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Autore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Pubblicato: Ottobre, 2022
Credo sia chiaro a tutti che l'età dell'oro per l'HiFi sia passata da un pezzo e resti solo un grigio e sfumato ricordo di ciò che era il mercato HiFi tra gli anni '70 e gli anni '90. I giovani, grazie al fatto che l'accesso alla musica e all'ascolto non è mai stato così facile (e tutto sommato di buona qualità) non sembrano più interessati a mettersi in casa ingombranti componenti HiFi da ascoltare seduti, in religioso ozio contemplativo.
Un risultato diretto di questo fenomeno è che i negozi HiFi stanno sparendo e che anche le mostre del settore abbiano perso parte della loro attrattiva. Se ne moltiplica il numero per supplire alla scarsità di occasioni d'ascolto, ma è una contromisura che fa acqua da tutte le parti. Analizziamo insieme, per un momento, i numeri di una delle mostre più importanti al mondo, anzi forse la più importante esclusivamente dedicata all'audio, escludendo il generalista CES di Las Vegas, ovvero l'High End Show di Monaco.
Secondo la High End Society, organizzatrice del grande evento, quest'anno, al rientro della pandemia, è stato un grande successo: 19767 visitatori, anche se non è chiaro se in questa cifra siano da includere i circa 5000 professionisti del settore (negozianti, progettisti, giornalisti e quant'altro). Facciamo finta che siano 19.767 audiofili puri. Alla mostra erano presenti 450 distributori da 41 nazioni diverse, che esibivano 800 (ottocento) marchi HiFi diversi. Avete capito bene, 800 marchi diversi, in una sola mostra. Negli anni '70 non si arrivava a 80, in tutto il mondo. Poco male direte voi, anzi, è un segno di vitalità del settore. Purtroppo no, è un segno inequivocabile del declino.
Facciamo un po' di conti: ogni brand aveva a disposizione una media di 24 visitatori. Ventiquattro. Tenete conto che ogni marchio esponeva più prodotti, facciamo una media di 10 componenti? Qualcuno meno, ma certi marchi avevano delle esposizioni ricchissime di tanti componenti diversi. Questo equivale a dire che ogni componente in esposizione aveva in media 2,4 visitatori potenzialmente interessati. Un sogno. Mi direte che gli audiofili sono molti di più. Vero, ma lo sono anche i marchi HiFi, perché Russia, Far East e Cina in generale erano ben poco rappresentate, e certamente mancavano tanti piccoli brand del nuovo continente che non potevano permettersi una presenza alla mostra europea, che ha dei costi di logistica non indifferenti.
In altri termini, a me sembra che ci fossero troppi marchi HiFi per un pubblico molto ristretto. E questo spiega perché moltissimi prodotti appartenevano alla fascia altissima del mercato, componenti dai 10.000€ in su (guardatevi i prezzi sul nostro reportage in più puntate). È chiaro che se ho 2,4 audiofili interessati a un mio componente, il prezzo di questo singolo componente dovrà essere altissimo. Ne vendo 2 e sbarco il lunario per un anno intero. È più facile vendere pochi componenti, molto costosi, a pochi appassionati, che tanti componenti economici a tanti appassionati. Pensate anche soltanto alla gestione del post-vendita (assistenza, riparazione, magazzino ricambi etc.) e alla distribuzione.
Mi sembra che, di questo passo, il destino sia segnato. Possiamo fare qualcosa? Nel nostro piccolo abbiamo sempre tentato di spostare l'attenzione su prodotti dal costo umano, ma non basta e non è neppure semplice, perché le aziende che li producono non sono interessate a farseli recensire, alla fine contano di più le recensioni su Amazon o su YouTube. Peccato che le prime siano del tutto inaffidabili, perché spesso redatte da persone senza alcuna esperienza nel campo, e le seconde siano un terno al lotto, perché spesso gli YouTuber - ancorché privi di esperienza specifica - spesso non hanno neppure un nome e un cognome. Questo, però, sarà argomento di una prossima riflessione, nella quale metterò meglio in evidenza il problema.
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