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Editoriale di Giugno: è proprio ora di finirla!

ovvero: ad ognuno il suo mestiere...

Scuserete i toni un po' accesi di questo Editoriale ma quando è troppo è troppo!
Mi riferisco all'articolo apparso su Musica! il supplemento musicale del quotidiano La Repubblica, dedicato all'Alta Fedeltà a firma di Ernesto Assante e Jaime D'Alessandro.
Titolo: L'ascolto perfetto: i miracoli dell'HiFi.
Per farla breve il giornalista Jaime D'Alessandro apre il suo pezzo descrivendo l'amplificatore Ongaku dell'Audio Note da 210 milioni, citato ad esempio di quanto folle può essere la corsa all'HiFi.
Da consumata (consunta?) tradizione giornalistica bisognava aprire l'articolo con qualcosa che facesse sensazione...il mostro (in questo caso l'innocente Ongaku) in prima pagina!
Si potrebbe allora cominciare a consigliare al buon D'Alessandro di far riferimento al finale GaKuOn, sempre di casa Audio Note che di milioni ne costa 540 (cinquecentoquaranta). Avrebbe fatto molto più *effetto*.
L'articolo continua citando il Roma Audio Show dove sarebbero stati esposti impianti di vario livello, pur sempre al di sotto dei 40 milioni.
Al di sotto può significare tutto. Ed infatti io, che al Roma Audio Show c'ero, ho visto e sentito impianti anche MOLTO economici. E, comunque, è azzardato -quantomeno- trarre delle conclusioni sullo stato di salute di un mercato di nicchia come quello dell'HiFi limitandosi a riportare quel che si è visto in una Mostra.
Alle Mostre, si sa, si espongono prodotti che attirano l'attenzione, e ciò succede non solo nel campo dell'HiFi ma anche in quello automobilistico, della moda, delle barche etc etc. Quanti prototipi che, tra l'altro, non entreranno MAI in produzione, vengono esposti ai vari saloni dell'auto? E quanti vestiti da centinaia di milioni sfilano nelle passerelle e non verranno mai acquistati se non da un manipolo di ricche facoltose che possono permetterseli?
Le Mostre sono, come dice la parola stessa, ESPOSIZIONI (dal verbo *mostrare*) e, di conseguenza, devono colpire, attrarre, affascinare e far sensazione.
Ve lo immaginate il salone dell'auto dove si possono ammirare solo le utilitarie? Quanta gente pagherebbe il biglietto per entrare? O quanti starebbero in prima fila per vedere la figlia della vicina sfilare con un paio di jeans marca Upim ed una camicia Standa? Pochi, pochissimi, a meno che la vicina non faccia Campbell o Schiffer di cognome.
E allora perchè scandalizzarsi tanto?
L'articolo continua, cito testualmente: I prezzi sono proibitivi. Tutto può costare cifre incredibili perchè a differenza di altri campi qui è saltato completamente il rapporto fra i costi di produzione ed i prezzi al pubblico.
A differenza di altri campi? Quali??????? Spiegare, please. Io posso citare decine di campi diversi dove i costi sono altrettanto folli. E tanto per fare qualche esempio concreto: il collezionismo, di ogni genere, compreso quello dei dischi *rari* (al quale proprio i critici musicali hanno contribuito in maniera determinante...), le automobili esclusive, gli orologi, le barche, l'alta moda, gli appartamenti di lusso (il prezzo di un attico in centro è proporzionato alla spesa necessaria per costruirlo?), la fotografia, gli sport amatoriali (ha idea il buon D'Alessandro di quanto costi una bicicletta da corsa di buon livello? Eppure nei supermeracti si trovano anche a 199.900 lire!!!) e così via discorrendo.
In tutti i campi dove c'è una Passione ci sono le follie, i prezzi assolutamente ingiustificabili (per il consumatore medio) ed il tanto amato rapporto tra costi di produzione e prezzo al pubblico che va molto spesso a farsi benedire.
