Autore: Geoff Husband
Mi interesso di hi-fi da circa vent'anni e per tutto questo tempo, come gran parte degli audiofili, sono stato sempre colto da cieca passione nei confronti di ogni nuovo componente, di ogni evoluzione tecnica nell'hi-fi. Il mio primo sistema, comprato di seconda mano, era di livello così infimo che mi vergogno persino a parlarne, ma se vi dico che i woofer avevano al centro piccole cupole argentate ed una manopola per la regolazione delle frequenze medie vi potrete certo fare un'idea.
È ovvio che partendo da questo livello qualunque cosa sarebbe stata un miglioramento ma, ahimè, le mie finanze mi hanno fatto languire in questa zona "low end" per un tempo spaventosamente lungo......
Come un bambino in un negozio di caramelle, guardavo le pubblicità patinate e leggevo le recensioni con un misto di invidia e di desiderio.
Dopo qualche anno trascorso in queste condizioni ad un certo punto un paio di cose hanno cominciato a muoversi dentro di me. Innanzi tutto ho cominciato col riflettere sulla mia abitudine di acquistare riviste hi-fi. Ho fatto due conti, ed ho scoperto che con i soldi spesi per un paio di annate di riviste patinate potevo invece acquistare qualcosa che si avvicinava al livello base dell'hìfi...
Il secondo passo sulla via della "presa di coscienza" è stato più sottile e paradossalmente causato proprio dalle riviste che compravo a quel tempo. Credo che tutto sia cominciato dalla sensazione di disagio che ho provato scorrendo una lista di "componenti raccomandati", cosa che ero solito fare regolarmente. Il componente in questione era il Naim 250. Era "caldamente raccomandato" nella categoria degli amplificatori "stupidamente costosi" (stiamo parlando della metà degli anni '80, quando per intenderci nel settore hi-fi "si credeva ancora che la terra fosse piatta").
Facilmente suggestionabile, l'ho desiderato intensamente come da copione, ma... non avevo letto da qualche parte che il primo 250 aveva visto la luce all'inizio degli anni '70?
Un ampli dal progetto vecchio di più di 10 anni ancora tra i "raccomandati"? Che dire allora di tutti quegli amplificatori messi sul mercato nel frattempo, ciascuno "di gran lunga migliore" rispetto al modello precedente? Come si poteva essere certi che il Naim non sarebbe affondato al confronto con il più recente ampli integrato entry-level?
Bè, forse ci potevano essere delle eccezioni. Col passare del tempo, però, altri costruttori hanno tirato fuori prodotti di "lunga durata", come il Musical Fidelity A1, gli altoparlanti "BBC" ed i Rega Planar, tanto per fare qualche esempio. Anche questi rimanevano nelle liste dei componenti raccomandati per anni mentre attorno a loro i costruttori concorrenti proponevano, con cadenza annuale, modelli "nuovi e migliorati" che la stampa specializzata decantava come "notevoli avanzamenti" rispetto ai loro predecessori. Capite il problema?
Se da una parte ci sono componenti che vengono significativamente migliorati se non sostituiti di anno in anno e dall'altra ci sono componenti che, pur invariati da lungo tempo, rimangono altamente competitivi, qualcosa non torna. Lentamente ma progressivamente ho cominciato a provare fastidio ogni volta che un recensore esaltava un più profondo palcoscenico sonoro, una maggiore dinamica, un sostanziale miglioramento nel dettaglio del Knell 500 MK111 sul MK11: ma davvero?
So bene che che se compro un nuovo computer questo sarà più veloce di un computer acquistato sei mesi prima. Se compro un'auto di quest'anno sarà migliore, più veloce, confortevole ed economica di quelle degli anni precedenti. Lo stesso vale per barche, aerei, treni, ecc. ecc. ecc. Ma per l'hi-fi? Non sono così sicuro.
Ma perchè l'hi-fi fa eccezione? In ogni altro settore la tecnologia sta facendo passi da gigante ed alla velocità della luce, mentre componenti hi-fi top level dei primi anni '60, diciamo una coppia di Tannoy GRF, un McIntosh 275, un Garrard 301/ SME 1/Ortofon SPU sono ancora sicuramente definibili come "high end" in base agli standard del 2000, cioè 40 anni dopo....
Per non dire del fatto che tutti riconoscono come "formato migliore" in termini audiofili il disco a microsolchi di 50 anni fa, alcuni dei migliori esemplari del quale sono stati realizzati appunto negli anni '50...
I lettori che si aspettano da me lumi in merito resteranno delusi. Non so davvero dare una spiegazione di tutto ciò, ma posso solo fare qualche ipotesi. Noto con piacere che i componenti hi-fi "bottom end" sono diventati meno cari e più affidabili e che il livello qualitativo dei sistemi hi-fi alla portata dall'utente medio si è innalzato, ma questo è il risultato della produzione di massa oltre che del notevole aumento del numero di persone che possono permettersi di acquistare prodotti di largo consumo.
La tecnologia alla base di altoparlanti ed amplificatori è rimasta inalterata, in molti casi con scadimento del livello qualitativo dei componenti utilizzati. In una recente visita alla Cabasse ho notato che stavano lavorando alla progettazione di nuovi materiali da impiegare per i coni degli altoparlanti, ma un ingegnere mi ha mostrato con evidente orgoglio alcuni altoparlanti degli anni '50 con magneti in Alnico e cestelli poderosi - non dubito che produrli oggi costerebbe un mucchio di soldi ma...
