Editoriale di Marzo 2024

Luci e qualche ombra dal rapporto semestrale della RIAA sul mercato musicale statunitense

[Report RIAA 2023 mid-year]

Autore: Lucio Cadeddu - TNT-Audio Italia
Pubblicato: marzo, 2024

Da sempre il mercato musicale statunitense è stato un riferimento a livello mondiale per analizzare i diversi trend, in quanto di solito il resto del mondo segue le stesse tendenze, tipicamente con un leggero sfasamento temporale. Ecco quindi che il report di mid-year (2023) della RIAA - quello finale non è ancora disponibile - diventa uno strumento di analisi estremamente interessante.

Il report RIAA (qui il PDF completo) fa riferimento alla quota di mercato in termini di denaro speso dai consumatori su un dato sistema di fruizione musicale, visto che è difficile tracciare il numero di unità vendute - come si può fare per i supporti fisici - quando si ha a che fare con abbonamenti e licenze.

La prima tendenza che si evince è che lo streaming continua la sua corsa ad accapparrarsi quote di mercato sempre più ampie. Rispetto al 2022 l'aumento è stato del 10.2%, passando a coprire una fetta di 84% del totale del denaro speso dai consumatori. Nella categoria streaming c'è un po' di tutto, dagli abbonamenti alle varie piattaforme online, passando per le licenze d'uso sui social media e sulle app per il fitness, fino alle radio digitali e on demand. La parte del leone, però, sono gli abbonamenti a servizi come Spotify, Tidal, Qobuz, Apple Music, YouTube Music etc.

Il vecchio download digitale, ossia lo scaricare a pagamento il file musicale sul proprio dispostivo, è ormai ridotto al 3% del totale, persino in calo del 15% circa rispetto al 2022, segno che agli utenti non interessa possedere una copia digitale di ciò che possono avere a disposizione online senza sprecare spazio utile sul proprio HD. Poi, certo, ci sono categorie di utenti che collezionano le innumerevoli versioni di The Dark Side of the Moon, ma di queste patologie pare se ne stia occupando un team di ricercatori dell'Università di Harvard.

Resistono un po' i supporti fisici veri e propri, con un non trascurabile 11%, occupato più da vinile che CD: 23 miloni di dollari contro 15. In generale i supporti fisici sembrano in aumento rispetto all'anno precedente (+5%) ma, a guardare bene, è vero il contrario. Il numero dei CD venduti è in calo del 17.3% e i vinili del 1.8%. Se sembra che il totale sia in crescita è semplicemente perché i prezzi medi sono aumentati, quindi l'incasso è sì superiore, ma su un minor numero di unità vendute. Si vendono meno dischi, ma questi costano di più, quindi alla fine l'introito è superiore. Questo mi ricorda qualcosa, ovvero il trend analogo che si sta verificando nel mercato HiFi: apparecchi sempre più costosi, a fronte di un pubblico che si sta restringendo sempre più.

Espandendo l'analisi in maniera più globale, si evince come la musica e la sua riproduzione domestica siano sempre più appannaggio di chi ha risorse economiche superiori. Questo, evidentemente, non è un segnale positivo, perché nel lungo periodo è certo che il sistema si avviterà su sè stesso.

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