A questo punto si può decidere, sempre tenendo ben presenti le
proprie capacità manuali, se affidare al falegname anche la finitura dei
diffusori o se procedere, una volta ottenuto il mobile grezzo, da soli.
Questo naturalmente dipende da voi, ed io posso solo dirvi che esistono
diversi modi per rifinire con semplicità e con risultati piacevoli una
coppia di diffusori autocostruiti, e che dedicherò un articolo anche a
questo tema.
Chi ha invece una buona dimestichezza con le più semplici attrezzature
da falegname (o chi è fermamente deciso ad imparare i primi rudimenti
del mestiere) può senza dubbio lanciarsi nella costruzione. A costoro io
rivolgo alcuni consigli dettati dalla mia esperienza pratica, tenendo
ben presente che anche io sono autodidatta, ed ogni ulteriore
suggerimento sul tema è sempre ben accetto.
Allora, la prima cosa da fare è scegliere il diffusore! Potrebbe
sembrare scontato o pleonastico, ma è proprio così. Ho visto in giro
alcuni disegni per autocostruttori praticamente impossibili da portare a
termini senza ricorrere a funamboliche acrobazie o a tragici spargimenti
di sangue (il proprio, in questo caso).
Ognuno conosce (o almeno dovrebbe) le proprie capacità, ed io eviterei di imbarcarmi nella costruzione di un diffusore a base ottagonale, ventuno setti interni, ognuno con differente angolazione. Io mi voglio divertire, anche quando
costruisco una coppia di diffusori, ed un oggetto semplice da realizzare
mi porterà, presumibilmente, una maggior soddisfazione.
Dunque, una volta scelto il progetto conviene meditare per qualche tempo
sulla esattezza del disegno e sulle dimensioni dei vari pannelli
costituenti il mobile.
Non sempre vengono indicate le dimensioni
specifiche dei vari pezzi, e spesso bisognerà desumerle dalle dimensioni
interne e dal tipo di montaggio che si vuole realizzare. Io solitamente
seguo questa tecnica: il primo e l'ultimo pannello da porre sul tavolo
di lavoro sono i due laterali.
I quattro pannelli rimanenti (nel caso di
un diffusore a parallelepipedo) vengono stretti tra i primi due, hanno
la medesima dimensione della larghezza e possono essere ricavati dal
taglio di un'unica tavola.
La precisione a questo punto dovrebbe essere
ottima, poichè se il falegname è sufficientemente furbo (e non vi vuole
rifilare pezzi avanzati) ricaverà quasi sempre i vari pannelli interni
da un unico pezzo, con un risultato di ottima precisione. Provate a
questo punto, appoggiando perpendicolarmente su una superficie liscia i
vari pezzi accostati tra di loro, a controllare la precisione dei tagli;
se le tolleranze si mantengono nell'ordine del millimetro ed i tagli
sono tutti a novanta gradi è tutto a posto, altrimenti potete: tornare
dal falegname e risolvere il problema con una sfida all'ultimo sangue o
dotarvi di una buona pialla o di una levigatrice e ridurre quanto più
possibile le differenze.
Attenzione in questo caso a non arrotondare i
bordi dei pannelli, ne risentirebbe la precisione dell'incollaggio.
Per l'incollaggio utilizzate colla vinilica (attenzione, evitate quella
a media plastificazione, solitamente indicata nella sigla) e
possibilmente alcuni morsetti, per stringere tra loro i vari pannelli.
Se i tagli sono precisi sarà comunque sufficiente appoggiare i vari
pezzi, esercitare una buona pressione per far schizzare dai lati la
colla in eccesso e lasciare il tutto ad asciugare. La colla vinilica
durante l'essiccazione tira i vari pezzi, e l'insieme risulta infine
solido e robusto.
Se i tagli sono precisi, la colla di buona qualità e il lavoro di
assemblaggio condotto con tranquillità e pazienza, il risultato dovrebbe
essere ottimale, con un mobile rigido e praticamente eterno. Non sono
dunque necessari inserti di spine, viti o chiodi, che anzi necessitano
di grande precisione e potrebbero far sorgere problemi durante
l'assemblaggio.
La colla vinilica è il mezzo migliore: insostituibile,
economica e semplice da utilizzare.
Da evitare il silicone, che introduce perdite a iosa; stiamo costruendo
dei diffusori, non un acquario! Una volta assemblato il mobile è
possibile verniciare l'interno con dell'antirombo, rifilare le giunture
con altra colla o posizionare dei pannelli di guaina bituminosa sulle
pareti.
Potrà sembrare strano, ma io vi consiglio di effettuare i fori
per gli altoparlanti a costruzione ultimata: spesso i fori arrivano a
lambire i bordi dei pannelli, e potrebbero verificarsi delle
deformazioni in fase di incollaggio. Certamente se vi sono pannelli
forati da montare all'interno questi dovranno essere preparati prima del
montaggio, come eventuali condotti di accordo, da incastrare e sigillare
accuratamente, ma in caso contrario io preferisco lasciare l'operazione
di foratura alla fine.
In questa fase del lavoro sono necessari e sufficienti: un seghetto
alternativo, un trapano di buona potenza, una levigatrice orbitale.
Questa dotazione permette ad un dilettante di ottenere validi risultati,
con un mobile in MDF già presentabile o pronto ad ulteriori lavori di
rifinitura.
Il materiale assorbente, presente in quasi tutti i progetti di
diffusori, è estremamente importante. A lui tocca infatti il compito di
smorzare le riflessioni interne in gamma media (solitamente intorno ai
700-1300 Hz in un diffusore da piedistallo simile alle Munis) e
l'emissione del woofer in gamma bassa.
Ovviamente sia la qualità che la
quantità di detto materiale dovrebbe essere indicata in sede di
progetto, poichè responsabile in buona parte delle prestazioni acustiche
di ogni sistema di altoparlanti.
Mi limito quindi a sconsigliare energicamente l'utilizzo di lana di vetro, materiale estremamente volatile e cancerogeno. È un peccato, perchè le qualità acustiche di questo materiale sono ottime, ma la salute è senza dubbio più
importante.
Il filtro crossover, quando presente, può essere montato nella parete
posteriore del mobile, e cablato principalmente in due diversi modi: su
basetta o su circuito stampato.
Il primo consiste nell'incollare con
colla termofusibile i componenti su di una basetta (tipicamente MDF da 1
cm) e saldare direttamente i vari reofori dei componenti, utilizzando
quando necessario delle prolunghe di cavo.
È poi possibile utilizzare
dei veri e propri circuiti stampati, magari di quelli universali,
saldando quindi i componenti sulle tracce del circuito. Io preferisco la
prima soluzione, poichè non vi sono saldature intermedie e le vibrazioni
dei componenti sono più smorzate; d'altra parte un circuito stampato è
più affidabile e longevo, ma devo dire che io non ho mai avuto problemi
con montaggi all'americana.
Consiglio infine l'utilizzo di connettori a spina: le vaschette sono
generalmente costruite con plastica piuttosto sottile, che può vibrare
ed introdurre perdite e colorazioni.
La differenza di costo non è
elevata, e l'effetto estetico (oltre alla comodità) dei connettori a
spina è decisamente superiore. A questo punto ci troviamo con un
diffusore funzionante e completo, ma ancora rifinito in grezzo MDF; le
possibilità di rifinitura sono davvero molte, e ne esamineremo alcune
nella prossima puntata.
© Copyright 1999 Giuliano Nicoletti
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