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Editoriale di Ottobre 2009

Diffusori bookshelf: Most wanted ever???

Autore: Lucio Cadeddu - TNT Italia

[Libreria da seduta] C'erano una volta i diffusori acustici o le "casse", come forse si chiamavano più frequentemente. Erano grandi, ingombranti, brutte a vedersi e pesanti come un film di Eisenstein a Ferragosto. Erano così grandi che non si poneva neppure il problema del dove posizionarle: dritte sul pavimento, anche se il tweeter arrivava a malapena all'altezza dell'ombelico (o peggio) dell'ascoltatore seduto.
Giorni gloriosi, comunque, erano quelli nei quali nessuno si preoccupava dell'immagine sonora, dello stage tridimensionale e dell'usuale campionario di pippe audiophil-chic. Qualche tempo dopo la AR (Acoustic Research) progettava ed immetteva sul mercato varianti piccole dei suoi diffusori più di successo: mobili compatti, in cassa chiusa, efficienti come un incartapecorito impiegato del catasto il giorno prima della pensione ma, e qui viene il bello, posizionabili ovunque tranne che sul pavimento. Gli appassionati - e soprattutto le di loro mogli - cominciarono a capire che quegli orribili cosi avrebbero potuto essere mimetizzati sulla libreria del soggiorno, tra un Capodimonte ed una bomboniera di Swarovski.
Era nato il diffusore bookshelf o, meglio, da libreria!
Il momento topico durò poco, nel giro di una decade ci si accorse che questi diffusori suonavano molto meglio quando abbarbicati su trespoli di varie essenze, lignee o metalliche, chiamati stands. Il nome cambiò in diffusori da stand, da supporto ma i più a la page li chiamavano freestanders o standmount. Se ne cominciarono a costruire di tutte le fogge e di tutti i prezzi e, sovente, una coppia di buoni supporti finiva per costare più dei diffusori che doveva sostenere, in un delirio collettivo abbastanza tipico della compagine audiofila (e.g. cavi che costano più di tutto l'impianto, impianti che costano più della casa che li ospita e così via).
Così, di delirio in delirio, i diffusori bookshelf - per suonare bene - dovevano obbligatoriamente essere messi su supporti. Quel che è peggio è che questa faccenda era pure abbastanza corrispondente al vero. Vista dal di fuori, però, assume un che di grottesco. Insomma, sarebbe come se ci vendessero dei barbeque, per definizione da esterno, e ci dicessero: "Guardi che se vuole la carne fatta come Dio comanda farebbe meglio a montarlo in salotto". Oppure se andassimo ad acquistare una mountain bike full-suspended per andare nei boschi e ci dicessero "Sì, va bene, però la morte sua è in un velodromo al coperto...". Spero di non essere il solo a sentire l'assurdità di questa paradossale situazione.
La beffa oltre il danno, tra l'altro, è che nessuno progetta più diffusori da libreria decenti. Li chiamano così, ma sono fatti per suonare meglio lontani dalla libreria!
[Human bookshelf]

Ebbene, torniamo un po' indietro a recuperare il senso delle cose ed analizziamo quali sono i problemi principali che un diffusore da libreria causa.
Prima di tutto, la libreria o la struttura che ospita il diffusore risuona insieme con esso: più alto il volume, maggiori le risonanze. Tali suoni secondari vanno a sommarsi all'emissione principale del diffusore, sporcandola. Se la struttura contiene dei vani chiusi la situazione è pure peggiore. In secondo luogo, un diffusore in libreria sarà, per forza di cose, addossato alla parete di fondo. Questo genera un rinforzo nell'emissione delle frequenze basse e medio-basse ed una colorazione delle medie e medio-alte, sporcate dalle riflessioni precoci sulle pareti ed i ripiani vicini.
Tutto ciò, tra l'altro, distrugge la creazione della nostra amatissima immagine tridimensionale, che si appiattisce in un quadro bi-dimensionale poco accattivante. Infine c'è il grande dilemma dello sbocco reflex, fonte di grandi preoccupazioni per tanti audiofili, specie se questo è posteriore, quasi che ricordi ancestrali di bibliche punizioni divine per i sodomiti avessero lasciato traccia indelebile in ognuno di noi. Il reflex posteriore, di fatto, non è un problema serio (bastano 10 cm di distanza dalla parete posteriore) ma, comunque, impedisce una collocazione a completo ridosso del fondo della libreria o della parete retrostante.
Tutti questi guai sono evitabili? Si può progettare un diffusore che, pur con qualche compromesso, minimizzi i problemi suddetti? La risposta è yes, we can!.
Per limitare il rinforzo in gamma bassa e medio-bassa è sufficiente calcolarne a priori l'entità e progettare il diffusore per una risposta leggermente attenuata in quel range di frequenze. Così, il diffusore suonerà un po' leggerino se posizionato lontano dal muro posteriore, ma suonerà di nuovo lineare ed equilibrato nella sua VERA posizione di lavoro.
Per quanto riguarda le risonanze della struttura, basta minimizzare l'energia trasmessa dal diffusore ad essa. E questo si può fare in vari modi ma a mio parere il modo migliore è dissiparla prima che arrivi a destinazione. Piedini morbidi, cabinet flottanti o sospensioni sofisticate possono certamente fare molto. Per quanto riguarda il reflex, basta posizionarlo frontalmente o con sbocco diretto verso la base. E va bene, per il soundstage occorrerà rassegnarsi un po' ma, guardiamoci dritti negli occhi...in quanti concerti live (di classica o di rock) avete potuto sperimentare il soundstage? Pochini, pochini. Anche una grande orchestra, ascoltata in posizioni lontane, produce un impasto sonoro che non ha molto a che vedere con la precisione chirurgica delle riproduzioni dei nostri impianti. Per i concerti di Musica amplificata non credo ci sia necessità di commentare oltre.

Credo che i progettisti di diffusori debbano fare uno sforzo (e noi con loro) per progettare diffusori REALI per il mondo REALE. E' quello che chiede il mercato: piccole torri di ingombro minimo in pianta o diffusori da poter mettere in libreria senza troppi problemi. Spazi sempre più ridotti impongono scelte sempre più di compromesso. E allora, piuttosto che sacrificare pesantemente un diffusore da stand in libreria, meglio un diffusore pensato espressamente per quel posizionamento. Non deve essere troppo difficile, possiamo cominciare tutti insieme, ricordando, come dice la bella canzone qui sotto, che "La vera perfezione deve essere imperfetta" e così, a poco a poco, little by little...

True perfection has to be imperfect
I know that that sounds foolish but it's true
The day has come
And now you'll have to accept
The life inside your head we give to you
You know I didn't mean
What I just said
But my God woke up
On the wrong side of his bed
And it just don't matter now
[Chorus]
Cos little by little
We gave you everything
You ever dreamed of
Little by little
The wheels of your life
Have slowly fallen off
Little by little
You have to give it all in all your life
And all the time I just ask myself why
You're really here
[Oasis - Little by little]

© Copyright 2009 Lucio Cadeddu - www.tnt-audio.com

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