LC >
Bocchino Audio non è molto conosciuta qui in Italia. Poichè
dovresti avere parenti italiani, prima di iniziare la nostra inter.vista
immagino vorrai presentarti ai nostri lettori.
CB >
Innanzitutto grazie per l'interesse mostrato verso i miei
prodotti.
Due parole su di me: sono nato in Australia nel Febbraio del 1953;
i miei genitori emigrarano dall'Italia per la Tasmania nel 1949. Molti loro
parenti li seguirono e così adesso c'è una piccola colonia di *Bocchino* a
Hobart, la capitale dell'isola della Tasmania.
La mia passione per l'audio è
comiciata quando avevo 15-16 anni ed è viva sin da allora. Mi son sempre dato da
fare con diffusori e progetti di amplificatori. Negli anni '70 ho iniziato a
produrre alcuni dei miei progetti per gli amici ed altri interessati. Riuscii ad
avere copie degli articoli tecnici di Thiele e Small (della IEEE) nei primi anni
'80 e da allora (mentre abitavo in Nuova Zelanda) cominciai a fare esperimenti
con la configurazione D'Appolito e trovai alcuni interessanti rapporti
riguardanti la *comfort zone* di un altoparlante in un cabinet.
Arrivai alla
conclusione che non c'è una *comfort zone* per un altoparlante montato in una
cassa aperta (reflex) per cui impiegai tutte le mie energie sulle casse chiuse
(sospensione pneumatica). L'unico problema era che i parametri dell'altoparlante
che consentivano di funzionare senza stress all'interno della *comfort zone*
limitavano fortemente la capacità di tenuta in potenza. Trovai infine due
trasduttori soddisfacenti le mie richieste che erano: Qts=0.5; Vas > 100
litri e Fs < 30 Hz.
La cassa chiusa corrispondente è decisamente più
grande di quanto la maggior parte della gente sia disposta a mettersi in casa.
Come dice *I Ching* la perserveranza aiuta.
Lavorando con alcuni
trasduttori in Kevlar® della Lux e con casse da 150 litri (1987-89) riuscii a
confermare le conclusioni teoriche alle quali ero arrivato: Qtco = 0.623
partendo da Qtco=0.8. Preferii progetti con un valore di Q più basso, ma ciò
significava casse più grandi.
Nel 1989-90 ero in Europa in visita ai miei parenti in Italia ed a mia
sorella in Inghilterra. Ebbi la fortuna di incontrare Giuseppe Prato della
Finaudio e rimasi impressionato dal suo meticoloso senso di precisione
nell'approccio ai suoi progetti ed ai processi costruttivi.
Anche se io ero
votato a realizzazioni di grandi dimensioni Giuseppe Prato, persona molto più
pratica nel perseguire risultati di qualità e di vendite, aveva una particolare
filosofia di progetto per le cose piccole e precise.
Sono tuttora
impressionato di come suonassero puri e naturali i legni (violini etc.) coi suoi
diffusori.
Ma la progettazione in hifi è basata tutta sulla personalità,
infatti, se posso essere un po' grossolano, direi che tutto deriva dalle misure
e dalla personalità. E' nel campo dell'arte (insieme con la scienza e viceversa)
che gli individui esprimono i propri obbiettivi.
La mia tendenza verso le
grandi dimensioni (come il mio fisico) e le conseguenze dei miei esperimenti in
Nuova Zelanda lasciarono dei segni sul mio lavoro e quando ritornai in Australia
tutti i progetti cominciarono ad evolversi proprio dalle cose che avevo fatto in
Nuova Zelanda nel 1985.
LC >
Bocchino Audio realizza alcuni componenti audio piuttosto
rivoluzionari come connettori, cavi e sistemi di altoparlanti.
Prima di
andare più sullo specifico potresti spiegarci il tuo approccio e come e perchè
hai iniziato a produrre componenti HiFi?
CB >
A prima vista i prodotti possono sembrare rivoluzionari ma
il loro utilizzo è estremamente semplice.
Quando iniziai a lavorare sulla mia
nuova linea di diffusori mi venne in mente il marchio *Panda*. Da allora è
rimasto quello.
Fin dal 1985 tutti i diffusori da me prodotti sono stati
chiamati Panda. In tutto c'erano 10 modelli diversi con diverse varianti
all'interno della gamma e tutti basati sulla vendita diretta e sul numero
ridotto di esemplari.
