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Editoriale di Settembre: in ricordo di Lucio Battisti

In questi casi si è soliti usare la frase:che dire che non sia stato già detto?
Fortunatamente ed anzi direi grazie alla ormai consueta abissale superficialità di chi fa informazione ufficiale in Italia molto di questo grande artista non è stato detto. Dai servizi dei telegiornali e dalla stampa sembra quasi che Lucio Battisti sia morto nel 1980, quando decise di abbandonare l'immagine pubblica.
Ciò che ha fatto dopo pochi lo sanno e certamente nessuno di quei patetici intervistati che ancora ricordano i primi amori con Acqua azzurra, acqua chiara hanno idea di cosa abbia fatto il loro idolo dall'80 in poi.
Anzi, diciamola pure tutta: tutti coloro che oggi piangono e si disperano per questa grande perdita sono stati i primi ad abbandonarlo quando ha smesso di essere un personaggio pubblico. Per 18 lunghissimi anni Lucio Battisti era già morto per il pubblico, la stampa, la televisione, le radio e le riviste specializzate.
L'hanno ucciso loro 18 anni fa. E continuano a massacrarlo ancora oggi, ricordandolo solo per quelle canzoni che conoscono tutti e dimenticandosi dei suoi periodi difficili, dimenticandosi anche che i testi delle canzoni di Battisti, così poetici, non erano frutto della sua penna ma di quella ispiratissima di Mogol, almeno fino all'80-'81. Metà del merito spetta anche a lui, perchè dimenticarselo?

A me piace invece ricordare Battisti per ciò che ha fatto dopo, quando la stampa specializzata gli dava addosso perchè non scriveva più le canzoni di una volta, come se si potesse in eterno fare sempre le stesse cose, per perpetrare il mito dell'eterna giovinezza che i quarantenni/cinquantenni ex-sessantottini di oggi inseguono ancora come una chimera.
Oggi, gli stessi critici si sono dimenticati delle recensioni acide e corrosive che hanno dedicato a quello che ora celebrano come un mito immortale.
Allora, per colmare questo vuoto, voglio ricordare i capolavori che Battisti, insieme al genio Pasquale Panella (autore dei testi), ha scritto durante questi anni. Un periodo persino più lungo di quello che l'ha fatto conoscere al grande pubblico (68-80 ---- 81-98) e che sembra perduto per sempre.
6 capolavori più un nuovo lavoro che verrà pubblicato postumo che non possono certo piacere all'ex-sessantottino in vena di nostalgie e ricordi adolescenziali o alla ragazzina di 15 anni di oggi che canta in spiaggia le canzoni di una volta.
Capolavori che non possono piacere perchè difficili, ermetici, sia musicalmente che dal punto di vista dei testi che per la maggior parte del pubblico restano tristemente incomprensibili.
Come accade di solito, ciò che non si capisce diventa automaticamente brutto, da cancellare, specie se viene poi da un artista che ci fa rivivere le emozioni dell'infanzia e dell'adolescenza.
Ecco, sono proprio le emozioni a mancare in questi ultimi dischi di Battisti, per sua precisa scelta. Ma il suo genio è tanto grande che riesce ad emozionare anche con queste composizioni troncate al primo accenno di melodia, rese sterilmente sintetiche ed ostiche al primo ascolto. Ma grandissime come non mai.
Io le ho trovate bellissime da subito, delle perle di rara bellezza, dal gusto forte ed amaro, non certo adatte per il suo vecchio pubblico. Lui disse che un artista deve camminare davanti al suo pubblico, mai seguirlo. Ci ha provato con coraggio, quasi nessuno dei suoi vecchi fans l'ha seguito, pochi nuovi si sono accodati.
Lucio era troppo avanti rispetto al gusto dell'italiano medio che, ricordiamocelo, fa stare in cima alla classifica dei dischi più venduti le compilations e le musiche della pubblicità televisiva.
Non poteva andare altrimenti, con un pubblico così musicalmente maleducato come quello italiano.
E i validi critici musicali italiani? Tutti a votare compatti contro il nuovo Battisti, senza risparmiare commenti corrosivi da perfetti ignoranti. Quella Musica non la capisco? Allora dev'essere per forza orribile, questo è il ragionamento che hanno fatto i signorotti dell'informazione musicale italiana, salvo poi incensare emerite porcherie costruite a tavolino che sopravivvono giusto un paio di mesi.

I nuovi dischi di Lucio Battisti invece soppravvivono da ben 18 anni, inossidabili, immutabili, senza tempo, come tutte le vere opere d'arte.
L'arte di Battisti rifulge nonostante tutto, al di là dei gusti dell'italiano medio e dei pareri di critici ignoranti, e mi auguro che prima o poi questa geniale produzione discografica post anni 80 venga riscoperta. Ma non per dare giusto merito ad un compositore ed un paroliere geniali, quanto perchè sarà un segno che anche in Italia si riesce ad andare oltre le compilations di musica latino-americana, Sanremo, i Top of the Spot e l'acqua azzurra, acqua chiara.
Chi avesse la voglia e l'intelligenza di ascoltare i nuovi dischi di Battisti è vivamente pregato di farlo, senza aspettarsi cloni di Fiori rosa, fiori di pesco e simili.
E se vi state chiedendo cosa c'entri tutto questo con l'HiFi, beh, ripensateci. Proprio in uno degli ultimi dischi c'è un brano dedicato all'HiFi...ve ne parlerò presto.

In conclusione, prometto di pubblicare al più presto una monografia dedicata proprio al Battisti post 1980, così per tentare di colmare un vuoto ingiusto ed immeritato. Questo Editoriale non avrebbe dovuto essere pubblicato, per rispettare la volontà di Battisti al silenzio. Però di fronte all'ennesimo scempio compiuto dall'informazione ufficiale non sono riuscito a tacere.
Chiudo citando un brano di una delle ultime sue composizioni, che mi pare adattissimo alla circostanza:

Son le cose che pensano...ed hanno di te, sentimento...esse t'amano e non io, come sempre rimpiangono te, sono le cose prolungano te.
Verissimo. Addio Lucio.

© Copyright 1998 Lucio Cadeddu

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