La telefonata di Giuliano Nicoletti arriva, improvvisa ed inaspettata, proprio mentre, curando una delle mie altre passioni, sono intento a leggere una ipercomparativa tra le motociclette sportive del momento: da zero a cento 2,2 secondi, quattrocento metri con partenza da fermo in 9,9 secondi, velocità prossime ai trecento all'ora... roba da capogiro!
Meglio rivolgere la propria attenzione al più tranquillo hobby dell'HI-FI.
Dunque, dicevamo, Giuliano, che come sapete è stato collaboratore
di TNT ed ora collabora con la rivista cartacea Suono, mi dice che ha pronto
un prototipo funzionante del Sub Trentino, da lui progettato e realizzato,
e vuole accordarsi con me, valutando la mia disponibilità, per la prova
di ascolto.
Quasi lo sorprendo dandogli appuntamento per la mattina successiva,
giorno quanto mai opportuno, trattandosi di un sabato.
Perchè Trentino? Il nome di battesimo deriva dal litraggio del Sub: esattamente trenta litri!
Bene, al mattino successivo, come previsto, ti arriva Giuliano assieme all'oggetto del desiderio che, ad una prima indagine visiva, si presenta con una veste estetica piuttosto *casual*. La vernice ad effetto marmoreo, infatti, è terminata nel momento meno adatto, ed uno dei lati del parallelepipedo nero si mostra in tutta la sua essenza di... massello di MDF!
Dal punto di vista estetico, non c'è dubbio che ci troviamo di fronte
ad un oggetto dalle dimensioni piuttosto importanti: cm 39x28x49 e piuttosto
pesante.
Tecnicamente non ne so molto, salvo il fatto che si tratta di un componente
passivo, che vengono adottati due woofer da 20 cm, accoppiati in push-pull,
e che all'interno ci sono tre camere acustiche, nell'ultima delle quali
è collocato il tubo di accordo che comunica con l'esterno.
Giuliano mi dice che, visto il particolare tipo di accordo tra le camere
acustiche, non si è reso necessario alcun tipo di filtro, e che in tale
condizione la risposta in frequenza dovrebbe attestarsi tra i 30-35 Hz
e gli 80-85 Hz.
Il tubo di accordo, collocato in un angolo del lato da 28x49, risulta in posizione tale da consentire di apprezzare le variazioni del suono derivanti anche dal semplice *ribaltamento* del parallelepipedo: infatti, basta rigirarlo per passare da una posizione in cui il tubo risulta praticamente in linea con il pavimento, ad un'altra che ne consente il distanziamento dallo stesso di oltre 40cm.
In ogni caso, per quelli che sono gli aspetti tecnici e costruttivi, vi rimando allo specifico articolo tecnico.
Mi viene spontaneo il confronto con il Sub Indiana Line TH-SA, presente nella mia sala di ascolto, che è un componente con tanto di amplificatore, regolazione del livello di uscita, frequenza di taglio regolabile elettronicamente in maniera continua, ed altro ancora, del quale potete leggere la prova su queste stesse pagine.
In termini di dimensioni, il rapporto è di quasi uno a tre, e questo
mi porta a riflettere su quanto sia vantaggioso, in termini di contenimento
delle dimensioni, un progetto *attivo* rispetto ad uno *passivo*.
Infatti, la possibilità di intervenire con filtratura elettronica,
consente, utilizzando componenti di piccole dimensioni ed ingombro, di
*sostenere* e riallineare l'emissione alle frequenze più basse, inevitabilmente
limitate rispetto a quanto si potrebbe ottenere con volumi di carico più
elevati.
Oltretutto, le possibilità di regolazione che, generalmente, offre un progetto attivo sono decisamente più elevate di quanto non possano esserlo in uno passivo, con il risultato che lo si può accordare in modo senz'altro più semplice al resto dell'impianto, ambiente compreso.
