Forse avete già un po' di familiarità col nostro approccio all'HiFi. Dovreste quindi sapere che normalmente siamo molto restii a cedere ai richiami delle Sirene del mercato. Una ragione è ovvia: non dipendendo da questo per la nostra sopravvivenza (a chi fosse sfuggito, ricordo che TNT-Audio non ha pubblicità ne' sostegno da parte dei lettori) riusciamo ad avere una visione abbastanza distaccata da quel che succede intorno a noi.
Talvolta ci permettiamo persino di ignorare del tutto nuovi fenomeni. Ad esempio, mi riferisco alla culinaria Guerra a colpi di Sformati (digitali) che da qualche anno a questa parte imperversa sul mercat(in)o HiFi.
Un'altra ragione è dettata dall'esperienza. Tutti i recensori del piccolo staff di TNT-Audio sono audiofili con almeno 2 decadi di esperienza nel campo, non come professionisti ma come "consumatori" e si sa che sono proprio questi ultimi a pagare di tasca propria errori, acquisti incauti e tentazioni diaboliche da parte di pubblicitari d'assalto.
Tutto questo può essere riassunto in un allarme, reso popolare dalla voce di Chuck D (una delle due menti dei Public Enemy) che suona più o meno così: Don't believe the hype!. In altre parole, mai credere alla propaganda.
In campo HiFi, la propaganda ci ha sempre spinto - come è ovvio che sia - verso apparecchi sempre nuovi, sempre "migliori", in un crescente turbinio di novità al cui cospetto i frequenti cambi di modelli delle case motociclistiche giapponesi impallidiscono (il colmo, per un giapponese).
Così, siccome il nostro denaro (ed il vostro) è frutto di sudato lavoro che con l'HiFi non ha niente a che vedere, spesso consigliamo un approccio più soft e meditato all'acquisto dell'HiFi.
Anni fa stilammo una sorta di Guida all'acquisto dell'HiFi usata, suggerendo apparecchi che potevano ancora essere considerati eccellenti acquisti anche quando confrontati con materiale ben più attuale.
Questo atteggiamento certo non ci rende popolari agli occhi di chi vorrebbe un mercato in continua crescita, con un turnover di merce più rapido possibile. La cosa non ci preoccupa minimamente, come potete ben immaginare, ed anzi siamo convinti che un invito al mercato dell'usato può direttamente dare ossigeno anche al mercato del nuovo.
E' chiaro che se un apparecchio usato lascia gli scaffali di un negozio velocemente, il negozio stesso sarà più ben disposto a "ritirarlo" o "permutarlo" in caso di acquisto del nuovo. E poi, diciamocelo francamente, certi acquisti molto costosi si possono fare solo se si riesce a "piazzare" bene il proprio usato.
Siamo fermamente convinti che l'acquisto dell'usato sia comunque un buon metodo per far "muovere" il mercato ed entrare in possesso di buoni apparecchi a prezzi più bassi...e che talvolta sia la soluzione per comprare apparecchi MIGLIORI ...E BASTA.
Infatti, le ragioni per le quali un apparecchio esce di produzione molto raramente sono motivate da reali necessità di "upgrade" di una certa linea di prodotti. Più spesso, ahinoi, si tratta dell'applicazione di una ferrea legge di mercato - che vige anche in questo settore - che vuole apparecchi nuovi ogni anno, al massimo due. L'acquirente di materiale di alta tecnologia (quale l'HiFi è) è spesso attratto dalla novità ed anzi questa rappresenta spesso l'unica molla che spinge verso il nuovo acquisto.
Basta pensare a cosa succede in altri settori hi-tech come telefonia cellulare e computers. Inoltre, certi cambi di componente sono spesso causati dalla momentanea indisponibilità di un lotto di componenti vitali all'apparecchio stesso o dal cambio di fornitore e conseguente innalzamento dei prezzi.
Gli apparecchi cambiano, quindi, non perchè si sono resi disponibili materiali migliori, ma semplicemente perchè quelli che si erano scelti non sono più in produzione o sono diventati troppo costosi.
