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Magna Acustica

oltre 96dB "di peso"

[Magna Acoustica]
[English version]

Prodotto: Diffusori full range
Costruttore: Magna Acustica
Importatore in Gran Bretagna: VNW limited (Importatore italiano: Diapason HI FI)
Prezzo: € 2200, £1600
Recensore: Mark Wheeler - TNT UK
Pubblicato: Luglio, 2006
Traduzione: Gianfranco Viola

Capita a scuola che i maschi si mettano a fantasticare della squadra dei sogni arruolando i migliori talenti di ogni tempo; credo che le femmine si dedichino a diversioni analoghe. Un qualcosa di simile accade a molti audiofili quando leggono le specifiche o le recensioni di un componente hi-fi, soprattutto se si tratta di diffusori:
"Se solo potessi mettere insieme il woofer e l'allineamento dei Tankk 15 con la costruzione del mobile dei Whizzo Wenge ed i tweeter dei Silkki Smuthie...."
In tali occasioni il lettore di TNT sfodera il catalogo degli altoparlanti, la sega da banco e qualche risparmio, quindi si mette al lavoro. Per quelli tra voi riluttanti ad immolare le dita sulla sega circolare, esistono aziende di piccola dimensione che realizzano diffusori dal carattere unico, appositamente pensati per soddisfare le particolari esigenze di chi non si accontenta dei pezzi grossi come Kef, B&W, Sonus Faber o Wilson Audio.

Sostiene il mago dei valvolari single-ended Lothar Sander (già con con LothX per otto anni):
"Il sogno di ogni possessore di un amplificatore valvolare single-ended è di trovare la giusta soluzione tra i diffusori ad alta efficienza: diffusori che abbiano una gamma un frequenza continua priva di cross-over, con una risposta veloce sui transienti elevati, un basso profondo, presenza sulle alte frequenze e toni medi non compressi."

Specifiche del costruttore

"Le Magna Acustica sfruttano altoparlanti da 10 pollici con risposta in frequenza da 65 a 18000 Hertz in aria ed efficienza di 96 dB. Gli altoparlanti sono impiegati a coppie, con un cono disposto posteriormente e orientato in alto di 45 gradi e l'altro in posizione frontale orientato verticalmente.

"Si può definire il mobile come un "baffle semiaperto". Le aperture per i bassi sono all'estremità superiore, tra i due altoparlanti. Le onde stazionarie sono abbattute dal disegno di un baffle frontale ampio contrapposto ad un baffle posteriore più stretto. Il legno è laminato multistrato da imbarcazione con finitura acero. Una copertura a griglia sull'apertura superiore gli risparmia la fine di un grosso posacenere"

[Magna Acoustica logo]

La tecnologia

Lothar ha studiato i diffusori a tromba, escludendoli a causa dei troppi compromessi. Un'altra configurazione scartata per vari problemi è stata quella dello scatolone sigillato con grande altoparlante. La scelta alla fine è caduta sull'allineamento "all'antica" tra altoparlanti a bobina mobile: l'open baffle. Quest'ultima configurazione offre un ventaglio di caratteristiche interessanti ed alcune complicazioni da incubo. In linea teorica si tratta dell'unico possibile allineamento "del primo ordine" (con smorzamento di 6 dB per ottava). Come noto, l'allineamento a filtro del primo ordine (un allineamento di bassi è semplicemente un filtro passa-alto) offre il miglior transiente di risposta ed il miglior comportamento generale nel dominio dei tempi. Si tratta in altri termini di una cosa buona e giusta, in quanto la musica altro non è che una modulazione nel dominio dei tempi.

L'open baffle inoltre evita i problemi di controllo della pressione dell'aria indotti dal contenitore chiuso o reflex e le relative onde stazionarie. Di contro, per sua natura, dà origine ad una serie di nodi (ed antinodi) di interferenza distruttiva (e costruttiva) in qualsiasi spazio di ascolto limitato e perciò richiede un posizionamento completamente differente rispetto ai diffusori a mobile chiuso. Il fronte sonoro sfasato proveniente dal retro del diffusore produce dei punti di azzeramento nel campo sonoro sul piano del baffle: può essere un'altra cosa buona in parecchie situazioni, ma richiede una ridisposizione del locale di ascolto. In ogni caso il baffle deve avere un'estensione (sulle due dimensioni) di metà della lunghezza d'onda più bassa che si intende riprodurre. In breve, tenendo conto anche dell'altitudine e dell'umidità relativa, per riprodurre lo spettro di un basso elettrico ci vuole un baffle dal diametro di quattro metri. Esistono metodi eleganti per aggirare il problema, allargando il baffle effettivo fino a comprendere le pareti della stanza (la popolare disposizione dei diffusori Quad elettrostatici sulle pareti laterali ne è un esempio perfetto), che però richiedono sale d'ascolto dalle proporzioni adeguate ed unicamente dedicate all'alta fedeltà, come del resto dovrebbe essere.

