Editoriale di Dicembre 2014

La teoria del "collo di bottiglia" in HiFi

[L'anello debole]

Autore: Maarten van Casteren - TNT UK
Data dell'articolo: Dicembre, 2014
Traduttore: Roberto Felletti

«L'aspetto più importante è l'ambiente d'ascolto, gli amplificatori non sono determinanti» o «È tutta una questione di diffusori; non è possibile percepire differenze tra lettori CD». Quante volte vi sarà capitato di sentire persone dire frasi del genere? Sembra che esista molta gente convinta che, se qualcosa limita le prestazioni del vostro impianto, non abbia senso ottimizzare altri fattori. Ne deriva che, se non disponete di una stanza dall'acustica ottimale, e molti di noi non ne dispongono, investire in un impianto audio veramente buono sia inutile. Oppure, se non avete i diffusori migliori del mondo, allora cercare di migliorare il lettore CD o l'amplificatore non ha altrettanto senso. Personalmente, non concordo con queste affermazioni.

La convinzione che ci sia un unico fattore limitante le prestazioni dell'intero impianto è ampiamente diffusa e la definirei la teoria del "collo di bottiglia", un valido modo di esaminare certi aspetti che, purtroppo, non trova applicazione nel settore dell'audio. In biologia, tanto per fare un esempio, esiste un concetto denominato proprio "fattore limitante" che riguarda la crescita delle piante e che consiste in questo: potete dare a una pianta quanto fertilizzante e quanta acqua desideriate, tuttavia soltanto con una ridotta quantità di luce solare ne limiterete la crescita e intervenire su altri fattori non avrà effetti. Questo perché una pianta, per crescere, ha bisogno di acqua, nutrienti e luce solare; uno di questi fattori non può essere sostituito dagli altri due.

Nel campo dell'audio la situazione è diversa: non siamo di fronte a una reazione che richiede determinati componenti, bensì a una catena. Ogni componente della catena produce un effetto, anche se alcuni in maniera più determinante rispetto ad altri. Un mio buon amico ha ideato un'eccellente analogia, al riguardo: immaginate di guardare attraverso un certo numero di vetri; alcuni sono piatti, trasparenti e levigati, mentre altri sono colorati, graffiati, deformati o sporchi. Fondamentalmente, ciò che vedrete dipenderà dalla somma delle caratteristiche di tutti i vetri e la sostituzione di uno imperfetto con un altro avrà un certo impatto sul risultato finale.

Con questa analogia "vetraria" è ora facile spiegare perché, in ambito hi-fi, pressoché ogni cosa abbia un effetto percepibile. Ci sono innumerevoli modi in cui il risultato finale può essere distorto e molti di essi sono praticamente indipendenti gli uni dagli altri. Ad esempio, un vetro graffiato risalterà sempre, anche se gli altri sono tutti colorati e deformati. In questo caso, l'unica congettura che si potrebbe fare è che, tramite l'effetto combinato di tutti i vetri, si avrebbe una visione ragionevolmente buona. In realtà, alcuni vetri possono compensare le carenze di altri: ad esempio, uno blu e uno rosso oppure uno che ingrandisce e un altro che rimpicciolisce. Ma, nella maggior parte dei casi, ogni vetro deteriorerà leggermente l'immagine e il risultato finale sarà dato dalla somma di tutte le distorsioni. Ovviamente, il trucco sta nel trovare il vetro che causa il danno maggiore e sostituirlo con uno migliore.

In campo audio abbiamo la colorazione, la distorsione, la compressione, una limitata estensione in frequenza, la risoluzione, problemi di fase e tempo, ecc.; tutti questi aspetti possono essere più o meno indipendenti, proprio come accade ai vetri, che possono essere colorati o graffiati.

[La teoria del collo di bottiglia in HiFi]

La differenza principale tra il concetto di "catena" e la teoria del "collo di bottiglia" risiede nella possibilità, in toto, che possa essere percepito perfino un piccolo miglioramento, anche nel caso in cui altri componenti arrechino molti più danni; vale a dire che si nota la crepa nel vetro anche se l'intera immagine è di colore rosso scuro. E nel caso in cui il piccolo miglioramento in questione fosse economico e facile da implementare, allora varrebbe davvero la pena apportarlo, anche se il vostro vicino di casa sostiene che non farebbe differenza perché il vostro salotto non è la sala d'incisione di Abbey Road.