Per una piccola percentuale di casi, infine, si tratta di vere e proprie migliorie tecniche, motivate dalla volontà di dare al cliente un prodotto sempre migliore. Questo tipo di "upgrade" li riconoscete perchè spesso vengono fatti su apparecchi in catalogo da diversi anni.
A questo punto, immagino desideriate che faccia qualche esempio concreto. Benissimo!
Cominciamo con le meccaniche di lettura per CD. Credete che le vecchie meccaniche Philips siano molto peggiori di quelle attuali? Io non sarei così sicuro. Basta prendere in mano una vecchissima CDM 1 (o anche la sorella povera CDM4) e confrontarla con le attuali VAM12 o persino con la "esoterica" Pro 2.
La CDM 1 era un gioiello di precisione meccanica, di lavorazione dei materiali e di affidabilità, tant'è che molte continuano a funzionare egregiamente pure oggi...e magari si permettono il lusso di leggere pure i CDR. Troppo costosa da produrre, con tutto quel florilegio di alluminio e metallo...meglio la plastica, meno costosa, più leggera da trasportare e, perchè no, più facile da "sostituire".
Quale produttore sarebbe così suicida da mettere sul mercato qualcosa che il cliente può tenere per lunghissimo tempo senza doverla sostituire? Ed infatti la CDM 4 aveva già preso la strada della plastica.
Le meccaniche CD, comunque, spariranno dal mercato, visto che tutti spingono verso nel nuove meccaniche DVD e SACD. Migliori? Davvero davvero?
Altri esempi, ancora in campo digitale. Si dice che il digitale abbia fatto passi da gigante nel campo della conversione D/A. In parte è vero. Tuttavia, gli appassionati non hanno impiegato molto tempo per accorgersi che i vecchi chipset TDA 1541 (A, S1, S2 ed S3) erano buoni allora...ed ancora dannatamente attuali...tanto che la Marantz usa un 1541 S2 in una delle sue macchine top (CD 7).
Non solo, ma anche molti convertitori a zero-oversampling - la moda di oggi - fanno uso di uno o più TDA 1541. Ancora non a caso, sul mercato dell'usato sono ricercatissimi i lettori che usavano sia quei chip che le meccaniche menzionate prima. Parlo dei vari Philips CD 960, Marantz CD 94 e 94 mkII, Revox B226 e ancora i primi Naim, Meridian e Micromega. Credetemi, non è solo una nostalgia da rimpatriata dei bei tempi che furono (anche perchè parliamo di appena 10-15 anni fa) ma di motivazioni tecniche e "sonore" assolutamente convincenti.
Nel campo hi-end il discorso non è poi molto diverso e basta vedere in che considerazione siano tenute le vecchie macchine digitali Wadia (parlo della coppia WT 2000 e DAC 2000, della meccanica WT 3200 etc) che spesso - ed a ragione - vengono considerate tra le cose migliori che la Casa americana abbia mai realizzato. E, ripeto, non secondo gli standards di allora, ma secondo quelli attuali.
Passiamo alle amplificazioni. Le valvole sono tornate di gran moda ma è ben noto che molti degli schemi sui quali si basano i prodotti attuali sono in realtà degli anni '50 e '60 (a volte tristissime rivisitazioni dello schema Williamson). Non solo, ma anche i materiali son quelli di altri tempi. Basta pensare alla affannosa e costosa ricerca che molti audiofili fanno per accapparrarsi le ultime valvole NOS sul mercato.
Sapete che significa NOS? No, non Nuclei Anti Sofisticazione...ma New Old Stock, cioè materiale NUOVO ma di molti anni fa (ancora, 1950 e dintorni). Ancora, componentistica passiva di buona qualità e ottimi trasformatori d'uscita erano disponibili allora come oggi.
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Voi direte: grazie, per le valvole è facile...ma che dire dello stato solido? Lì sono stati fatti progressi notevolissimi!!! Uhm, anche qui, andiamoci piano. Eccellenti amplificazioni a stato solido erano disponibili anche 15-20 anni fa.