Gilbert Briggs ha descritto diverse configurazioni per rendere i baffles più accettabili da un punto di vista domestico, anche se riempirli di sabbia probabilmente non era poi così accettabile nelle eleganti e curate dimore degli anni cinquanta. La soluzione di Lothar consiste nel ripiegare il baffle su se stesso e montare un secondo altoparlante Ciare modificato orientato verso il retro. L'altoparlante posteriore in accordo di fase rende la Magna Acustica un radiatore bipolare, più che un dipolo open-baffle tradizionale. I due altoparlanti sono collegati in serie e quindi non si ottiene un guadagno in sensibilità rispetto ad un singolo cono: il raddoppio di superficie utile è infatti compensato da un raddoppio dell'impedenza. Sebbene l'alta impedenza si adatti bene agli amplificatori valvolari di tutti i tipi (single-ended o push-pull, con trasformatore di accoppiamento o OTL), il mio consiglio è di usare sempre l'uscita ad 8 ohm, che assicura la minor distorsione in frequenza.

Anche se a mio parere la disposizione a contenitore ripiegato con apertura superiore assomiglia alla classica cassa di risonanza di Helmholtz (di cui le reflex convenzionali o ventilate sono solo un esempio), sostiene Lothar che il comportamento sia più simile ad un'open-baffle. Diciamo che a certe frequenze si comporta come uno speciale mobile a labirinto o un cosiddetto flauto in quarto d'onda (tuned quarter wave pipe, TQWP), con gli altoparlanti montati all'estremità aperta invece che a quella chiusa. Non c'è ragione di ritenere che non possa funzionare, come si può constatare soffiando nel collo di una bottiglia. I flauti tendono a smorzare i bassi tra i 6 dB per ottava (linea di trasmissione del tipo Bailey imbottita) e i 12 dB per ottava (flauto di Voigt) nell'ottava sotto la frequenza di taglio, aumentando fino a 12-24 dB per ottava all'ottava inferiore, seguendo lo stesso comportamento delle strutture reflex. La relazione tra le dimensioni dell'apertura superiore, il volume della struttura e la distanza tra l'apertura superiore e la base della struttura stessa varia al variare della frequenza quando la lunghezza d'onda diventa confrontabile con multipli a piccoli interi delle dimensioni stesse.

[Dimensioni imponenti]

Le Magna Acustica ricordano in modo sorprendente le Embryo create da Stefano Zaini per "The Sound of the Valve" e recensite su TNT da Lucio nel 2003; quelle erano un classico flauto di Voigt in quarto d'onda, con i due altoparlanti da 130mm montati a mezza via lungo il condotto sonoro e uno rivolto a 45 gradi verso il retro, proprio come le Magna Acustica. Le Embryos raggiungevano 93dB con i loro piccoli coni da 130mm, mentre le Magna Acustica, in virtù di una superficie radiante almeno tripla rispetto alle piccole Embryos (ooh), possono contare su ulteriori 3 dB ed arrivare a pompare oltre 96 dB a partire dal primo watt. Lucio scelse di provare le Embryo con due amplificatori Opera Consonance: io ho un'opportunità simile con le Magna, dal momento che l'esemplare di prova del Consonance cyber 100s signature (300B push-pull che dichiara 22W a 1kHz) mi è appena stato consegnato; lo posso poi affiancare al mio solito Assemblage SET300B modificato e al gracile SET6080 con i suoi 4 watt che ho allevato personalmente.

La prima impressione è che i 96 dB dichiarati siano reali: molti costruttori dichiarano alte sensibilità basandosi sulla risposta di picco, ma questi diffusori sfoderano tutti i 96 dB a partire dal primo watt e su tutta la banda passante.

Forse, penso mentre ascolto, si comportano da cavità risonante (magari del tipo TQWP o Helmholtz) alle frequenze più basse dell'altoparlante (da circa 65 a 150 Hertz), oppure sono più modi di caricamento combinati. Alle frequenze subito più alte, diciamo da 130 a 300 Hertz la disposizione del carico dei ripple della banda passante è cancellata con ogni probabilità dagli effetti delle dimensioni dei baffles (estrapolate) nella zona di sovrapposizione.

Non c'è un livello apprezzabile di riempimento o smorzamento interno (sulle superfici interne c'è soltanto uno strato di quattro centimetri di fibra di acetato) quindi ci si potrebbe attendere un ripple considerevole originato dalle interferenze distruttive e costruttive alle varie frequenze, ma all'ascolto immediato di un tale effetto non si sente traccia: questa è la ragione che mi spinge ad ipotizzare che sia merito del baffle. L'emissione in questa regione è rinforzata dal gradino di risposta in ampiezza, un salto di +3dB a 425 Hz , in prossimità del "la di concerto" dovuto alla larghezza costante del baffle di 40 cm e ai suoi spigoli vivi.

Il gradino di risposta del baffle (cioè il salto di guadagno dovuto alle dimensioni e alla direzionalità del baffle stesso) è una carattestistica solitamente indicata da progettisti e valutatori con valori fino a 10dB, perciò da non trascurare. Sostiene Lothar che l'equidistanza dalle tre pareti del contenitore (i due lati e la parte superiore) non è casuale.

