Le Aliante Iperspazio sono dei diffusori bass-reflex a doppio sbocco anteriore, di tipo bookshelf (diciamo da stand) di medie dimensioni (44H x 23L x 29P) più sviluppate in profondità che in larghezza e dalla forma particolare, essendo il pannello frontale leggermente inclinato all'indietro.
Questa scelta progettuale non è evidentemente casuale e ha dei vantaggi che poi rileveremo all'ascolto.
Le Iperspazio sono le sorelle maggiori delle piccole Spazio ed adottano un woofer da circa 17 cm dotato di ogiva metallica centrale
ed un tweeter da 26 mm incassato a filo del frontale.
Mobile nero con fianchi in massello ben rifinito e morsettiera di tipo biwiring completano la Iperspazio, una cassa elegante a vedersi e ben rifinita che costa circa 1.800.000 lire.
Per maggiori informazioni sul progetto e sulle caratteristiche tecniche seguite questo link.
La timbrica
Dopo un lungo rodaggio (la Aliante raccomanda nel manuale almeno 30 ore) le Iperspazio rivelano la loro personalità timbrica,
naturale, precisa e senza particolari caratterizzazioni dove è la Musica a regnare incontrastata e non l'HiFi.
Il lavoro del tweeter è buono, un pelino sacrificata l'emissione verso l'estremo alto dello spettro riprodotto, a garanzia di una riproduzione mai affaticante né iper-radiografante.
Nonostante ciò la capacità di introspezione nel messaggio sonoro è notevolissima e i particolari delle incisioni vengono messi in luce ma mai in troppa fastidiosa evidenza.
Parlo, tanto per capirci, del soffio delle canne dell'organo o del respiro del flautista prima di soffiare dentro lo strumento, particolari che vengono fuori con tanta naturalezza.
Questo comportamento è coadiuvato da una prestazione in gamma media davvero notevole per precisione e dettaglio, oltre che per grande compostezza.
Le voci, sia maschili che femminili sono molto belle, realistiche e prive di caratterizzazioni o preferenze particolari. Se dovessi scegliere direi che le voci femminili subiscono un trattamento ancora lievemente migliore rispetto a quelle maschili, sulle quali forse avrei desiderato un po' più di corpo.
Sui grandi cori la Musica cambia, ma non per problemi di impostazione timbrica quanto per prestazioni dinamiche delle Iperspazio, infatti, a causa di una impostazione molto *composta* del diffusore, la gran massa corale ogni tanto fatica ad esprimersi in modo coinvolgente, perdendo in parte il fascino espresso con le voci singole.
Con alcune incisioni o accoppiamenti sbagliati questa pulizia e precisione del registro alto e medio-alto possono talvolta risultare eccessivi, segno che le Aliante non si accontentano di un qualsiasi amplificatore o sorgente ma pretendono componenti al di sopra di ogni sospetto (ricordo un accoppiamento disastroso con il pur ottimo integrato NAD 314).
La gamma bassa è morbida e molto profonda e l'articolazione si mantiene su livelli ottimi. Anche in questo aspetto, a causa dell'impostazione *dinamica* è l'impatto ad essere un po' tenuto a freno, quasi che le Iperspazio non vogliano mai dare l'impressione di voler...impressionare in modo volgare e facilone. Segno di gran classe.
La dinamica
Le Iperspazio, come già detto, sono delle casse molto composte. Presentano la Musica in modo elegante, non aggrediscono né vogliono impressionare.
Decisamente non puntano ad un suono fatto di forti contrasti dinamici e di velocità mozzafiato. Questo è il prezzo da pagare per una impostazione che punta alla correttezza ed alla godibilità del messaggio musicale riprodotto.
Una scelta (vuoi di altoparlanti, vuoi di crossover o di accordo) più dinamica avrebbe stravolto la capacità delle Iperspazio di suonare introspettive ma riposanti al tempo stesso, una dote che è davvero raro riscontrare soprattutto a questi livelli di prezzo.
Volete la velocità e la dinamica esplosiva? Rivolgetevi ad altri prodotti che, però a parità di prezzo, non potranno (visto che i miracoli ancora non li sa fare nessuno) proporvi la raffinata e precisa riproduzione delle Aliante Iperspazio né la stessa equilibratissima impostazione timbrica.
Questo non significa affatto che le Iperspazio non sono casse *dinamiche*. Significa invece che non sono sguaiate, sono invece vivaci ma senza essere volgari, veloci quel tanto che basta ma senza alcun accenno di *fretta*.
L'immagine
E veniamo al vero punto di forza, a mio avviso, delle Iperspazio: la ricostruzione del palcoscenico virtuale.
Se la timbrica e la precisione sono di buon livello, l'immagine è il parametro dove questa cassa davvero eccelle.
Non è tanto la grandezza dell'immagine a convincere quanto la precisione dei piani sonori, la focalizzazione e la profondità.
Le Iperspazio sono capaci di ricreare un palcoscenico acustico credibile anche con incisioni di qualità appena accettabile.
Se siete abituati a diffusori *tutto avanti* che vi sparano la scena nello spazio loro antistante sarete sorpresi nel sentire la Musica provenire da *dietro* le casse, mentre queste spariscono letteralmente alla vista (acustica, s'intende).
Coi dischi *giusti* (penso ai Cantate Domino della Proprius, ad esempio) l'altezza della scena buca tranquillamente il soffitto, e l'organo dietro il coro appare in tutta la sua imponenza.
Il segreto di questa performance, oltre alla qualità degli altoparlanti e del crossover, risiede, a mio modesto parere, nel ricercato accordo dell'emissione in fase degli altoparlanti.
