Ormai anche le Companies più restie ad aprire alle nuove tecnologie stanno
producendo o progettando sistemi per l'Home Theater e/o per il multiroom.
Un esempio su tutti, che chiarisce come sta cambiando il modo di intendere
l'audio domestico, è rappresentato dalla Linn, da sempre avversa alle nuove
tecnologie (basta ricordarsi la sua posizione nei riguardi del CD) e che ora
produce una linea dedicata al multiroom.
Posseggo da tempo un impianto Home Theater,
fonte di grande divertimento personale e dei miei amici che, a cadenza settimanale,
si riuniscono per godere le emozioni del buon Cinema in casa.
La maggior parte di loro non è appassionata di Musica ne' tantomeno di HiFi.
Tuttavia, l'idea di costrursi un impianto Home Theater è affascinante per
tutti. Questa semplice esperienza personale può dunque avvalorare l'ipotesi
che i nuovi intrattenimenti domestici (chiamiamoli *multimediali*) possano
portare nuova linfa nel mercato dell'Audio HiFi ormai sofferente per mancanza
d'interesse da parte del grande pubblico.
Purtroppo non è tutto così semplice e a rendere ardua la diffusione dell'HT
nel grande pubblico contribuiscono almeno quattro fattori di non trascurabile
rilevanza:
Il primo aspetto è rappresentato dalla spesa piuttosto elevata che si deve sostenere per comporre un impianto HT che possa regalare qualche emozione, soprattutto se non si dispone già di un preesistente impianto HiFi da riciclare. E' pur vero che gli integrati dotati di processore Pro-Logic (o AC3 prossimo venturo) permettono di risparmiare molto evitando l'acquisto di finali multicanale o di più finali dedicati, tuttavia il costo degli altoparlanti, di un VCR stereo o di un Laserdisc e di un buon TV a grande schermo potrebbe rappresentare uno scoglio arduo da superare per il grande pubblico.
Il secondo aspetto è l'impatto nell'ambiente domestico. Per quanto ci si possa industriare a trovare soluzioni invisibili, un impianto HT è ingombrante sia materialmente che visivamente. Basti pensare ai cavi per i canali posteriori. Io ho risolto il problema internandoli nel muro ma non so quante persone sarebbero disposte ad un lavoro simile per vedere un film con un buon audio di tanto in tanto. Poi c'è il subwoofer, i diffusori anteriori ed il centrale, più metri e metri di cavi non sempre occultabili. E non dimentichiamoci della posizione relativa impianto-TV-ascoltatore, pressochè obbligata. Pochi sono disposti a cambiare l'arredamento del salone in funzione di un impianto HT. Ricordiamoci che nella maggior parte delle case gli impianti audio, quando presenti, sono relegati in posizioni incredibili, con casse da scaffale messe sul pavimento o appese a due metri d'altezza in posizione diametralmente opposta.
Il terzo aspetto è la complessità. Mentre per un impianto audio basta regolare il volume (non è esattamente così, ma vale nella stragrande maggioranza dei casi) in un impianto HT le regolazioni da fare sono numerose, a partire dalla buona integrazione dei livelli dei canali anteriori-posteriori-sub. C'è bisogno di un orecchio esperto, esperto anche in impianti HT, per trovare le soluzioni migliori. E nonostante ciò, la situazione è fortemente influenzata dal software, di qualità fortemente variabile, per cui una regolazione ottimale del livello del sub per un certo programma può risultare eccessiva con un altro. Per ovviare a questo inconveniente ricorro alla pre-visura del film prima di vederlo insieme agli altri, così da stabilire i livelli giusti per quel tipo di programma. Nonostante questo spesso mi vedo costretto ad operare correzioni nel corso della visione (infatti il suono in ambiente cambia radicalmente quando nella stanza ci sono 10 persone).
Un quarto aspetto, forse meno importante, è la civile convivenza. Chi di noi ha la sfortuna di abitare in un condominio deve fare i conti con i livelli di sopportazione dei vicini. Poichè i film si vedono principalmente di sera ed un impianto HT degno di questo nome può fare davvero tanto *rumore* (penso ai jet di Top Gun nel mio salone...) il problema del rispetto delle altrui esigenze può limitare fortemente la possibilità di godere appieno delle emozioni che l'HT può dare.
Analizzando questi possibili *ostacoli* alla diffusione dell'HT (e lo stesso discorso, almeno relativamente ai primi tre punti, vale per il multiroom) sarei propenso a credere che i prodotti HT saranno destinati a rimanere negli scaffali ad invecchiare precocemente, stante il veloce ricambio generazionale in questo genere di apparecchi. Ecco spiegato il titolo di quest'editoriale "Il nuovo che avanza (negli scaffali)".
Gli audiofili interessati all'esperienza HT potranno sempre integrare il loro amato impianto HiFi con un decoder ed i diffusori posteriori, magari riutilizzando componenti in disuso quali amplificatori, cavi e casse. Non occorre preoccuparsi troppo di cercare componenti HT-ready perchè questa è la solita panzana commerciale studiata per rifilarci prodotti nuovi quando non ne abbiamo bisogno così come era successo con l'avvento del digitale coi componenti Digital-Ready. Le poche differenze riguardano la schermatura dei magneti degli altoparlanti e, relativamente a pochi diffusori, un'emissione più direttiva alle frequenze medio-alte. Gli amplificatori devono amplificare, punto e basta. I diffusori per i canali posteriori, a meno di non volere sposare in toto le specifiche THX con una coppia di diffusori bipolari, basta che siano di buona qualità e non troppo limitati nella risposta in frequenza. Infatti, per quanto l'attuale segnale surround sia limitato tra 100 e 7000 Hz, le basse frequenze si sentono eccome. Quando i jet di Top Gun decollano passandovi sopra la testa avete bisogno di una robusta emissione in gamma bassa anche dai diffusori posteriori.
Il problema del multiroom l'ho felicemente risolto sistemando negli ambienti che mi interessava sonorizzare alcuni componenti della mia Collezione di Antiquariato/Modernariato Audio che, così, recuperano la dignità di veri apparecchi Audio e non solo quella di lussuosi soprammobili. A voi la scelta.
© Copyright 1996 Lucio Cadeddu