Ha infatti studiato accuratamente le caratteristiche tecniche dell'altoparlante in modo da ottenere il massimo adattamento a questa configurazione. Gli altoparlanti sono degli ibridi formati dal cono Ciare PW253 (carta semplice, carta drogata sul contorno) e dal whizzer del PH250, ma equipaggiati con magnete e bobina mobile da altoparlanti molto più piccoli. Sostiene Lothar che la tipica bobina mobile da 28mm sugli altoparlanti da 250mm "muore inesorabilmente a 13KHz"; di conseguenza ha optato per una bobina mobile da 25mm, accettandone i compromessi a livello di potenza erogata. Di solito le bobine mobili da 25mm gestiscono una potenza inferiore del 30% rispetto alle dimensioni da 38mm o 50mm tipiche dei coni da 250mm, ma possiedono maggiore sensibilità ed accelerazione in ragione del più alto prodotto bl (l'effetto dell'induzione magnetica sulla bobina stessa). Le bobine mobili da 25mm di solito sono destinate ai coni da 150mm, mentre coni da 250mm sfoggiano bobine da 50mm.
Lothar ipotizzò in un primo momento l'impiego delle bobine da 38mm che "muoiono inesorabilmente a 13KHz", ma la scelta infine cadde sui 25mm, che permettono aulle Magna Acustica di ottenere una risposta piatta tra 80Hz e 12 KHz più una risposta comunque utilizzabile al di sopra dei 15KHz, che, vi posso assicurare, c'è. Tra l'altro il taglio sulle alte frequenze ha un effetto simmetrico a quello sui bassi: l'impressione di equilibrio che ne deriva contribuisce a camuffare le limitazioni in frequenza.

Le bobine da 25 mm montate sulle Magna Acustica sono del tipo a comune filo di rame (non quelle costose a lamina) e sporgono all'esterno dell'altoparlante. Le bobine sporgenti danno in molti casi compressione dinamica, come Robin Marshall della premiata ditta Epos ebbe occasione di illustrare nelle interviste che concesse verso la fine degli anni 80. Una bobina sporgente è più lunga rispetto al traferro dei due poli; le bobine rientranti, invece, sono più corte ed hanno un'efficienza minore che richiede magneti più potenti. Le bobine sporgenti hanno una migliore gestione della potenza grazie al loro comportamento in prossimità della saturazione, dove l'effetto di compressione mostra un andamento graduale in luogo di uno brusco. In qualche caso i produttori di altoparlanti rendono note le "caratteristiche di trasferimento", ovvero le curve che illustrano il movimento del cono (sull'asse Y) in funzione della tensione applicata (asse X): le bobine sporgenti sono in genere caratterizzate da un dolce andamento ad S, indice della gradualità nel comportamento non lineare, mentre le bobine rientranti tracciano una Z rovesciata. Secondo la mia esperienza le bobine rientranti hanno una miglior riproduzione delle microdinamiche mentre le bobine sporgenti offrono un migliore compromesso in termini di gestione della potenza e sensibilità; questi Ciare arrivano a gestire 150W, che a 96dB di sensibilità corrispondono ad un volume davvero alto. Sarà interessante sentire come se la cavano con la dinamica.

Gli altoparlanti sono un prodotto dell'italiana Ciare (da non confondersi con la scomparsa azienda francese Siare) molto simili alle serie professionali PW250/1/2/3/4 da 25 cm. Il diametro di 25cm costituisce un'applicazione professionale molto efficace: i coni, in virtù della loro rigidità, cominciano ad essere molto direzionali intorno ai 1500 Hz; la direzionalità però controbilancia l'attenuazione delle alte frequenze, risultando un una gamma alta ragionevolmente equilibrata, con quel tanto di colorazione che si adatta alla perfezione alle chitarre e ai vocalizzi dei gruppi rock.

Le conclusioni di Lothar sono simili alle mie in proposito: se le pieghe esterne sono realizzate con la stessa carta del cono ed un adeguato drogaggio, allora la risposta a sollecitazioni elevate nell'intervallo delle frequenze vocali sarà particolarmente regolare.

Invece gli altoparlanti progettati per i bassi adottano un contorno arrotolato, che fornisce una migliore linearità alle base frequenze ma, a causa delle riflessioni originate nella zona di giunzione col cono, producono aberrazioni nell'intervallo delle medie frequenze.

Putroppo il telaio è in acciaio stampato, di qualità minore rispetto alle fusioni in lega di alluminio, dotate di maggior rigidità alle frequenze udibili che risulta in minore colorazione e miglior dettaglio.

Per migliorare la dispersione Lothar ha previsto un whizzer da 10cm, che porta l'angolo di irraggiamento a circa 90 gradi per frequenze fino almeno a 3 KHz. I whizzer sono coni più piccoli fissati alla stessa bobina mobile all'interno dell'area principale.

A volte nell'assemblaggio si utilizzano collanti differenti per il whizzer e il cono dei bassi, che sortiscono l'effetto di un crossover meccanico (dal risultato acustico assimilabile ad un crossover elettrico tra woofer e tweeter); non saprei dire se Ciare ha adottato nello specifico questa soluzione. Alle basse frequenze i due woofers si comportano come sorgenti puntiformi. Alle alte frequenze, di contro, i due altoparlanti non hanno né un comportamento dipolare (un dipolo deve avere versi opposti, per emettere in controfase) né bipolare (dal momento che i due altoparlanti formano un angolo di 45 gradi), ma piuttosto una risposta polare insolita.

Gli altoparlanti delle Magna Acustica sono laccati con due particolari resine, una per il cono e l'altra per il whizzer. Queste resine sono state scelte con prove comparative e non vi si attribuisce alcuna proprietà magica; anzi Lothar ironizza su certi prodotti che su internet sono avvolti da una discreta aura di magia. Niente lacche magiche, niente provenienza stregata!