Al tempo stavo cercando dei robusti morsetti ma non
riuscivo a trovare niente che mi soddisfacesse. Era evidentissimo che una volta
che i componenti erano stati collegati al crossover il suono del diffusore
perdeva qualcosa in precisione e raffinatezza.
Il primo morsetto
Monopole lo costruii nel 1987. Tre anni prima avevo notato come piccole
quantità di sporco e olio in una cella per elettrolisi ad acqua, usata per
generare idrogeno e ossigeno per le saldature, che utilizzava alte correnti (120
Ampere) e bassi voltaggi (2 Volts), potevano renderne estremamente difficoltoso
il funzionamento.
I contatti dovevano essere puliti e solidi. Utilizzavo i
Monopole M1 e ne avevo prodotti un piccolo numero. Essi miglioravano le
performances del diffusore solo marginalmente così armeggiai per un po' di tempo
su questo progetto ma non ci diedi particolare attenzione fino al '91.
Da
allora seguirano i modelli M2, M3, M4 ed M5! Come spiegato nel mio sito
quest'ultimo fu un vero passo avanti. Sebbene fino al modello M4 erano tutti
fatti in rame solo il modello M5 mostrava considerevoli miglioramenti nelle
prestazioni. Ora ci sono circa 23 modelli e per ogni modello ci sono numerose
varianti (fino a 9!) ma sto restringendo la disponibilità solo a cinque modelli.
Questi, in dettaglio, sono: M11 mkVI: per cavo spellato, forcelle FM2 e
banane;
M14: per forcelle FM2 e banane;
M13 mkIV: forcelle FM3 e
banane;
M13 mkV: forcelle FM3, soddisfa le normative IEC-CE;
M16 GSE:
forcelle FM4 e banane;
M22 GSE: cavo spellato, forcelle FM4 e
banane;
(l'M13, M14 e M16 accettano cavo spellato ma sono stati progettati
per forcelle).
Tutto ciò che è seguito a questi è un'applicazione delle idee che stanno
dietro i Monopoles. Tutti i connettori per cavo spellato sono derivati dal
lavoro col diffusore Panda Model 10.
Ho rimpiazzato i morsetti a pressione
degli altoparlanti con una coppia di morsetti WTL3 e WTL4. Per gli amplificatori
ed i crossover uso i Wiregrubs, tutti costruiti in rame.
Notai che gli
altoparlanti, quando bloccati in posizione per le misure esibivano prestazioni
migliori di quando erano fissati ai pannelli dei diffusori. La precisione sonora
era di gran lunga superiore. Il clamp CaneToad è derivato da queste
osservazioni: una vite ha una superficie di contatto inferiore ai 60
mm2. Una TeeNut ha una superficie di circa 140 mm2 ed il
CaneToad ha una superficie di circa 500 mm2.
Costruito in ottone
con filettatura integrale e fori per le viti, il CaneToad garantisce il
fissaggio più sicuro oggi disponibile per ancorare un altoparlante al suo
pannello. Le prestazioni dell'altoparlante ora sono identiche a quelle che si
ottengono fissandolo coi G-clamps per le misure.
Ho sempre osservato il
livello di dettaglio che gli altri prendono per scontato. Tutti dicono: *salda i
componenti del crossover insieme* ed io mi chiedo: *come suonerebbe il crossover
se non venisse saldato ma fissato a pressione*?. Tutti dicono di fissare i
cablaggi interni tramite saldatura ai morsetti o tramite dadi e bulloni in
ottone; io volevo la stessa qualità di riproduzione che avevo col prototipo
configurato coi *terminal strips*.
Sono riuscito in questo scopo utilizzando
sia i MonoPoles ed i WireGrubs sia altri tipi di connettori per cavo
spellato.
Fino al marzo del '96 usavo i morsetti M11 mkI (in ottone) nel mio
impianto. Dopo aver letto la recensione di un audiofilo che usava gli M11 mkIV
(in rame) ho provato ad installarli nel mio sistema e rimasi affascinato dal
miglioramento del livello di dettaglio.