Dirò di più: sto preparando un articolo sui primi vagiti a stato solido di Naim Audio, in particolare della prima coppia pre e finale costruita in quel di Salisbury (pre NAC 12 e finale NAP 120, mai importati in Italia, metà anni '70) e del loro primo ampli integrato, il Nait 1 (1983).
Cercherò di dimostrare che queste elettroniche, pur se parecchio datate, possono dare ancora del filo da torcere anche ad apparecchi ben più "attuali". Non solo, ma tra gli appassionati Naim più intransigenti gira la voce che i primi integrati Naim fossero migliori - dal punto di vista sonoro - delle nuove versioni, quelle a partire dalla 3 in poi.
Basta dare un'occhiata all'interno di un Nait primissima serie (che mi beo di possedere in condizioni pari al nuovo) per capire che tutto quel che poteva servire per costruire un ottimo integrato era già là: trasformatore toroidale Holden & Fischer costruito su specifiche Naim Audio, un layout di un ordine ed una pulizia semplicemente sbalorditivi (anche i cavi erano piegati ed angolati tutti allo stesso modo!) e, infine, circuitazione interamente a componenti discreti di buona qualità.
Pensate davvero che alcuni integratini moderni pieni zeppi di operazionali e circuiti integrati, costruiti in Estremo Oriente in grande serie possano suonare meglio? Io vi suggerisco di ripensarci, questo Nait può essere un pessimo avversario per diversi amplificatori moderni, anche di stampo "audiophile".
Volete parlare di diffusori acustici? Siete sicuri al 100% che i modelli hi-end di 10-15 anni fa siano "superati" rispetto a quanto offre oggi il mercato? Sarebbe una tesi ben difficile da sostenere, visto che ottimi esempi del passato ben più remoto (Quad ESL 57/63, Klipschorn, Tannoy Westminster) possono dare molto filo da torcere alle migliori realizzazioni attuali (ed infatti sono, sostanzialmente, ancora in produzione!). I modelli top di 10 anni fa di Thiel, Avalon, Magneplanar etc. sono tutt'altro che superati. Anzi.
La morale di tutto questo lungo discorso è, pertanto: non sottovalutate mai un buon prodotto con qualche anno alle spalle. Da canto nostro cercheremo di darvi sempre delle buone "dritte" su quali apparecchi tenere d'occhio.
Personalmente, sto lavorando ad un paio di cosette interessanti: oltre al già citato articolo sui Naim "vintage" dovrei portare a termine qualcosa sul lettore CD Revox B226, inserendolo nel più ampio contesto dell'intera serie "B" della casa svizzera.
Naturalmente, tutto questo discorso deve essere preso "cum grano salis". Non crediate dunque che tutto ciò che è vecchio sia automaticamente interessante....tutt'altro! In generale, i buoni apparecchi di qualche anno fa sono ancora in grado di comportarsi egregiamente anche oggi...ma le cose mediocri...suoneranno orribili.
Come direbbe un saggio veneto: "No s'è beo perchè s'è vecio, s'è beo perchè s'è beo! (mi perdonino i veneti per lo spelling approssimativo). In sostanza: un oggetto HiFi è bello perchè è bello (leggi: suona bene), non perchè ha qualche annetto di troppo.
Infine, un consiglio: usate la testa. Non acquistate apparecchi ben oltre il loro valore di mercato, solo perchè li trovate citati in una rivista o perchè venerati da qualche appassionato.
Qual'è il giusto prezzo per un apparecchio usato? Diciamo che - orientativamente - per prodotti recenti, si può partire dal 50% dell'ultimo listino disponibile. Per apparecchi "vintage" ci si può invece fare un'idea delle quotazioni andando a visitare alcuni siti specializzati in questa particolare nicchia di mercato. Quali? Basta mettere "Vintage HiFi" o "Audio classics" o "Classic Audio" su un qualunque motore di ricerca e partire in esplorazione.
In ogni caso, consentitemi un consiglio:
Occhi ben aperti, anche di giorno, e portafogli in tasca, ben allacciato! :-)
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