I primi esemplari

Quando l'importatore britannico Vincent Lim di VNW mi consegna la prima coppia e la tira fuori dagli imballi restiamo entrambi con un palmo di naso. La finitura dei diffusori è davvero orrenda: le impiallacciature sono raffazzonate con colla e nastro da bordatura. La superficie non è verniciata, sembra che sia stata applicata frettolosamente solo una mano approssimativa di impregnante. La superficie così conciata si segna irreparabilmente ad ogni minimo urto. Vincent, che non ha mai visto una coppia di questi diffusori fuori dall'imballo prima d'ora, telefona subito a Lothar: è la sua prima volta nel mondo dell'audio di importazione e deve imparare ancora molto!

Viene fuori che mantenere il controllo su un fornitore a migliaia di chilometri di distanza è una faccenda dannatamente complicata. Lothar reagisce prontamente attivando un produttore alternativo per i mobili contenitori: è questo un esempio dei grattacapi che bisogna fronteggiare quando si vara un'attività nel campo dell'audio. Ottengo la promessa di avere i primi esemplari della produzione successiva. Nel frattempo comincio ad ascoltare la prima coppia: so già che quella che arriverà sarà molto meglio sia come finitura che come assemblaggio, con effetti assicurati sul suono oltre che sul colpo d'occhio.

Sbirciando dietro la griglia che protegge l'apertura superiore scorgo grossolani difetti di assemblaggio che, oltre a compromettere la stabilità strutturale del mobile, influiranno di certo su colorazione e definizione del suono. Mi rendo perciò conto di quali saranno le prime impressioni di ascolto e sono cosciente del fatto che potrò formarmi solo un'idea vaga del suono definitivo; ma sono ugualmente impaziente di sentire come suona questa nuova concezione di allineamento dei bassi e in ogni caso ne so abbastanza di questo tipo di difetti per riuscire ad individuarli facilmente all'ascolto.

Le informazioni tecniche a mia disposizione sono scarne, limitate ad una breve telefonata con Lothar, per cui il mio resoconto è basato sul semplice esame dei diffusori alla luce della mia esperienza. Vi consiglio perciò di mantenere una punta di sano scetticismo sulle mie conclusioni tecniche.

Il suono

Sostiene Lothar che non serve molto rodaggio per i diffusori mentre è necessario più tempo per i cavi, che nelle fasi iniziali suoneranno un po' chiusi. Ho alle spalle anni di familiarità con gli altoparlanti nuovi ed ho imparato che i grossi altoparlanti per uso professionale necessitano di un rodaggio più lungo. Per curiosità, dopo due giorni di funzionamento ininterrotto, ho provato connettere cavi diversi, ma il caratteristico suono da altoparlante chiuso non è sparito. Quindi ho rimontato i cavi in dotazione e ho lasciato suonare il quarto canale della BBC per tutto il tempo in cui non ascoltavo musica. Dopo oltre due settimane mio figlio dodicenne entra nella stanza e sentenzia: "Adesso il basso comincia a scalciare. È un po' come con i bambini piccoli: all'inizio gattonano (cioè usano gli alti), poi cominciano a camminare (provano i bassi), ma finché non hanno preso dimestichezza lo fanno solo ogni tanto".

Sostiene Lothar che i cavi sono parte integrante del progetto e assolutamente non vanno sostituiti. Sono un po' corti per la mia disposizione, il che mi ha costretto a spostare i finali. Sono fatti con filo molto sottile (hanno un valore di resistenza in corrente continua triplo rispetto ai miei cavi soliti) che avrà l'effetto di modulare i bassi aumentando il Q e riducendo il cosiddetto fattore di smorzamento tra amplificatore ed altoparlante. Molti diffusori con crossover passivo hanno un'induttanza elevata (filtro passa basso) in serie col woofer, posizionata tra l'impedenza di uscita dell'amplificatore e la curva di impedenza del diffusore. Con gli amplificatori ad impedenza di uscita relativamente alta (i triodi single-ended ce l'hanno molto alta a causa dei trasformatori di uscita) una qualsiasi resistenza in serie deteriora la linearità di risposta in frequenza; l'impedenza del woofer, ad esempio, s'impenna in prossimità della risonanza fondamentale.

Non ho effettuato misurazioni, ma questi diffusori secondo me suonano con un allineamento del basso "massimamente piatto", corrispondente a un filtro di Butterworth con Q di 0,707. Un qualunque diffusore a cassa di risonanza con Q tendente ad 1 solitamente suona cavernoso, mentre se Q è maggiore di 1 (come in quella specie di scatolette col magnetino troppo piccolo) il suono è troppo scadente perché se ne possa far menzione su un sito di alta fedeltà. Eppure Lothar sostiene di aver realizzato altoparlanti Q di 1,3, che definisce "altoparlanti massimamente lenti". Il basso però non suona lento come una configurazione ad alto Q lascerebbe supporre: direi piuttosto che ricorda un flauto in quarto d'onda, anche se le dimensioni del mobile non lo permettono: i 117 mm di altezza interna risuonerebbero a 73Hz. La distanza tra centro dell'altoparlante e bordo del baffle è di appena 20 cm, quindi teoricamente ci si attenderebbe uno smorzamento di 6dB per ottava sotto agli 850Hz, cosa che in realtà non avviene.

In Speaker Builder (1999) illustrai come la velocità degli altoparlanti sia maggiore in quelli a sensibilità più elevata: si può infatti descrivere l'accelerazione come funzione del rapporto tra forza magnetomotrice (BxL) e massa spostata. Questa quantità moltiplicata per l'area del cono fornisce una buona indicazione dell'impatto dinamico di un diffusore, essendo a parità di condizioni proporzionale alla sensibilità. Le Magna non presentano il tipico impatto dinamico diretto verso l'ascoltatore di un diffusore da 96dB a una via, confermando così le tesi di Lothar.

