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Trasvelox Freewind 12 - diffusori bookshelf

Vento libero all'italiana

[English version]

Prodotto: Trasvelox Freewind 12 - diffusori bookshelf
Costruttore: D.L. Audio - Trasvelox - Italia
Prezzo netto: 1100 Euro (coppia) - Vendita diretta
Recensore: Lucio Cadeddu
Recensito: Giugno 2002

[Trasvelox Freewind 12]

Introduzione

TNT-Audio spesso propone prove di apparecchi poco conosciuti al grande pubblico, perchè magari si tratta di materiale non disponibile in Italia. Stavolta, invece, si tratta di un prodotto italiano al 100% ma del quale difficilmente la maggior parte di voi avrà sentito parlare.
Il marchio è Trasvelox, il produttore D.L. Audio, un'attività in quel di Como divisa tra il restauro di radio d'epoca e la produzione di una serie, detta Freewind di 3 diffusori (2 bookshelf, 1 da pavimento) dall'aspetto inconfondibilmente "italiano".
L'uso delle doghe di massello ed il livello di finitura molto elevato etichettano subito il prodotto come "Italian made" e, contemporaneamente, testimoniano che non si tratta di realizzazioni fatte nel sottoscala nei ritagli di tempo, ma di progetti cui è stato dedicato parecchio tempo e Passione.
L'uomo dietro a tutto ciò si chiama Luca Drago, ed ha dedicato due anni di lavoro allo sviluppo di questa piccola serie di diffusori.

Caratteristiche tecniche, costruzione e finitura

Il modello in prova è il più piccolo della serie, ovvero il Freewind 12, un bookshelf di 12 litri (il numero del modello corrisponde al litraggio), due vie in bass reflex a sbocco posteriore, equipaggiato con due componenti di ottima qualità, quali il ben noto tweeter Audax da 34 mm ed un woofer Ciare da 16 cm con sospensione in gomma.
Il mobile, dicevo, è realizzato con doghe di noce massello da 25 mm di spessore, ha il frontale inclinato per la messa in fase dell'emissione dei drivers e diverse altre particolarità che fanno pensare ad un progetto pensato e studiato sin nei minimi particolari.
Ad esempio, è presente un dispositivo chiamato C.R.A. (Controllo Riflessioni Ambientali) attivabile tramite un interruttore posto nella vaschetta dei connettori per i cavi, e che dovrebbe modificare la risposta in gamma medio-alta per adattarla al tipo di ambiente dove il diffusore viene fatto suonare.
In sostanza, si modifica il taglio del crossover, inserendo o disinserendo un condensatore in serie al tweeter. Per le mie prove, alla fine ho preferito tenere sempre inserito il circuito, per un migliore equilibrio timbrico nei due ambienti da me usati per l'ascolto di questo Freewind 12.
Ancora, il crossover fa uso di condensatori di qualità (MKT a film) e di bobine avvolte in aria mentre il cavo per il cablaggio interno è un Prospecta di buona sezione.
I diffusori sono predisposti per il biwiring tramite una vaschetta per i terminali (dorati) in grado di accettare qualunque tipo di terminazione. Il woofer è abbellito da una flangia in ottone lucidato a specchio che ben si integra nell'aspetto estetico del diffusore, a metà strada tra il classico ed il moderno.
Il livello di finitura è molto elevato, alla pari con le migliori realizzazioni di scuola italiana.

Queste le caratteristiche dichiarate delle Trasvelox Freewind 12:

Il diffusore Trasvelox Freewind 12 è stato posizionato su un supporto di 60 cm di altezza, in modo tale da avere il tweeter ad altezza d'orecchio (in entrambe le sale d'ascolto).
La prova è stata eseguita con diversi amplificatori, anche di bassa potenza (10 watt) per poter verificare l'eventuale interfacciabilità anche con questo tipo di apparecchi. La Casa, vista la sensibilità di 85 dB/w/m, consiglia di non scendere sotto i 20 watt.

Vento libero all'italiana

Questi Freewind 12 mostrano subito un carattere aperto, dotato di ottima definizione in tutta la gamma medio-alta ed alta, merito senz'altro dell'ottimo tweeter, ma anche di un buon lavoro a livello di crossover e di componentistica passiva. Così, la trasparenza e la straordinaria pulizia del registro alto consentono un'analisi molto dettagliata del contenuto dei dischi, senza mai sconfinare nell'iperdettaglio o nell'eccesso di brillantezza.
Anzi, i Freewind 12 sono molto godibili, mai un accenno di fastidio o di fatica d'ascolto. Il sottotitolo nella targhetta posteriore recita True HiFi Definition e, seppur all'inizio lasci un po' perplessi per un apparente eccesso di confidenza nelle capacità del diffusore, bisogna ammettere che l'ascolto fuga ogni dubbio circa la veridicità di tale affermazione.
Non è un diffusore dai timbri caldi e soffusi, piuttosto fa della raffinatezza e dell'introspezione le sue armi migliori.
Il progettista sostiene di averlo messo a punto eseguendo dei confronti timbrici con delle cuffie Stax Lambda Pro Classic e devo dire che una parte dell'eccellente capacità di analisi di questi trasduttori si ritrova in questi Freewind 12, fatte le dovute proporzioni.

