Molti di noi, attraverso gli anni, hanno ascoltato degli amplificatori, spesso di alto costo, che gli hanno fatto venir voglia di possederli. Più spesso che non, due aspetti hanno attirato la nostra attenzione - i bassi e gli alti.
In qualche modo, probabilmente a causa del nostro udito non-lineare, che ha la sua risposta migliore in gamma media, e probabilmente perchè diamo per scontata tale gamma ("se non fa il medio, cosa fa?"), prestiamo meno attenzione ad essa. Ma ci sono anche altre ragioni - un buon basso non è facile da ottenere e i progettisti valvolari c'hanno perso più d'una notte mentre dei buoni alti sono stati un terreno scivoloso per gli ampli a stato solido da quando questi esistono.
In pratica possono essere ottenuti entrambi, con qualche attenzione e
l'applicazione dell'esperienza, dato che molti progettisti hanno contribuito a creare
una forte conoscenza del problema, alcuni con successo altri meno.
Comunque migliorare
il basso non è mai fine a se stesso - semplicemente perchè uno non può migliorare solo
il basso dato che qualsiasi miglioramento in questa gamma migliorerà tutto il
resto, forse in misura minore, ma qualitativamente uguale, come vedremo.
Gli alti comunque sono un discorso differente. Per essere buoni
richiedono che il progettista prenda molte decisioni nei primi stadi di progettazione
dell'ampli, molte delle quali non potranno essere cambiate più tardi, o forse sì,
ma a costo di un duro lavoro.
Comunque troppe poche persone realizzano che per ottenere
una buona gamma alta da un ampli a stato solido, presto o tardi si finisce con avere a che fare con
l'alimentatore, e così è anche per i bassi. Questo lavoro ha bisogno d'essere fatto comunque
la si pensi a riguardo.
È, in qualche caso, tacitamente accettato che gli alimentatori completamente
stabilizzati diano migliori risultati di quelli classici solo capacitivi per intenderci.
Può essere, ma si incontrano molti ostacoli prima che ciò diventi vero.
Tanto per iniziare, un alimentatore stabilizzato può esser visto come, di fatto,
un altro ampli di potenza della stessa o di più alta potenza di quello che va ad alimentare.
Poi, ha bisogno di essere veloce, molto veloce, così che possa
rispondere ai repentini picchi di potenza richiesti dal programma musicale - questo lo rende
ancora più costoso da progettare e realizzare. Ovviamente, molto più spazio sarà necessario dentro
l'ampli per accogliere l'elettronica aggiuntiva, parte della quale ha bisogno di essere raffreddata
quanto quella della parte audio - quindi, più pesante, più grosso, molto più costoso.
Ancora, gli alimentatori completamente regolati sono "rigidi" - ciò significa
che essi lavoreranno fino ad un certo punto poi basta, punto. Essi possono facilmente
raddoppiare la potenza al dimezzare del carico, ma non permettono spunti dinamici molto
sopra la potenza nominale.
Potrebbero esser realizzati in modo da farlo
ma sarebbero ancora più costosi e ingombranti.
A oggi, ho ascoltato solo un prodotto con alimentazione completamente stabilizzata che suona bene, ed è il Levinson. Tutti gli altri suonavano molto ben definiti ma in qualche modo chiusi, troppo controllati per i miei gusti. E i loro prezzi e dimensioni erano abbastanza generosi.
Quello che succede, brevemente, è questo - con i regolatori, noi tendiamo a
abbassare la tensione il più possibile in modo da tenere i transistors ben dentro la loro
Safe Operating Area (SOAR), ma comunque sopra a quella necessaria per l'alimentazione .
Se noi per esempio avessimo diciamo una potenza d'uscita di 50W/8 Ohm, che richiede
una tensione di picco di 28.3V, potremmo regolare efficacemente a, diciamo, 32V.
In caso di alimentatore non stabilizzato, la nostra linea sarebbe a 34V di picco di output,
raggiungendo i 36-38V senza carico. Tornando un attimo indietro, il nostro alimentatore stabilizzato
comincerà a clippare a 32V meno la caduta di tensione sui transistors (diciamo 1.3 V per lo
stadio driver e quello finale), che sono quindi 30.7V, o 59.2W/8 Ohms.
