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Sito web ufficiale: Capital Audiofest - USA
Date dell'evento: Dal 3 al 5 Novembre 2017 presso Rockville, Maryland, sobborgo di Washington, DC
Data del reportage: Novembre 2017
Recensore: David Hoehl - TNT USA
Traduzione a cura di: Stefano Miniero
Questo è il mese dello scambio di ruoli, su TNT-Audio: la settimana scorsa, il guru degli apparecchi moderni, Andy Norman, ci ha fatto conoscere lo stimolante museo Giapponese Kanazawa Phonograph Museum, con una vasta esposizione di fonografi meccanici che, almeno a me, ha fatto venire l'acquolina in bocca. Adesso io, l'uomo del vintage, vi offro le mie impressioni su una mostra tenuta in un sobborgo del District of Columbia, nella quale erano esposti gli apparecchi audio più moderni.
Appena dopo aver finito il liceo, alla fine degli anni '70, partecipai con un gruppo di compagni di scuola ad una gita scolastica in pullman di due settimane in Europa, che terminava a Parigi. La mattina dopo il nostro arrivo nella “città delle luci”, essendo già allora un patito di musica classica e lirica, partii a piedi per cercare l'Opera di Parigi (guardate la foto, a destra), sperando di poter prendere qualche biglietto. Il mio debutto come boulevardier si trasformò un po' in una avventura: non sapevo nemmeno una parola di Francese, avevo al massimo una vaga idea di dove si trovasse il nostro albergo, e una semplice mappa che mi faceva da guida (tenete presente che il GPS non c'era ancora, all'epoca). A un certo punto sono riuscito a malapena ad evitare di essere coinvolto in un corteo che stava arrivando minacciosamente dalla direzione opposta, appena dopo aver svoltato l'angolo. Comunque, alla fine riuscii ad trovare fortuitamente la strada per l'Opera, ma solo per sentirmi dire che non c'erano più biglietti, tranne qualche posto in prima fila per una cifra equivalente a $150 l'uno, ben oltre la portata di un ragazzo in gita, con appena una manciata di Franchi in tasca. All'epoca presi per buono quello che mi avevano detto ma oggi, più vecchio e saggio, o semplicemente più cinico, non posso fare a meno di sospettare che gli addetti alla biglietteria dell'Opera semplicemente non volessero che un plebeo adolescente, proveniente dalle provincie Americane, rovinasse la sofisticata atmosfera del teatro.[1]
Se fossi un CD, mi sentirei esattamente nello stesso modo nei riguardi del Capital Audiofest di quest'anno, che si è tenuto nei locali dell'Hilton hotel di Rockville, nel Maryland, dal 3 al 5 Novembre (ammettetelo: vi stavate domandando dove volevo andare a parare nell'ultimo paragrafo, vero?). Tra tutti i cambiamenti graduali ai quali abbia assistito, visitando da qualche tempo questo grande e ben avviato evento, che si sviluppa di anno in anno, forse il più evidente è stato la progressiva esclusione del CD da parte dei vari espositori. Pur essendo stato la vera incarnazione dell'avanguardia tecnologica, ora sembra che il CD abbia completato la sua trasformazione in una sorta di pariah, la cui semplice presenza in una mostra "high end" sarebbe tanto imbarazzante quanto servire il vino al cocomero della Boone's Farm [2] in un ristorante a cinque stelle! Ok, forse il CD non è ancora scaduto a un livello tanto basso quanto il vino al cocomero della Boone's Farm (forse più a un livello simile a quello del gusto alla fragola).
Per fortuna non sono un CD ma, semplicemente, un residente nel District of Columbia (o almeno nei suoi sobborghi), per cui non mi hanno propinato nessuna storia inverosimile come un tutto esaurito, compresi gli ultimo posti disponibili a buon mercato, per lo spettacolo mondano serale. Al contrario, ho avuto proprio il caloroso benvenuto che mi sarei aspettato dagli organizzatori locali, Gary Gill e il suo staff di cordiali assistenti, molti dei quali, esattamente come me, membri dell'appena costituito gruppo di appassionati Hi Fi di quest'area. Sono stato alla mostra per circa tre ore Sabato 4 e, come al solito, tutto contribuiva a far sentire a casa questo fissato per le antichità che scrive per una singolare, piccola Webzine Italiana. A dire il vero, quest'anno non ho visitato tutte le salette; infatti, la mostra è cresciuta al punto da rendere irrealizzabile un simile proposito, per lo meno con il poco tempo che solitamente ho a disposizione. Tuttavia, ho visto abbastanza per ricavare un'impressione generale e prendere qualche appunto su alcuni specifici espositori, che spero possano interessare il pubblico di TNT-Audio.