Ottimo quindi il trattamento delle voci, sia maschili che femminili, molto "presenti" e spesso protagoniste della scena. Ad esempio, mi riferisco alla voce di Giorgia in "Mangio Troppa Cioccolata" [BMG - 74321 508632 - 1997], splendido disco di forte impronta "Pino Daniele" dove le capacità vocali dell'artista vengono fuori in tutto il loro "colore".
A tratti, forse, la connotazione timbrica della voce di Giorgia perde un po' di registri caldi ("black") a favore delle ottave superiori, ma si tratta di una "inclinazione" assolutamente gradevole che rientra perfettamente nei consueti canoni di correttezza.
Discorso analogo per la voce di Kay Bianco, sensualissima interprete di R'n'B all'italiana nello splendido ed umoroso album Iside [Ricordi - New Planet - NMCD 1104 - 1999].

Con le voci maschili l'effetto è più o meno simile e, quindi, di tanto in tanto, si vorrebbe un po' di calore in più ma la precisione, il dettaglio e la naturalezza del cantato sono tali da far dimenticare queste piccole caratterizzazioni.
Mi riferisco ad alcune voci "nere" - per impostazione e per genetica - come quella di Keb'mo o di alcuni rappers di colore (il compianto Notorius BIG, per citarne uno su tutti) che escono sì precise e "vive" ma appena alleggerite.

Un grande beneficio da questa grande trasparenza lo traggono gli archi e gli strumenti a corda, sempre estremamente realistici, giustamente argentini e metallici, naturali.

Scendendo verso il basso, si entra nel range d'azione del woofer, che si presenta estremamente ben armonizzato col tweeter, segno di un crossover realizzato con buona cura. Il lavoro del componente da 16 cm caricato in reflex in un volume da 12 litri appare ben smorzato, con bassi sempre molto puliti, esenti da rigonfiamenti ruffiani o gommosità di sorta.
L'estensione è conforme al dichiarato (45 Hz @ -3dB) e l'articolazione è di ottimo livello. Non è un basso fatto per colpire - in tutti i sensi! - ma per farsi apprezzare per pulizia e correttezza.
A mio parere difetta un po' di forza bruta, necessaria con generi un po' vigorosi e vitaminici, ma non si può avere tutto, né con questi ingombri, né con questi costi.
Piuttosto, è ammirevole che il progettista non abbia tentato l'impossibile ma abbia puntato ad un risultato coerente con l'impostazione estremamente seria e raffinata del diffusore.
Il basso profondo c'è ma è più accennato che sottolineato anche perchè, comunque, a volerlo far sentire a tutti i costi, si rischia di ottenere un "muggito" monocorde che ha ben poche speranze di risultare credibile.

In ogni caso, non è un problema di manopola del volume, come spesso accade con diffusori a bassa sensibilità come questi Freewind 12. Il basso c'è anche a basso volume ed alzando il livello d'ascolto non "esce" come talvolta accade. Aumentando il volume, semplicemente, aumenta il livello generale, conservando sostanzialmente lo stesso equilibrio tra le gamme.
Anzi, se si volesse proprio esagerare [Massive Attack, Heat Miser in "Protection" WBRCD2 1994] sono i piatti ed il rullante a venir fuori con prepotenza, lasciando un po' indietro il basso e la cassa.
Quindi, non tentate di far suonare questi Freewind 12 come non dovrebbero, per genetica e volere del progettista. "True High definition" significa, evidentemente, anche questo: un occhio di riguardo all'introspezione, alla raffinatezza della gamma medio alta e meno peso ai "muscoli".
Non dovete, tuttavia, cadere nell'errore di considerare queste casse povere di bassi. Tutt'altro! è un basso forse non velocissimo, magari non potentissimo, ma molto pulito, articolato e profondo.

La coerenza tra le varie gamme è, infine, estremamente apprezzabile, con un tweeter che, solo con certe incisioni, tende a fare un po' troppo il protagonista. Fortuna che la sua "voce" è estrememente gradevole ed aggraziata!

