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TNT: Editoriale di Giugno

Un po' di cattiveria: telefonatevi a casa !

Sono stato accusato di essere fin troppo tenero. Bene, per smentire queste calunnie infondate :-) ecco un Editoriale dai toni espliciti.

L'esperienza TNT sta confermando alcune mie ipotesi sul ruolo delle riviste HiFi.
Le rubriche più lette e più apprezzate dell'intera rivista sono Adeste Fideles, dedicata alla pura divulgazione ed il Tempio del Tweaking, dedicato alle proposte, anche le più strane e provocatorie, di accessori e materiali magici capaci di migliorare le prestazioni di qualsiasi (?) impianto HiFi.

Queste osservazioni sono basate sia sul tipo di messaggi che quotidianamente ricevo sia monitorando gli accessi al mio sito giorno per giorno (saprete, immagino, che si può sapere tutto dalla data, l'ora e la macchina da cui ci si collega fino al tipo di browser usato).
Ne deduco che la maggior parte degli audiofili e' poco interessata alle prove degli apparecchi che e' pur vero che sono poche (su TNT) ma che tuttavia vengono lette piuttosto raramente e, quand'anche si tratti di recensione non proprio positiva, nessuno si lamenta o ha osservazioni da fare.
Ogni generalizzazione e', ovviamente, fuori luogo, ma mi piace pensare che i lettori di TNT siano più interessati a consigli generali (da quelli di base di Adeste Fideles ai trucchetti del Tempio del Tweaking) piuttosto che a prendere per oro colato opinioni d'ascolto mie o dei miei collaboratori.
Non solo, ma persino la rubrica delle Inter.Viste riscuote un successo piuttosto relativo, segno che anche le opinioni di famosi progettisti vengono prese come tali e non assimilate passivamente come Verità assolute ed incontestabili.

Tutto questo preambolo per dire che gli audiofili non sono poi così cretini come piacerebbe che fossero a chi campa di questo lavoro e che le decine di prove d'ascolto che si pubblicano ogni mese in Italia e che costituiscono il piatto forte delle riviste specializzate non sono in fondo poi così lette ed apprezzate.

Qualcuno deve essersene pure accorto se passa alle conclusioni già nelle prime righe nella speranza -vana- che così venga letto anche il resto dell'articolo.
Questo, ovviamente, non significa che esse sono inutili, sicuramente lo sono quelle troppo lunghe che parlano d'altro, e anzi continuo a ritenere che esse debbano costituire comunque l'ossatura di una buona rivista HiFi.
Sta a chi scrive fare in modo che vengano lette per intero con piacere e senza sbadigli o travasi di bile, cosa più facile a dirsi che a farsi, ovviamente.

Tuttavia, e veniamo anche a spiegare il titolo di questo Editoriale, recensioni totalmente inutili continuano a riempire le pagine delle riviste HiFi.
Sono le decine di recensioni di prodotti fuori dalla portata del consumatore -anche appassionato- medio: gli amplificatori da svariate decine di milioni, le casse grandi come armadi e costose come automobili e via discorrendo.
Mi pongo e vi pongo una domanda molto semplice:
quanti di questi oggetti da sogno si vendono ogni anno in Italia ?
Se pensate a quanti apparecchi abbiamo sul mercato che costano decine di milioni avrete un'idea ancor più chiara:
ognuno di questi, tenendo conto anche della permanenza media in listino prima di essere sostituito dal successore, ha la probabilità di essere venduto in un numero limitatissimo di esemplari che, in certi casi, si possono contare sulle dita di una mano. Quante testine da 10 milioni si vendono all'anno in Italia? E quanti ampli da 100 ?
Per favore non mi si venga a proporre il solito paragone con le auto esclusive: tanto per fare qualche esempio, ogni modello di Ferrari rimane in produzione molti anni prima di essere sostituito e, comunque, ci sono 6 o 7 modelli diversi in listino al massimo.
La stessa cosa dicasi per Porsche e Jaguar mentre per Rolls Royce abbiamo solo due modelli, invariati da chissà quanto tempo.
Nonostante questo, o forse proprio per questo, le riviste automobilistiche dedicano davvero poco spazio a questi sogni, preferendo di gran lunga testare le macchine che la gente normale può permettersi.