Nel caso di alimentatore non stabilizzato, assumendo che sia ben dimensionato,
la tensione scenderà di solo 1-2V sotto il valore a vuoto (senza carico) perchè i condensatori
forniranno la potenza istantanea, il che permette un output di (38-2-1.3) 34.7V,
o 75.7W/8 Ohms.
Quando il carico si dimezza, per esempio quando è di 4 Ohms, un alimentatore stabilizzato
permetterà un raddoppio della potenza (assumendo che sia stato progettato per farlo), ma con
le stesse limitazioni già viste.
Tipicamente esso comincerà a limitare la corrente
su carichi inferiori a 4 Ohms, mentre un alimentatore non stabilizzato lo farà ugualmente
ma in misura minore, almeno sui picchi.
Ovviamente gli alimentatori completamente stabilizzati non sono facili da implementare
in un tipico amplificatore funzionante in classe AB.
La classe A pura è una storia
abbastanza differente, dato che l'assorbimento di corrente è costante, quindi la regolazione
elettronica deve fare un lavoro più semplice.
La sezione di amplificazione di tensione di un ampli lavora in pura
classe A, quindi assorbe corrente costante; dato che questo stadio amplifica solo la tensione
le sue richieste in termini di corrente sono costanti e minime. D'altra parte, vi sono varie cadute di
tensione sui vari stadi, ciò ci costringe a incrementare le linee di alimentazione in modo
da sfruttare a pieno il potenziale dell'ampli.
Quindi noi potremmo - e io credo
dovremmo sempre! - usare alimentazioni stabilizzate per i nostri stadi di guadagno in tensione.
I benefici sono molti. Primo, un filtro adizionale è inserito
dove il suo apporto sarà massimo, migliorando quindi il rapporto segnale/rumore.
Secondo,
gli stadi di guadagno sono definitivamente e completamente tagliati fuori da ogni influenza
derivante dal consumo di corrente e dai regimi dinamici dello stadio d'uscita.
Terzo,
possiamo facilmente e in tutta sicurezza aumentare la tensione d'alimentazione in modo
da compensare le cadute e sfruttare appieno la capacità dello stadio d'uscita. E quarto,
possiamo abbassare la tensione dello stadio d'uscita rispetto al caso senza stabilizzazione. Ciò
significa che noi potremo tenere i transistor più all'interno della loro SOAR pur facendogli
erogare più corrente, dato che la tensione è più bassa. tutto ciò senza alcuna perdita
e, anzi, con molti guadagni.
Il costo aggiuntivo non è così terribile dato che la stabilizzazione può essere
fatta con molto pochi componenti, a seconda della specifica situazione. Possiamo andare
un passo più in là e fare il nostro alimentatore stabilizzato un po' più potente
così che in caso di uno stadio d'uscita a bipolari con un doppio driver che lo precede
questo sia alimentato completamente stabilizzato.
Penso che questo sia un miglioramento significativo, sia come tolleranza del carico che come
potenza del pilotaggio - quindi lo uso in tutti i miei ampli di potenza.
Quindi per ricapitolare - l'alimentazione stabilizzata dovrebbe essere applicata a tutti gli stadi di un amplificatore di potenza eccetto che per il driver e gli stadi finali che, per questioni di dinamica, specialmente su carichi difficili, e economia, dovrebbero essere alimentati con alimentatori filtrati a condensatori.
Ogni qualvolta si ha a che fare con problemi pratici, dato il gran numero di
possibilità, dobbiamo dare per assunto qualcosa. In questo caso si partirà dal fatto che
si sta parlando degli stadi di guadagno in corrente di un ampli di potenza.
Questi usano la maggior parte della potenza assorbita da un amplificatore, dato che sono loro
che si devono "attaccare" al carico che noi chiamiamo "diffusori". Pur essendo convenientemente
chiamati carichi da "8 Ohm", in realtà hanno spesso un'impedenza che scende a metà o anche meno del valore
nominale, e con rotazioni di fase consistenti, che possono far vedere, allo stadio
amplificatore di corrente dell'ampli, un carico reale di 3 Ohms o meno.