Micro e macro dinamica

La sensibilità è bassa, essendo 85 dB/w/m. Questo significa che - a meno che non disponiate di un locale molto piccolo - avete bisogno di una discreta quantità di watt, diciamo almeno 25-30. In ambienti piccoli (intorno ai 10 mq) basta molto, molto meno, anche grazie al fatto che questi diffusori italiani riescono a suonare in modo accettabilmente coerente anche a volumi bassi.
La capacità dinamica è buona, ma non è questo il parametro nel quale i Freewind 12 eccellono. è il microcontrasto, ovvero quella capacità di seguire senza confusione tutte le più piccole microvariazioni di intensità sonora, a farla da padrone. L'abilità di questo diffusore di porgervi tutti i dettagli, anche quelli più nascosti, è sorprendente per la classe di appartenenza.
Si, questi Freewind 12 non vi faranno saltare sulla sedia, anzi, magari vi terranno inchiodati su di essa sorprendendovi con la loro innata capacità di suonare "vivaci" e "freschi", mai aggressivi o chiassosi.
Così, se anche i generi più energici forse non hanno quel punch che vorreste, riescono a rendere comunque piacevole l'ascolto, porgendo particolari e dettagli che magari, nel frastuono generale :-), andrebbero persi.
In definitiva, mi ricordano per certi versi alcuni diffusori planari dove pur mancando l'impatto violento di un buon sistema dinamico, la pulizia, la trasparenza e la precisione sopperiscono alla grande, rendendo comunque l'ascolto coinvolgente, anche se forse non a livello "fisico".
Ad esempio, personalmente avrei preferito gli attacchi della cassa della batteria o dello "slap" di basso un pochino più decisi, secchi e vigorosi ma, ripeto, l'impostazione del diffusore predilige altri parametri e, comunque, avere tutto per poco più di 1000 Euro mi pare francamente utopico.
Il senso del ritmo è pertanto ben rispettato, anche se talvolta ho avuto la sensazione che il tweeter fosse leggermente più pronto del woofer sia negli attacchi che nei rilasci.

Immagine e soundstage

Da altoparlanti così "trasparenti" e precisi c'era da aspettarsi un soundstage ampio, estremamente luminoso ed a fuoco, con contorni netti e dettagliati. L'aspettativa è stata confermata in pieno.
Le voci ed i piatti della batteria, di tanto in tanto, si trovano in primo piano rispetto al resto che appare giustamente alle spalle ma non temete, raramente vi capiterà di sentire i piatti suonare "dentro" i tweeters.
La scena, dicevo, è molto luminosa, ma ciò non disturba affatto, anzi aiuta a discernere i diversi "abitanti" della stessa. Aiutati dalla stabilità delle varie figure - strumentisti o cantanti che siano - si riesce a posizionare senza alcuna difficoltà le varie fonti sonore, sia in orizzontale che nel senso della profondità Quest'ultima forse non è enorme, ma certamente adeguata alla classe del prodotto ed alla filosofia sonora del diffusore.
Saprete infatti che, spesso, diffusori che spiccano per profondità di immagine, hanno anche una gamma medio-alta leggermente "calda".
Poi, è chiaro, ci sono diffusori che riescono ad avere entrambe le cose...ma purtroppo certe cose si pagano...molto salate.

Volendo, un posizionamento su punte potrà forse esaltare queste caratteristiche dei Freewind 12 - messa a fuoco e stabilità dell'immagine 3D - ma francamente li ho trovati perfettamente equilibrati coi loro feltrini di serie, quando posizionati su stand rigidi e leggeri dotati di punte verso il pavimento.

Qualche consiglio

Alcune raccomandazioni sono ovvie: il rodaggio, necessario per ogni diffusore, i supporti e l'attento posizionamento in ambiente, al fine di ottenere il miglior equilibrio tra presenza della gamma bassa, immagine tridimensionale e bilanciamento della gamma medio-alta.
Non ho trovato questi Freewind 12 particolarmente critici nel posizionamento, devo dire che dei buoni risultati si ottengono già in situazioni non ottimali.
Una discreta distanza dalle pareti vicine (posteriore e laterali) è comunque da tenere in conto se si vuole godere dell'ottima ricostruzione prospettica che questi diffusori sono in grado di creare.
A seconda dell'ambiente e dei gusti, si possono angolare, anche fortemente, verso il punto d'ascolto. Il tweeter, grazie alla cupola di grandi dimensioni ed alle sue buoni doti di dispersione - è in grado di non introdurre particolari "buchi" di risposta anche quando ascoltato abbondantemente fuori asse.

Amplificazioni: la sensibilità è bassa, stiamo parlando di 85 db/w/m, quindi impossibile lesinare sulla potenza. In ambienti piccoli si può anche scendere sotto i 20 watt per canale....ma se la stanza è superiore a 10-12 mq...partite almeno da 20 watt, di quelli buoni.