A sinistra: La hall dell'hotel alla mostra del 2015
A destra: La hall dell'hotel alla mostra del 2017
Ma tornando al CD, o alla sua assenza, non ricordo di averne visto neanche uno in alcuna delle salette in cui sono stato. A meno di non aver dimenticato qualcosa, gli unici CD che ho visto erano quelli, usati, in una serie di contenitori a prezzo scontato a “$3 l'uno”, su uno dei tavoli nella sala dei venditori, che però non ha toccato nessuno. La stessa sala dei venditori, per inciso, era un'ottima esemplificazione di come sia cresciuta questa mostra: negli anni passati, l'ampia hall dell'hotel era esattamente un'ampia hall. Quest'anno, al contrario, era piuttosto ben riempita di venditori, molti dei quali proponevano dischi in vinile, mentre alcuni vendevano apparecchiature (sia nuove che usate) e vari accessori.
I giradischi, al contrario, sembravano quasi onnipresenti. Prima che vi precipitiate a proclamare: “il CD è morto, lunga vita al vinile!” sappiate che, comunque, la maggior parte di essi era presente solo in mostra statica o per una sorta di obbligo di presenza. L'effettiva sorgente, nella maggior parte dei casi (ma, come vedremo, non in tutti!), era lo stream digitale oppure file audio letti da computer portatili o cose simili; guardate, ad esempio, la foto a destra, che ritrae la sala di Bob Carver. Tutto questo rappresenta un grosso cambiamento; in anni precedenti, sebbene alcune sorgenti digitali di questo tipo fossero già presenti, gli LP sembravano i veri eredi dei CD come sorgente principale per le dimostrazioni. Quest'anno, invece, ho avuto l'impressione che il digitale liquido si fosse definitivamente affermato come il formato più conveniente da scegliere per le mostre itineranti.
Inoltre, ho notato un paio di miglioramenti che fanno capire quanto sia cresciuta questa mostra. In primo luogo, il tono generale delle salette era più sofisticato. Nelle prime edizioni, al contrario, nella maggior parte dei casi si trattava di esposizioni piuttosto utilitaristiche, calcate a forza all'interno di piccole camere d'albergo senza badare troppo all'immagine, a parte assicurarsi che la sistemazione fosse sufficientemente ordinata e che non ci fossero grovigli di cavi a vista. Ma quest'anno un numero sorprendente di esposizioni, sia nelle sale grandi che in quelle piccole, era in una penombra ben studiata, con punti luce attentamente posizionati per mettere in rilievo gli apparecchi, conferendogli un aspetto in qualche modo teatrale. Fortunatamente, nel frattempo avevo comprato una nuova fotocamera; Non credo, infatti, che la mia vecchia fotocamera tascabile da battaglia se la sarebbe cavata altrettanto bene in queste circostanze più complesse. Sfortunatamente, l'uomo al di qua delle lenti non aveva fatto un upgrade di uguale entità!
Una seconda area nella quale si evidenzia la crescita delle mostra è l'attenzione dedicata alla cuffie, che sono diventate una vera e propria mostra nella mostra. "CanMania", come è conosciuta questa particolare area, sebbene fosse ancora l'area più silenziosa dell'intera mostra, era gremita di appassionati, ed avrei potuto facilmente trascorrerci tanto tempo quanto quello speso in tutte le altre salette messe assieme. In discontinuità con la vecchia concezione, che vuole le cuffie come una scorciatoia verso il suono di qualità per quelli che non possono permettersi i diffusori, in alcune delle salette c'erano cuffie che costavano quanto un intero impianto di livello medio-alto! Stranamente, però, è stato proprio a CanMania, mentre stavo esplorando gli spazi della mostra, che ho notato una saletta che faceva riferimento a Thomas Edison e nella quale sono finito in una conversazione sul fonoautografo di Leon Scott. Questo apparecchio risalente agli anni '60 del XIX Secolo, in origine capace solo di registrare il suono su tracciati cartacei bidimensionali, in anni recenti, grazie a qualche stregoneria operata dal computer, ha iniziato a generare suoni, anticipando in tal modo l'invenzione di Edison del primo vero sistema di registrazione e riproduzione del suono.