Per avere il caso peggiore dobbiamo prendere in considerazione due
fattori addizionali. Uno è che molte aberrazioni dell'impedenza dei diffusori non sono
visualizzabili nelle procedure di test classiche data la loro natura di transienti e
quindi non possono esser viste nel classico test di "sweeppata".
Questo argomento
è stato, per quanto ne so, per la prima volta seriamente discusso dal Prof
Matti Otala, nelle sue pubblicazioni IEEE a metà degli anni '70. Anche se ho un po' sbagliato riguardo
le date, sono passati almeno 25 anni, abbastanza per fare molti progressi.
Il secondo fattore è che i diffusori cambiano le loro caratteristiche man mano che si
"scaldano", proprio come un amplificatore, e qui abbiamo altri problemi a cui pensare - le loro nuove
interazioni dopo diciamo 30 minuti di lavoro.
Perciò, pur essendo un ottimista, scelgo d'essere un pessimista
riguardo ai carichi pilotati; in questo modo, quando m'imbatto in un diffusore con un buon comportamento,
facile da pilotare, sono felice perchè il mio ampli lo "blocca" e lo controlla completamente.
E quando m'imbatto in uno dal carico difficile e complesso, non sono preoccupato, perchè è
qualcosa che m'aspetto comunque, quindi la vita è sempre rosa per me.
Quindi, reputatemi come un membro dei Krell (la mitica civiltà scomparsa dal film "Il Pianeta Proibito", 1956, da dove Dan D'Agostino, proprietario e progettista delle Krell Industries probabilmente ha preso il nome), ma io presumerò di avere a che fare con un carico di 2 Ohm, e minore solo nei picchi. Mi costerà, ma hey, questo è l'audio.
Un alimentatore è composto, pricipalmente, da 3 elementi - il trasformatore di potenza, il raddrizzatore e i condensatori di filtro. Opzionalmente, potete usare un filtro di linea prima del trasformatore, e possibilmente qualche metodo di accensione ritardata se avete dei grossi valori di capacità in modo da non far saltare l'interruttore generale di casa ogni volta che accendete l'ampli.
Ci sono molte possibili variazioni su questo tema base, ognuna con i suoi vantaggi e svantaggi. Dato che dobbiamo arrivare a qualcosa, lascerò perdere schemi di ritardo, possibili filtri e così via e mi concentrerò sull'essenziale.
Il Diagramma 1 mostra un tipico alimentatore di un prodotto commerciale. Molto semplice - trasformatore, un filtro prima, un ponte raddrizzatore a onda intera e un paio di elettrolitici. I vantaggi sono duplici - è economico ed è semplice da realizzare. Tutto qua, e funziona, anche!
Comunque i suoi difetti sono molti. Tale semplicità richiede una grande
qualità dei componenti per avere risultati "audiophile grade" - Meno parti si utilizzano,
migliori queste devono essere.
Inoltre, proprio perchè è economico, troppo spesso, nella pratica, troverete
un trasformatore piuttosto piccolo, qualche volta tremendamente piccolo, condensatori di basso livello
e un ponte raddrizzatore sottodimensionato. Non vi preoccupate del raffreddamento
- molto probabilmente sarà realizzato con diodi discreti piuttosto che con un ponte intero.
Il risultato è che la rettificazione sarà ad onda intera standard
(cioè la tensione del secondario per radice di 2 o 1.41), ma la purezza della corrente continua
(DC) ottenuta sarà piuttosto bassa. Il comportamento alle alte frequenze sarà molto
dubbioso e generalmente parecchio al di sotto di un livello audiofilo.
Dato che i trasformatori
di potenza, nei prodotti commerciali, sono realizzati in tutti i possibili modi tranne quello del
dimensionamento generoso, ci si può aspettare qualche problema sotto stress -
ciò causerà una risposta ai transienti non buona, e l'unità suonerà probabilmente piatta e inespressiva.