Ultima segnalazione, questi diffusori non hanno i magneti schermati, per cui l'uso in vicinanza di uno schermo televisivo potrebbe dar luogo a macchie di colore.

Lamentele

Costruzione e finitura.
Il livello di finitura, come già detto, è molto buono, mai mi sarei aspettato da una piccola produzione di questo tipo un'attenzione ai particolari così elevata. La lavorazione delle doghe di massello è esemplare, così come l'allineamento degli altoparlanti col frontale e delle diverse pareti del diffusore. Molto belle anche le griglie parapolvere, di forma "ad 8", assolutamente armonizzate col resto del diffusore.
Una piccola nota stonata sono i connettori d'uscita, belli ma scomodi, come la maggior parte dei diffusori che mi capitano tra le mani. La vaschetta è la solita che si incontra nei diffusori Aliante (ma non solo!), per capirci. Non mi è mai piaciuta ed insisterò fintanto che i Costruttori non si decideranno a sostituirla con qualcosa di più ragionevole. Non chiedo i favolosi connettori Cardas in rame pieno rodiato che si trovano sulle Von Schweikert Virtual Reality 4 Gen III...ma una via di mezzo ci deve pur essere! Una soluzione comoda ed economica l'ho sempre trovata sui diffusori Opera ed AM Audio.
Altro dettaglio, la flangia in ottone che adorna il woofer: bella, si, ma velocissima nell'opacizzarsi, fenomeno tipico del materiale utilizzato. Ciò costringe a lucidature frequenti.
La cassa poggia su quattro feltrini circolari, non sembra previsto l'incavo per punte regolabili.

Suono.
Ho trovato abbastanza inutile la presenza del tasto C.R.A. visto che nei due ambienti (ed impianti) dove ho provato i Freewind 12 ho sempre optato per la posizione che attenuava l'emissione in gamma medio-alta, pur essendo uno dei due ambienti piuttosto assorbente.
In questa posizione, comunque, l'equilibrio timbrico è molto buono con una leggera nota predominante in gamma medio-alta dovuta alla spiccata personalità del tweeter Audax 34 (chi lo conosce bene, lo identifica ad occhi chiusi).
Il basso c'è, ma fa dell'estensione e della grazia i suoi punti di forza. Non è il tipo di basso da botta allo stomaco, per capirci. Gli amanti del punch a tutti i costi potrebbero quindi rimanere delusi. Scende bene fino al dato dichiarato (45 Hz @ - 3dB) e lo fa senza scomporsi né strafare.
Una nota sul costo: 1100 Euro la coppia (prezzo al pubblico) sono una cifra adeguata al livello di finitura ed ai materiali utilizzati. D'altra parte, la vendita diretta ne limita senz'altro la diffusione, visto che acquistare sulla base di una buona recensione è sempre sbagliato. Infine, se ci fosse il ricarico del dettagliante, il costo sarebbe evidentemente più elevato.

Conclusioni

I Trasvelox Freewind 12 sono stati una piacevole sorpresa. Non sempre, infatti, abbiamo avuto esperienze soddisfacenti al 100% con diffusori di Aziende "nuove" e basta sfogliare qualche recensione passata, relativa a diffusori italiani, per accertarsene (Diesis, Ultrasound, Liuteria dela Tuscia...).
Questi Freewind 12 invece si sono dimostrati un prodotto abbastanza maturo nonostante la giovane età, in grado di confrontarsi con nomi ben più noti ed apprezzati. Possono vantare una costruzione impeccabile e l'utilizzo di materiali (drivers compresi) di ottima qualità.
L'impostazione timbrica ed in qualche modo anche l'estetica, rendono possibile una loro differenziazione nel già affollato panorama dei diffusori "italiani".
Non c'è niente di assolutamente nuovo o rivoluzionario...ma almeno suonano bene...e non è poco.

Due parole, infine, sul costruttore/progettista: mi fa piacere sottolineare, almeno una volta, la modestia e l'approccio onesto della D.L. Audio. Purtroppo, troppi "nuovi nomi" nel panorama HiFi arrivano sul mercato convinti di aver scoperto la Pietra Filosofale e l'unico modo possibile per progettare apparecchi Audio.
D.L. Audio propone invece una piccola serie (3 modelli) di diffusori in grado di soddisfare diverse esigenze, mantenendo una connotazione "di famiglia" molto forte, grazie all'estetica ed ai drivers utilizzati (stesso tweeter per i 3 modelli).
Non solo ma, contrariamente alla moda diffusa dei catalogi "inventati" con prodotti che NON ESISTONO in produzione, questi 3 modelli Freewind esistono, si possono ascoltare ed acquistare.
Vi sembrerà una banalità ma, credetemi, è tutt'altro che ovvio.

© Copyright 2002 Lucio Cadeddu - http://www.tnt-audio.com

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