In seguito installai sia gli M13 che
gli M14 ma la differenza tra questi era molto difficile da discernere sebbene
tra i due modelli e l'M13 le differenze erano sensibili (pur essendo tutti in
rame).
L'idea principale del progetto si basa su due caposaldi: sia mantenere
un'elevata pressione nelle aree di contatto sia utilizzare materiali dalle
eccellenti qualità elettriche.
Un ulteriore miglioramento, come spiegato
nelle pagine del mio sito, si può ottenere con un composto chiamato ROCOL J166,
usato da piombatori come materiale anti-sigillante per evitare il bloccaggio di
dadi e bulloni. E' una pasta composta di rame e possiede eccellenti proprietà
conduttive.
Splamando il cavo spellato o le parti a contatto con ROCOL aiuta
a mantenere un eccellente passaggio del segnale e minimizza i fenomeni di
ossidazione. E' disponibile presso Radio Spares in Inghilterra e anche da
Farnell.
Il progetto si è evoluto nella ricerca della strada migliore per
minimizzare le perdite di segnale nelle aree a contatto più critiche, con grande
perseveranza ed innumerevoli tentativi e modifiche.
LC >
Le connessioni sono tra i peggiori incubi di ogni
audiofilo, o sono troppo strette o troppo larghe, per non parlare dei problemi
causati dalla compatibilità tra i componenti (materiali diversi a contatto etc).
Inoltre molti audiofili si lamentano della scarsa qualità della connessione RCA
standard, vantando la presunta superiorità di altri sistemi di connessione.
Potresti fare un po' di luce su questo argomento?
CB >
La progettazione dei componenti HiFi è regolata sia dalla
buona ingegnerizzazione del prodotto sia dalla moda del momento. Personalmente
ritengo che la moda attuale per componenti slim sia limitante ed
autodistruttiva. Con la stessa passione con la quale ho progettato i MonoPoles
ho studiato a fondo il problema delle interconnessioni, concludendo che sia il
connettore RCA sia quello XLR sono dei compromessi ognuno coi suoi particolari
difetti.
Non è possibile ottenere un fermo contatto con questo tipo di
connettori specialmente con le distanze che si usano oggi per separare le prese
sui pannelli (19 o 25 mm per gli RCA).
Saldare un cavo sul pin centrale di un
connettore è garanzia di un contatto abbastanza sicuro ma non lo è abbastanza il
contatto tra connettore e presa.
Studiando questo problema e consultando gli
animali della fattoria, la mucca Brenda mi fornì la risposta. Dopo diversi
tentativi nacque il connettore Brenda B1 ed oggi siamo giunti al Brenda M3 (M2
solo su ordinazione).
I connettori Brenda sono straordinariamente adatti sia
per i cavi d'interconnessione in carbonio (Van den Hul) sia per i Siltech perchè
non è richiesto alcun tipo di saldatura. I connettori Brenda forniscono migliori
prestazioni con ogni tipo di cavo d'interconnessione poichè non richiedono
saldatura e utilizzano un artiglio retrattile per il fissaggio alla femmina da
pannello.
Per minimizzare i difetti delle comuni prese da pannello ho
progettato e prodotto i TomCat, che funzionano sempre con lo stesso principio.
Siamo ormai alla seconda vesrione TC2.
Per ora ho deciso di non studiare il
problema dei connettori XLR poichè le dimensioni dei connettori (i pin) sono
così minime da non poter essere prese seriamente in considerazione come
componenti per un sistema HiFi di qualità.
Ho progettato piuttosto la mia
linea di connettori chiamati *MinMin-Lights* (modelli e prezzi sulle mie pagine
Web a Settembre). Questi connettori consentono il fissaggio a pressione dei cavi
sia esternamente che all'interno dell'apparecchio nelle prese da
pannello.
Nel progettare apparecchi che fanno uso dei MinMin-Lights i
preamplificatori devono avere una linea separata di connettori per ogni canale
in modo tale che la linea inferiore sia facilmente accessibile. Si utilizza un
MinMin-Light per ogni *polo* ed i cavi si fissano sul connettore usando le viti
speciali M4, fornite coi connettori stessi.
Quindi il problema di connessioni
scadenti non è insita coi progetti attuali, solo che si deve fare un passo
avanti verso ciò che funziona veramente e non verso ciò che vogliamo far
funzionare a tutti i costi. Ad esempio, spaziando i centri delle prese RCA di 30
mm si possono usare comodamente sia i TomCats sia i Brenda B3 (50 mm per i
Brenda B2).
