Autore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Pubblicato: Febbraio, 2014
Qualcuno ricorda gli albori della stereofonia? Era diventato di moda dividere la disposizione degli strumenti sui due canali, ad esempio piano e chiatarra a destra, basso e batteria a sinistra. Il tentativo, maldestro, era quello di colpire l'ascoltatore, abituato alla piattezza disarmante dei dischi mono, con una nuova e rivoluzionaria tecnica di registrazione. Persino alcuni dischi dei Beatles furono sottoposti a questa operazione demenziale. Presto, però, sia gli appassionati che gli stessi ingegneri del suono si resero conto di quanto fosse innaturale questo sistema di incisione, che infatti fu abbandonato rapidamente. Non possiamo neppure dimenticare quei dischi incisi con fastidiosissimi effetti ping pong che spostavano i suoni da una cassa all'altra. Per fortuna quei giorni oscuri della stereofonia sono storia passata e (quasi) dimenticata.
Una buona registrazione stereofonica, in realtà, dovrebbe imitare il suono reale, come se l'ascoltatore fosse seduto avanti alla band o all'orchestra che suona. I due canali destro e sinistro dovrebbero aiutare a ricreare una sorta di palcoscenico virtuale in 3D tanto caro agli audiofili e così tanto difficile da ottenere.
Molti sforzi sono stati fatti nel tentativo di migliorare l'esperienza d'ascolto stereofonica e non possiamo certo dimenticare i pionieristici esperimenti in tre canali di Paul W. Klipsch. Egli pubblicò, nel giugno del 1963, sul Journal of The Audio Engineering Society (JAES, Volume 11 Issue 3 p. 282) un articolo dal titolo Regarding a -Derived Third Stereo Channel. L'articolo descriveva come potesse essere ottenuto un canale centrale da due canali stereofonici tradizionali. Fu proprio per questo scopo che qualche anno prima, nel 1957, Paul W. Klipsch ideò e introdusse sul mercato il famoso diffusore Heresy, prodotto ancora oggi. Molti audiofili suoi estimatori probabilmente non sanno che era stato pensato come un misero canale centrale tra due Klipschorn.
Da allora ad oggi altri tentativi si sono susseguiti, con alterne fortune. I NightBus, una band a metà strada tra gli USA e il Regno Unito, stanno provando a proporre qualcosa nella stessa direzione: un superamento della stereofonia tradizionale...utilizzando però sempre i due canali stereo. Il loro ultimo singolo "When the Night Time Comes", pubblicato dall'etichetta S-Curve Records, è realizzato con una nuova tecnica denominata three-way stereo. Il brano è stato inciso in modi diversi sul canale destro e sinistro. Su quello destro è presente un arrangiamento chitarristico con voci maschili mentre sul sinistro c'è l'arrangiamento dance elettronico, con voci femminili. In pratica due canzoni diverse su ognuno dei due canali. Il trucco consiste nel fondere le due versioni insieme che, suonando all'unisono, ne creano una terza. Ecco perché three-way stereo!
L'idea è stata suggerita involontariamente dalla figlia del proprietario dell'etichetta discografica S-Curve: si lamentava che quando ascoltava musica condividendo le cuffie con un'amica ognuna sentisse solo una parte della canzone. Avrete notato che questi auricolari condivisi rappresentino un modo di ascoltare molto diffuso tra le nuove generazioni. E allora perché non mettere davvero due canzoni diverse in ogni canale?
Difficile dire se questo sistema di registrazione prenderà piede. Gli autori sostengono si tratti dell'equivalente audio del 3D cinematografico. Francamente, io sono molto scettico. Tuttavia, si tratta di un esperimento interessante. Potete valutare voi stessi la bontà del risultato ascoltando il brano qui sotto sia dai diffusori che dalle cuffie. Poiché si tratta di un brano Vevo, l'embedding in certe situazioni potrebbe essere vietato, nel caso ascoltatelo direttamente su YouTube.
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