Sospetto comunque che le differenze non si fermino qui: ad esempio metà dell'impatto è indirizzato al muro posteriore. Una volta riflesso dal muro, torna a frangere la purezza del fronte d'onda diretto. Gran parte dell'accettabilità di questi diffusori è direttamente imputabile all'altoparlante posteriore.

I rispettivi centri acustici dei due altoparlanti distano circa 62 cm, (per la definizione di "centro acustico" si rimanda al responsabile del marketing). Tale configurazione con altoparlanti in parallelo comporterebbe in un incremento di circa 6dB intorno ai 500-550 Hz, mentre nel collegamento in serie l'effetto non ha luogo. Mi aspetterei invece uno smorzamento di 6dB a 260Hz, ma non ce n'è traccia. Ad ogni modo, non trattandosi di sorgenti puntiformi, l'esercizio coi numeri è piuttosto sterile. Interferenze distruttive o costruttive possono infatti aver luogo a diverse lunghezze d'onda tra bordo cono e bordo cono e tra bordo opposto del cono e bordo opposto del cono e a tutte lunghezze d'onda inferiori (o frequenze superiori). Per questa ragione negli schemi ordinari si tende a mantenere gli altoparlanti multipli a frequenze basse, dove è possibile effettuare posizionamenti entro la distanza di una lunghezza d'onda, a meno di non voler realizzare disposizioni o allineamenti particolari come la ben nota configurazione D'Appolito MTM. E infatti non c'è modo di approssimare un altoparlante da 25 cm ad una sorgente puntiforme: di conseguenza non è possibile riferirsi in questo contesto al concetto di centro acustico; si aggiunga poi che i due altoparlanti sono montati su baffle non paralleli e distribuiscono lo smorzamento proprio sulle due ottave che, guarda caso, tendono ad essere rinforzate negli altoparlanti ad alta sensibilità e nei diffusori da pavimento o a caricamento da piano d'appoggio. Delle due l'una: o è una soluzione molto intelligente o una coincidenza molto fortunata.

La configurazione con due altoparlanti rivolti verso l'esterno e distanti tra loro meno di una lunghezza d'onda presenta alcune grosse difficoltà di fruizione.

Il loro posizionamento è infatti una faccenda molto complicata. Non è il genere di affermazioni che faccio spesso. Non sono uno di quelli che si dannano per posizionare i diffusori: viviamo nel mondo reale. Le situazioni in cui il centimetro è determinante appartengono solitamente a sale di ascolto problematiche. Io conosco bene la mia sala (l'ho progettata dettagliando i requisiti di ogni centimetro delle sue superfici) e di solito effettuando il primo posizionamento ad istinto sbaglio molto poco; né la sala né le mie orecchie sembrano particolarmente sensibili a spostamenti minori di diffusori frontali. Ebbene, non ho mai dovuto effettuare così tanti riposizionamenti come con le Magna Acustica.

Piazzandole parallele alle pareti laterali, stile flat-earth, il suono collassa al loro interno. Mi tocca impiegare dischi di prova e registrazioni bizzarre per cercare qualche indizio sulla posizione da scegliere ed ottenere una qualche misura delle differenti possibilità. Quando Colin Yallop di Chevin Audio arriva a consegnarmi lo Shanling modificato che devo recensire, viene immediatamente arruolato come coadiutore negli esperimenti di disposizione. Provo con un assolo di batteria Chesky che collassa all'interno dei diffusori e commento:
"Sembra un batterista con le braccia molto lunghe"
"potrebbe essere quello dei Muppets"
replica Colin.

Alla fine mi ritrovo le Magna Acustica un po' più distanziate rispetto al solito e leggermente orientate all'interno, in modo che gli assi convergano di fronte all'ascoltatore. Tutte le altre disposizioni producono una specie di buco in mezzo, frequenze mediane e alte molto sfasate e irritanti scivolamenti dell'immagine sonora, con piccoli movimenti della testa dell'ascoltatore. La disposizione finale richiama curiosamente la disposizione lineare proposta da E.J. Jordan nel suo articolo 'Broadening the Stereo Seat' pubblicato negli anni 60 da Hi-Fi News, e non c'è da stupirsi se questi altoparlanti Ciare ricordano da vicino la tradizione degli Axiette realizzati da Goodmans sempre in quegli anni. Malgrado queste puntualizzazioni, l'eccessiva colorazione del mobile domina l'impressione generale, accompagnata da una strana spazialità e distorsioni di fase nelle medie ed alte frequenze.

La vicinanza di varie superfici riflettenti di piccola dimensione sopra e ai lati dei diffusori può originare parecchie riflessioni alle alte frequenze (superfici piccole riflettono soltanto lunghezze d'onda brevi), originando tra i fronti d'onda interferenze costruttive o distruttive in funzione della fase o della posizione. Le prove col test diagnostico LEDR ("Listening Environment Diagnostic Recording", traccia audio per la valutazione della tridimensionalità, NdT), uno strumento molto prezioso per stabilire posizionamento e layout della sala di ascolto, confermano i miei sospetti.