Esiste anche il punto di vista che si potrebbe definire "sblocco delle potenzialità", il quale sembra essere una variante della teoria del "collo di bottiglia". Esso stabilisce che migliorare un componente potrebbe farvi percepire le qualità di un altro elemento che prima venivano mascherate da quello sostituito. Questo concetto sembra suggerire che ogni componente di una catena audio contribuisca in qualche modo, anziché riprodurre semplicemente il segnale interferendo il meno possibile. Continuando con la metafora vetraria, è come se ci fosse una bella vetrata colorata e, migliorando un altro vetro, si riuscisse a vederla meglio. Ovviamente si dà il caso che sia proprio così, questo è certo, ma la maggior parte di noi vuole ascoltare la registrazione, non il preamplificatore o il braccio del giradischi. L'eccezione potrebbe essere rappresentata da un impianto poco equilibrato, con un componente molto ma molto peggiore degli altri. Ma questo è un pessimo punto di partenza, non dovremmo basare la nostra strategia di miglioramento su conclusioni ricavate in questo modo.

In realtà, talvolta piccole migliorie fanno una grossa differenza nel modo in cui l'impianto veicola il messaggio musicale. Alla fine, spesso la perfezione si riduce a piccoli dettagli, per cui gli upgrade possono avere effetti inaspettati. Ma gli audiofili possono anche avere la tendenza a fissarsi su alcuni aspetti della riproduzione, quasi come avessero sviluppato un'avversione verso certi difetti. La caccia all'impianto di riproduzione perfetto, sulla base di quell'unico parametro, può quindi iniziare a dominare l'esperienza d'ascolto, portando a sistemi ottimizzati per fare bene soltanto una o due cose; per contro, soluzioni simili possono anche spingere l'ascoltatore in certe direzioni. Alcuni impianti, semplicemente, suonano molto meglio il rock che il jazz, tanto per fare un esempio, e non c'è da stupirsi che un sistema del genere induca il possessore ad ascoltare maggiormente musica rock. L'impianto ideale non ha simili preferenze e pertanto invoglia, o perfino stimola, l'utilizzatore a esplorare tutti i generi musicali. Sfortunatamente, un sistema di questo tipo passa un po' inosservato a un primo ascolto, semplicemente perché non ha una propria personalità; ulteriori ascolti, cercando di andare oltre le abituali tracce di prova, talvolta possono portare a risultati sorprendenti.

Ovviamente, se consideriamo che l'audio è una catena, la faccenda può anche sfuggire di mano facilmente, e spesso capita. Il presupposto che ogni cosa possa influenzare la qualità sonora dell'impianto non implica che da tutti i cambiamenti si traggano necessariamente benefici o che ne valga la pena. L'aver apportato una modifica è di per sé troppo appagante, anche se il suono non è realmente migliore ma solo un po' diverso, e certamente ci avrete speso una discreta cifra. Il fatto che un cavo di potenza abbia un effetto percepibile non giustifica necessariamente l'investimento di una piccola fortuna, tanto per dire.

Laddove le due filosofie convergono, impropriamente poiché incompatibili, sussiste la possibilità di osservare un vero comportamento ossessivo. Immaginate di pensare che i vostri diffusori debbano essere praticamente perfetti prima di procurarsi un lettore CD migliore; però, una volta risolto il problema dei primi, sarete costretti a elevare anche il secondo a livelli da studio. Se volete che questo hobby sia gratificante e al contempo desiderate conservare la salute mentale, allora il trucco sta nell'individuare la miglioria in grado di permettere al vostro impianto di compiere il salto maggiore a fronte della minor spesa possibile; e poi siate felici. Ripetete ogni sei mesi, o giù di lì, e nel frattempo godetevi la musica.

© Copyright 2014 Maarten van Casteren - maarten@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com

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