Il che ci porta all'argomento delle apparecchiature adatte alla mia principale passione, ovvero i dischi precedenti l'avvento dell'LP. Le scelte erano piuttosto ridotte, ma un espositore era proprio nel campo giusto: Technics, un esordiente all'Audiofest di quest'anno, esponeva l'appena rieditato giradischi SL-1200. Non sono riuscito a parlare con l'addetto, che stava conversando con un altro visitatore, però ho potuto ascoltare lo stesso la sua risposta alla domanda: “Ma perché questi giradischi hanno bisogno di una regolazione tanto ampia del pitch?”, che è stata: “Perché è una funzionalità che i collezionisti di 78 giri trovano utilissima”. L'ho anche sentito dire, a proposito del braccio, che era stato ridisegnato per rispondere a standard audiofili e che, in parte per questo motivo, garantisce ora la possibilità di cambiare i portatestine. Technics: presente!
Ma Technics spiccava anche per un paio di altre ragioni. In primo luogo, diversamente dalla maggior parte degli altri, faceva effettivamente suonare uno dei suoi giradischi, piuttosto che una sorgente digitale (non che io abbia qualcosa contro le sorgenti digitali; semplicemente ho notato la differenza). Secondo, la musica che suonava era un concerto per oboe di Albinoni, registrata in modo piuttosto bello da un gruppo chiamato The New York Symphonic Ensemble diretti da un certo Mamoru Takahara. Pur essendo un'eccezione piuttosto che la regola, con queste scelte Technics è entrata a far parte di un manipolo di espositori che si distinguono. Può essere che la morsa dello smooth jazz stia cominciando ad allentarsi?
Sia come sia, erano esposte due versioni dell'SL-1200, ovvero l'SL-1200G e l'SL-1200GR. Da quel che ho sentito di sfuggita dall'addetto, mentre ne parlava con l'altro visitatore, la versione G non è altro che una versione GR “anabolizzata”, pensata per contesti particolarmente esigenti, come quelli professionali. Per fare un esempio, la versione G pesa circa il 50% in più della versione GR, a causa del suo telaio molto più robusto. Entrambe le versioni sono a trazione diretta, con portatestine intercambiabile, la regolazione fine del pitch tramite una manopola, nonché una seconda regolazione del pitch con comando a cursore, con passi di +/- 8%, che possono essere raddoppiati fino +/- 16% mediante un controllo integrato. Il prezzo di listino per la versione GR è di $1,700, mentre la versione G sta sui $3,400. A completare l'offerta dei due giradischi, c'era un amplificatore Technics di riferimento e una coppia di diffusori. L'amplificatore, in particolare, era l'integrato SU-G700, che ha un aspetto massiccio ed è dotato di due V meter analogici. Questo apparecchio sviluppa 70 watt per canale su 8 ohm. I diffusori in funzione erano gli SB-G90 a 4 ohm, con una risposta in frequenza che raggiunge un'attenuazione di -10 dB intorno ai 30 Hz e raggiunge gli 85 KHz. Questo sistema suonava in modo ricco e pieno, mentre le elettroniche avevano un aspetto accattivante, piuttosto lontano dall'invasione dell'estetica nera che imperava negli anni '80 tra gli apparecchi audio in generale, e quelli Giapponesi in particolare.