L'articolo continua affermando che gli audiofili principalmente ascoltano l'impianto e non la Musica. A questo argomento ho già dedicato l'Editoriale del mese scorso e non voglio ripetermi.
Posso dire, senza tema di essere smentito, di conoscere molti più audiofili di quanti non ne conosca l'articolista citato. Bene, tutti, e sottolineo tutti, sono principalmente grandi appassionati di Musica con sterminate collezioni di dischi normali, spesso in quantità folli (dai 5000 titoli in sù, per capirci).
Ed è proprio questo grande amore per la Musica che porta le persone a volerla ascoltare nel modo migliore possibile, compatibilmente con le proprie risorse economiche.
E' proprio questo il punto importante che sfugge all'articolista: gli audiofili sono, innazittutto, dei grandi appassionati di musica e DI CONSEGUENZA acquistano l'HiFi.
Che poi ci sia una piccola minoranza che ascolta impianti megamilionari coi dischi prova credo non faccia alcuna differenza, così come non deve trarre in inganno il fatto che alle mostre spesso si portano i dischi test.
In un tempo limitato, col desiderio di capire a fondo le qualità di un apparecchio, è necessario disporre di riferimenti certi e ben conosciuti, in grado di evidenziare pregi e difetti del sistema di riproduzione.
Che poi questo sia possibile farlo nell'ambito di una mostra è molto discutibile, sta di fatto che i dischi *speciali* hanno come preciso (ed UNICO) scopo quello di permettere una scelta più oculata di un componente HiFi che poi, una volta acquistato, suonerà il 99% delle volte dei dischi assolutamente normali.
Criminalizzare e mettere in ridicolo in tal modo una categoria di persone principalmente amanti della Musica mi sembra ingiusto e scorretto, soprattutto se le motivazioni portate a sostegno della tesi sono frutto di una conoscenza superficiale e grossolana quale può essere quella che l'articolista si sarà fatto visitando (per quanto, poi?) una Mostra di HiFi.
Ma purtroppo sappiamo bene che l'Italia è il BelPaese del Qualunquismo, dove chiunque può mettere bocca su tutto, anche se non ha alcuna competenza in merito.
E se il D'Alessandro si fosse informato per davvero su questo mondo, anche semplicemente andando a farsi un giro in Rete, avrebbe capito che dietro al mondo dell'HiFi non ci sono i miliardari che ascoltano i dischi speciali ma milioni di appassionati che amano così tanto la Musica da fare grossi sacrifici pur di poterla ascoltare nel modo migliore.
Questo dovrebbe essere il giornalismo professionale: informarsi sui fatti in modo circostanziato e raccontarli. Dall'articolo citato, ma forse mi sbaglio, sembra che il D'Alessandro l'abbiano spedito al Roma Audio Show per *fare un pezzo* e lui, dopo aver parlato, forse, con un paio di persone, ha deciso di aver appreso abbastanza di questo mondo, tanto da poter sentenziare sulle pagine di un diffuso quotidiano nazionale.
L'articolo si conclude infine con una speranza: si cita l'esistenza anche di apparecchi economici e ben suonanti e noi ringraziamo sentitamente per aver citato in coda all'articolo, in meno di venti righe, l'esistenza di una realtà che fa il grosso del mercato HiFi.
Si vendono 8 Ongaku all'anno in tutto il mondo...e migliaia di amplificatori di prezzo umano e ben suonanti. Forse, una volta tanto, bisognerebbe ricordarselo. Altrimenti dovremmo anche dire che l'intera popolazione della Terra è composta da idioti che comprano un migliaio (forse) di Ferrari all'anno e milioni di automobili normalissime.

