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Il latte scremato costa più di quello intero
Che l'HiFi debba essere alla portata di tutti credo di averlo ripetuto
più volte sino ad essere tedioso. Il problema più grave
è tuttavia rappresentato dal costo della materia prima per l'Alta Fedeltà, ovvero la Musica.
Quarantamilalire (40.000) per un CD sono davvero troppe, un vero insulto all'intelligenza del consumatore.
Cerchiamo dunque di capire perchè si è giunti a questa situazione
e quali possano essere le possibili strade per uscirne.
Una retrospettiva per capire meglio
Gli audiofili di vecchia data certo ricorderanno la rubrica Contro il
caro-disco sulla rivista Stereoplay circa 20 anni fa. Ricordo brevemente,
per chi non c'era allora (come me...) che tale rubrica era nata col preciso
scopo di combattere il rialzo continuo dei prezzi degli LP tramite la promozione
di un mercatino di compravendita di dischi usati tra i lettori della rivista,
i quali specificavano anche con che tipo di impianto erano stati
ascoltati gli LP, a garanzia (o meno) di uno stato d'uso impeccabile.
Il problema sussisteva anche allora quindi e la comunità musicofila si era
mobilitata, anche grazie all'appoggio della rivista in questione, per tentare
di salvarsi dallo strangolamento delle Case discografiche.
Passarono gli anni e del mercatino dell'usato e di quella rivista non si seppe
più nulla. Arrivarono gli anni '80 ed il Compact Disc.
Quale occasione migliore per poter aumentare il costo del software se
non quella dell'introduzione di un nuovo supporto ad altissima
tecnologia ?
E così accadde. Dopo una potentissima campagna pubblicitaria, sarebbe meglio
dire lavaggio del cervello, tutti erano convinti che il nuovo supporto,
eterno, indistruttibile, puro come la luce e, soprattutto digitale,
parolina magica che evoca scenari da fantascienza in ogni cretino che si
rispetti, sarebbe stato il degno sostituto del vecchio e preistorico LP.
Amen.
Fu così che riuscirono a vendere il CD ad un prezzo superiore rispetto al
vinile quando coloro che sapevano ed hanno taciuto erano ben consci del fatto che
costa molto di più stampare un vinile che un dischetto argentato.
Dal punto di vista del marketing niente da dire: proporre il nuovo supporto
ultramoderno ad un costo superiore rispetto al vecchio sistema era il minimo
che potessero fare per sostenere l'immagine tecnologica del Compact Disc.
In questo modo, con un sol colpo, sono pure riusciti ad aumentare i margini
di guadagno.
Scacco matto.
Qualche responsabilità
Le ragioni per le quali tutto questo è potuto accadere sono
varie e molto complesse, le colpe vanno ricercate in coloro i quali sapevano
cosa si stava preparando ed hanno taciuto quando non si sono dimostrati
addirittura complici di un simile furto ai danni delle tasche dei soliti
appassionati. Se è giusto che le Case Discografiche facciano i loro interessi
trovo quantomeno singolare che tutti gli altri, incluse le riviste
specializzate, non abbiano neppure tentato di dire o fare qualcosa.
Il massimo che hanno fatto è riempire pagine e pagine di inutili discussioni
sulla superiorità di un supporto sull'altro, dando voce ai gridolini
di audiofili isterici e paranoici, antesignani di un celodurismo
ante-litteram, che urlavano dalle rubriche della posta che
il loro giradischi avrebbe fatto impallidire qualsiasi lettore CD di
qualsiasi prezzo etc etc.
Così discutendo si è fatto il gioco delle Case Discografiche e cioè
far passare in sordina la clamorosa truffa di un supporto manifestatamente
più economico venduto ad un prezzo più elevato.
Un po' come quando vi vendono del latte totalmente scremato
(senza alcun valore quindi) ad un prezzo più alto di quello
intero con la scusa che è un latte dietetico. E voi furbi che lo
comprate.
Le responsabilità, gravi, ci sono state dunque. Le complicità pure.
Ma questo è normale.
Col giro di denaro che ruotava attorno all'affare CD queste cose era del
tutto naturale che accadessero.
Cosa succede oggi
Andiamo avanti e veniamo ai giorni nostri.