Modificare apparecchi come CD-players o altre sorgenti non è complicato. La
difficoltà maggiore consiste nel modificare i preamplificatori. Secondo la mia
esperienza poche persone usano più di 2 o 3 sorgenti per cui non ha molto senso
fare preamplificatori con 20 ingressi. Questo è dovuto principalmente a spinte
del mercato, 6-8 ingressi e due uscite sarebbero più che adeguate.
Un pre
costruito usando i connettori MinMin-Lights può essere di altezza limitata
(low-profile), persino coi TomCats. Brocksieper (Wuppertal, Germania) incorpora
i TomCats in alcuni suoi prodotti High-End, utilizzando ad esempio anche gli M11
come morsetti nei suoi finali single-ended modello 808.
Questa tecnica che io
utilizzo è seconda solo alla fusione molecolare per qualità di trasferimento del
segnale e per minimizzazione delle resistenze di contatto.
La maggior parte
dei connettori RCA da pannello su componenti anche molto costosi hanno un prezzo
vicino ai 5 dollari, non ha senso pagare decine di migliaia di dollari per un
componente audio le cui prestazioni sono compromesse da dei miseri connettori
RCA.
LC >
Un altro problema comune tra gli audiofili è l'*isolamento*
(doppio senso involontario :-) ). Vibrazioni ed interferenze di ogni genere
possono influenzare negativamente ed i modo imprevedibile le prestazioni di ogni
sistema HiFi, motivo per il quale il mercato è stracolmo di basi antivibrazioni,
piedini anti-sismici e persino cavi a prova di vibrazione. Inoltre gli audiofili
utilizzano chili di blue-tac un po' ovunque, cercando di minimizzare le
vibrazioni e le interferenze.
Qual'è la tua posizione sull'argomento?
CB >
Questo è uno degli effetti più devastanti del virus
audiophilia. Un redattore francese arrivò persino a descrivere il sesso
dei cavi audio! Questo è davvero troppo!
Il miglior tipo di isolamento
consiste nel disaccoppiare il mobile degli apparecchi audio dal resto della
stanza d'ascolto e poi sistemare ogni apparecchio su ripiani ben solidi e
sicuri, tenendo separati e ben fermi tutti di cavi di connessione.
Se la sala
d'ascolto si trova al piano terra il mobiletto dei componenti audio ed anche i
diffusori devono essere ancorati in modo stabile alle fondamenta. Questo è il
modo più sicuro ma anche il più costoso.
Nei tardi anni '70 un amico del
Queensland aveva una casa su una collina. Una trave di 45 cm di diametro
attraversava il pavimento ed era ancorata al terreno ad una profondità di circa
tre metri. Sopra questa trave lui dispose un giradischi AR. La qualità di
riproduzione era di quelle da leggenda: transienti puliti e precisissimi,
eccellente immagine olografica etc etc.
Come potete vedere nella mia home page ci sono vari prodotti dedicati
all'isolamento. Il modo più semplice consiste nell'utilizzare sia i MonoFeet o
TipToes (o simili) accoppiati con una piattaforma isolante di massa
sufficientemente elevata: granito, marmo o travertino da 25 - 50 mm di spessore.
Altri componenti, tipo basi sismiche, sono persino più efficaci nel minimizzare
e filtrare le risonanze della sala d'ascolto.
Non è intelligente rinchiudere
i componenti in un rack poichè questo genera il suo suono proprio (risonanze) e
poi lo passa a tutta la catena audio. Molto meglio lasciare tutto aperto.
Un
sistema economico e altrettanto efficiente, in alternativa al marmo, sono dei
lastroni di cemento che si trovano nei negozi di attrezzature per il giardino.
Hanno normalmente le dimensioni giuste (60 x 60 x 4.5), una massa considerevole
e un prezzo basso (circa 4 $, contro le centinaia di un ripiano di granito
lucidato che ha però lo stesso effetto sonoro).
Usare il blue-tac è come
mettere un cerotto ad un'installazione già scadente in partenza. Ho provato un
po' di tutto ed ognuna di queste *aggiunte* ha la sua influenza, nefasta se
usata in modo sbagliato. E' una tipico problema che si risolve per tentativi e
non sarebbe necessario se i componenti audio fossero progettati in modo
diverso.