Tra i vari accorgimenti che ho tentato, una resistenza in parallelo all'altoparlante posteriore ha dato risultati splendidi nel mio ambiente: combinandosi con la caratteristica di impedenza dell'altoparlante, contribuisce a rendere graduale lo smorzamento delle frequenze più alte in quella direzione. La caratteristica degli altoparlanti a bobina mobile vede crescere l'impedenza con la frequenza. La resistenza in parallelo forma una partizione dinamica: al crescere della frequenza l'impedenza dell'altoparlante s'impenna e il segnale tende a dissiparsi nella resistenza in parallelo. Come conseguenza l'altoparlante posteriore emette molte meno alte frequenze rispetto a quello frontale (che non è influenzato dalla modifica). Meno alti sparati all'indietro e in alto vuole dire meno alti che imperversano sulle superfici all'intorno e si uniscono al fronte di ascolto scompigliandolo. Magari Lothar potrebbe offrire questa soluzione agli acquirenti con sale d'ascolto piccole o congestionate; questi sono i primi diffusori in assoluto a esibire questo tipo di problema nella mia sala (non mi sognerei mai di far suonare dei Bose qui dentro), ma la mia non è certo l'unica sala ingombrata dalla presenza di oggetti tra la parete di fondo e il piano dei diffusori.

La seconda modifica efficace (individuata dopo diversi tentativi) sfrutta l'utilizzo di morsetti da assemblaggio (del tipo da falegname) per simulare varie configurazioni di rinforzo strutturale. L'effetto più apprezzabile l'ho avuto connettendo la linea centrale del baffle frontale alla linea mediana del pannello posteriore: in questo modo si inibisce la vibrazione che l'altoparlante induce sul baffle, particolarmente evidente in virtù della grande superficie radiante di questi pannelli. Il carattere fondamentale dei diffusori non cambia, ma la loro efficienza di conversione da segnale elettrico a emissione acustica migliora in modo deciso.

Sapendo che riceverò a breve delle versioni di produzione di serie con grandi miglioramenti, posso permettermi libertà come queste, di solito impedite ai normali recensori. Modificare un prodotto da recensire? Eresia! Se però il produttore ha premesso che la versione attualmente in prova è superata.... Inoltre tra un po' mi trasferirò nella mia nuova casa, con una sala di ascolto nuova e con caratteristiche da sperimentare. Quella sala, più grande, sarà un luogo molto più accogliente per le Magna Acustica oltre ad esser molto più ordinata e libera da strutture intrusive.

Qualche settimana più tardi Vincent mi scrive che un nuovo lotto di Magna Acustica è appena sbarcato in Gran Bretagna e che presto si avventurerà nelle selve del Derbyshire per consegnarmene un paio. Al nostro incontro nella mia nuova abitazione apriamo gli subito gli scatoloni. Stavolta l'aspetto è decisamente consono al valore di 2200 sterline. Il mobile è ancora in multistrato da 18mm di betulla da imbarcazione. Dopo l'assemblaggio è stato levigato e laccato con una graziosa vernice color acero e davvero l'aspetto è quello sfavillante dell'acero striato. Gli altoparlanti appaiono simili, ma ora il pannello protettivo è incollato, così non posso sbirciare la qualità costruttiva all'interno. I piedini di ottone a punta hanno ceduto il passo ad appoggi sferici in legno e gli altoparlanti sono fissati con belle brugole ad incasso in luogo delle precedenti viti a croce.

Stavolta sono proprio belli: hanno un aspetto da diffusori raffinati, non da grezzi prototipi da autocostruzione.

[Vero legno, veri alberi]

L'ultima fatica di Lothar

Con l'aiuto paziente di Vincent individuo la zona neutra della nuova sala di ascolto e la disposizione provvisoria, prima di metterci a lavorare sugli aggiustamenti successivi. L'arredo è ancora incompleto e la vivacità nei riverberi è un po' troppo marcata. Il soffitto in pendenza può avere una sua utilità nel temperare le riflessioni che mi hanno fatto penare con le prime Magna Acustica nella mia vecchia sala.

Il mobile in multistrato ha sostanzialmente la stessa struttura del precedente; i test che pubblicai su Speaker Builder qualche anno fa dimostrano che il multistrato è il miglior compromesso, con grandi vantaggi rispetto al truciolare o all'MDF. È inoltre in previsione, per le future produzioni, un contrafforte mediano tra le superfici sovrastanti i due altoparlanti, il che soddisfa le mie richieste. Il cavo solid-core è rimasto lo stesso. E' prodotto a trafilatura lenta da un materiale tenero non specificato e il nucleo positivo è "supersottile" mentre il conduttore negativo è diverso, "quasi-coassiale" come sostiene Lothar.

Comincio la prova col mio Rotel RCD965BX ad elementi discreti modificato, amplificato da un vecchio Classic Series A15 (un vecchio modello di Graham Nalty, quando ancora non aveva cominciato a produrre i Sonic Link); avendo solo prese DIN, è dedicato alle prove. I cavi di potenza sono i Magna Acustica in dotazione. Realizzo un assemblaggio veloce, solo per verificare che tutto funzioni prima di cominciare a lavorare sulla disposizione. Mi accorgo immediatamente che questa sala permette di spaziare maggiormente i diffusori e non è più necessaria una direzione convergente così accentuata.

