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In questi 15 anni di presenza sul web, dopo diverse migliaia di richieste di consulenza su vari problemi legati a questo stralunato hobby e dopo centinaia di migliaia di messaggi letti sui forum del settore, credo di essermi fatto un'idea abbastanza chiara dell'audiofilo medio, delle sue debolezze e delle sue - poche, in verità - virtù. Abbiamo tutti quanti necessità di recuperare una più intensa e retta spiritualità audiofila che ci guidi nel difficile cammino intrapreso.
Per questo motivo ho deciso di farne un'analisi dettagliata, partendo dall'esame dei classici vizi capitali riletti in pura ottica audiophile.
Io, che vidi stroncare la mia promettente carriera ecclesiastica da una sonora tirata d'orecchi mentre tentavo maldestramente di servire messa nel primo giorno da chierichetto (capii allora - in un lampo - che la tonaca non faceva per me, a nove anni) confesso di non avere ottima memoria di tutta la catechesi classica che ai miei tempi tutti dovevano imparare.
Quindi, sia per mio stesso beneficio che per tutti coloro che non avessero conservato memoria di tali insegnamenti mi permetto un breve riassunto di quelli che vengono comunemente indicati come vizi capitali. Ciò che segue è un copia ed incolla dal Compendio della dottrina cristiana prescritto da Sua Santità Papa Pio X alle diocesi della provincia di Roma (Roma, Tipografia Vaticana, 1905).
Credo sia importante anche ricordare la differenza tra vizio e peccato, talvolta usati come sinonimi ma che tali non sono. Sia ben chiaro che tutta la trattazione, che inizia con questo editoriale introduttivo, è tutto tranne che qualcosa di serio. Semmai, è un modo un po' autoironico per specchiarsi, magari riconoscersi ed imparare a non prendersi mai troppo sul serio, un esercizio spirituale ignoto alla stragrande maggioranza degli audiofili.
Il vizio è una cattiva disposizione dell'animo a fuggire il bene e a fare il male, causata dal frequente ripetersi degli atti cattivi.
Tra peccato e vizio v'è questa differenza, che il peccato è un atto che passa, mentre il vizio è la cattiva abitudine contratta di cadere in qualche peccato.
I vizi che si chiamano capitali sono sette:
Ora, sono sicuro che nessuno farà fatica a riconoscere le proprie debolezze, fatte le dovute differenze, nell'elenco di cui sopra, ripensando a tutte le volte che abbiamo provato sentimenti analoghi collegati con l'acquisto o l'ascolto di un sistema HiFi, alla visita di una mostra del settore o, peggio, alla frequentazione di forum pubblici dedicati a questo curioso hobby, che pare attirare le debolezze umane come pochi altri.
Per mia fortuna, devo ammettere, altre passioni alimentano il mio tempo libero, oltre all'HiFi, e pertanto mi capita di essere membro di community dedicate ad altri argomenti. Più in particolare, frequento forum di ciclismo ed automobili. Oltre ad essere membro di qualche gruppo di discussione dedicato a questi argomenti, ne amministro due, di piccole dimensioni, in prima persona. Ritengo dunque di avere una certa esperienza sia come gestore che come utente, una doppia veste che aiuta a capire bene le dinamiche delle discussioni ed i diversi punti di vista. Ebbene, mai mi è capitato di vedere community virtuali più rissose di quella degli audiofili: le discussioni sfociano spesso in insulti, minacce, azioni legali e quant'altro di peggio il genere umano possa mettere in campo. Ecco perché abbiamo tutti bisogno di una nuova spiritualità audiofila.
Certamente non ho esperienza in altri settori oltre a quelli citati, posso immaginare che in forum politici o religiosi possa accadere pure di peggio, ma in questi casi la contrapposizione è il sale stesso della discussione. Una comunità mossa da una passione condivisa dovrebbe, a mio parere, avere un approccio differente ai rapporti interpersonali.