Si dovrebbero utilizzare connettori adeguati, mobiletti e tavolini
con punte per ancorarli saldamente al pavimento, ripiani solidi e pesanti,
pavimenti in legno e pareti disaccoppiate nella sala d'ascolto, ancoraggio
solido per i cavi.
In sostanza disaccoppiamento deciso di ogni componente e
uso di piattaforme o ripiani pesanti che sono immuni da vibrazioni meccaniche
eccessive.
Altro problema sono le interferenze di tipo elettromagnetico (EMI
e RFI)...se potessimo vivere dentro una gabbia di Faraday! O costruire la nostra
sala d'ascolto in una miniera d'ossidiana....
Tutto può essere preso troppo
seriamente in modo del tutto non necessario. Alla fine tutto dipende da come
intendi godere la Musica: è possibile armeggiare e fare modifiche all'infinito
oppure sedersi ed ascoltare, sta all'audiofilo scegliere. E sta al progettista
fornire gli strumenti che consentano il massimo piacere d'ascolto e la
riproduzione più fedele possibile.
Per inciso, ci sono diversi articoli in
Rete su come settare una sala d'ascolto e anche il numero 90 di TAS ha un
eccellente articolo dal titolo *The listening room*.
LC >
Il mercato dell'HiFi è molto sensibile alle mode. In questo
momento le amplificazioni a valvole di bassa potenza e i diffusori ad alta
efficienza sembrano essere il non-plus-ultra. Persino vecchi giradischi come
alcuni Garrards e Thorens sono piuttosto di moda così da far sembrare che alcune
vecchie idee possono funzionare bene anche con impianti moderni.
Secondo te,
dobbiamo considerare tutto questo solo una moda o c'è qualcosa di vero?
CB >
Come ho detto prima ci sono sempre mode e tendenze in tutti
i campi tecnologici ma ci sono anche modi *provati* e sicuri di costruire certe
cose che possono essere migliorati solo in modo *cosmetico* e non
sostanziale.
Il giradischi è una di queste cose. I perni ed i cuscinetti
migliori si trovano nel giradischi Verdier (La Platine) e nei giradischi Roksan
(c'è anche un Costruttore tedesco che realizza un cuscinetto piuttosto
interessante) ma anche in alcuni giradischi Micro-Seiki. Poi ci sono i Linn, i
Rockport ed i TNT più tanti altri che messi nelle condizioni ideali (come
spiegato sopra) sono in grado di far impallidire ogni apparecchio digitale
finora costruito!
La riproduzione analogica è un collegamento diretto con
l'evento originale ed è stato un peccato che il nastro sia relegato alla Compact
Cassette.
Dagli anni '50 alla metà degli anni '80 era possibile acquistare
eccellenti bobine audio da 20 cm del tipo 20 cm/sec o 30 cm/sec. La moda e la
convenienza commerciale hanno fatto sì che questo tipo di sorgente fosse
dimenticata completamente.
Il digitale è un campionamento del segnale audio.
Viene poi riassemblato dal convertitore DAC e noi dovremmo essergliene grati
perchè è comodo da usare. Il CD è infatti molto comodo da usare (come il
servosterzo in un'automobile) ma è un passo lontano dall'evento reale e anche se
noi *sentiamo* le informazioni musicali raramente riusciamo a sentirne il
feeling. Il DAT è invece una sorgente eccellente, seconda solo al
giradischi analogico e molte volte pressochè indistinguibile dalla sorgente
originale. Le frequenze di campionamento per il digitale sono ancora troppo
basse.
Questi devono essere dell'ordine del megahertz e tutto il progetto
dell'audio digitale deve essere riconsiderato prima che lo si possa prendere sul
serio. E non parliamo neppure dell'introduzione di un nuovo sistema.
Gli
audiofili stanno ritornando ai loro giradischi o persino alle bobine perchè
queste sorgenti sono più fedeli all'evento originale rispetto a quelle che
campionano il suono lasciando degli spazi vuoti enormi tra un sampling dot ed un
altro.
