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Equalizzatore di acustica ambientale SigTech AEC-1000
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Prodotto: Equalizzatore per ambienti e sistemi di altoparlanti digitale
operante nel dominio del tempo SigTech AEC-1000
Produttore: Cambridge Signal
Technologies, USA
Prezzo approssimativo: 7.000 ECU (sono disponibili versioni
più economiche)
Dove sbaglia l'Hi-Fi convenzionale...
Nel mio sito web sull'audio,
Visions in Audio,
c'è un articolo che illustra i mezzi con i quali la registrazione stereo inganna
i nostri sensi, facendoci percepire un palcoscenico sonoro multidimensionale. In
breve, questo è il contenuto dell'articolo:
... Entro il perimetro del triangolo stereo, la posizione laterale
degli strumenti può essere ricostruita: poichè si usano due microfoni, due
diffusori e due orecchie, i meccanismi di rilevazione del posizionamento di
entrambe le orecchie, la differenza di pressione acustica e la differenza di
fase (o di tempo), partecipano a questo fenomeno. La profondità degli
strumenti si trasmette in un modo abbastanza diverso. In verità, se è ancora
oscuro come riesca una riproduzione stereo a trasmettere il senso della
profondità, si sa per certo che un parametro fondamentale è rappresentato
dall'accuratezza tonale. Un impianto pungente e in distorsione suonerà
senz'altro "sparato in faccia", mentre un impianto "moscio" e sordo suonerà
remotamente lontano. Perciò diffusori senza neutralità timbrica non potranno
trasmettere il senso della profondità. E se invece sembrano trasmettere tale
sensazione, la profondità che essi trasmettono è un mero artificio del sistema
registrazione/riproduzione. Anche altri aspetti giocano un loro ruolo nel
trasmettere la seconda dimensione, e le riflessioni ambientali sono fra
questi, ma ancora ci sfugge quale sia la reale interazione fra essi. Basti
dire che molto spesso in un impianto Hi-Fi la profonditè dell'immagine è più
una questione di fortuna che un portato dell'effettiva qualità dei sistemi di
registrazione e riproduzione, del software e degli apparecchi. Che dire della
terza dimensione? Beh, l'altezza dell'immagine si perde del tutto, poichè
semplicemente non esiste nella stereofonia un meccanismo per riprodurla.
Qualche disco esibisce marcati effetti di altezza, ma si tratta sempre di
suoni sintetizzati e basati sulla psicoacustica. In altri termini, questi
suoni non sono il risultato di un puro processo di
registrazione/riproduzione.
Riassumendo, per raggiungere una
riproduzione ideale utilizzando un impianto stereofonico ci vogliono diffusori
neutri posizionati in un ambiente che non aggiunga alcuna propria
caratterizzazione sonora. Non esiste un soggiorno così, ed ognuno di essi
aggiunge colorazioni dovute ad onde stazionarie, prime riflessioni e code di
riverbero proprie. Le onde stazionarie colorano significativamente le basse
frequenze. Le prime riflessioni possono essere paragonate a dei
diffusori-fantasma piazzati nei muri. Se esse arrivano all'ascoltatore entro
poche decine di millisecondi dal suono diretto, possono danneggiare la
percezione del timbro del suono registrato, e disturbano anche la
localizzazione degli strumenti nella nostra già stretta e preziosa immagine
stereo.
Inoltre i sistemi di altoparlanti stessi sono qualche ordine di
grandezza meno accurati dei microfoni (cioè colorano il suono), e la loro
risposta fuori asse presenta ampie differenze rispetto a quelle dei
trasduttori di registrazione.
Per ottenere il possibile entro i confini
di un impianto stereo ci vogliono:
- Sistemi di altoparlanti neutri per l'accuratezza timbrica e la
profondità.
- Sistemi di altoparlanti identici: una differenza di livello di una
frazione di decibel già deforma la stereofonia.
- Un posizionamento dei sistemi di altoparlanti perfettamente simmetrico:
un ritardo fra i canali di 0.2 millisecondi sposta la sua sorgente di 10
gradi nel campo di 60 gradi proprio dell'immagine stereofonica. 0.2
millisecondi corrispondono ad una distanza di soli 7 cm, il che vi dà
un'idea abbastanza precisa dell'accuratezza richiesta nel posizionamento dei
sistemi di altoparlanti!