Una delle sale era diventata la scena di un film di fantascienza sui viaggi nel tempo: due terrificanti Dalek avevano invaso la saletta della Merrill Audio appena prima che io entrassi. Per fortuna, Doctor Who era arrivato appena in tempo per salvarci, dopo una furiosa battaglia. Subito dopo aveva provveduto a equipaggiare il suo Tardis con un nuovo impianto audio, in grado di arrivare a frequenza tanto elevate che solo K-9 avrebbe potuto sentirle, prima di svanire verso una nuova missione per salvare la galassia.
Ahem.
In effetti, queste particolari torri erano i diffusori Tedeschi Physiks, che montavano quello che era descritto come un altoparlante omnidirezionale a onde concentriche di tipo DDD, in grado di garantire una risposta perfettamente piatta da circa 200 Hz fino a 24 kHz, e che il produttore dice essere ispirato ai trasduttori Walsh di tipo Ohm F. I vantaggi conclamati includono una migliore dinamica e un'immagine diffusa in tutto l'ambiente di ascolto, piuttosto che limitata al classico “sweet spot”. A seconda del modello, l'estremo inferiore può scendere fino a 15 Hz. Il modello Borderland Mk. IV, che era in esposizione, ha il limite inferiore che si situa a 28 Hz, con un'impedenza di 3.7 ohm. Il produttore, pertanto, raccomanda un'amplificazione che sviluppi almeno 160 watt su 4 ohm. Non si può dire, quindi, che sia un partner ideale per il sotto-dimensionato T-amp! Nella saletta Merrill, l'amplificazione era fornita dai monoblocchi Merrill Audio Veritas, che rispondono facilmente ai requisiti minimi, essendo accreditati di 700 watt su 4 ohm e ben 1,200 su 2 ohm. Ad alimentare il sistema c'era un music server Aurender N10, con un disco interno di 4 terabyte. I Prezzi: per gli amplificatori, $12,000 la coppia; per il server, $8,000; per i diffusori, $36,500 la coppia, con finitura laccata nera. Hmmm...forse le cuffie continuano a rimanere la via più economica per avere un sistema ben suonante, dopo tutto!
Ma Technics non era il solo nome storico presente alla mostra: un altro era Bob Carver! Tenendo fede alla reputazione di fare le cose in grande, l'esposizione della Carver era in una sala conferenze molto ampia, probabilmente la più grande dell'intera mostra, non la solita saletta ricavata riconvertendo una piccola camera d'albergo. Anche qui, come nei casi precedenti, la sorgente era un computer e, quando sono entrato stava suonando (e che altro?) smooth jazz. Ma subito dopo, l'addetto è passato a un classico per le dimostrazioni: Fanfare for the Common Man di Aaron Copland.
Questa saletta sembrava fatta su misura per i nostri lettori appassionati di sistemi valvolari. Gli amplificatori valvolari della serie Raven 350 erano disposti in parata, e pilotavano diffusori Amazing Line Source, eventualmente usabili anche come asta porta-bandiera, quando non suonano! Scherzi a parte, questo sistema ha dato il meglio quando chiamato in causa dai colpi della batteria e dagli squilli di tromba nel capolavoro di Copland.
Sia la saletta GamuT che quella adiacente di Dr. Vinyl esponevano giradischi dell'azienda Slovena Pear Audio, che per me è un nome nuovo. Ma è GamuT che ha vinto il mio premio Nostalgia, grazie alla dimostrazione effettuata con un classico come il Living Stereo LP di Arthur Fiedler della musica del balletto Gaite Parisienne, di Offenbach-Rosenthal, che era l'erede della precedente edizione monofonica sempre di Fiedler, uno dei miei dischi preferiti di quando ero bambino. La Pear Audio ha un'offerta di quattro modelli, di cui due erano esposti alla mostra; Nella saletta GamuT era in funzione il top di gamma, chiamato Kid Thomas, mentre in quella di Dr. Vinyl era in funzione il modello inferiore, chiamato Kid Punch. Su entrambi i giradischi era montato il braccio Cornet, prodotto sempre dalla Pearl Audio.
