LC >
1) Audio Analogue è una nuova e vivace realtà nel panorama dell' HiFi italiana. Come è nato il progetto Audio Analogue e con quali obbiettivi?
AA >
Beh, è stato un lento ma progressivo *avvicinarsi* tra persone che hanno in comune esperienze di progetto, realizzazione e vendita nel settore della ricerca pura, dell'elettronica industriale, del marketing;
senza entrare troppo nei dettagli ti dirò che siamo in 6: tre si occupano del progetto, e tre della commercializzazione dei nostri prodotti.
E' più difficile parlare degli obbiettivi; senza scadere troppo nel banale, c'è una sola risposta possibile: soddisfare la nostra passione e quella di tanti audiofili non ricchissimi!
Anche se siamo in sei, la cosa che più di ogni altra ci unisce è la passione per la Musica, sia ascoltata (ovviamente ad alto livello!) che, in tre casi, suonata;
poi c'è quella dei progettisti nel vedere la propria creazione nascere, crescere, diventare sempre più bella, suonare sempre meglio e, cosa affatto trascurabile, essere apprezzata un po' dappertutto.
LC >
2) Tra valvole e transistors voi avete scelto, per ora, questi ultimi.
Le motivazioni di quest'approccio sono da considerarsi tecniche o anche *economiche* (nel senso che un apparecchio valvolare costa normalmente di più di un suo corrispondente a transistor)?
Quali sono le idee cardine di un vostro progetto di amplificazione a transistor?
AA >
Le motivazioni sono anche economiche; siamo perfettamente in grado di produrre oggetti con tecnologia valvolare, ma sicuramente costerebbero molto di più degli equivalenti a stato solido;
abbiamo scelto di operare in una nicchia di mercato, quella che richiede una ottima qualità complessiva ed un prezzo ragionevole per la maggior parte degli audiofili, che al momento non ci permette di pensare a prodotti più costosi.
In ogni caso, sarà ormai chiaro per tutti che il cosiddetto suono valvolare è il nostro punto di riferimento; sia un certo Jean Hiraga, che ha provato il Puccini su *La Nouvelle Revue du Son* in Francia, che un tale Lucio Cadeddu sembra siano d'accordo...
Questo non toglie che in un futuro si possa tornare agli origini... sempre rispettando i parametri Audio Analogue, ovviamente!
Le *idee cardine* non si possono riassumere in due righe, si tratta della somma di molte esperienze individuali; posso tracciare l'iter formativo di un prodotto: si parte dal progetto e da alcuni prototipi, che devono soddisfare ai requisiti tecnici si partenza;
quindi si passa alle sedute di ascolto ed alle modifiche relative;
parallelamente si verifica la fattibilità in termini di disponibilità del materiale sul mercato mondiale, con un occhio ai costi; quindi si parte con una pre-serie necessaria alla verifica del costo e quindi del prezzo finale di vendita (questa pre-serie serve anche per la presentazione alle varie mostre mondiali); se tutto rientra nei parametri si parte, altrimenti si ritorna indietro e si cambia dove si può cambiare.
LC >
3) Il segmento di mercato nel quale vi siete inseriti, quello della buona HiFi a prezzi umani, è uno dei più affollati, sia a causa della concorrenza inglese (o pseudo tale) sia per la forte presenza di prodotti orientali.
Le Aziende italiane hanno sempre avuto grandi difficoltà a contenere i costi, soprattutto per problemi di manodopera, come cercate o pensate di superarli?
AA >
E' una lotta all'ultimo sangue.
Riusciamo a non perdere questa battaglia solo per la somma delle esperienze dei singoli individui.
Mi spiego meglio: se uno parte da zero deve per forza di cose pagare lo scotto del noviziato; molte volte questo è lo scoglio dove molte aziende si fermano, anche perché non è ben visibile ma affiora solamente dal pelo dell'acqua.
Audio Analogue, a livello individuale, ha il vantaggio di precedenti esperienze in settori simili, e questo certamente ci aiuta molto a scegliere il meglio a minor prezzo.
Certo, abbiamo sempre da imparare e anche noi pagheremo per i nostri errori; ma almeno partiamo da delle solide basi.
E comunque non siamo ancora soddisfatti!
Bisogna limare ancora sui costi della mano d'opera, nostro grande ostacolo (non solo nostro, direi, ma Italiano), e cercare di raggiungere il più alto livello qualitativo e di costanza da parte dei nostri fornitori, stando attenti però a non uscire da determinati margini di costo. E' veramente difficile, a questi livelli.
Ogni scarto, ogni componente difettoso ha un suo costo, in termini di tempo e manodopera; con i margini di guadagno risicati che ci siamo imposti, ogni particolare difettoso incide notevolmente.
Stiamo raggiungendo un buon equilibrio, comunque.
LC >
4) Per avere un buon successo in Italia (nemo profeta in patria) è molto utile, oserei dire necessario, che un prodotto riscuota un certo successo anche all'estero.
Come pensate di affrontare gli altri mercati, in particolare quello inglese, notoriamente ultranazionalista?
AA >
Hai detto bene: necessario.
A malincuore devo dire che un azienda come la nostra non sopravviverebbe in un mercato solo italiano: una buona fetta del nostro fatturato è dovuto ai mercati stranieri, in particolare estremo oriente.