- Nessuna riflessione primaria (questo riguarda il progetto della sala,
quello dei sistemi di altoparlanti ed il posizionamento reciproco sistemi di
altoparlanti/ascoltatore).
- Nessuna onda stazionaria (questo riguarda il progetto della sala e
quello dei sistemi di altoparlanti).
- Una sala uniformemente riverberante, circa 0.4 secondi a metà della
banda di frequenze riprodotta.
Possiamo dire, basandoci sull'esperienza, che gli impianti stereofonici
convenzionali (chiamateli high-end, se vi pare) raggiungono solo un 50-60% di
ciò che è possibile ottenere con la stereofonia. Gli audiofili più incalliti
si dibattono tra scelta dei componenti, cavi ed altre deludenti
abarthizzazioni per ottenere miglioramenti che raggiungono, nella migliore
delle ipotesi, pochi punti percentuali del valore assoluto.
Il
trattamento acustico della sala d'ascolto e il posizionamento ottimale dei
sistemi di altoparlanti possono condurre, invece, a miglioramenti forse del
10-20% verso l'ideale. Ma il 100% delle potenzialità del sistema stereofonico
non possono essere raggiunte con i mezzi che abbiamo comunemente a
disposizione.
Qui, allora, può essere di aiuto il processamento
digitale del segnale. I cosiddetti correttori di acustica digitali operanti
nel dominio del tempo, una specie animale rara e costosa, riescono ad
equilibrare la risposta diretta di un sistema di altoparlanti rilevata nel
punto di ascolto entro il limite di +/- 1 db. Con tale sistema si possono
anche eliminare gli effetti indotti dal comportamento acustico della sala
nell'importante finestra temporale dei primi 50 ms dall'istante di generazione
del suono diretto. Un tale dispositivo aumenta la nostra suestesa lista dei
desideri senza toccare il resto dell'impianto o della sala!
Il DSP accorre in soccorso!
Con l'introduzione sul mercato di processori
digitali di segnale (DSP) economici e potenti sono diventate possibili cose
precedentemente assolutamente impensabili. Infatti, mentre il complesso
processamento del segnale nel dominio analogico è un'operazione molto pesante e
reca anche molti danni al nostro prezioso segnale audio, il processamento
digitale del segnale non distrugge la qualitè - una volta che si è nel dominio
digitale - ed è piuttosto semplice, o, almeno, è categorizzato facendo ricorso
ad applicazioni scientifiche esatte di teoremi matematici sui segnali.
La
forza bruta di calcolo permette di inviare ai diffusori un segnale
pre-compensato invece del segnale musicale diretto proveniente dalla sorgente.
Questa pre-compensazione, combinata con le deficienze dei diffusori e della sala
d'ascolto, fa sì che il segnale finale che raggiunge l'ascoltatore sia
interamente esente da errori, come se si usasse il diffusore perfetto in una
sala inesistente.
Tale metodo è stato concepito ala fine degli anni '70,
presso la Acoustic Research negli USA. Da allora anche altri sono saliti su
queste treno, a volte solo con sistemi sperimentali (la correzione ambientale
della B&W, JM-Lab e Celestion con la pre-correzione digitale per i loro
diffusori) o con sistemi con una disponibilità commerciale limitata
(equalizzatori ambientali della NAD/TACT e della Meridian, i diffusori attivi
digitali di Philips, Meridian e Revox). Però nessuno di tali dispositivi ha mai
avuto un reale impatto sulla scena high-end... Forse l'unico produttore che
fabbrica questi apparecchi e sa come venderli - al segmento professionale del
mercato - à la SigTech (nota
anche come Cambridge Signal Technologies). Ed il motivo è questo: la SigTech è
di fatto una derivazione della AR, che ha proseguito le ricerche di base sulla
correzione digitale dell'ambiente e dei diffusori e, più importante, che ha
registrato abbastanza brevetti in questo settore da renderla davvero dura per i
concorrenti.
L'AEC-1000 della SigTech
Il sistema di correzione acustica ambientale
AEC-1000 (A.E.C. sta per "Acoustic Environment Correction", n.d.t.) è un
equalizzatore digitale indirizzato al mercato degli studi di registrazione
professionali e degli auditorium (però ne esiste una versione domestica).