Il cervello umano è sensibile a frequenze dell'ordine dei 500 kHz
(sebbene a livello subliminale esse vengono ancora percepite) e mi sembra ovvio
che i gap nell'audio digitale *ricostruito* producano una sorta di audio
*ripulito* e di bassa qualità.
Avendo posseduto un Garrard Zero 100 posso
capire perchè alcuni preferiscano i vecchi giradischi. Il Garrard produce un
suono caldo ed apparentemente dettagliato ma è tuttavia un suono
datato.
Meglio scegliere un giradischi a cinghia tra i tanti buoni in
commercio (Michell, ad esempio, se cercate un giradischi di prezzo medio) e
posizionarlo su un supporto adeguato e stabile. I connettori d'uscita,
ovviamente!, dovranno essere MinMin-Lights e TomCats!
Rispetto all'argomento dei valvolari di bassa potenza da accoppiare con
diffusori ad alta efficienza c'è da dire che questi ultimi hanno diversi punti
deboli. La capacità di armonizzare una grande escursione dinamica senza suonare
troppo forte troppo in fretta è ancora un fattore che limita il loro
successo.
Cercare di ottenere alte efficienze da piccoli diffusori limita
ulteriormente le capacità del progetto di riprodurre i crescendo senza
strillare. Efficienza e sensibilità con linearità non sono necessariamente
caratteristiche concomitanti. La corsa all'efficienza a spese della linearità e
sensibilità porterà il consumatore a pensare che l'efficienza corrisponda a
maggiori informazioni riprodotte dall'altoparlante e questo è sbagliato. Come
per tutte le mode ci sono venditori che offrirebbero qualsiasi cosa ad un
consumatore non smaliziato.
Gli amplificatori single-ended li trovo invece
deliziosi. La Sound Reference di Brisbane produce un amplificatore stereo
single-ended con 211 da 17 watts per 4000 $ e a livelli d'ascolto moderati
(anche coi miei diffusori Panda Model 10) riproduce la Musica in modo accurato e
suona sempre senza sforzo apparente.
La popolarità di queste mode rivisitate
è una conseguenza della capacitàdi queste vecchie tecnologie di riprodurre
fedelmente il segnale audio.
Io preferisco gli ampli a valvole sebbene nel
mio sito consigli gli amplificatori della ME Technologies, ad es. il modello ME
1400 con connettori M13 mkV. Questo amplificatore fornisce 400 watts su 4 Ohms e
circa 1500 su 2 Ohms ed è in grado di pilotare carichi prossimi a 0 Ohms. Prende
l'altoparlante e gli dice cosa fare, senza compromessi.
Ciò che ho trovato
sorprendente circa il mio Panda model 10 è il grado di coinvolgimento che riesce
a suscitare. Il numero di informazioni audio che riproduce è molto vicino
all'evento live.
Il Panda 10 non è il miglior diffusore del mondo e devo
ancora sentirne uno che possa fregiarsi di questo titolo. Se dovessi imporre un
regime di vendite standard tramite distributori e negozianti il prezzo del Panda
10 diventerebbe proibitivo. Per questo motivo il margine per i rivenditori è
molto ristretto e molti di loro non desiderano averlo in stock.
LC >
Come vedi il futuro della riproduzione audio? Stiamo per
essere *processati* e *digitalizzati* o le vecchie idee del suono analogico e
stereofonico sopravviveranno ancora per molto?
CB >
E'un peccato che il destino dell'audio sia nelle mani di
interessi commerciali ch cercano profitti creando nuove mode ma penso che la
possibilità che queste abbiano successo siano fortemente limitate dalla
debacle del formato CD.
Il formato DCC è un disastro. La gente è
contenta coi propri giradischi e lettori CD e se industria della ripoduzione
audio cambierà formato troppo spesso gli acquirenti andranno via e non
compreranno più.
Questa fatto sta già accadendo a causa dell'Home Theater. Se
acquisto una coppia di diffusori per 2000 $ posso star sicuro che mi sto
portando a casa un prodotto ragionevolmente buono. Ma se per lo stesso prezzo
acquisto un sistema Home Theater allora avrò almeno 5 casse e 18 altoparlanti. I
mobili delle casse saranno sottili, la qualità degli altoparlanti sarà
proporzionata al prezzo e la capacità di sentire l'effetto surround con così
tanti altoparlanti sarà molto limitata.