In teoria, poi, altoparlanti di dimensioni contenute risultano, in genere, più veloci e più adatti ad applicazioni in ambito audiofilo. Se poi si considera che la parte di amplificazione viene ad essere specificamente progettata per il tipo di altoparlanti impiegati, si evince come la soluzione attiva sembri essere la più idonea ai fini del buon ascolto.
Tornando con i piedi per terra, non bisogna dimenticare il tipo di oggetto con cui abbiamo a che fare: un subwoofer da autocostruire, il cui progetto trovate nelle pagine di TNT, che nelle intenzioni del progettista avrebbe dovuto essere di semplice costruzione e ben suonante. La realizzazione avrebbe dovuto essere, insomma, alla portata di tutti e la soddisfazione garantita.
Quanti tra noi sarebbero stati in grado di mettere mano ad un progetto
relativo alla realizzazione di un subwoofer attivo? Io penso non molti.
Considerato poi che anche la realizzazione di un semplice filtro passivo
può, a volte, risultare complicata, ecco che il progetto di Giuliano Nicoletti,
che ne fa addirittura a meno, trova immediatamente una sua ragione d'essere
e diventa, in pratica, esclusivamente un esercizio di falegnameria!
Ma l'impresa vale la spesa?
Voglio dire, sarà pure relativamente semplice da costruire, ma poi
sarà in grado di regalarci le giuste soddisfazioni anche da un punto di
vista strettamente musicale?
Questo è proprio quello che andremo a scoprire!
Trattandosi di un progetto di TNT, cercheremo di essere più severi di quanto, normalmente, non siamo già (un po' difficile, vero?). L'oggetto in prova sarà letteralmente *rivoltato* (vedrete in seguito... :-).
La seduta di ascolto è iniziata posizionando il sub appoggiato al pavimento tramite tre punte coniche fissate con biadesivo e con il tubo di accordo che, vi ricordo, rappresenda l'unico elemento irradiante verso l'esterno, rivolto verso il pavimento.
Risultato: un terremoto!!!
Dimenticavo. Il sub è stato provato con il mio impianto personale che, vi ricordo, è composto dalle seguenti componenti:
Il Trentino è stato collegato in parallelo ai diffusori, sfruttando
la stessa sezione finale dell'Audioanalyse, pressochè insensibile alle
caratteristiche del carico.
Dicevamo? Ah, si. Un terremoto! Estensione e pressione acustica impressionanti!
Tale configurazione risulta di grande effetto, magari valida per applicazioni
da cinema in casa, ma assolutamente inadeguata ai fini del buon ascolto.
Lo scalino, in termini di pressione acustica, rispetto ai diffusori
(perlomeno quelli provati), risulta realmente troppo elevato!
Urge immediatamente una *rotazione del cubo* (deformazione professionale,
scusate... :-) !
Sub ad un metro dalla parete di fondo con il tubo di accordo che *spara*
verso la stessa posizionato vicino al pavimento.
Uhm, non ci siamo. Il basso elettrico di Lee Ritenour (Stolen Moments)
risulta assolutamente inintellegibile... Lo scalino, poi, è ancora troppo
evidente.
Bene, giro il parallelepipedo posizionandolo con il tubo di accordo
verso il punto di ascolto e rivolto verso il basso, a circa un metro dalla
parete posteriore.
L'emissione si attenua un po', sopraggiungono però alcuni problemi
di coerenza in funzione della frequenza... e comunque il livello acustico,
nel mio ambiente (un saloncino di una trentina di metri quadri), è ancora
troppo sostenuto. Sperimentiamo qualcos'altro...
Stessa posizione, con il tubo di accordo sempre posizionato verso il
punto di ascolto, ma lontano dal pavimento.
Le cose migliorano, e l'ascolto della Sinfonia Fantastica di Berlioz
regala autentiche e viscerali emozioni. Però, più che emozioni qualitative,
sono più che altro emozioni quantitative... forse si può migliorare ancora
qualcosa...
Ulteriore modifica e sub, per così dire, a *pancia in alto*! Tubo di
accordo orientato verso il soffitto, dalla parte del punto di ascolto.
