Ma sì, dai, organizziamone una! Una bella mostra HiFi. Che ci vuole? Si contratta l'impegno di una ventina di stanze in un Hotel periferico, in periodo di bassa stagione non gli sembrerà vero, si contattano un po' di amici, ognuno di noi appassionati conosce almeno due o tre "Aziende" HiFi o progettisti (e non ditemi di no), si coinvolge qualche cantante/musicista in cerca di (poca) gloria, un paio di guru che tengano illuminanti seminari (e più le sparano grosse e meglio è), si anticipa qualche soldino all'Hotel prescelto e il gioco è fatto!
A questo punto, si subaffittano le stanze maggiorando il prezzo di N volte (con N variabile a seconda del periodo) e si realizza un utile senza troppa fatica. Tranquilli, non ho alcuna intenzione di organizzare l'ennesima mostra HiFi nazionale...riflettevo solo sul fatto curioso che questi ultimi scampoli di inverno/inizi di primavera vedranno più eventi HiFi di quanti mai mi sarei immaginato possibile, viste le dimensioni del nostro asfittico mercato interno del settore. Evidentemente rendono.
La settimana scorsa abbiamo dato l'annuncio di due mostre (Milano Hi-Fidelity e Vintage Second-hand HiFi Music Show), questa settimana altre tre (Gran Galà dell'Alta Fedeltà, Esperienze d'ascolto e Primavera Audio) e altre ancora seguiranno. Tutte concentrate in due-tre mesi appena! Di che ti lamenti, vi starete chiedendo...è un segnale della vitalità del mercato, no? Magari fosse così. Temo invece che sia un segnale diametralmente opposto. Siccome i negozi HiFi tradizionali stanno chiudendo e i pochi rimasti offrono sempre meno servizi (ascolto dei componenti, cioè) l'alternativa per far sentire i propri prodotti agli appassionati è quella di portarli in mostra, con l'intento, ovviamente, di riuscire pure a venderli pur di non riportarseli indietro.
Questa tendenza alla proliferazione delle mostre HiFi ha, però, un certo numero di controindicazioni. Pur di affittare salette, la selezione che si effettua è, ovviamente, inesistente. Ovvero, tutti possono esporre tutto: todos caballeros! per citare una famosa frase di Carlo V nel 1541. Io invece auspico che gli espositori abbiano ALMENO una partita IVA e siano in regola con le certificazioni di sicurezza per chi commercializza prodotti elettronici (quindi: potenzialmente pericolosi) e magari pure una certificazione CE. Sulla prima posso anche provare a essere ottimista, sulla seconda ho fortissimi dubbi. Ce ne sarebbe una terza, ovvero la presenza di una garanzia biennale sul venduto, senza la paura che l'Azienda sparisca nel nulla dal quale era arrivata.
In un ambito così ristretto, è facilissimo per l'autocostruttore inventarsi un'attività commerciale, la presenza a una mostra di settore, poi, ne certifica in qualche modo non solo l'esistenza ma anche una certa quale solidità. O, almeno, questo viene percepito dagli appassionati (Oh, l'ho visto alla mostra...). L'effetto moltiplicativo del rumore da forum, poi, ci mette un attimo a creare un fenomeno dal nulla.
È il sogno americano che diventa italiano: chiunque si svegli con un'idea, può ambire a diventare imprenditore di successo. Ma noi non siamo gli Stati Uniti, nel bene e nel male. Che problema c'è, direte voi, tutti i grandi di una volta hanno iniziato piccoli. Vero...il problema è che una volta i piccoli erano davvero pochissimi, ora sono un vero e proprio esercito. Spesso, purtroppo, una vera e propria armata Brancaleone. Per i consumatori, gli appassionati, diventa non difficile ma letteralmente impossibile orientarsi, distinguere il buono dalla truffa, il genio incompreso dal venditore porta a porta riciclato come imprenditore HiFi.
Per non parlare di quei "Costruttori" che altro non fanno se non rimarchiare prodotti cinesi moltiplicando il prezzo a piacimento. Insomma, una gran confusione...e a farne le spese è tutto il settore, ovviamente, perché quando si lascia troppo spazio a operatori non del tutto in regola o non solidi il rischio è il totale disamoramento dell'appassionato.
Inoltre, siccome partecipare a una mostra HiFi ha un costo per chi espone (affitto sala, logistica, trasporti, vitto e alloggio) difficilmente un piccolo potrà partecipare a più di due mostre all'anno. Da una parte questo dovrà portare - è così che funziona il regime della concorrenza - a una riduzione dei prezzi medi delle sale, il che significa che potranno avere accesso pesciolini sempre più piccoli, mentre dall'altra parte ogni organizzatore dovrà posizionare ancor più in basso l'asticella d'accesso, in termini di controllo sulla solidità degli espositori. Se affitti venti sale, dovrai comunque riempirle in qualche modo, no?
In conclusione, se da un lato può sembrare benefico il moltiplicarsi di fiere del settore, in maniera tale che ce ne sia una vicina a ogni appassionato, da un altro punto di vista questa parcellizzazione dell'offerta è potenzialmente molto pericolosa, perché sarà sempre più difficile garantire che soltanto realtà aziendali solide e in regola possano esporre e vendere al pubblico.
L'audiofilo, si sa, è un acquirente compulsivo, è capace di acquistare un prodotto del quale sa pochissimo, sull'onda di un ascolto frettoloso, condito con il mellifluo esporre dell'operatore. Non dico che gli organizzatori di mostre debbano tutelare gli acquirenti incauti, però è interesse di tutti far sì che il mercato nostrano dell'HiFi diventi (perché forse non lo è mai stato) qualcosa del quale fidarsi, nel quale credere. Questa filosofia tutta italiana del pochi, maledetti ma subito mi spaventa moltissimo. È sempre un dannato business as usual.
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