E in effetti il normoaudiofilo italiano si accorge che esistono i prodotti italiani solo quando questi hanno assurto ad un certo successo all'estero.
Nemo profeta in patria, appunto.
Per quanto riguarda il mercato inglese (forti anche della ultrafavorevole prova del Puccini SE su una nota rivista inglese,
Hi-Fi World) direi: attacco frontale!
E per questo abbiamo tra noi un elemento adatto: uno dei progettisti, infatti, è nato nella *perfida Albione*! Chi meglio di lui per dare ad un prodotto italiano quella vena di esoterismo "all'inglese", o per sapere cosa di italiano può piacere all'Audiofilo Anglosassone Medio? Infatti: funziona! Addirittura sta diventando uno dei nostri mercati principali.
LC >
5) Dal nome, Audio Analogue, sembrerebbe che siate amanti del buon suono analogico e le sezioni phono presenti sui vostri apparecchi testimoniano un'attenzione speciale per gli appassionati del vinile.
Tuttavia producete anche un convertitore A/D; quali sono, secondo voi, i punti deboli dell'audio digitale, e quali le parti di un apparecchio digitale dove più si può intervenire?
AA >
Come detto in precedenza, alla Audio Analogue siamo tutti amanti del buon suono in assoluto; alcuni di noi sono anche musicisti.
Se i nostri apparecchi (e per il nome, e per la disponibilità degli ingressi) tradiscono un amore per il vinile, beh, vuol dire che pensiamo che sia un *buon suono*.
Questo non toglie che anche il digitale, se ben progettato...
E anche questo è un punto dove potremmo scrivere fiumi di parole.
A grandi linee, comunque, riteniamo che due siano i punti deboli del sistema digitale: Il tipo di conversione e il tipo di supporto.
Sulla prima, per ora, si può solo operare scegliendo il meglio in termini di prodotti presenti sul mercato, in attesa dei nuovi standard a 24 bit e 96 kHz o oltre.
Sulla seconda il problema è presto detto: la lettura dei dati non è *error free* , tutt'altro. Assunto quindi che questi errori ci sono, si tratta di ridurli al minimo, di far intervenire il meno possibile il circuito di correzione.
Questo, come è risaputo, inserisce dati fittizi (o quelli che, per lui, sono i più simili possibile a come se li aspetterebbe...) quando trova degli errori di lettura del disco, con ovvie conseguenze sul risultato musicale finale.
E' sempre più difficile ottenere i risultati sperati da meccaniche di lettura prodotte in grande serie da poche case costruttrici che limano i costi all'inverosimile.
Abbiamo fatto delle prove interessanti, e siamo giunti alla conclusione che le meccaniche normalmente reperibili per noi comuni mortali italiani sono molto migliorabili, al punto che cambiando alcuni particolari costruttivi cambia completamente il suono ed il carattere del lettore.
LC >
6) Siamo convinti che la costruzione MECCANICA di un apparecchio HiFi sia di fondamentale importanza, basta sostituire piedini di serie con punte o altro per modificare il carattere di un apparecchio.
Quanta importanza avete dedicato a questo aspetto della progettazione HiFi?
AA >
Come potrete dedurre dalla risposta precedente, moltissima. Siamo convinti dell'importanza che l'immunità di un apparecchio a vibrazioni di origine esterna riveste.
Almeno dove non e' possibile eliminarle del tutto, farle lavorare a nostro beneficio...Sento già dei commenti stupefatti! Spiacente, questo fa parte dei nostri segreti…!
LC >
7) L'estetica di un apparecchio, secondo molti, è una delle carte vincenti per il successo di un apparecchio HiFi.
Quanto incide un design originale con materiali raffinati su un apparecchio HiFi? Il mercato americano in particolare è molto sensibile all'aspetto estetico di tutta l'HiFi che viene prodotta in Italia, avete dei progetti in tal senso (uso del massello etc.) ?
AA >
Il design incide molto, particolarmente per un prodotto italiano dal quale ci si aspetta sempre il meglio in termini di estetica.
La classe di appartenenza dei nostri prodotti ovviamente non ci consente voli pindarici. Detto questo, però, crediamo che una casa produttrice debba essere identificata da un particolare tipo di look dei propri prodotti: noi abbiamo scelto un'estetica elegante e soprattutto sobria, accettabile anche dalle mogli (il famoso Wife Acceptance Factor) o, perché no, da certi mariti (meglio essere "politically correct"...)!
In questa classe di prodotto, ci muoviamo sempre così: pochi tratti, alcuni originali, ma mai troppo urlato, come vuole la tradizione conservatrice e nostalgica quasi Anglosassone (vedi sopra)...
LC >
8) Due integrati (Puccini e Puccini SE), una coppia pre-finale ed un convertitore A/D. Che novità avete in serbo per il prossimo anno?
AA >
E' facile indovinare, un lettore CD che uscirà già alla fiera di Las Vegas a gennaio. A dire il vero, un prototipo è già stato presentato sia all'Hi-Fi Show di Londra che al Top Audio, entrambi a settembre.
Per il resto del '98, abbiamo un paio di apparecchi in programma, almeno uno dei quali avrà qualcosa a che fare con l'amplificazione... sorry, niente anticipazioni!
Cortesemente Audio Analogue per TNT.
Copyright © 1997 Lucio Cadeddu