Autore: Mike Cox - TNT UK
Traduttore: Enzo De Sanctis
Pubblicato: Giugno 2012
Ho iniziato molti anni fa ad interessarmi di riproduzione musicale, con un semplice ricevitore Teleton, giradischi Goldring e diffusori anonimi. Allora l'impianto suonava davvero bene per i miei gusti tuttavia, secondo gli standard moderni, si trattava di un approccio molto sobrio e semplicistico.
La domanda che mi pongo è: il gusto di oggi per una complicazione sempre crescente ci porta sul serio ad avere un miglioramento della qualità? Il mio sospetto è che quest'aumento della complessità tenga vivo il gioco, ma ci costi caro in termini economici. Parte delle complicazioni non aggiungono nulla al suono, riguardano solo l'apparenza e le sensazioni, come per esempio la tendenza di ricavare i contenitori delle elettroniche da blocchi di alluminio pieno.
Una rivista HiFi convenzionale, in uno degli ultimi numeri, ha recensito un ampli di potenza del costo di 18.000 sterline, molto piacevole. Direi che il contenuto effettivo valga non più di 1000 sterline, ed allora cosa gli aggiunge valore? Il contenitore sembra ricavato dal pieno, il che sarà pure bello ma molto costoso e poco rispettoso dell'ambiente. Si tratta di un ampli in classe D con alimentatore lineare; recentemente ne ho costruito uno assemblando circuiti di fabbricazione cinese ad un costo complessivo inferiore alle 200 sterline, alimentatore lineare e contenitore compresi.
Abbiamo davvero bisogno della complessità della classe D? La pubblicità ci esalta l'efficienza e la bontà della classe D, ma un ampli in classe A/B ben progettato può essere ancora meglio, perdendo colpi solo quando vengono fatti lavorare in modo pesante nella regione in classe A. Al momento ascolto una coppia di amplificatori monoblocco della Nene Valley Audio (NVA), il progetto mk2 A40, un semplice progetto in classe A/B che consuma meno di 4 W per entrambi i componenti a riposo, più o meno come per il mio classe D. Capisco che l'efficienza teorica di un amplificatore in classe D sia superiore a quella di uno in classe A/B ma, in pratica, quanta differenza fa? [Nota dell'Editore: la differenza a riposo può essere trascurabile, ma diventa rilevante a piena potenza: 50% contro 85-90%!]
Se prendiamo in considerazione i giradischi, gli estremismi ingegneristici sono tanto sorprendenti quanto costosi. Se dovessimo giudicare all'ascolto un progetto semplice ed economico come il Rega RP3 confrontandolo con un modello esoterico che monti la stessa testina, sarebbe veramente giustificato l'aumento di 300 volte nel prezzo? Certo, se potete permettervelo non vedo perché no, ma è un uso ammissibile delle risorse della Terra? Insieme agli ampli NVA ascolto dischi utilizzando un braccio in legno molto semplice, non così fascinoso come il Rega RB1000 che uso di solito, ma svolge il suo lavoro e mi godo ugualmente la musica (seguirà la recensione).
Anche le sorgenti digitali subiscono la loro dose di complessità sempre crescente: abbiamo davvero bisogno di elaborazioni del segnale ad alta velocità, con filtraggi e sovracampionamenti complicati? Il mio DAC abituale non possiede filtraggio digitale, e quello analogico è di entità moderata, tuttavia il suo suono è per me meraviglioso; un DAC che costa 20 volte di più, con i suoi bei filtraggi digitali e sovracampionamenti favolosi, suona meglio? Direi che suona diversamente, ma non è detto che sia più corretto.
Concludendo, voglio sfidare i produttori di attrezzature audio a considerare il loro impegno chiedendosi se non si possano raggiungere gli stessi risultati in modo più semplice, meno costoso e più rispettoso dell'ambiente. Terrò d'occhio i forum nella speranza che questa mia sfida dia adito a qualche discussione.
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