di una prestazione che riveli le sfumature del messaggio musicale mantenendo intatta la sua coerenza. Lo scopo di ogni progetto di amplificazione è proprio questo da sempre.
Il preamplificatore passivo a trasformatori Music First è uno di quei rari esempi di componente hi-fi che presenta l'esecuzione completa di ogni dettaglio, senza però trasformarla in un'asettica sequenza di note. Quando l'ho sentito per la prima volta, non ho resistito e l'ho comprato. L'ho connesso ad un finale Bel Canto eOne s300 e ad una coppia di diffusori ART Stiletto. In una piccola sala d'ascolto, ho potuto assistere ad una performance di altissimo livello.
Il mio preampli Music First è cablato in rame puro placcato argento. In seguito ad una mia recente visita all'azienda, ho saputo dell'esistenza di una versione di questo pre più costosa e cablata interamente con fili in argento. Naturalmente ero curioso di conoscere le prestazioni di questa versione Silver, e valutare, ovviamente, la convenienza economica dell'acquisto (il Silver costa £2750, mentre il Copper £1600).
I paragrafi successivi saranno utili a chi non conosce l'apprezzatissimo pre Music First Copper.
Il Music First è un preampli passivo. L'idea di realizzare unità passive non è nuova, ed è stata messa in pratica per un certo periodo da un buon numero di aziende. Questa scelta progettuale offre altresì agli autocostruttori un metodo relativamente semplice per attenuare il segnale in uscita dalle sorgenti prima che esso raggiunga il finale. I pre passivi si possono costruire con pochi componenti ed è anche possibile realizzare un percorso per il segnale molto breve.
Qui sopra la foto ufficiale della versione Copper. Il mio ha le manopole argentate
Fino ad oggi, i pre passivi convenzionali hanno fatto affidamento su reti resistive selezionabili tramite un interruttore o resistori rotativi - da ciò i problemi tipici dei preampli passivi. I controlli di volume di tipo resistivo presentano, in primo luogo, problemi relativi all'accoppiamento delle impedenze: le sorgenti lavorano al meglio con carichi alti, mentre i finali gradiscono stadi pilota a bassa impedenza. Nei casi peggiori si percepisce anche una compressione della dinamica. Tale compressione impoverisce il messaggio musicale della maggior parte delle sue sfumature e causa la famigerata fatica d'ascolto. Questi fattori sono responsabili, di fatto, di una riproduzione poco coinvolgente.
Il preampli Music First evita questi problemi grazie all'impiego di trasformatori di alta qualità, personalizzati ed avvolti in una scatola schermo in Mu-metal. Si tratta di dispositivi di dimensioni generose: 60,25mm di diametro per 72mm di altezza. Ogni preampli ne adotta una coppia (uno per canale). Stevens & Billington (progettisti e costruttori dei pre Music First) dichiarano che il nucleo dei trasformatori è realizzato in Permalloy contenente nickel all'80% (quantità massima disponibile sul mercato), il che produce un'altissima capacità di gestire la corrente, una bassa distorsione ed una qualità sonica superiore. Chiunque volesse saperne di più in merito alla tecnica dei trasformatori può seguire questo link. Il bello di tale tecnologia è che non c'è nessun problema di accoppiamento delle impedenze tra sorgente e finale né compressione della dinamica, difetti che si riscontrano invece con i pre passivi a resistori.
Il suono è limpido, neutro, molto dinamico e veloce, benché questo dipenda in gran parte dall'abbinamento con i finali. Questo non è un componente che vi farà correre a spegnere l'impianto, con i timpani perforati, dopo appena un paio di traccie. Si tratta piuttosto di un esecutore molto raffinato; potrebbe anche passare per un valvolare (senza quel calore eufonico tipico di certi tubi). Effettivamente potrebbe benissimo essere considerato uno di quei prodotti di "confine" che offre il meglio, in termini di qualità del suono, delle valvole e dei transistor, il tutto in un piccolo telaio argentato "amico dell'ambiente" (non ha bisogno di corrente per la propria alimentazione né emette il calore di un radiatore di medie dimensioni).