E che dire dell'evoluzione dei supporti musicali a partire dagli anni '60? Bè, se ignoriamo i vari prodotti nati morti e le linee cieche dell'evoluzione tecnologica, restiamo con la Compact Cassette, - un formato da dittafono neanche lontanamente progettato pensando all'hi-fi - il Minidisc, un sistema digitale di compressione con perdita di informazione, progettato specificamente per le applicazioni portatili e, naturalmente, il CD [...e quella schifezza del MP3 dove la lasciamo? NdT].
Nel caso ve lo stiate chiedendo, questo non è un altro articolo della serie "dagli al CD". Infatti il CD fa, e più che bene, quello per per cui è stato progettato.
Il CD non è stato progettato come supporto per il "suono perfetto", ma come formato in grado di fornire potenzialmente una eccellente qualità sonora pur avendo costi di produzione molto contenuti.
È il formato che dà a tutti la possibilità di ascoltare musica in modo decente. Entrate nel grande magazzino locale e troverete sicuramente un lettore CD ghetto-blaster per meno di 150.000 lire, o un CD walkman per 70.000.
Il CD ha portato suono di qualità nelle case di chi non avrebbe mai preso in considerazione di spendere una cifra elevata per l'aquisto di un giradischi. A questo va aggiunto il fatto che i dischi hanno costi di produzione ridicoli, sono durevoli, di piccole dimensioni e quindi di facile esposizione in un negozio, in pratica il sogno del reparto marketing di un'azienda.
Ma una qualità sonora da urlo ;-) non era certo ai primi posti nella lista degli obbiettivi di progetto. Se così fosse stato, i dischi sarebbero stati da 7 o magari da 12 pollici e, probabilmente, analogici.
Ora ci troviamo con un'industria il cui obbiettivo principale è quello di individuare un nuovo supporto musicale - e sarebbero davvero stupidi se non lo facessero. La qualità sonora ha raggiunto uno standard sufficiente per le aspettative del mercato di massa più di 40 anni fa. Gli anni successivi sono stati spesi a realizzare quei livelli qualitativi in maniera più economica, conveniente, ed affidabile.
Ho il sospetto che la soglia qualitativa si sia piuttosto abbassata durante la seconda metà del '900 dal momento che per molti il "suono vero" di riferimento è diventato quello della televisione al posto di quello della vecchia ed amata radio a valvole.
Oggi sono sempre meno quelli che, senza punti di riferimento, riescono ad avere una vaga idea di come realmente suoni la musica dal vivo.
Una volta raggiunto il livello "sufficiente per il popolo" gli uomini-marketing hanno potuto concentrarsi su lucette intermittenti, timer, programmi, aspetto esteriore e, naturamente, sull'abbattimento dei costi.
Così siamo stati invasi da sistemi miniaturizzati e chiunque sia disposto a spendere una cifra a 6 zeri in un hi-fi viene additato come uno squilibrato.
Se guardiamo le cose in prospettiva, mentre la vecchia radio dei genitori costava un paio di stipendi mensili di un lavoratore medio, ora quasi tutti spendono una cifra inferiore alle entrate di una settimana per l'acquisto di un sistema audio.
Per costoro l'introduzione di un nuovo formato digitale più avanzato non avrà alcun senso se questo formato verrà riprodotto da sottili altoparlanti in carta e da amplificatori con l'alimentatore delle dimensioni di un francobollo.
Il problema è che altoparlanti, mobili per altoparlanti, alimentatori e altri componenti di qualità decente costano e sono immuni alle tattiche di abbattimento dei costi che sono solitamente applicate dall'industria elettronica.
A meno che i sistemi hi-fi non recuperino la loro posizione ai primi posti nella lista degli acquisti da parte delle famiglie, le cose non potranno migliorare.
E allora, alla soglia del prossimo millennio, come si delinea il futuro? Personalmente, sul terreno della qualità del suono, non vedo alcuna rivoluzione profilarsi all'orizzonte.
Sono pronto a scommettere che i vari "super CD" faranno un buco nell'acqua - per la quasi totalità delle persone la qualità del CD è sufficientemente buona, e sistemi basati su chip consentiranno dimensioni più contenute e maggiore convenienza.
Col progressivo crescere della capacità di memoria e con il miglioramento dei programmi di compressione, la qualità sonora presto supererà comunque il livello dei CD. Ma tenete ben presente che questi sviluppi, come del resto molti altri nel mondo dell'audio, saranno governati da convenienza e costi, e non dalla qualità del suono.
La mia previsione è che se, tra altri 40 anni, vi ritroverete ad ascoltare il sistema anni '60 precedentemente citato, lo definirete ancora "high-end" e sarà ancora una rivelazione per "l'uomo della strada".
Che lezione possiamo trarre da tutto ciò? Primo: non aspettatevi che tutti quei CD "millennium specials" suonino meglio delle versioni del 1999 o anche del 1989. Ma, cosa molto più importante, è che ci rendiamo conto che il solo modo per ottenere veri miglioramenti nei sistemi hi-fi di largo consumo - da distinguere dai sistemi di stampo audiofilo - è quello di incoraggiare quanta più gente possibile ad ascoltare musica dal vivo ed a rifiutare i "compattoni".
Solo elevando le aspettative dell'acquirente, e quindi aumentando il numero di persone disposte a spendere, possiamo pensare di guidare le forze primarie che governano il mercato di massa lontano dagli equalizzatori grafici, dagli altoparlanti che "più sottile non si può" verso la riproduzione dell'evento dal vivo - che è, dopo tutto, l'unica cosa che conti.
Copyright © 2001 Geoff Husband - http://www.tnt-audio.com
Traduzione: Aldo Polettini - HTML editing: Paolo Saggese
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