L'apparecchio va posto fra una sorgente digitale, di solito una meccanica di
lettura per CD, ed un DAC (convertitore digitale/analogico., n.d.t.). Pertanto,
dispone di ingressi ed uscite digitali nei formati coassiale S/PDIF, ottico
Toslink ed AES/EBU. Se lo volete interfacciare nel dominio analogico, ad esempio
inserendolo nel loop per processore o per registratore di un amplificatore,
all'interno c'è anche un ADC (convertitore analogico/digitale, n.d.t.) ed un
DAC, entrambi a 18 bit.
All'interno del contenitore del SigTech alberga
un computer grande e potente che esegue un programma per la correzione in tempo
reale della vostra sala di ascolto e dei vostri sistemi di altoparlanti. E'
possibile scegliere tra quattro diversi algoritmi - per esempio per diversi
sistemi di altoparlanti o per differenti posizioni di ascolto - che possono
essere inseriti e disinseriti tramite un comodo telecomando a filo. Durante
l'installazione del sistema e la sua calibrazione ci vogliono altri due
dispositivi: un microfono a condensatore di precisione ed un PC per eseguire il
necessario programma di sintesi di filtro e scaricarne i risultati
nell'AEC-1000. Nessuno di tali ulteriori due dispositivi è fornito dalla
SigTech, in quanto la procedura di calibrazione normalmente viene effettuata dal
rivenditore o dal distributore. Il vostro amato recensore, che non si tira
indietro quando si tratta di apparecchi, siano essi della schiatta digitale
oppure analogica, ha fatto tutto da solo nelle tre settimane di convivenza col
pargolo...
Una stanza, diffusori Quad, il computer della SigTech, ed un microfono della
Schoeps
Il giradischi è rimasto inoperoso nel corso di questo esperimento
solo digitale!
Bene, allora in che consiste questa procedura di
calibrazione? Durante l'installazione il SigTech funziona come un generatore di
segnali, ed emette degli impulsi destinati alternativamente al diffusore di
destra e a quello di sinistra. Questi impulsi vengono dal SigTech anche misurati
tramite un microfono posto nella posizione di ascolto, quindi quando sono usciti
dall'impianto e dopo che sono stati sottoposti al degrado gentilmente fornito
dalle elettroniche, dai diffusori ed infine dall'ambiente. Se ve ne siete
procurati uno buono, il microfono non costituisce un fattore limitante. Nel
nostro caso si trattava di un microfono omnidirezionale della Schoeps che
probabilmente costa proprio quanto tutto il mio impianto.
Torniamo agli
impulsi sonori. Un impulso infinitamente veloce può apparire un segnale molto
semplice, mentre di fatto è oltremodo complesso, perchè in teoria porta con sè
sovratoni (armoniche) fino all'infinito. Perciò gli impulsi costituiscono un
ottimo mezzo per mettere sotto sforzo i sistemi di altoparlanti e per
caratterizzarli in funzione della risposta all'impulso dell'impianto, o della
forma d'onda risultante dall'invio di un impulso noto insieme al
segnale.
La figura successiva può chiarire qualche punto. E' la risposta
all'impulso di un normale diffusore a due vie cono/cupola, piazzato su supporto
ad un'altezza di circa 1 metro e posto ben distante dalle pareti. Questa
risposta è stata misurata nella normale posizione di ascolto a 2.5 m dal sistema
di altoparlanti.
Il primo impulso ad 1 ms è il suono diretto proveniente dal diffusore, di
fatto il segnale proveniente dalle elettroniche dell'impianto, ma già distorto
dal diffusore; l'impulso a 2.7 ms è la prima riflessione della parete laterale
e, come si nota, è ancora più distorto. Inoltre presenta un ampiezza che è
ancora il 30% di quella del segnale sorgente (cioè si piazza solo 10 db al di
sotto), e con tali caratteristiche deve essere chiaramente udibile. Riuscite ad
immaginare quale possa essere l'influenza di un tale diffusore-fantasma sulla
qualità del suono?