I discografici avevano bisogno di un ulteriore pretesto per aumentare il prezzo
dei dischi ma non potevano certo introdurre un altro supporto. Non che non ci
abbiamo provato. Basta pensare alla tentata burla della DCC e del Minidisc e
all'affossamento del DAT, argomenti sui quali sorvolo per amore di brevità.
Ma non temete, il nuovo è già dietro l'angolo: il DVD e compagnia
sono già pronti per assalire il mercato. Nel frattempo però
occorreva un'altra mossa. E si sono inventati i pretesti della pirateria
Audio e del famigerato Ticket TV.
La Pirateria
A causa del dilagare delle cassette pirata a basso costo (quelle
*non originali* per intenderci), le vendite del materiale ufficiale sarebbero
calate drasticamente onde per cui, contrariamente a qualsiasi legge di
mercato, il prezzo del software, secondo i discografici, doveva essere
necessariamente aumentato.
Permettetemi un dubbio lecito: ma non è che la pirateria ha tanto successo proprio perchè il software
ufficiale costa troppo?
Perchè non aumentare la qualità invece? Le cassette
originali non sono in fondo molto diverse da quelle piratate, sonicamente
parlando, se di qualità sonora di può parlare per un aggeggio
di plastica che lasciato dentro l'auto per un'ora perde il 50% di ciò che
c'è inciso dentro...
Ci pensate che controsenso?
Sarebbe come se la Fiat, pressata dalla concorrenza delle auto orientali a basso
costo ed alta tecnologia, per difendersi aumentasse i prezzi delle proprie
auto lasciandone contemporaneamente invariata la qualità.
La cosa più sensata da fare sarebbe stata invece quella di migliorare il
prodotto ufficiale e/o abbassarne il prezzo.
Tutti abbiamo visto in TV i patetici spot contro la pirateria. Credete che il
messaggio venga recepito? Se è vero come è vero che i maggiori consumatori
(!) di cassette sono proprio i giovani, under 25 diciamo, credete davvero che
questi siano sensibili a considerazioni astratte sulla qualità
(neppure supportate da fatti concreti) piuttosto che al costo della loro
musica preferita? Non si può chiedere 20/25.000 lire per un guscio di
plastica a perdere che dopo dieci ascolti in auto è da buttar via.
Molto più economico e comodo comprarsi un lettore CD per auto (o portatile)
e ascoltarsi la propria Musica preferita nel migliore dei modi.
Il Ticket TV
Altra bella trovata. L'altro modo per aumentare il costo dei dischi senza motivo.
Sapevate che i dischi che vengono pubblicizzati in TV sono gravati da un sovrapprezzo
detto, appunto ticket TV? In altre parole la pubblicità, oltre
che subirla, dobbiamo pure pagarcela.
Fortunatamente questa enormità non è passata del tutto inosservata e
pare che l'Antitrust stia facendo le indagini del caso.
Non ci farei troppo affidamento, comunque.
La situazione nel mondo
Grazie a Internet è estremamente facile ottenere informazioni da tutti i
Paesi del mondo ed è in questo modo che ho condotto una piccola indagine
telematica tra gli appassionati di HiFi e Musica per scoprire qual'è la
reale situazione del prezzo dei dischi all'estero.
I risultati sono stati piuttosto sorprendenti: in alcuni Paesi Europei (Francia,
Belgio, Danimarca e Inghilterra) i prezzi sono simili a quelli italiani.
In Germania sono lievemente più bassi mentre fuori dall'Europa il costo
della Musica è notevolmente inferiore. Un esempio su tutti sono
gli Stati Uniti, dove il prezzo medio di un CD si aggira sui 15 dollari
(23.000 lire). Inoltre non è difficile reperirli a prezzi notevolmente
inferiori (intorno ai 10 $). Nonostante questo, secondo un'indagine di
mercato citata dal New York Times, i consumatori americani ritengono che
il CD è ancora troppo costoso rispetto al suo reale valore (!).
Il Presidente della Mercury Records ammette candidamente che, stante il
rallentamento delle vendite dei CD, l'industria discografica attende con
ansia il lancio di un nuovo supporto (DVD?) così che accada
nuovamente ciò che era già successo in occasione dell'avvento
del CD, ovvero una nuova riconversione di tutte le discoteche (intese come
collezioni di dischi) al nuovo formato.
