Le dimensioni...contano!

L'attuale rincorsa verso oggetti sempre meno ingombranti e più eleganti non è scevra da problemi. Nel campo dell'home entertainment, ad esempio, il desiderio di accontentare i consumatori con schermi televisivi sempre più sottili e con cornici sempre più minimaliste non poteva non portare a forti compromessi dal punto di vista funzionale. Così, quel che sta accadendo è che l'audio delle TV a schermo piatto sta diventando sempre peggiore, tanto che i consumatori cominciano a lamentare la scarsa chiarezza dei semplici dialoghi. Il confronto tra la comprensibilità di un dialogo riprodotto da una TV moderna e una di 10-15 anni fa è semplicemente imbarazzante. Si cerca di ovviare al problema alzando il volume, ma questo non aiuta molto, come molti di voi avranno notato.

Nei programmi stereofonici il guaio è in parte causato dalla diffusione del canale del parlato su due altoparlanti laterali, quando invece sarebbe ideale averne uno, mono, disposto centralmente. Il problema più grosso è, però, la dimensione degli altoparlanti di serie, ai quali ormai viene destinato uno spazio quasi inesistente. Forse i progettisti pensano che in nome del marketing e del design essenziale si possano riscrivere le leggi dell'acustica...purtroppo così non è. Gli altoparlanti, per riprodurre una gamma di frequenze ragionevolmente ampia ad un volume accettabile, hanno necessità di muovere consistenti quantità d'aria e questo, ovviamente, non è possibile se si utilizzano micro trasduttori confinati in uno spazio minimo.

Si potrebbe pensare che sia sufficiente collegare la TV a un impianto Home Theater, per recuperare la qualità perduta. Quello che sta accadendo però, come testimonia una recente analisi di mercato [fonte: The Telegraph, 14/2/2013], è che l'anno scorso le vendite di materiale HT sono cresciute di appena il 3% mentre nello stesso periodo sono cresciute di ben il 60% le vendite delle cosiddette soundbars, ovvero quei parallelepipedi da posizionare sotto lo schermo televisivo (più raramente sopra) che migliorano la qualità dell'audio riprodotto, grazie ad altoparlanti di dimensioni non ridottissime, ospitati dentro cabinet con una certa quantità d'aria a disposizione, quasi sempre dotati di buona amplificazione interna e sistemi DSP di equalizzazione digitale del suono. Questo che significa? Che semplicemente la maggior parte dei consumatori non è (più) disposta a riempirsi la casa di cavi, diffusori, subwoofer e telecomandi complicati pur di poter ascoltare decentemente l'audio televisivo. Ecco dunque che le soundbar diventano la scelta più logica e appetibile: semplici, poco ingombranti e talvolta così flessibili da poter diventare il vero centro sonoro per un'ampia varietà di sorgenti, magari anche in modalità wireless.

La morale di questa semplice analisi di mercato è ovvia: si possono ridurre le dimensioni e gli ingombri di un oggetto destinato a riprodurre suoni...solo fino ad un certo punto! Mogli, madri e fidanzate dovrebbero capire che - almeno fino ad oggi - le dimensioni di un diffusore acustico non possono essere azzerate. Così come una lavatrice o un forno non possono essere resi più piccoli di quanto non siano ora (per ovvie ragioni di capienza!) così anche i diffusori acustici non possono essere troppo piccoli e troppo nascosti, pena un decadimento qualitativo evidente.
Sarebbe bello se questo ragionamento cominciasse a farsi strada nelle loro menti quando si decide di acquistare un sistema per ascoltare, bene, la musica a casa.

Non si può immolare sull'altare del design una funzione importante come quella della qualità audio. L'esasperazione di questa tendenza ci sta portando verso immagini sempre più chiare e realistiche e verso suoni qualitativamente peggiori. Per questo motivo esorto gli appassionati di musica a rifiutarsi di accettare compromessi eccessivi, in termini di dimensioni e di posizionamento dei diffusori acustici. Insomma, anche nell'audio le dimensioni...contano! :-)