Suono diretto e prime riflessioni causate da un diffusore in cassa a due vie
posizionato in un normale soggiorno
Dopo che il SigTech ha registrato la
risposta all'impulso del vostro impianto, calcola una forma d'onda di
correzione, che essenzialmente è data dall'impulso perfetto (o desiderato) meno
la risposta dell'impianto. Attorno a questa forma d'onda viene poi sintetizzato
un completo algoritmo di filtro o un programma per computer che, scaricato
nell'AEC-1000, moltiplica continuamente i dati musicali in entrata per la forma
d'onda di correzione. Tale operazione rende la macchina di fatto equivalente ad
un equalizzatore grafico variabile nel tempo che opera su 200 bande di frequenza
per canale. Il risultato di queste complesse azioni è che l'ampiezza e la fase
(o l'allineamento temporale) della risposta in frequenza dell'impianto vengono
linearizzate nella posizione dell'ascoltatore. Vengono anche cancellate le
riflessioni della sala d'ascolto, almeno finchè queste siano correggibili (che
non tutte le riflessioni possano essere eliminate non è un difetto del SigTech,
quanto piuttosto la conseguenza di certe proprietà fisiche di queste
riflessioni. In altre parole, nessun altro apparecchio le potrà mai compensare).
Questo è tutto. Oppure no? Lo schema precedente nasconde un tranello. Si
compensano le pecche del suono dell'impianto con una specifica procedura di
ascolto. Per far ciò i diffusori riproducono contemporaneamente la musica ed il
segnale di correzione. Ma come suonerebbero questi segnali di correzione se
ascoltassimo da un'altra posizione? Avete centrato il problema?
Caratteristiche dell'impianto
Data la mia pigrizia, non volevo davvero
ricostruire il mio impianto attorno all'AEC-1000. Perciò ho fatto così: il Rega
Planet funzionava come meccanica di lettura per CD che inviava i dati al
processore della SigTech attraverso un comune cavo di segnale
analogico.
L'uscita digitale del processore era collegata, attraverso un cavo
video a 75 Ohm a conduttore solido con dielettrico in teflon, ad un DAT Sony
DTC-690 che, posto in pausa di registrazione, funzionava da solo DAC. Il resto
dell'impianto era il solito: Quad 34, 306 e diffusori ESL sui loro supporti, ai
quali ho alternato all'ascolto un paio di vecchi diffusori in cassa, i Quintet
della BNS.
Ora, prima che tutti voi audiofili paranoici cominciate a
tremare (gioco di parole con il "Jitter", letteralmente "tremolio", qui usato
nell'accezione di instabilità temporale della cadenza del segnale digitale
trasmesso dalla sorgente al DAC, n.d.t.), voglio spiegarvi che quello stupido
cavo di segnale sul percorso digitale non fa assolutamente alcuna differenza,
almeno finchè non si perdono dati. Non si può parlare di jitter relativamente al
collegamento fra Rega e SigTech, in quanto tutti i dati vanno comunque a finire
in un banco di processori, ognuno simpaticamente operante alla propria velocità.
Ecco spiegata la mia apparente mancanza di amore per l'HiFi...
Analisi Finale
Ed ora iniziamo ad analizzare i miei fedeli
elettrostatici QUAD nati nel 1976. Ora, sapendo che questi sono diffusori
dipolari - cioè, reativamente ai bassi ed ai medi - posti circa 80 cm di fronte
ad un muro e ad una finestra, possiamo facilmente predire come si comporteranno
sonicamente. L'onda sonora posteriore sfasata proveniente dal diffusore si
riflette sulla parete posteriore e si combina col suono diretto passando
attraverso il diaframma del diffusore. Per mezza lunghezza d'onda di 2x80=160
cm, che corrispondono a 106Hz, questa combinazione è additiva e causa un picco
pronunciato a quella frequenza. Per la lunghezza d'onda corrispondente a tutti
quei 160 cm, o 212 Hz, l'interferenza è negativa, provocando un netto
avvallamento in tale zona. Beh, questo è ciò che dice la mia calcolatrice da
taschino. Qual è l'opinione del SigTech, che si basa su delle
misure?
Risposta in frequenza
nell'ambiente di ascolto dei Quad ESL.
Ha, non è bellissima, la scienza?
Predice che c'è un problema e poi ti dimostra inconfutabilmente che c'è un
problema! Sfortunatamente mi debbo tenere questo piazzamento dei diffusori
finchè viviamo in un soggiorno piccolo, e così mi debbo tenere anche la relativa
caratterizzazione sonora: basso spesso e confuso e mediobasso sottile e senza
corpo, tutto per colpa della sala, non dei diffusori!!