Qual'e' dunque il punto: be', a me sembra che gli apparecchi HiFi ultracostosi hanno, come ragione principale della loro esistenza, quella di apparire sulle pagine delle riviste HiFi, un po' per convincere gli audiofili che per sentire bene la musica occorra necessariamente spendere molto.
Marketing, nient'altro o almeno questo e' l'uso che se ne fa qui in Italia.
Una ragione di esistere ben più seria c'e', ovviamente, ed e' quella del rappresentare lo stato dell'arte, come Ferrari lo e' per le auto ad alte prestazioni o la Rolls per il comfort assoluto.
Si può obbiettare che se tali recensioni continuano ad affollare le riviste e' sintomo che gli audiofili smaniano di leggerle. Può darsi.
Ma quanti continuano a leggere test d'ascolto dove il povero recensore non sa più che aggettivi usare perchè i superlativi li ha già usati tutti in prove di apparecchi ben più *terreni* ?
Come descrivere lo stato dell'arte se non con questi semplici tre termini: stato dell'arte, appunto. Che altro?
Potete quantificare il comfort di una Rolls o di una Jaguar? O le prestazioni reali di una supersportiva (quelle numeriche, in genere differiscono per pochi decimi di secondo...... 0-100 in 4,2 sec anzichè in 4,5...!) ?

Riassumiamo le osservazioni fatte.
Gli apparecchi HiFi da sogno:

Tenuto conto di tutto questo propongo: perchè non vi telefonate a casa?

Si mette su un bel database di persone interessate al prossimo ampli da 100 milioni e non appena questo viene sfornato il recensore lo ascolta e fa un giro di telefonate tra i pochi fortunati -possibili- acquirenti, lasciando in pace i poveri mortali che oltre all'allineamento della testina devono preoccuparsi di mantenere in linea anche il proprio conto in banca.

D'altra parte bisogna pur fare un'altra considerazione:
molti audiofili sono frustrati e masochisti. Sanno che non potranno mai permettersi certi apparecchi da sogno eppure insistono nel volerli conoscere, studiarne tutte le caratteristiche ed autoflagellarsi nell'attesa di una vincita al Totogol.
Vi sarà sicuramente capitato di leggere lettere alla Redazione deliranti dove audiofili, o presunti tali, in possesso di coordinati da 500.000 chiedono che miglioramenti si potrebbero ottenere con l'inserimento di un Linn LP12 o di un Kimber AG nel proprio impianto.
E' lo stesso genere di persone, e consentitemi nuovamente un paragone automobilistico, che scrivono alle riviste disquisendo se nei 0-100 sia più veloce la Lamborghini Diablo o la Porsche 911, un problema che i veri acquirenti di tali auto non si pongono neppure, e poi magari chiedono come si possa fare per migliorare le prestazioni (?) di una Uno 45 dotata di impianto GPL (!!!).

Sognatori, per dirla poeticamente, coglioni per dirla in modo più esplicito.
E che, vogliamo fare le riviste per questa gente qui ?
Per quanto mi riguarda aspetto solo che me ne capiti uno sotto tiro.
Se e' pur vero che questo tipo di gente acquista, anzi divora le riviste, e' altrettanto vero che mai acquisteranno quegli oggetti sui quali continuano a voler essere informatissimi.
E poichè uno degli scopi principali delle riviste audio -o delle riviste in generale- e' proprio quello di far vendere prodotti (altrimenti gli inserzionisti...) mi chiedo che vantaggio ci sia a continuare a svolgere il ruolo di Penthouse dell'HiFi.
Perchè non proporre apparecchi seri, reali ed alla portata di tutti, e lasciare al database di cui accennavo sopra il compito di soddisfare le pruriginose voglie di audiofili insoddisfatti ed impotenti?

Non voglio invitare la gente a non sognare più, tutt'altro. Verrebbe a mancare una delle spinte più forti per migliorare il proprio impianto HiFi.
Il punto e' un'altro: quanto spazio deve essere lasciato al sogno e quanto alla realtà?
La scelta di TNT l'avrete capita: molto spazio alla realtà e molto poco alle masturbazioni mentali.
Sognare obbiettivi possibili.
La maggior parte dei sognatori preferisce continuare ad ascoltare il coordinato piuttosto che puntare su oggetti più realisticamente abbordabili.
Altri preferiscono porsi dei traguardi ideali ma raggiungibili, seppur non a breve termine.
E' questo il tipo di audiofilo che fa andare avanti il mercato, che rinnova i componenti del proprio impianto per piccoli passi, magari senza spendere un capitale e della sua serietà si può esser certi.
E' il tipo di audiofilo da trattar bene quando entra nei negozi perchè di sicuro non lo fa per perder tempo proprio ed altrui, e da tenersi stretto come lettore di rivista, senza prenderlo in giro con recensioni di prodotti che non gli interessano quali amplificatori da 100 milioni e coordinati monomarca.
Ma quest'ultimo argomento, quello dei coordinati per intenderci, e' materia del prossimo rasposo editoriale.
Se vi interessa saperne di più sintonizzatevi su TNT.
Gli altri si possono pure telefonare tra loro.

© Copyright 1997 Lucio Cadeddu

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