Il suono dei secondi esemplari

Anche con esemplari nuovi e alimentati da un amplificatore teoricamente inadeguato, Keb Mo suona realistico con una voce accurata ed una scena adeguata per un cantante con la chitarra. È subito chiaro che il carattere di questi diffusori produce un effetto speciale con voci maschili; si tratta di una caratteristica peculiare dei diffusori ad una via: non sdoppiano fastidiosamente tra due altoparlanti dalle caratteristiche molto diverse l'intervallo delle frequenze vocali, che è anche poi quello più facilmente udibile.

Metto un po' di musica tosta, giusto per allentare un po' gli altoparlanti. Del reggae d'annata e qualche pezzo ska: bassi in abbondanza, percussioni sorde e remix scatenati. I coni multipli da 250mm in carta mi riportano indietro ai suoni della giovinezza. Ciascun altoparlante ha un suo carattere sonoro, che nessun accorgimento tecnico potrà mai eliminare: i grandi coni in carta sono fatti apposta per il reggae. Non c'è nulla da fare e non è neanche una questione di fedeltà o accuratezza: è così e basta: solo musica e divertimento.

Mentre completo il trasloco lascio le Magna Acustica in sottofondo per qualche tempo, prima di mettermi ad ascoltarle seriamente. Con la prima coppia ci sono volute due settimane di rodaggio, quindi mi armo di pazienza. Ad ogni modo con una stanza più grande questi diffusori diventano meno esigenti in termini di spaziatura e convergenza. Una volta piazzati nella zona di neutralità diventano sorprendentemente tolleranti su quanto distanti tra loro o quanto convergenti vengono disposti, mentre non permettono di avvicinarsi nemmeno due cm di troppo alla parete posteriore.

Lothar è un amante di Arvo Pärt and Miles Davis e chi mi legge abitualmente sa che lo sono anch'io. Così, dopo aver cooptato il mio valvolare single-ended da 4W e lo Shanling CDT100c modificato da Chevin Audio, tocca a Spiegel im Spiegel di Pärt. La qualità vocale è sublime e il tempismo impeccabile. Questo disco, se riprodotto adeguatamente, mi fa vibrare le corde dell'anima: in questo caso vibrano alla grande.

Waiting for Columbus di Little Feat è una registrazione dal vivo dalla qualità variabile e con qualche ritocco in studio: è un disco che conosco bene e che mi diverte suonare e risuonare più volte. Con le Magna Acustica il divertimento è rinnovato. E il divertimento è l'unico vero obiettivo dell'impianto audio di casa.

Dopo aver individuato il giusto posizionamento e aver deciso che questi diffusori si meritano un impianto di alto livello, connetto il mio riferimento attuale (che ho appena rimontato dopo qualche aggiustatina al mio vecchio supporto murale Origin Live): Michell Orbe, Hadcock 242SE, Decca Blu/Amaranto (ricostruita da Len Gregory), pre Concordant Excelsior connesso con sette metri di cavo schermato al Consonance cyber100s (la cui recensione è in via di pubblicazione e se state leggendo questo articolo dopo un po' di tempo da quando è uscito, magari la trovate già presente sul sito). La testina scorre su If DJ was your trade, Artisti Vari prodotti tra il 1947 e il 1977 da King Tubby, recentemente riproposto in versione da 180g con etichetta Simply Vinyl. Non c'è bisogno di aggiustamenti, tweaking, bilanciamento laterale del braccio o paranoici smanettamenti col VTA: imperiosa la Musica si effonde per la mia casa. Col suo carattere marcato la Decca risuona come dio comanda, facendo sfoggio della sua leggendaria velocità che le Magna Acustica ripropongono all'uditorio in modo impeccabile.

Bando alle frivolezze e facciamo sul serio: scivola sul piatto la mitica Nona di Beethoven nell'esecuzione dell'Academy of Ancient Music, ma subito avverto un cedimento nell'autorevolezza fin qui dimostrata. La Decca, in affanno a ripercorrere le intense variazioni dinamiche, ci mette del suo, ma il complesso intreccio orchestrale fa risaltare la colorazione tipica dei coni in carta delle Magna Acustica, che finisce per sopraffare anche i cori. Le Magna hanno grandi doti per le voci singole ma per i grandi cori non hanno trasparenza sufficiente. La conferma viene da MusicMaker II di Cartridge Man (una test significativo in qualsiasi circostanza). La migliore riproduzione che ho mai ottenuto di questa registrazione è con diffusori attivi, Decca London Ribbons e Focal 10N501s: oggi tutta l'informazione contenuta nel vinile proprio non ne vuol sapere di venire fuori.

Provo una soluzione mediana e tiro fuori la raccolta Verve Remixed. Certo c'è un che di sfrontato nel dare in pasto a dei DJ patiti del remissaggio una simile raccolta di pezzi epici, ma nel mondo del jazz si è sempre fatto così: partendo da un pezzo noto lo si rimastica e trasformandolo in un pezzo nuovo. Strange Fruit di Billie Holiday mi dà sempre un groppo alla gola e qualche volta una lacrima di commozione. Oggi non fa eccezione.

Dinamica

C'è un solo modo per valutare contemporaneamente la dinamica (macro e micro), la timbrica (che va sempre a braccetto con la colorazione del cono e del mobile), la stabilità di picco (quando va in crisi vuol dire che c'è distorsione da intermodulazione, un difetto particolarmente accentuato negli altoparlanti full-range) e il tempismo: un assolo di pianoforte. Io adoro l'interpretazione che Ivan Klansky esegue di On An Overgrown Path di Janacek, a dirla tutta mi innamorai della mia compagna ascoltando l'esecuzione di Klansky in concerto a Nottingham. Un test micidiale.