Ma, vedete, anche
se fossi una completa bestiaccia in acustica, il SigTech mi avrebbe mostrato
dove le cose andavano male. E ciò mette in grado la gente di prendere i relativi
provvedimenti, modificando il posizionamento dei diffusori o la forma della sala
d'ascolto. E così il processore della SigTech può contribuire ad un suono
notevolmente migliorato anche se non è in funzione!
Però noi siamo qui
per esaminare l'apparecchio al lavoro, quindi si dia inizio allo spettacolo...
Ascolto con diffusori elettrostatici
I recensori audio spesso usano
termini quali "neutralità", "dettaglio", "immagine", "microdinamica", etc. Io
oso dire che, se non hanno mai avuto un'esperienza d'ascolto con un impianto
come questo, non conoscono nemmeno il significato di quelle parole. Accendere
l'AEC-1000 è stato come sollevare il proverbiale velo. Ma un velo vero,
stavolta, non un'iperbole dello scrittore. E' come se, girando un interruttore,
passassi da una grossolana foto scattata con una fotocamera digitale a colori ad
una grande stampa a colori di una foto scattata con una Hasselblad di medio
formato: Il SigTech ha praticamente fatto sparire l'impianto che conoscevo e
dalle sue ceneri ha fatto nascere una fenice aurale, che suonava non dissimile
da una gigantesca cuffia Stax. Ma anche meglio.
Immaginate un ampio palcoscenico sonoro, dal muro di destra a quello di
sinistra, che suona al meglio della sua consistenza, dal limite inferiore dei
diffusori (70 Hz, con le ESL) fino ai confini dell'udibilità. I diffusori che si
comportano come un pezzo unico, senza alcuna sensazione della dissezione
artificiale che anche i migliori progetti manifestano fra i vari altoparlanti.
Ed ancora, entrambi i diffusori che suonano in maniera completamente identica,
cosicchè l'immagine stereo non solo è estremamente ampia, ma presenta anche
un'enorme risoluzione spaziale e dettaglio.
Gli strumenti e le voci
suonavano con piena facilità, ognuno nella sua posizione, non impilati uno
sull'altro e non uno che urla sull'altro. Questi suoni semplicemente
coesistevano, senza reciproca interferenza, completamente distaccati
dall'impianto di riproduzione musicale, sembravano quasi provenire dal processo
di riproduzione in sè. Sì, è qui che voglio arrivare a parare: il SigTech ha
fatto suonare la musica molto più come musica vera - con tutte le sue sfumature
che spesso si perdono con gli impianti comuni - e molto meno come un pugno di
componenti che provano a suonare come l'evento reale.
Spegnere l'AEC-1000 è poi stato il vero colpo: suono ispessito, perdita di
ritmo, medio nasale, ed un'immagine molto meno dettagliata. Dopo questo volevo
solo riaccendere il suono corretto quanto prima possibile. Ed una volta
riavutolo, volevo solo suonare musica, e musica, e musica...
Il che è
esattamente ciò che ho fatto. Per molte ore, e spesso fino a notte fonda. E ciò
perchè la musica, quando assunta in questo modo, dà parecchia
assuefazione.
Oh, ed ora voi potreste stare pensando che questo
accrocchio che si basa su un computer è troppo clinico e rivelatore - nel senso
sbagliato - e poi vorreste essere rassicurati che sostanzialmente larga parte
dei CD che gli ho dato in pasto alla fine suonavano bene, anche quelli compressi
fino alla morte e sordi come quello di Heather Nova. Questo vi farebbe meditare
circa le regole prestabilite dell'Hi-Fi, no?
Risposta in frequenza
ambientale dei diffusori Quad ESL corretta dal SigTech.
Tutto
perfetto, dunque? Naturalmente no. Ho qualche lamentela circa il suono che ho
sentito. Ma riguardano difetti minori, poichè possono essere compensati.
Il
bilanciamento tonale generale era troppo brillante. Però va considerato che il
SigTech per come era stato installato equalizzava la risposta per renderla
completamente piatta, il che spesso nei soggiorni non è desiderabile. In
alternativa, la macchina può essere programmata per un leggero calo a circa 4KHz
o giù di lì. La mia versione del programma non lo permetteva, o forse io sono
stato troppo stupido per abilitare questa funzionalità del sistema, così mi sono
tenuto solo la risposta di riferimento.