Il Diagramma 2 mostra un alimentatore migliore, normalmente utilizzato
in componenti di medio prezzo. Qui possiamo vedere 2 condensatori di piccolo valore in più
prima del ponte, e un altro paio dopo i grossi condensatori di filtro. La prima coppia, così come la seconda,
è lì per filtrare il rumore ad alta frequenza. Questo metodo fornirà un'alimentazione più
pulita in termini di sporcizia ad alta frequenza, che non ci dovrebbe più essere, ma in realtà qualcosa rimane.
È anche presumibile pensare - sebbene non sia sempre vero! - che chi si
premura di inserire questi componenti, abbia precedentemente scelto un migliore
trasformatore e un migliore ponte rettificatore.
Ma comunque rimane da verificare cosa esattamente significhi "Più generoso". Potrebbe anche essere che, pur essendo più grosso diciamo del +20...30%, sia ancora al limite.
Il Diagramma 3 mostra un alimentatore "serio". Qui vediamo raddoppiate, rispetto al caso precedente, le capacità di filtro, qualcosa che di per sè non può essere negativo. Comunque può anche non essere completamente positivo.
Vedete, i condensatori di filtro dovrebbero solo fare i... condensatori di FILTRO,
essendo la loro funzione di immagazzinatori d'energia di secondaria importanza. In molti
prodotti commerciali, questi ruoli sono invertiti - i grossi condensatori non sono usati
solo per il filtraggio, ma anche come accumulatori d'energia.
Naturalmente tutto funziona, ma il punto è che si tende ad aumentarne le capacità per mascherare l'inadeguato dimensionamento del trasformatore d'alimentazione.
In molti casi non si trovano condensatori d'alta qualità all'interno degli apparecchi ma piuttosto oggetti commerciali.
Ci sono due ragioni di base per questo. La prima è che questi pur essendo economici fanno bella figura sulle foto e sulle pubblicità.
La seconda è che connettendo due
condensatori in parallelo, non solo raddoppiamo la capacità di immagazzinare energia,
ma ne dimezziamo l'impedenza. Questo è naturalmente abbastanza vero, ed in pratica si verifica sempre senza problemi, ma in realtà in misura molto minore di quanto ci è dato credere.
Quindi pur dimezzando l'impedenza questa potrebbe rimanere
ancora superiore a quella ottenibile usando una sola coppia di condensatori
di ottima qualità. Ancora, da questo punto di vista ci stiamo completamente scordando
della velocità di carica e scarica dei condensatori - quelli buoni sono costosi
proprio perchè sono, fra le altre cose, molto veloci.
Per fare un esempio, un
tipico condensatore commerciale da 10,000uF/63V del costo di circa 15-20.000 Lire avrà una
velocità di 30-40V/uS al massimo. Un equivalente Elna per Audio serie black, che costa circa 30 - 50000
avrà una velolcità di 80-90V/uS nel peggiore dei casi raddoppiando quindi la miglior
prestazione del condensatore commerciale. Un Siemens Sikorel, del costo di 40-60.000 Lire avrà
una velocità di oltre 100V/uS - ma a caro prezzo.
E questo è difficile da ignorare se volete una buona qualità di suono.
A cosa serve usare elettroniche ultra veloci se poi le rallentiamo
con condensatori lenti, che serviranno solo come limitatori della velocità del circuito stesso?
Questa è la ragione per la quale la velocità tanto declamata di alcuni amplificatori non viene
mai, in realtà, raggiunta.
Molti costruttori misurano la velocità del solo stadio d'ingresso
e pochissimi quella dell'intero ampli - il secondo gruppo mostrerà sempre risultati meno impressionanti.
Quindi attenzione ai dati stratosferici, molto probabilmente non sono realmente rappresentativi
dell'ampli preso per intero dall'input all'output.
Avanti per la seconda puntata
© Copyright 2001 Dejan Veselinovic - http://www.tnt-audio.com
HTML: Scott Faller - Traduzione: Giovanni Aste
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