Progettazione di uno stadio con triodo a catodo
comune e accoppiamento RC: Il calcolo della resistenza di uscita
e della distorsione
Per avere tutti i dati necessari ad un progetto completo
che faccia uso del nostro stadio ci manca l'impedenza di uscita
e la distorsione. Premetto che il "calcolo" di quest'ultima
non sarebbe banale, perciò ci accontenteremo di una stima
molto indicativa e molto banale, peraltro usando uno schema applicabile
unicamente ai triodi.
Calcolo dell'impedenza di uscita
Iniziamo a vedere il calcolo dell'impedenza di uscita.
Come al solito ci oniamo a centro banda e quindi l'impedenza di
uscita che ci aspettiamo è tipicamente resistiva.
Per effettuare questo calcolo mi vengono in mente
due tecniche diverse;
Mostrerò solo la prima tecnica, che è
più immediata; la seconda è estremamente elegante
e sofisticata, ed applica se si vuole in maniera diretta il modello,
ma ovviamente porta allo stesso risultato con maggiore fatica
(fidatevi e basta... e se proprio non vi fidate rifatevi i conti...
è divertente ed istruttivo, ma se vi viene diverso vuol
dire che avete sbagliato voi qualche cosa... Comunque, dato che
il pezzo di articolo relativo era già pronto e l'ho tagliato
per evitare di perdere efficacia con cose inutili all'atto pratico,
se qualcuno fosse interessato, glielo posso sempre inviare).
Applicazione di un segnale all'uscita.
Chiamiamo Ik la corrente che scorre nel catodo della
valvola; Io e' invece la corrente in ingresso nello stadio dall'uscita
dello stadio stesso, a seguito dell'applicazione di una tensione
Vo. Perciò nella Ra scorre una corrente data da Ik - Io.
Valgono a questo punto le seguenti relazioni:
In pratica la resistenza di uscita è pari
alla resistenza sull'anodo in parallelo all'altro valore, che
tiene conto degli effetti della valvola.
Esempi di applicazione
Nel caso del SIMPRE 88SE la resistenza di uscita
è data da:
Rout = 27k // (2.7k + (33 + 1) * 1k) = 15.5k
Come avevamo avvertito, non si può certo dire
che sia bassa...
Vediamo invece cosa succede in presenza di un bypass
catodico: in questo caso la Rk scompare e la formula diviene:
Rout = Ra // Ri
e quindi in uno stadio simile al SIMPRE, ma con bypass,
è inferiore alla Ri: non bassissima comunque, ma certamente
più ridotta del caso precedente.
Una nota sull'impedenza di uscita: avere una impedenza
di uscita bassa non vuol dire che sia possibile ricavare una gran
corrente dallo stadio: indica semplicemente che il guadagno ingresso/uscita
dello stadio dipende in maniera limitata dall'impedenza di carico
e quindi il comportamento dello stadio è quello normale
fino a carichi più bassi. Di fatto l'effetto più
immediato si ha sulla velocità del segnale, in quanto le
capacità parassite comunque presenti in parallelo al carico
possono essere pilotate tanto più velocemente e correttamente
quanto più bassa è l'impedenza di uscita.
Per garantire invece una data corrente in uscita
si deve verificare che la valvola non saturi e mantenga un comportamento
sufficientemente lineare con tale corrente, e ciò è
quasi indipendente dalla impedenza di uscita.
La distorsione nei triodi
Per quanto riguarda la distorsione, faremo solo alcuni
accenni.
Molto spesso sui data sheet è riportato un
dato di livello di uscita massimo e di distorsione per questo
livello in date condizioni di polarizzazione. Ora leggendo questo
dato si trovano valori dell'ordine di qualche percento o addirittura
di qualche decina di percento... piuttosto sconfortanti, a dire
il vero.
In realtà i valori di massimo livello di uscita
citati sono spesso dell'ordine dei 40, 50 o più volt.
Prove sperimentali dicono che per i triodi in realtà la
distorsione percentuale è proporzionale al livello di uscita.
Perciò un 5% a un livello di uscita di 50V
diviene un ottimo 0,2% a 2V di uscita.
Esistono anche altre formule abbastanza semplici per calcolare in modo approssimativo la distorsione, almeno in primissima battuta. Ne parleremo in futuro.
Conclusioni
Non so se in realtà quanto sopra possa veramente
interessare; ho ritenuto comunque importante completare un inquadramento
generale al problema, prima di presentare progetti un po' più
impegnativi. In ogni caso intendo continuare a fornire non solo
gli schemi e l'elenco dei materiali, ma anche una analisi semplice
e allo stesso tempo tecnicamente rigorosa dei circuiti che presenterò,
con le formule di progetto che vi stanno alla base.
