Infatti, quello che il sub della Indiana Line sembra rifuggire, sono proprio quelle sensazioni *ad effetto* che poco o nulla hanno a che vedere con la corretta riproduzione musicale.
Ma procediamo con ordine.
Il TH-SA è un subwoofer attivo dalle dimensioni piuttosto contenute: mm342 x 169 x 446 sono le sue misure, rispettivamente riferite all'altezza, larghezza e profondità.
Non vi dirò che, grazie alle sue dimensioni, potrebbe essere stivato in qualunque angolo, perchè questo non risulterebbe utile ai fini di una corretta riproduzione musicale. Però è certo che tali misure ne consentono un semplice inserimento in ambiente, diversamente da come a volte può capitare avendo a che fare con i tradizionali *cuboni*.
La realizzazione del mobile è in MDF con finitura superficiale nera ed il peso è di circa 11 Kg.
Il prezzo di listino è di 695.000 lire IVA compresa.
I trasduttori utilizzati sono una coppia di woofer da 16.5 cm di diametro, con membrana in fibra pararamidica e sospensione in gomma, montati in configurazione Bass Reflex con allineamento B6 e filtro attivo.
La sezione di amplificazione è in grado di erogare 100 W RMS, 150 W in regime dinamico.
L'unità si avvale di un regolatore del livello di segnale, di un controllo continuo della frequenza di taglio del filtro passa-basso da 45 a 220 Hz, di un commutatore per la scelta della fase, con possibilità di scelta tra 0 o 180 gradi.
Gli ingressi per il segnale previsti sono due: a basso livello con connessioni RCA dorate, ad alto livello con morsetti a molla.
L'accensione dell'unità è automatica, pilotata dal segnale in ingresso.
Esiste comunque un interruttore per lo spegnimento totale.
Il sub ha trovato posto in posizione decentrata, spostato verso sinistra, all'interno dello spazio delimitato dai diffusori, con il condotto reflex orientato verso il punto di ascolto ed a circa 30 cm dalla parete di fondo.
Tra sub e pavimento ho posto tre punte coniche in legno massello.
Impianto di riferimento: lettore CD Marantz CD17, amplificatore integrato Audioanalyse PA60, diffusori Spendor SP2/2 e Suono Riferimento, cablaggio Esoteric Audio.
Subito i punti dolenti: utilizzando l'uscita pre-out dell'Audioanalyse, e quindi l'ingresso a basso livello del sub, il passaggio dallo stato di stand-by (led rosso) a quello operativo (led verde) avveniva ad un livello di volume eccessivamente alto per le mie abitudini, con frequenti spegnimenti automatici soprattutto ascoltando musica classica, dove sono spesso presenti passaggi musicali prolungati a basso contenuto energetico, interpretati dal circuito come assenza del segnale in ingresso (dimenticavo: in mancanza del segnale, dopo circa un minuto l'ampli del sub passa dalla modalità operativa a quella di stand-by).
L'ingresso ad alto livello, non presenta invece, con l'impianto di riferimento, alcun problema di questo genere: il sub si accende non appena il segnale diventa un filo consistente, ed i casi di spegnimento involontario sono praticamente del tutto assenti, a meno di non tenere il volume pressochè al minimo.
In ogni caso, la presenza di un sistema di accensione manuale indipendente da quello automatico, sarebbe stata decisamente apprezzabile.
Già come suona...dipende.
La presenza di controlli quali il potenziometro del volume ed il filtro passa basso a regolazione continua, consentono di effettuare interventi davvero consistenti che influiscono in maniera importante sul risultato finale.
Iniziamo col dire che l'inserimento di un subwoofer in una catena audio è sempre un'operazione piuttosto problematica, e che non sempre consente di ottenere risultati di qualità.
Quello che sostengo da tempo, e cioè che meno frequenze bassissime se ne vanno a spasso per l'ambiente domestico, più semplice è la collocazione dei diffusori nello stesso, trova puntuale conferma nel momento esatto in cui collego il sub all'impianto di riferimento.
è altresì vero che risulta più semplice sistemare un solo diffusore piuttosto che due, per di più soggetti a maggiori vincoli in termini di collocazione.
Le mie precedenti esperienze con sistemi composti da sub e satelliti (Fostex ed ESB con subwoofer passivi da trenta e passa centimetri), sono tutte da dimenticare (soprattutto per i vicini di casa!), con mediobassi gonfi e bassi piuttosto grassi e lenti.
Il primo deciso vantaggio, utilizzando l'Indiana Line TH-SA, è che i diffusori continuano a vivere di vita autonoma, lavorando esattamente come prima, senza venire filtrati da alcun congegno, attivo o passivo che sia.
A questo punto l'obiettivo del sub diventa realizzare una sorta di continuità per le frequenze basse dei diffusori, o, se preferite, una base di partenza.