Il tutto ad oltre un metro dalla parete di fondo.
In tal modo, il tubo, considerate le dimensioni del sub, spara a circa
un metro e mezzo dalla parete posteriore e perlomeno altrettanto dalla
parete laterale più vicina.
Risultato: da non credere! Il miglioramento è evidentissimo. Coerenza
di emissione in funzione della frequenza ottima, basso intellegibile ed
articolato... ci siamo! L'ascolto della Fantastica, di Watermark
(Enya) ed altro ancora, risulta emozionante e coinvolgente. Peccato solo
per quella leggera sensazione di *grassezza* sul basso. Però, pensandoci
bene... ma si, proviamo!
Metto le punte coniche, già utilizzate per il posizionamento con il
tubo di accordo verso il basso, sotto il sub e rinnovo l'ascolto.
Siamo all'apoteosi!!! Il risultato supera qualsiasi mia aspettativa!
Via ogni sensazione di grassezza, il basso diviene trasparente ed articolato.
Nei passaggi più energici, la pressione acustica generata dal sub è impressionante,
l'estensione verso il basso sembra non avere limiti. Sorprendentemente,
nonostante non venga utilizzato alcun tipo di filtratura, le frequenze
più elevate, quelle che ancora coinvolgono le voci maschili, risultano
del tutto assenti, a tutto vantaggio della qualità complessiva.
Continuo ad ascoltare i miei brani preferiti, con l'ampli che sembra
disporre di energia inesauribile, l'incubo di imminenti liti condominiali
e mia moglie che, ogni volta che transita per il salone, non lesina occhiatacce
sospettose al grosso parallelepipedo semilavorato che staziona più o meno
in mezzo alla stanza.
Rifletto tra me e me. Certo che, così posizionato, il sub garantisce
eccellenti prestazioni. Però non si tratta di un oggetto facile, perlomeno
da un punto di vista strettamente audiofilo.
Se lo si vuole utilizzare per generare sensazioni ad effetto, basta
un angolo e lui attiva moti vibrazionali avvertibili dal più vicino centro
sismico!
Per ottenere le migliori prestazioni, è però necessario un più che
accurato posizionamento in ambiente, dal momento che l'aria che mette in
movimento è molta, e il sub non dispone di alcun tipo di controllo.
E' fuor di dubbio che, da questo punto di vista, il piccolo TH-SA, usato
come riferimento, grazie alle regolazioni di cui dispone, può essere ottimizzato
in maniera molto più semplice, a tutto vantaggio del posizionamento in
ambiente, che risulta senz'altro più *indolore* anche dal punto di vista
puramente estetico.
A questo punto, penso che varrebbe la pena realizzarlo con un tipo
di legno di un certo pregio, in modo tale che risulti più conveniente
esporlo alla vista piuttosto che tentare di occultarlo (cosa poco praticabile,
del resto...).
Se poi si dispone di un secondo amplificatore, dotato di regolazione
del livello di uscita, lo si potrebbe utilizzare per pilotare il nostro
sub e regolarne così l'emissione in modo ottimale. Andrebbe pero verificato
il comportamento generale al variare del livello acustico... ci potrebbero
essere *disallineamenti* tra sistema ampli-diffusori e sistema ampli-sub.
Continuo ad ascoltare musica mentre penso a queste cose, e il livello
di emissione del sub, pur in un contesto decisamente buono, mi sembra ancora
un filo troppo elevato. Come intervenire? Ma certo! Perchè non ci ho pensato
prima?
L'imballo di una scheda per PC mi viene in aiuto. Per evitare che la
scheda si possa danneggiare, all'interno dell'imballo di cartone vengono
posti due piccoli fogli di un materiale espanso, spessi circa un centimetro,
simile alla gommapiuma, ma molto più leggero e a trama decisamente più
larga.
Lo sagomo e lo infilo all'interno del tubo di accordo del sub.
Manco a farlo apposta, le dimensioni risultano perfette, le estremità
del foglio si toccano lambendo, nel contempo, le pareti interne del tubo.