I componenti interni sono piuttosto radi: si possono osservare appena i due trasformatori, degli interruttori ELMA di altissima qualità e fabbricazione svizzera, i connettori XLR Neutrik ed RCA, un paio di interruttori basculanti e cablaggio punto a punto. Ogni scelta è stata compiuta in ragione delle prestazioni audio. Si possono connettere sorgenti in bilanciato o single-ended, e lo stesso vale per i finali. Si intuisce che le possibilità di configurazione del sistema sono molteplici: si può collegare l'intero impianto in bilanciato, sbilanciato oppure in "modalità mista", a seconda delle vostre esigenze.
Vista dei componenti e del cablaggio interni
Si tratta di un componente pensato per un uso reale in un mondo reale, infatti, ha sei ingressi linea (due bilanciati e quattro sbilanciati), ma mancano le coppie di ingressi/uscite per le piastre di registrazione; saranno disponibili solo su richiesta e nella prossima produzione per tutti coloro che ne avessero bisogno.
Music First - vista del pannello posteriore
L'unità ha inoltre un selettore con la scritta +6db, ciò significa che il preampli è passivo ma con guadagno. Secondo il progettista, in tal modo, sarà possibile pilotare al meglio ampli a basso guadagno, i quali potrebbero gradire uno stadio pilota attivo.
Mentre la versione standard del preampli fa uso di filo in rame purissimo per gli avvolgimenti dei trasformatori ed in rame argentato per le connessioni, il Music First Silver è interamente cablato all'argento; persino gli avvolgimenti dei trafo sono fatti con filo in argento puro. Tutti i connettori sono placcati argento ed è stata utilizzata lega all'argento anche per le brasature.
Non c'è modo di riconoscere le due differenti versioni se non guardando il retro con i connettori argentati: il pannello frontale ed i contenitori sono identici per ambedue le versioni. Il layout interno è identico anch'esso, ma il Silver impiega un isolante in PTFE di colore differente rispetto a quello usato nel Copper.
Le due versioni faccia a faccia - il Silver a sinistra
Il pannello posteriore del Music First Silver
Quando ho cominciato questa recensione, non avevo aspettative precise. Come tutti, anche io conosco le differenze prodotte da un cavo in argento inserito in un impianto... Non sempre tali differenze possono essere definite come miglioramenti: spesso, assieme all'aumento dell'energia percepita, si avverte una durezza ed un'aggressività sonica non proprio desiderabili. Tenendo conto di queste mie esperienze passate, ho cominciato il confronto con "perizia". Mi sono chiesto se tutto quell'argento avrebbe sconvolto l'equilibrio tonale e la neutralità che continuo a riconoscere al mio riferimento.
L'album "Woman to Woman" di Shirley Brown è uno dei miei preferiti del catalogo Stax. Quella donna è un fenomeno. Nata a Memphis in Arkansas il sei gennaio 1947, Shirley non ha mai raggiunto la tranquillità, la fama e l'alto profilo di alcuni suoi contemporanei, il che è vergognoso poiché è una donna davvero capace di emozionare. Le sue canzoni sono estremamente vive ed entrano nella mente delle persone.
Quest'album è una vetrina per le qualità del vinile e la traccia d'apertura del lato B, "Woman to Woman", mostra tutta la "forza" della voce di Shirley e l'abilità della band, un'esperienza grandiosa. Ho sempre adorato questa traccia e la conosco benissimo. Con il Silver, le pennate sulla chitarra in apertura del brano trasmettevano un'impressione di maggior vicinanza tra l'esecutore e l'ascoltatore. Le corde sembravano vibrare con più energia. Non si tratta di quello "strillo" tipico del suono distorto, piuttosto di un quid che fa la differenza tra uno strumento registrato ed uno live. Le differenze si sono fatte più ampie quando è entrata la voce di Shirley. Avevo la sensazione che ci fosse una persona in carne ed ossa nella mia stanza d'ascolto in piedi tra i diffusori. Le voci acquisivano maggior chiarezza e seguirle era più facile. Inoltre, questo componente riusciva a porgere tutta l'emotività e le sfumature della voce della cantante, mi permetteva di comprendere che stava cantando della propria vita.