Quindi, è necessario regolarne il volume di emissione in modo che risulti allineato con quello dei diffusori, operare con il filtro passa-basso in modo da evitare o limitare al massimo sovrapposizioni di frequenze con gli stessi, collocarlo in ambiente in modo da evitare l'insorgere di risonanze o eccessivi rinforzi di alcune frequenze della gamma bassissima.
Inizio a lavorare attorno all'ottimizzazione del parallelepipedo nero, cercando di capire come utilizzare i controlli a disposizione.
Trovo una regolazione del livello di emissione ideale dopo alcune prove con diversi dischi (e dopo essermi tolto, come dire, una certa voglia di bassi...): praticamente al minimo. Per la frequenza di taglio del passa-basso, in funzione del tipo di musica e della collocazione in ambiente dei diffusori (se vicini o distanti dalla parete di fondo), trovo la regolazione ideale a cavallo tra i 50 e i 70 Hz.
La presenza di due woofer da 16 cm, in luogo di uno di dimensioni maggiori, assicura la necessaria velocità di emissione: il basso, non risulta infatti mai lento, gonfio o pesante, adeguandosi perfettamente alle caratteristiche dei diffusori.
In tale configurazione, il sub si comporta in modo estremamente civile: pur rifuggendo i terremoti da lite condominiale, consente di apprezzare appieno le viscerali sensazioni prodotte dall'ascolto di brani caratterizzati dalla presenza di frequenze particolarmente gravi.
Certo, i 20 Hz sono un'utopia per il piccolo sub, ma i 35 Hz promessi sembrano esserci davvero tutti, e, cosa più significativa, ad un livello qualitativo davvero sorprendente.
L'importante è non pretendere pressioni acustiche da capogiro!
Il basso resta sempre piuttosto intelligibile, consentendo di apprezzare anche i difficili giri di basso elettronico, dove spesso si assiste, da parte di sistemi meno curati, ad una interpretazione che assomiglia ad una specie di trionfo della monotonicità, con una non meglio definita vibrazione che se ne và a spasso per l'ambiente di ascolto.
Devo proprio dire che non mi aspettavo simili risultati!
Rispetto alla configurazione con i soli diffusori in funzione, si ottiene una maggiore naturalezza all'ascolto nonchè una dinamica decisamente incrementata.
Maggiore è anche la sensazione di ambienza, e tutto il messaggio musicale risulta più scorrevole, fluido e facilmente intelligibile. In alcuni passaggi, ho avuto come la sensazione di una, seppur lieve, minore focalizzazione degli strumenti che agiscono sulle frequenze più basse dello spettro acustico: confronti immediati mi hanno però convinto che si tratta di una sensazione basata sul fatto che, senza sub, gli strumenti in questione risultano decisamente più *piccoli*, meno immanenti e, come è tipico degli strumenti più piccoli, più facilmente localizzabili nello spazio.
Bene, o Indiana Line è riuscita a produrre davvero un campioncino, oppure sono proprio questo tipo di oggetti che, negli ultimi tempi, hanno avuto una decisa crescita qualitativa.
Ho anche provato ad utilizzare una configurazione davvero infelice: il sub posizionato dietro una tenda appoggiato al muro. Una vera indecenza!
Però, agendo sul selettore che inverte la fase di 180 gradi, ho assistito ad un miglioramento tanto incredibile quanto inaspettato!
Dunque, facciamo un po' di conti: ad un prezzo scontato che dovrebbe aggirarsi attorno alle 650.000 lire, ci si porta a casa un subwoofer discreto ed elegante, dal buon suono ed estremamente versatile.
Le sue caratteristiche lo rendono poi facilmente integrabile con ogni genere di diffusore, senza alterarne le caratteristiche musicali ma, piuttosto, *sostenendone*, in qualche modo, la personalità.
Basta dare uno sguardo a quanto offre la concorrenza per rendersi conto che l'Indiana Line TH-SA non rappresenta un oggetto particolarmente esoso.
Tuttavia, perchè possano essere ottenuti risultati di rilievo, risulta estremamente importante un corretto *setup* del sistema: evitate volumi eccessivi e frequenze di taglio del passa-basso troppo elevate. Il sub non deve assolutamente emettere nulla che abbia a che fare con voci maschili! Tenetevi, se possibile, ben al di sotto dei 100 Hz. Anche I diffusori di litraggio da osteria riescono oggi ad emettere correttamente tali frequenze, per cui lasciate svolgere loro tale compito!
E se un giorno, con un qualsiasi genere musicale, proprio non avete voglia di ascoltarlo, basta agire sull'interruttore di alimentazione, e lui si zittisce.
E tutto torna esattamente come era in origine!
Dopo alcune modifiche ho sottoposto il sub TH SA ad una nuova prova d'ascolto
© Copyright 1998 Stefano Monteferri - http://www.tnt-audio.com