Il tempismo è impeccabile. La colorazione del cono in carta evidente, ma non pregiudicante. Nei punti di climax alcuni passaggi particolarmente ritmati mettono in risalto una qualche colorazione del mobile e in particolare l'inconfondibile vibrazione del largo baffle senza sostegno centrale che arriva dritta dritta dall'altoparlante attraverso le viti di fissaggio a brugola. La compressione è molto minore rispetto a quella che ci si attenderebbe da un 2 vie compatto; la dinamica è per certi versi stupefacente. Il contrafforte in previsione dovrebbe aiutare per le future produzioni, anche se l'ideale sarebbe un supporto verticale a tutta altezza.

Conclusioni (una specie di)

Il meccanismo di funzionamento di questi diffusori è davvero intelligente e si distingue dai vari filoni di diffusori realizzati nel ventunesimo secolo. Il caricamento del basso (di solito il maggior sfoggio di abilità progettuale) è una combinazione di vari meccanismi (di progetto o casuali che siano): open-baffle, accordo in quarto d'onda e oscillatore di Helmholtz armonizzato al salto di intensità in risposta del baffle diritto a spigoli vivi unitamente al rinforzo del pavimento.

La posizione giustapposta degli altoparlanti tende a cancellare reciprocamente le distorsioni e le forze reattive (in maniera analoga agli stadi di uscita push-pull nelle amplificazioni), smorzando i comportamenti più bruschi. Il mobile è realizzato in multistrato da imbarcazione, in assoluto il miglior materiale secondo le prove sul campo (anche le mie). Il cono doppio da 25cm (10') fornisce un'area di irraggiamento equivalente ad un woofer singolo da 33cm (13.5'), ma con tutti i vantaggi di transiente e in alta frequenza di un cono dal diametro minore. Un altro vantaggio viene dall'impiego bobine mobili da 25mm (1', mai usate con coni da 30cm) che dispongono di una più ampia dispersione nelle alte frequenze.

L'emissione di alte frequenze dall'altoparlante posteriore esclude questi diffusori dall'impiego in sale di piccola dimensione. L'inclinazione che questo ha verso l'alto esclude inoltre tutte quelle sale in cui riflessioni a corto raggio possono interferire col fronte d'ascolto creando effetti di distorsione a pettine e rovinando il bilanciamento delle frequenze, la timbrica e il palcoscenico. Si tratta di diffusori consigliabili a chi possiede una sala sufficientemente grande e spoglia; se non siete tra questi vi conviene attendere la versione compatta ad una via che sarà presentata nel corso dell'anno, sviluppata appositamente per sale più piccole.

Le Magna Acustica sono portentose in abbinamento ai valvolari a bassa potenza. Il mio autocostruito da 4 watt non ha mai trovato diffusori migliori. Anche il mio Assemblage SET300B ha dato il meglio delle sue possibilità. In generale più questi piccoletti hanno del temperamento, più le Magna Acustica li aiuteranno a metterlo in mostra. I pesi massimi a stato solido in classe AB sono pregati di astenersi, invece: per loro è meglio restare su schemi più tradizionali, a banda larga, bassa distorsione e bassa colorazione; negli amplificatori che non lavorano in classe A pura gli schemi a sensibilità elevata come questi tendono infatti a far risaltare oltre misura la distorsione da cross-over.

Le Magna Acustica non sono diffusori neutrali. Non sono adatte a valutare la qualità delle registrazioni. Ma in moltissimi casi ne renderanno l'ascolto gradevole. Il graduale smorzamento delle gamme alta e bassa ne limita l'efficacia nel caso dei grandi lavori orchestrali, per cui se questo è il genere di musica che preferite vi conviene rivolgervi altrove. Dalla loro parte hanno velocità, ritmo e tempismo eccellenti. Non tendono a fare preferenze sui generi musicali, se si eccettua l'accordo perfetto che mostrano coi vecchi ska e la musica reggae... e per la sublime riproduzione vocale che sono in grado di offrire quando si usa l'amplificatore giusto.

Se cercate diffusori ad alta sensibilità e siete in grado di ascoltare attraverso l'inconfondibile caratterizzazione dei coni in carta, questi diffusori sono l'alternativa perfetta alle trombe. In particolare i possessori di triodi single-ended hanno un'alternativa a diffusori all'antica come Lowther, Acousta, Altec Lansing , Voice of the Theatre, almeno fino quando qualche genio non svilupperà nuove soluzioni all'enigma dei diffusori ad alta sensibilità.

Commenti del produttore

"Ti ringrazio per la recensione. In effetti stiamo esplorando le possibilità di realizzazione di un modello più piccolo ad altoparlante singolo. Stiamo anche valutando se offrire come opzione l'utilizzo della griglia in alternativa alla chiusura del diffusore per l'ascolto come baffle infinito.

Entrambe le opzioni offrono degli effettivi vantaggi in termini di soluzione dei problemi di geometria della sala. La laccatura ha ceduto il passo ad un rivestimento poliuretanico a prova di graffio.

Abbiamo inoltre aggiunto due rinforzi, subito sopra e sotto gli altoparlanti."
Magna Acustica

Un po' della musica che mi sono gustato durante la recensione

Registrazioni di prova impiegate nel posizionamento

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