Il soundstage veniva presentato più ampio in altezza e profondità, con una prospettiva generale di maggior "respiro". Mentre la voce solista rimaneva al centro del palco, il coro veniva piazzato chiaramente più indietro e spostato su di un lato. Ancor più sorprendente era il fatto che le voci di supporto sembravano poste in linea piuttosto che raggruppate assieme confusamente.
La coesione tra i musicisti è evidente ed è molto facile seguire la performance di ogni strumento, ma senza che il tutto risulti come disgregato. Sono stato anche in grado di percepire chiaramente il basso nelle sue scale ascendenti e discendenti. La sezione dei corni era chiaramente e distintamente udibile sullo sfondo. Ogni musicista ed ogni strumento sembravano avere maggiore spazio a disposizione sul palco, mentre veniva assolutamente rispettato il carattere d'insieme proprio di un'esecuzione reale.
Tornando al mio preampli, la sensazione di fluire ritmico della musica era la stessa di quella trasmessa dal pre in versione Silver. La pennata nell'intro della traccia sopra menzionata era ugualmente dettagliata, ma lievemente meno intensa ed energetica. Il palco virtuale era un po' più "compresso" e "congestionato". Non fraintendetemi: non è che il Copper in questo parametro sia scadente. Esso ritrae un sound stage ampio ed è capace di un dettaglio molto fine, nonché di un'ottima neutralità. Il Silver è appena un po' superiore per quanto concerne la microdinamica.
Le note del basso sono sempre facilmente distinguibili nel loro andare su e giù, ma il tutto risulta appena meno "sinuoso". Gli strumenti sembrano un po' più indietro nel mucchio e le sfumature delle note appaiono meno distinte. Quel coro ora sembra posto attorno a Shirley e raggruppato, mentre la solista adesso non sembra più "brillare" come prima. La performance del Copper è generalmente ottima, solo che al confronto diretto, il "rame" risulta meno realistico e coinvolgente rispetto all'"argento".
Durante il tempo che ho trascorso in compagnia del Music First Silver ho ascoltato album, sia su vinile che su CD, spaziando dagli U2 a Leonard Cohen e Beethoven. Il pre cablato con argento puro ha un lieve margine di vantaggio sul mio riferimento. Mia moglie ha riassunto il tutto dicendo che il Silver suonava meno "granuloso". Benché io sia certo che il Copper non suoni affatto "granuloso", comprendo bene cosa intendesse dire mia moglie... Con il pre più prezioso il mio sistema sembrava suonare più arioso e chiaro. Il recupero del dettaglio era eccezionale così come lo erano la coerenza e la musicalità.
Sono rimasto ottimamente impressionato da entrambe le versioni del pre Music First: rappresentano un importante passo in avanti nella direzione della riproduzione musicale domestica ad alta fedeltà. Tuttavia il Silver è un chiaro miglioramento rispetto al Copper. Non è altrettanto chiaro se questo miglioramento vale il suo prezzo, è una valutazione che ognuno dovrà fare per sé. Dal mio punto di vista, il Silver è superiore al Copper in molti parametri e recensirlo è stato un gran piacere, però la differenza di prezzo è notevole, da qui il dilemma... Questi miglioramenti valgono le 1000 sterline inglesi richieste per questi fili d'argento? Alla fine ho deciso che, per quanto mi riguarda, non li valgono... Resterò con il mio pre cablato in rame.
In ogni caso, se aveste un impianto più esoterico del mio, o se voleste ugualmente spremere fino all'ultima goccia di prestazioni dai vostri componenti hi-fi, allora dovreste valutare il Music First Silver nel vostro sistema. Alla fine siete voi che tirate fuori i soldi e spetta a voi scegliere.
Potrete leggere (in lingua inglese) il reportage della visita all'azienda produttrice seguendo questo link.
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