Per quanto riguarda la situazione Europea c'è da fare un paio di osservazioni:
è vero che in alcuni Paesi, sebbene non in tutti, il costo del software è
simile a quello sul mercato italiano, ma è altrettanto vero che non si possono
paragonare così semplicisticamente delle economie tanto diverse.
Basti pensare che un operaio tedesco guadagna molto di più del suo collega
italiano e, di conseguenza, le 30/35.000 lire che deve pagare per un CD
incidono sul bilancio familiare in modo decisamente meno pesante.
Ancora, a quanto risulta, in nessun altro mercato esiste la burla del
Ticket TV e ciò va preso seriamente in considerazione.
Le possibili vie d'uscita
E' chiaro che questa situazione non porterà da nessuna parte,
soprattutto i discografici.
Risolvere una crisi di vendite causata principalmente dall'alto
costo del prodotto col semplice aumento a dismisura dei prezzi è quantomeno
sintomo di una volontà suicida. Purtroppo col suicidio dei discografici
si darà il colpo di grazia allo sviluppo ed alla diffusione della
Cultura della Musica in Italia.
Che le Case Discografiche si ravvedano e tornino a più miti consigli
mi pare lontano da ogni più ottimistica previsione.
Non è escluso che si riesca a far capire agli stessi musicisti che per
vendere i dischi ufficiali bisogna che il loro costo sia adeguato.
Potrebbero loro stessi, proprio per tutelare i propri diritti, chiedere
alle Case Discografiche una politica dei prezzi più vicina alle
possibilità della gente.
Alcune etichette indipendenti marchiano i loro CD con la scritta 30.000 -
prezzo giusto. Sicuramente qualcuno ci guadagna meno, forse gli artisti
forse i discografici, certo è che la qualità tecnica è almeno pari, a volte superiore, alla media delle incisioni delle grandi Major.
Ciò significa che i costi tecnici (studi, attrezzature e
personale) sono perlomeno simili, a meno che non vogliamo dire che le Major
producono prodotti peggiori spendendo di più...
Dunque la battaglia si può condurre anche su questo fronte.
Non è detto che i musicisti siano più sensibili dei discografici ma
lasciargli intravedere la possibilità concreta di vendere di più
cercando di contenere il costo del prodotto il più possibile può
essere una strada da percorrere. E' molto più facile che si dimostrino
più sensibili a proposte di maggior guadagno piuttosto che ad
iniziative umanitarie fini a se stesse.
E' vero, come dice l'ottimo G.M.Binari su FdS, che la nostra può
sembrare una lotta contro i mulini a vento. Gli interessi in gioco ed il
potere persuasivo enorme del mezzo di comunicazione più seguito, la TV,
sono tali che ogni movimento della piccola comunità degli audiofili
passerebbe del tutto inosservato.
Fortunatamente i fruitori di Musica sono una categoria ben più ampia di
quella di noi audiofili e bisognerebbe riuscire a sensibilizzarla in ogni modo.
Da questo punto di vista molto possono fare le riviste specializzate (hifi e
musicali in genere) invitando i propri lettori a protestare, in tutti i modi
legalmente possibili.
Una proposta operativa concreta
Nel mio piccolo propongo subito un'idea concreta: una raccolta di firme che
effettuerò in Rete attraverso le pagine di TNT.
Chiunque ritenesse che il costo attuale dei dischi (o cassette
o quant'altro) ed il famigerato Ticket TV siano un'autentica offesa ed un attentato
al mondo della Cultura musicale in genere possono
inviarmi un e-mail con su scritto:
Aderisco! più nome e cognome.
Se tutte le riviste del settore facessero lo stesso la faccenda potrebbe
assumere dei contorni interessanti ed il peso di migliaia di proteste
potrebbe diventare tutt'altro che trascurabile.
Può anche darsi che non servirà assolutamente a niente ma non
possiamo arrenderci prima di combattere.
Attendo riscontri da parte dei responsabili delle riviste specializzate con l'intento del raggiungimento di un obbiettivo comune.
Altri editoriali sono stati dedicati all'argomento costo dei dischi e li trovate sfogliando l'elenco completo. Tra gli altri, un editoriale è dedicato al problema dell'IVA sui dischi.
© Copyright 7 Dicembre 1996 (aggiornato Novembre '98)
Lucio Cadeddu
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