Risultato? Fine delle peripezie! Il successivo ascolto mi fa gridare
*Stop! Ci siamo*. In tale configurazione, il tutto risulta piuttosto omogeneo
e di sicura soddisfazione anche da un punto di vista esclusivamente audiofilo.
Intendiamoci bene: il sub c'è e si sente. Il Trentino è uno di quegli
oggetti che, se lo inserisci nella catena HiFi, ne diventa in qualche modo
il dominatore! Non a caso il pezzo si intitola *Qui comando IO!!!*. Nel
bene e nel male (ma quale male? Che vado farneticando?).
Nella realtà, l'ascolto è talmente piacevole che non mi soffermo più di tanto a considerare parametri quali coerenza tonale e velocità di emissione. La coerenza tonale, a quelle frequenze, non sempre è significativa. La velocità, senz'altro soddisfacente, è tale da non inficiare in alcun modo l'articolazione. Tuttavia non nascondo che, tentando di valutarla, il più delle volte sono stato distratto dall'estensione, dalla pressione e dall'immanenza del basso. Nel contesto generale, insomma, risultava il parametro meno significativo.
In definitiva, vediamo di classificare l'oggetto tentando di effettuare una sintesi di quanto fin qui rilevato.
Le dimensioni del sub non sono contenutissime, di conseguenza, esteticamente, non passa inosservato. A mio avviso, visto che difficilmente può essere nascosto, tanto vale valorizzarne la finitura estetica, in modo da poterlo esporre senza problemi. Magari ci potete appoggiare sopra una bella pianta, meglio se finta, così non c'è rischio di *annegare* il sub durante le innaffiature... (NO! Vi prego, non lo fate!).
I vincoli, in termini di posizionamento ai fini di un ascolto veramente audiofilo, da questo punto di vista ci mettono il classico *carico da novanta*! Se lo volete utilizzare per i classici effetti da *cinema in casa*, ovviamente il problema non si pone: lo mettete in un angolo, tubo di accordo verso il basso (metteteci dei piedini però, mi raccomando!), vi infilate i guantoni per sostenere i litigi condominiali e via!
Altra cosa significativa da ricordare, è che il suo inserimento nella catena audio, comporta una decisa caratterizzazione del suono, vi piaccia o no. Diversamente dal sub Indiana Line TH-SA, non si limita semplicemente a sostenere in basso i diffusori, ma li dirige con piglio deciso!
Spero di essermi spiegato.
Lui non è fine, ma scorbutico ed autoritario!
La flessibilità operativa, per lui, significa caricarselo sulle spalle,
rigirarlo o portarlo a spasso da una parte all'altra della stanza. Altro
che regolazione fine del livello di uscita, frequenza di taglio variabile
od altro ancora!
Però, se ben ottimizzato, è in grado di produrre un suono grande,
possente, articolato e molto, molto coinvolgente, addirittura emozionante!
Ben oltre le possibilità del TH-SA, usato come riferimento.
Anche la tenuta in potenza, non ha mai creato alcun problema, perlomeno
nell'impianto di riferimento.
Tutto questo, credetemi, non è poco.
Come? Che dite? Avete dimenticato il punto chiave di tutta la questione? Bene, ve lo ricordo io!
Quello che abbiamo fin qui trattato è un oggetto che, badate bene,
è stato analizzato in modo asettico, indipendente dalla sua, come dire,
classe di appartenenza.
Ora però diciamola tutta: si tratta di un oggetto si da autocostruire,
ma dal costo materiale totale di 250.000 lire!!! (duecentocinquantamilalirette).
E' vero, in considerazione di ciò, potevamo essere decisamente meno
critici nei suoi confronti. Ma a che scopo, visto che ne è uscito comunque
vincitore?
Fremo dalla voglia di vedere pubblicate le foto di qualche realizzazione
ben riuscita...
Buona costruzione e buon ascolto a tutti!
© Copyright 1998 Stefano Monteferri