Più altoparlanti riproducono il
segnale audio e minore sarà lo spazio virtuale dove l'effetto di tale
riproduzione viene percepito correttamente. Persino con la semplice stereofonia
l'effetto del segnale stereofonico è limitato ad una zona ristretta
dell'ambiente d'ascolto ma normalmente anche più di due persone riescono a
percepire l'effetto olografico allo stesso modo. Non così con l'Home Theater:
poichè tutti i segnali ed i rispettivi ritardi convergono in un punto solo un
ascoltatore sarà in grado di percepire correttamente l'effetto.
Una coppia di
buoni altoparlanti è in grado di dare una riproduzione dell'audio migliore di
qualsiasi sistema Home Theater.
Qualsiasi prodotto può essere spinto verso il
pubblico ma per ripetere il successo devi vendere anche qualità.
Il futuro più probabile sarà digitale, ci sono grandi forze che spingono in
questa direzione. Il CD e gli altri media spariranno e noi scaricheremo la
nostra Musica preferita da qualche server su Internet, non avremo più discoteche
personali ma licenze per accedere alle biblioteche musicali in rete. Trovo che
tutto questo sia positivo ma per certi versi anche negativo perchè ci lascia
alla mercè dei providers.
Personalmente resterò col vecchio fidato
giradischi. Viva il vinile!
LC >
Stai progettando qualche nuovo prodotto? Stai pensando di
inserirti in qualche nuovo mercato dove sei meno conosciuto, come l'Italia, ad
esempio?
CB >
Ho momentaneamente interrotto la progettazione poichè
questi ultimi 6 anni sono stati piuttosto impegnativi dal punto di vista della
domanda e dell'offerta ed ero mi sto concentrando sul marketing.
Intendo
progettare un controllo di volume a filo privo di saldature, un balance ed un
selettore di ingressi. Poi anche il primo preamplificatore passivo costruito con
questa filosofia. Sul tavolo da disegno ho anche un giradischi con piatto
costruito in acciaio inox 316 e un sistema perno-cuscinetto in carbonio
impregnato di teflon, e naturalmente coi connettori MinMinlights. Tutto questo
fra un paio d'anni.
Altre idee che mi passano per la testa: un finale mono
single-ended da 400 watts, una rivoluzionaria testina per giradischi, un cavo
d'alimentazione dove, grazie all'uso di viti in Teflon si possa fissare il cavo
alle prese in modo stabile più due trasformatori d'isolamento da 3500 VA e 5000
VA.
Ho avuto esperienza con alcuni condizionatori di rete ed ho scoperto che
essi agiscono anche come limitatori di corrente, a meno che il trasformatore non
sia dimensionato come l'intero sistema d'alimentazione (il che significa, in
Italia, dei condizionatori di rete da almeno 3 kW n.d.D).
Aggiornerò il mio
sito con foto e nuove caratteristiche.
Attualmente i miei prodotti possono
essere acquistati direttamente e questo processo verrà migliorato anche via
Rete.
Nota conclusiva
Come si può vedere dai miei listini on-line i miei
prodotti sono piuttosto costosi ma la qualità senza dubbio è proporzionata al
prezzo.
Il costo deriva dalla qualità dei materiali (rame) e da qualla delle
finiture (placcatura in oro con substrato d'argento). Non cerco scuse, se vuoi
il meglio i prezzi devono essere proporzionati.
I MonoPoles, i Brenda ed i
TomCats sono gli unici prodotti del loro genere che, quando adattati in modo
opportuno, producono un miglioramento impensabile.
Il mio più grosso problema
è far arrivare il messaggio perchè una volta che il componente è stato
installato il cliente rimane senza parole per l'entità del miglioramento
ottenuto. I miei clienti sono sempre soddisfatti ed ho una percentuale di
successo del 100%.
I Costruttori audio sono riluttanti ad adottare questi
componenti a causa dell'aumento del prezzo finale delle apparecchiature,
tuttavia essi sono più che felici di installarli se proposti dal potenziale
acquirente.
Se sei un autocostruttore, installare questi componenti
all'interno dei tuoi progetti ti darà una soddisfazione al di là delle
aspettative.
Cortesemente Carmine Bocchino per TNT.
Copyright © 1997 Lucio Cadeddu
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