Cosa sia l'Alta Fedeltà è, probabilmente, una domanda che ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, si deve essere posto.
La risposta che, verosimilmente, tutti si sono dati è che sia il tentativo di ricreare a casa nostra un barlume di verità, ovvero di far si che la riproduzione della musica si avvicini quanto più sia possibile ad un ascolto almeno realistico, se non proprio reale.
Per questo ci sono al mondo persone disposte a sacrificare centinaia di milioni in apparecchi sempre più sofisticati che, però, non sempre mantengono le promesse anche perchè la realtà oggettiva ci dice che di novità sostanziali, escluso il famigerato supporto digitale, in campo audiofilo non ce ne siano da svariati decenni.
All'ultimo TOP AUDIO, invece, almeno una cosa nuova si è potuta ascoltare e, almeno superficialmente, giudicare: parlo del sistema AVS ideato da Andrea Von Salis e realizzato, sulle sue specifiche, dalla Shinpy.
Tutto italiano, quindi: le idee e la realizzazione pratica.
Questo sistema era stato preceduto da qualche anticipazione
abbastanza vaga sulla stampa specializzata, ma quali fossero le sue caratteristiche non era molto chiaro, nè era chiaro cosa fosse in grado di fare in realtà.
Alla prova dei fatti credo di poter dire subito che il sistema funziona, e probabilmente funziona anche bene.
Prima di entrare nel merito dei particolari di questo impianto esaminiamo cosa non va nell'Hi-Fi di cui oggi possiamo disporre tutti noi.
Il primo punto *caldo* è dato dalla ricostruzione dello stage sonoro, di solito piuttosto deficitario, ottenuto a prezzo di una fatica non indifferente nella messa a punto dell'impianto e della sala d'ascolto e di un esborso in danaro che, come dicevo prima, spesso non è proporzionale ai risultati ottenuti.
Il secondo punto *caldo* è dato dalla scarsa capacità dinamica dei sistemi a disposizione se pretendiamo, nel contempo, una timbrica corretta e la già citata ricostruzione scenica.
Ciò vuol dire che è quasi impossibile avere apparecchi in grado di possedere contemporaneamente tutte queste caratteristiche espresse pienamente e insieme.
Il sistema AVS dichiara di essere riuscito a superare questi ostacoli con un nuovo approccio concettuale di tipo psico-acustico mediante il trattamento digitale del segnale acustico.
La realtà virtuale è, in verità, una falsità reale, ma i nostri sensi si fanno infinocchiare abbastanza facilmente, se ciò che percepiamo ci interessa e ci piace.
Ecco, allora, perchè la ricostruzione scenica acquista tanto valore: è lei che ci permette di *vedere* con l'udito ciò che la nostra vista non può percepire.
Per entrare, finalmente, nei dettagli, il sistema è composto da un impianto stereo convenzionale più un impianto, separato, che pilota due canali posteriori. Il tutto è gestito da un misterioso apparecchio aggiuntivo che i costruttori definiscono *correlatore prospettico*.
Le fonti utilizzate erano digitali, DAT o CD.
Non mi risulta che si possano usare fonti analogiche.
In pratica appare come un impianto quadrifonico o surround, senza canale centrale!, ma la realtà è che non ha niente a che fare con questi.
I canali *posteriori*, infatti, trattati dal correlatore prospettico, danno luogo ad una immagine fantasma che si delinea anteriormente all'ascoltatore.
Il termine *fantasma* per questa immagine sonora mi sembra ben appropriato perchè, durante la breve prova ho chiesto, e gentilmente mi è stato accordato, di escludere i canali anteriori proprio per apprezzare quale fosse l'impatto di questo sul risultato finale: ebbene perchè l'immagine si materializzi è necessario un discreto grado di concentrazione e di serenitàd'animo pena la scomparsa dell'immagine e la delocalizzazione del suono.
L'impianto nel suo complesso, invece, ha una resa che non esito a definire sconcertante, tanto è diversa da quanto siamo abituati ad ascoltare con catene tradizionali.
La prima cosa che colpisce è una ricostruzione veramente tridimensionale degli strumenti, accoppiata a dimensioni degli stessi assolutamente reali.
La seconda, ma non meno importante, è la dinamica, in alcuni casi veramente devastante. Quello che, invece, sconcerta è che si ha l'impressione di essere nel mezzo degli esecutori o, quantomeno, nelle immediate adiacenze del palco, mentre gli appalusi al termine delle registrazioni live sono così realistici che viene spontaneo voltarsi all'indietro per cercare il pubblico.
Tutto ciò, però, richiede una tecnica di registrazione ad hoc, anche se effettuata senza l'ausilio di apparecchi particolari ma solo con una specifica disposizione microfonica, sulla quale non ho potuto avere notizie salvo che tale ripresa microfonica è esclusivamente stereofonica, su due soli canali, e completamente compatibile con i sistemi standard.
Per sfruttare appieno questo sistema, quindi, è necessario che le registrazioni siano effettuate con tale tecnica, ma anche i dischi convenzionali beneficieranno di un fronte sonoro assai ampio e di una notevole ricostruzione scenica anche se meno spettacolare di quella ottenibile con le registrazioni dedicate.
Siamo, quindi, alla riproduzione perfetta?
No, personalmente non gradisco molto questa comunanza stretta con gli
esecutori, che trovo un po' fastidiosa, soprattutto per il fatto che è effettivamente fin troppo realistica. Però mi rendo ben conto che non si possono trarre giudizi definitivi dopo un breve ascolto e in condizioni ambientali che non sono paragonabili a quelle casalinghe.
La nota veramente dolente è, invece, il prezzo di tutto ciò: si parla di 150 milioni per il sistema esposto e di 50 milioni per quello Home, più dimensionato per appartamenti *umani*.
E' evidente che ci troviamo di fronte a qualcosa che non riguarda la massa dei poveri mortali!
Nonostante ciò è importante che esista un sistema funzionante su principi di assoluta compatibilità con gli apparecchi esistenti (pre, finali e casse acustiche di questo sistema anche se di qualità sopraffina sono assolutamente convenzionali) e che migliora in maniera sostanziale, anche se probabilmente perfettibile, la riproduzione sonora con la sola aggiunta di un processore digitale.
Se il brevetto di questo, infatti, venisse acquistato da una grande azienda e non fosse solo limitato ad una piccola produzione di nicchia, il prezzo finale potrebbe facilmente arrivare alla portata di molti audiofili, anche di quelli squattrinati.
Le cose che mi sembrano più importanti, però, sono che ci troviamo di fronte ad una svolta effettiva nel campo della riproduzione sonora e che il trattamento digitale del suono, se ben utilizzato, presenta delle potenzialità che sembrano ben lontane dall'essere state sviluppate pienamente.
Forse è questo il futuro.
© Copyright 1997 Daniele Sabiu