Inoltre c'era un'apparente perdita
nella ricostruzione di piani sonori. Ma, come avete letto prima, molte
registrazioni stereofoniche non contengono proprio informazioni reali e corrette
sulla profondità, il che si trova abbastanza con i miei risultati. Inoltre,
stavo ascoltando tramite il convertitore digitale/analogico del Sony, che non è
un riferimento quanto a musicalità ed altri parametri audiofili.
E per
quanto riguarda la dipendenza da posizione? Aha! Questa è la parte curiosa. La
SigTech ha fatto un ottimo lavoro sotto questo aspetto, in quanto mentre il
suono durante l'ascolto in posizione ravvicinata rispetto ai diffusori (fra 1
metro ed 1.5 metri) era positivamente divertente, massiccio e coeso, il campo
sonoro percepito ascoltando nell'ampia area retrostante la mia poltrona da
ascolto era ancora piuttosto buono, e sicuramente migliore del suono non
corretto.
Ascolto tramite diffusori economici con altoparlanti a cono montati in
cassa
I miei vecchi diffusori BNS costavano circa 450 ECU nel 1989. Sono
diffusori da stand di taglia media e montano un tweeter a cupola morbida Audax
HD25 ed un woofer Audax/Siare con membrana giallo brillante in Kevlar®. C'è anche
un radiatore passivo, che conforma l'allineamento del diffusore più o meno ad un
tipo accordato smorzato.
Un ritorno dal passato,
ed un dolore per le mie orecchie...
Il loro suono al naturale? Beh,
queste casse debbono essere state il mio più grosso sbaglio in Hi-Fi (assieme al
giradischi Linn Axis). Secche, sul limite dell'irritante, senza alcun basso
reale di cui parlare, e, pur nella mia ampia sala d'ascolto, senza molto effetto
stereo: c'è la sinistra, poi un buco, il centro, ancora un buco e la destra.
Immaginatevi il suono di una gigantesca cornetta del telefono.
Risposta in frequenza
in ambiente dei diffusori Quintet della BNS.
Questa è la situazione
finchè le piloti con una scatola piena di quelle robette di silicone. Padroni di
non crederci - ma fate meglio a crederci - ma dopo il trattamento con il SigTech
c'era ampiezza stereofonica, da muro a muro. E c'era un basso in senso proprio.
E calore. E neutralità lungo tutta la banda. Di fatto i diffusori BNS pilotati
attraverso il DSP arrivavano a suonare significativamente meglio dei Quad ESL
ascoltati senza il SigTech, tranne che per una residua asciuttezza. E, sì, erano
quasi assuefacenti quanto gli ESL alimentati con il SigTech. E comunque, li
battevano quanto a forza del basso e potenza generale. Ciò giusto per dimostrare
che se si applica abbastanza potenza di calcolo ad un impianto scadente, alla
fine questo canterà!!!
Risposta in frequenza
in ambiente dei diffusori Quintet della BNS corretta con il SigTech.
Conclusioni
L'AEC-1000 è in commercio da qualche anno. Se si scorre la
stampa statunitense, si trovano pochi commenti positivi su di esso. Ma la cosa
divertente è che se si sfoglia la stampa inglese, il SigTech (ad altri
apparecchi del genere) sono stroncati del tutto! Ho letto commenti del tipo
"...solo un sottile cambiamento, non un vero miglioramento" e "...mia moglie -
una ballerina - mi ha chiesto cosa diavolo avessi fatto all'impianto...". Può
essere che questi autori hanno pensato che - per la loro sanità mentale -
dovevano dire male di questo apparecchio, per stroncare una abitudine sul
nascere, per sopprimere il desiderio di un prodotto che non potevano
permettersi, un prodotto che minaccia il concetto stesso dell'Hi-Fi?
Già,
perchè io, sicuramente, ho sofferto un dolore fisico e psichico i giorni
successivi alla scomparsa dell'AEC-1000 dal mio impianto...
Ho
ascoltato il futuro, e appare assolutamente diverso dal passato.
©
Copyright 1998 Werner Ogiers for
TNT-Audio (www.tnt-audio.com).
Traduzione: Carlo Iaccarino
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DuPont or its affiliates.
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