Ho notato che la stampa, nonostante alcuni notevoli
tentativi di ammaestramento del lettore non informato, tende
sempre a fornire informazioni secondo me non centrate: si vedono
ad esempio tentativi di spiegare le basi teoriche dell'elettronica,
oppure tentativi di mostrare i criteri di progettazione di oggetti
estremamente complessi, senza fornire mai un livello corretto,
medio, di informazione, tale da stimolare effettivamente il lettore.
Il motivo addotto è spesso quello, realistiche, dell'accessibilità
dei trasformatori adeguati al progetto, oppure considerazioni
altrettanto realistiche relative al fatto che un progetto nasce
come un tutt'uno e non come un insieme di stadi separati su cui
si può agire indipendentemente. Sono considerazioni assolutamente
corrette, ma sono anche quelle che uccidono alla base le speranze
di... libertà di sperimentazione dell'autocostruttore medio.
è perfettamente vero che un progetto ottimizzato da un
valido progettista funzionerà certamente meglio di quello
di un autocostruttore impreparato ed arruffone; però sono
temo anche che fra il nostro lettore che si è fatto un
amplificatore probabilmente estremamente modesto (ma a costo praticamente
zero) recuperando pezzi sparsi, e chi si è costruito un
kit magari anche abbastanza buono, beh, alla fine il più
orgoglioso sia il primo. E anche se anche secondo me può
non essere un approccio corretto, la cosa deve come minimo farci
riflettere.
Ora, non so se quanto riportato sopra sia di effettiva
utilità per qualcun altro a parte il mio smisurato ego
(che, devo ammettere, comunque se ne gratifica a sufficienza per
imporvi molte altre migliaia di pagine tediose come ed assai più
di queste... perciò tocca a voi fermarmi, se non vi interessa
per niente questo tipo di approccio), ma penso che chi si occupa
di autocostruzione nella maniera intelligente, cioè non
copiando a vanvera schemi incompleti, per i quali non si può
far altro che andare ad implorare dal progettista informazioni
su dove reperire quel trasformatore o quel componente speciale,
ma cercando almeno di capire come gli schemi funzionano e magari
cercando di adattarli, in maniera consapevole, alle proprie esigenze
quel minimo che è concesso (ma di recente sembra non sia
più concesso per niente...), debba essere una persona che
mastica già un po' di elettronica ed elettrotecnica di
base e quindi non si spaventa più di tanto trovandosi dinanzi
schemi, grafici e relazioni matematiche...
É anche vero che con le quattro nozioni che
abbiamo messo assieme non si va molto lontano, non si diviene
certamente dei grandi progettisti; però resta comunque
una possibilità di incremento della comprensione dei meccanismi
nascosti del nostro hobby preferito.
É chiaro che mentre chiunque dotato di una
discreta abilità manuale, di un minimo di conoscenze di
terminologia elettronica e di un minimo di documentazione (tanto
per saper leggere i codici a colori delle resistenze e capire
quale è il verso corretto di inserzione di un diodo o di
un transistor) è in grado di costruirsi un kit, e dopo
averne costruito uno o due diviene in grado di costruirsi degli
apparati semplicemente partendo dalla lista dei materiali e dallo
schema, per poter comprendere questi articoli servono anche delle
basi teoriche un po' più complete.
D'altra parte credo anche che ben poche fra queste
persone possano accettare di impegnarsi in uno studio teorico
fine a se stesso, senza avere uno stimolo pratico, cioè
senza essere poste di fronte ad uno strumento od un metodo che
non comprendono a fondo, ma che può divenire chiaro e semplice
nel caso una volta che queste basi siano state acquisite. E questo
è la grande scommessa di questi articolo: mostrare che
progettare un sistema elementare a valvole non è particolarmente
complesso, una volta che si abbiano ben chiari alcuni punti ed
un minimo di basi teoriche, in modo da riuscire a spingere qualcuno
ad acquisire queste basi.
Forse è una mia personale idea fissa, ma realizzare
oggetti progettati da altri non mi ha mai soddisfatto fino in
fondo: e credo che anche per qualsiasi autocostruttore l'obiettivo
da raggiungere sia quello di progettare e realizzare il proprio
sistema. Con questi articoli spero di essere riuscito a dare anch'io
un piccolo contributo.
© Copyright 1998 Giorgio Pozzoli