Il frontale inclinato ed il tweeter a filo di esso con woofer sporgente non sono delle scelte casuali ma volute per ottenere un allineamento temporale dell'emissione degli altoparlanti.
Ora, non è mai stato dimostrato che un allineamento in fase di questo tipo produca effetti tangibili sulla riproduzione tuttavia Giuseppe Prato deve aver capito che una buona ricostruzione dell'immagine sonora passa anche per questa via.
Questa scelta, oltre ad un incrocio tra gli altoparlanti acusticamente invisibile consente al due vie piemontese di suonare quasi fosse un mono via, elettricamente e temporalmente, e questa è, ovviamente, una soluzione che meglio approssima l'ideale di sorgente sonora puntiforme.
Altro parametro che influenza positivamente la focalizzazione della scena sonora è l'assenza di risonanze proprie del mobile, che andrebbero ad inquinare il messaggio sonoro degli altoparlanti.
Il frontale inclinato risolve anche questo problema in quanto minimizza eventuali onde stazionarie interne al diffusore il cui mobile rimane così molto sordo ed acusticamente inerte.
Per ottenere l'immagine di cui sto parlando occorre dare alle Iperspazio molta aria intorno, cioè molta distanza da tutte le pareti.
Il *quanto* varia da stanza a stanza, ovviamente, ma voi cercate di fare il massimo consentito dal vostro ambiente.
La profondità della scena e l'invisibilità dei diffusori, che davvero tendono a sparire letteralmente, aumenta se li angolate verso il punto d'ascolto.
Anche in questo caso il *quanto* dipende da dove è situato il punto d'ascolto. Diciamo che gli assi ideali dei due diffusori dovrebbero incrociarsi davanti al vostro naso.
Cominciamo con le connessioni: se i vostri cavi sono terminati con forcelle, magari non proprio piccolissime, dimenticatevi di poterci collegare le Iperspazio, o quasi.
Ma non perchè i connettori accettino solo banane, no, il problema è che i 4 connettori (biwiring) sono così vicini tra loro da impedire qualsiasi operazione di *serraggio* degli stessi sulle forcelle. Non ho provato il cavo spellato ma la situazione non dovrebbe essere molto più felice.
Sono qui a chiedere pubblicamente al progettista di pensare ad una morsettiera adatta anche per mani non *giapponesi* (non me ne vogliano, intendo per una questione di *dimensioni*): basterebbe che la vaschetta fosse meno incassata e coi connettori più distanziati.
Ovviamente se avete connettori a banana il problema non sussiste.
Il biwiring è ovviamente consigliatissimo mentre per gli stands sembra che la Iperspazio gradisca quelli di tipo leggero, come quelli in lega leggera prodotti dalla Aliante stessa. Lo stand leggero sottolinea la precisione e la focalizzazione della scena, punto di forza delle Iperspazio.
Troppe punte possono *svuotare* il registro basso e medio-basso quindi magari provate, tra diffusore e stand, ad interporre cubetti di grafite, FoculPods, tappi di sughero o ammenniccoli simili: si perde un po' di precisione ma si conquista un po' di corpo in più.
L'altezza dello stand dipende sostanzialmente dall'altezza del vostro punto d'ascolto: tra 55 e 65 cm dovrebbe esserci l'optimum.
Le Iperspazio sono fornite di serie di due feltrini da incollare intorno ai tweeters che migliorano ancora di più la già buona profondità della scena sonora.
Nel mio ambiente i feltrini introducevano però una certa caratterizzazione timbrica nell'emissione del tweeter che alla fine ho preferito ascoltarle senza.
Altro tocco di raffinatezza, a sottolineare l'impegno profuso in questo progetto, la presenza nell'imballo di 8 dischetti plastici adesivi col logo Aliante da incollare sotto i diffusori per proteggere il mobile dalle acuminate punte degli stands. Altro tocco di classe.
Infine il rodaggio: le ore consigliate dalla Casa servono tutte anzi, meglio esagerare che *deficere*. Dopo un adeguato rodaggio migliora tutto: bassi, medi, alti, velocità, dinamica ed immagine. In una parola: obbligatorio.
Le Iperspazio sono facili da pilotare: non servono tanti watts, basta che siano di qualità. Mi sarebbe piaciuto provarle col Puccini che, purtroppo, non avevo più a disposizione. Immagino un accoppiamento ideale, magari con l'SE, di classe più consona alle nostre.
Ricordatevi anche che tanta precisione va rispettata con l'uso di ampli e sorgenti adeguate, pena un risultato sonoro sgraziato ed affaticante. Niente ampli radiografanti e asciutti, meglio qualcosa di caldo, raffinato e corposo.
Una piccola considerazione sul prezzo: le Iperspazio costano di listino 1.850.000 lire, giustificato dalla scelta dei materiali, dei componenti, ivi compresi quelli passivi, del cablaggio interno realizzato con cavi Monster Cable, dei piccoli accessori forniti di serie come i citati feltrini o i dischetti *proteggi-punte*, del manuale d'istruzioni, curato e completo, fino all'imballo, con il diffusore protetto dentro un sacchetto di materiale sintetico richiudibile con una cordicella, sistema bello a vedersi ma anche dannatamente pratico per togliere o rimettere le Iperspazio dentro gli imballi.
Tutte queste piccole *attenzioni*, unite alle performances sonore delle Iperspazio, dicevo, giustificano ampiamente il prezzo.
Io, segretamente, nutro il desiderio di sentire delle Iperspazio in versione più *spartana* e con un prezzo ancora più competitivo.
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