E passiamo all'articoletto di Ernesto Assante, critico musicale ben conosciuto e stimato.
Il riquadro a sua firma titola I traditori della Fedeltà e, dopo essersi lamentato che se uno vuole ascoltare oggi il vinile è costretto a spese folli (colpa dei maniaci audiofili, no?), conclude con una frase felicissima: Oggi, al di fuori dell'HiFi, si può ascoltare molto bene la Musica. Standing ovation, è d'obbligo.
Cominciamo col chiarirci le idee, evidentemente un tantinello confuse.
Il perchè il vinile sia piano piano sparito dalla normale commercializzazione lo conosciamo tutti molto bene: agli inizi degli anni '80 i signori del marketing proposero un prodotto rivoluzionario e modernissimo: il Compact Disc.
Tutti lo accolsero con grande entusiasmo tranne uno sparuto manipolo di pazzi (gli audiofili, appunto) che affermavano che la tanto decantata superiore qualità non era poi in fondo così come ci volevano far credere.
Ed è proprio grazie a questo manipolo di folli se oggi si trovano ancora apparecchi per il vinile e dischi LP. Se fosse stato per il resto degli appassionati di Musica gli LP, i giradischi e le testine potevano anche essere cancellati dalla storia della riproduzione musicale.
Ed è grazie ai tanti appassionati di vinile se ancora oggi si trovano i ricambi per le testine persino a prezzi popolari (ad esempio nel catalogo Grado si trovano testine complete per meno di 100.000 lire...) e se si continuano a produrre giradischi.
Certo, spesso i prezzi sono elevati, ma si tratta di una produzione di nicchia, per pochi appassionati e non potrebbe essere altrimenti.
Ma mi chiedo: dov'erano i veri appassionati di Musica quando la piccola comunità audiofila cercava di far capire che la rivoluzione del CD non era stata in realtà foriera di grande progresso?
Lo sappiamo: erano intenti a vendersi gli LP per comprarsi er ciddì, simbolo allora di modernità e progresso (come il cellulare oggi e tante altre simili idiozie). E implicitamente anche il nostro articolista era tra questi, visto che ammette candidamente che la puntina gli serve per quei pochi dischi in vinile che ancora conservo.... Allora i casi sono due: o Assante possedeva pochi dischi LP anche quando il CD non era ancora in commercio (e sarebbe un fatto piuttosto insolito per un critico musicale...vi pare?) oppure, come tanti, se li è venduti o, peggio ancora, li ha distrutti (!!!) magari utilizzando giradischi e puntine che anzichè far suonare gli LP li *incidevano* nuovamente :-)
Mi chiedo ancora: dove sono oggi i veri appassionati di Musica quando la popolazione audiofila protesta contro il prezzo dei dischi?
Cosa dicono, cosa hanno fatto o stanno facendo i critici musicali per ribellarsi contro la vergogna (questa sì!) di un CD a 40 mila lire?
Seguo molte riviste di musica ma non ho ancora visto prese di posizione contro questo problema. Che mi risulti invece varie riviste di HiFi, questa per prima, si sono fatte portavoce di questo malessere, proponendo raccolte di firme, lettere al ministro, alle Case Discografiche e tanto altro ancora.
Curiosamente le riviste prettamente musicali non hanno preso posizione. Mi sorge un sospetto: non è che le riviste musicali (e quindi i critici), che campano principalmente dalla pubblicità delle Case Discografiche, hanno paura a sputare sul piatto dove mangiano?
E allora, anzichè prendersela contro una piccola comunità di veri appassionati (gli *audiofili*, quelli per i quali l'impianto è più importante della Musica, come dice testualmente Assante...sic!) che si ribella anche a questo, perchè non cercare di fare qualcosa di concreto affinchè la Musica sia più facilmente accessibile a tutti?
Anzichè preoccuparsi dei prezzi dell'HiFi, perchè non vi preoccupate del prezzo dei dischi? E, nel frattempo, magari, provate a sfogliare qualche rivista di HiFi vera e così scoprirete con vostra grande sorpresa che la maggior parte degli impianti degli appassionati costano poco e che con il costo di un compattone da ipermercato si può costruire un vero sistema ad Alta Fedeltà.

Infine, caro Assante, ci vuole spiegare che cosa significa la frase: al di fuori dell'Alta Fedeltà si può ancora ascoltare bene la Musica? Intende forse in pescheria o dal fruttivendolo?
O forse ho interpretato male il suo pensiero e invece Lei voleva far riferimento (fatto ancor più grave) agli LP, che sarebbero *al di fuori dell'Alta Fedeltà*???
Ci illumini, per cortesia, forse abbiamo buttato via tanti anni di sacrifici e di esperienze. Sarebbe bastato leggere i vostri illuminanti articoli per aprire gli occhi. Complimenti vivissimi.

© Copyright 1998 Lucio Cadeddu

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