Le Linn Index Plus sono dei bookshelf 2-vie in sospensione pneumatica di classe medio-economica della ben nota Casa di Glasgow ormai non più in produzione da qualche anno, sostituite in seguito dalle Index II.
Interessante il fatto che utilizzassero un ben noto woofer, il B200 della Kef unito ad un tweeter di produzione orientale dotato di un piccolo caricamento a tromba.
Tra le particolarità va osservata che era impossibile utilizzare cavo spellato o forcelle per collegare i cavi: l'unica possibilità era l'utilizzo delle banane.
Di questi diffusori mi interessa sottolinearne alcune caratteristiche peraltro comuni a tanti altri in commercio che condividono la stessa filosofia progettuale.
Prima di tutto il posizionamento, pressochè obbligato su stands
(ma ciò è ovvio) ed in prossimità della parete posteriore
(5-10 cm raccomandati) pena una sensibile perdita in gamma bassa.
Per questa ragione i morsetti sono a filo col pannello posteriore, per consentire il maggior avvicinamento possibile alla parete.
Ora, questa è una scelta di PROGETTO ben precisa e cara alla Linn (e non solo, anche alla cugina Naim) fino a qualche anno fa (ricordate le Kan e le Sara?) mirata a minimizzare l'ingombro del diffusore nell'ambiente domestico.
Ciò porta come diretta conseguenza la rinuncia
pressochè totale alla profondità della scena sonora, appiattita
sulla parete posteriore.
Ciò naturalmente accade non solo con le Index ma con qualsiasi altro diffusore progettato con simili criteri.
Quindi se desiderate una scena sonora ben sviluppata nelle tre dimensioni,
evitate diffusori di questo tipo.
Allontanandole dalla parete posteriore si riesce ad ottenere una discreta scena sonora (anche un po' di profondità) ma a scapito della presenza della gamma bassa che si alleggerisce oltremodo. Ad alcuni può piacere ma è certo che l'equilibrio timbrico viene un po' snaturato.
Due parole sulle scelte di progetto relative alla timbrica di questo
diffusore: è un comportamento particolare con medio alti ben in evidenza, altissimi a calare, basso veloce ed articolato ma in secondo piano.
Caratteristiche che si possono correggere con l'uso appropriato di cavi di
potenza (e di segnale) ma che restano EVIDENTI in ogni caso e con ogni
catena audio a monte di essi.
Ogni cassa ha una sua timbrica ben precisa (come ogni strumento musicale,
d'altra parte) anzi, spesso, l'impronta timbrica rimane invariata su
tutti i prodotti dello stesso marchio.
Le Index, ancor più con questo modello Plus, sensibilmente migliore del precedente (ritratto in foto ma esteticamente pressochè identico), fanno della neutralità e della pulizia in gamma media il loro punto di forza che consente loro, almeno relativamente a questo parametro, di elevarsi di una spanna al di sopra della concorrenza del periodo (e non solo), soprattutto pensando al prezzo davvero basso per un prodotto così serio (costavano circa 700 mila lire).
D'obbligo, dicevo, l'utilizzo di stands, meglio se trovate quelli originali a treppiede che vedete nella foto. L'altezza prevista da terra è inferiore ai 60 cm anche se può rivelarsi insufficiente se ascoltate da una posizione un po' alta.
Bene, quando sentite dire che un prodotto audio suona BENE chiedetevi COME suona bene poichè di miracoli siamo stufi di sentirne parlare.
Così le Linn sono quasi miracolose per certi aspetti ma decisamente carenti su altri (basso profondo e profondità della scena acustica).
I miracoli non sono di questo mondo, i compromessi si.
Le Index si posssono ancora reperire usate per una cifra intorno alle 400 mila lire e grazie al loro carico facile riescono a suonar bene anche con amplificatori non eccelsi.
Consigliatissime se avete problemi di spazio e davvero non riuscite a sistemare i diffusori distanti dalla parete di fondo.
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