A Sinistra: GamuT
A Destra: Dr. Vinyl
L'Amplificazione nella sala GamuT era costituita dal preamplificatore dual mono D3i e dall'amplificatore di potenza D200i, che pilotava i diffusori RS3i. Invece delle convenzionali griglie parapolvere, i diffusori GamuT montavano cordicelle elastiche messe in tensione tra due barrette di metallo disposte ai lati. L'effetto colpiva l'attenzione, e posso immaginare che in questo modo ci si avvicini il più possibile all'ideale di non avere alcuna colorazione del suono causata dalle protezioni, senza però ricorrere ad altoparlanti aperti. Tuttavia ho qualche dubbio sull'efficacia di un sistema simile per tenere al riparo le membrane dei coni da piccole dita o zampette curiose. Nessun dubbio, invece, sulle prestazioni sonore di questi diffusori Danesi: hanno davvero esaltato Arthur Fiedler e la sua orchestra. La coppia esposta sfoggiava un'adorabile finitura lucida naturale, molto più bella di come appaia in fotografia, ma sono disponibili anche in molti altri colori. Anche se questi diffusori sembrano classici bookshelf o monitor, i supporti ne sono parte integrante e, comunque, gli sbocchi nella parte posteriore ne precludono il posizionamento su scaffali. Secondo il costruttore, questi diffusori hanno un'impedenza nominale di 4 ohm e, nonostante le dimensioni compatte, hanno una risposta in frequenza che scende fino a 34 Hz. La sensibilità comunque, è di soli 87.5 dB, per cui richiedono amplificazioni piuttosto muscolose. Il D200i è certamente sufficiente, avendo una potenza di 400 watt su 4 ohm.
La prossima edizione della mostra è già stata pianificata dal 2 al 4 Novembre 2018, nella stessa sede attuale (l'Hilton sulla Twinbrook Drive a Rockville, nel Maryland). Dal momento che questa mostra cresce e migliora di anno in anno, raccomando a chiunque si trovi nell'area di DC di prevedere una sosta e andarci a dare un'occhiata.
Cosa mi sono gustato mentre scrivevo questo articolo? i CD! ascoltati su un vecchio lettore Sony, usando cuffie Grado molto inferiori a quelle più economiche presenti a Canmania. In particolare, questi CD erano tutti inclusi in un gruppo di riedizioni della Testament, che ho accalappiato all'Outlet discount della Berkshire Record: Mischa Elman nel secondo concerto per violino di Max Bruch e i concerti, sempre per violino, di Beethoven, oltre alla Ciaccona di Vitali, tutti ricavati da master originali Decca di metà anni '50, come anche la terza sinfonia di Brahms, in una delle celebri esecuzioni dell'orchestra Philharmonia diretta da Arturo Toscanini.
[1] - Forse, gli addetti alla biglietteria dell'Opera di Parigi mi hanno fatto un favore, quale ne sia la ragione. Sicuramente, se avessi acquistato il biglietto, avrei assistito a un concerto in un'istituzione mitica nella quale, molto probabilmente, non avrei più messo piede. Ma l'esecuzione, verosimilmente, sarebbe stata qualcosa di abbastanza ordinario per gli standard di tale istituzione, comunque non significativamente migliore di altre alle quali avevo assistito fino ad allora. Alla fine, invece, sono andato col resto del gruppo a Le Folies Bergere, qualcosa di esclusivamente Parigino. Oltretutto, la mia escursione non è stata nemmeno tempo sprecato: nel mio incerto percorso di ritorno verso l'albergo, mi sono imbattuto in un negozietto specializzato in 78 giri! I prezzi erano alle stelle, ma ho comprato i miei primissimi dischi della Pathe, un paio di selezioni dell'operetta The Chimes of Normandy di Robert Planquette, cantata da Albert Vaguet, uno degli undici 78 giri che comprai in vari posti lungo il percorso della gita e che mi sono cullato sulle ginocchia per tutte le 13 ore del volo di ritorno. I miei genitori non mi hanno mai fatto pesare il momento in cui sono sbarcato dall'aereo, dopo quel viaggio, quando venivo giù dalla passerella portandomi tutti quei dischi!
[2] - Per i nostri lettori non versati in enologia Statunitense, basti dire che il Boone's Farm rappresenta, da sempre, lo stereotipo dell'economica, dolciastra bevanda per lo sballo alcolico degli adolescenti.
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