Non si pensi però che sia il clima di impunità che aleggia nei forum a favorire certi comportamenti. Certamente aiuta, ma a volte i sette vizi capitali di cui sopra si palesano anche in posta privata, sotto forma di deliri che talvolta decido di rendere pubblici ma la maggior parte delle volte salvo in una cartella apposita, a futura memoria, per i momenti di depressione, quando ho necessità di ricordarmi che ci sono persone messe molto peggio di me :-)
La mia sensazione è che questo hobby, molto più di altri, attiri personaggi borderline di ogni sorta. Piano piano, vizio per vizio, cercherò di evidenziarli tutti, nella speranza che qualcuno, riconoscendo certi atteggiamenti, ci faccia una risata sopra e magari una piccola riflessione e forse una salutare autocritica.
L'operazione deve essere presa per quello che è, una sorta di autodafé assolutamente ironico, ad uso e consumo interno. Se qualcuno dovesse sentirsi in qualche modo offeso da quanto leggerà, chiedo scusa sin da ora con il capo chino e l'umiltà dei frati (cit.) e, per primo, mi pento e mi dolgo per aver io stesso peccato nel corso di questi ormai 30 anni di passione per l'alta fedeltà.
Ora, siccome tutti i salmi finiscono in gloria, questa piccola introduzione finisce in Musica, come nostra consumata consuetudine. Il testo che segue, uno dei più ispirati di Frankie Hi-NRG MC, tratta esattamente l'argomento di un autodafé spietato, dal suo album migliore, La morte dei miracoli. Ogni tanto dovremmo farlo anche noi. Trovo incredibile come le sue parole possano essere applicate pari pari al tipico audiofilo medio. Sorprendente ed inquietante al tempo stesso. Buon ascolto e buona riflessione (l'embedding non è consentito, dovrete visionare il brano direttamente su YouTube).
Autodafé
Prendo le distanze da me perché non voglio avere niente a cui spartire con me, da condividere con chi come me non fa nulla per correggersi: sono il mio nemico, il più acerrimo.
Carceriere di me stesso con la chiave in tasca invoco libertà ma per adesso so che questa cella resterà sprangata a triplice mandata dall'interno: sono l'anima dannata messa a guardia del mio inferno.
Reprimo ogni possibile "me", inflessibile, inarrestabile nel mio restare fermo immobile, segno i giorni scorrere sul calendario, faccio la vittima, il mandante ed il sicario.
Sono l'Uomo Nero che turbava i sogni quando li facevo, credevo di esser libero ma non mi conoscevo come adesso ed ego non mi absolvo neanche quando mi confesso dei peccati che ho commesso - e guido un autodafè.
In cattiva compagnia soprattutto se sto solo, negativo come i G in una picchiata, prendo il volo, salgo, stallo e aspetto il peggio, che non sta nella caduta ma nell'atterraggio come dice Hubert.
Malato immaginario più di quello di Molière, sono il mio gregario e mi comporto da Salieri e non chiedermi il perché, che come il Tethered quando perdo il filo poi non mi puoi più riprendere.
Caro amico non ti scrivo, non ti cerco e non ti chiamo mai, batti un colpo se ci sei e se stai ascoltandomi, strappami da questo mio torpore atarassico, mi son perso dentro un parco che è giurassico e non trovo vie d'uscita: vieni a prendermi o precipito, scivolo come Maximillian verso il buco nero del fastidio: nel tedio per me non c'è rimedio e me ne accorgo perché sono sotto assedio mentre tu mi fai l'embargo.
Critico, m'arrampico su cattedre che non mi spettano e mi accorgo solo dopo un attimo che esagero: ma come al solito il danno fatto è irreparabile, la storia è irreversibile, la mia memoria è labile e lavabile.
Abito quest'ombra con contratto ad equo-canone pagando la pigione all'abitudine e prendendo l'eccezione come regola di vita: sto di casa a pianterreno e gioco a fare lo stilita.
Vago, divago, come il dr. Zivago io mi sbraccio e non mi vedi, cerco mani e spesso trovo piedi, cerco fumi e trovo lumi che mi bruciano, ed io so bene che le cicatrici restano. Carta, penna e poco più per stare a galla, nella testa il mio pensiero è come un ragno in una bolla: seduto in riva al fiume aspetta di veder passare il mio cadavere.. pazientemente...
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