Reportage: Carlo Iaccarino - TNT Italy
Data pubblicazione: Luglio, 2004
Dunque, allora: un albergo grande, lussuoso e dotato di ogni comodità; un piano seminterrato con grosse sale da riunione occupate da espositori di apparecchiature "importanti" sia sotto il profilo economico che sotto quello della reputazione; un piano superiore dove ci si registra, c'è la stampa di settore (beh, solo quelle testate di quella casa editrice che organizza la mostra...), ci sono i venditori di dischi "speciali", di accessori, e, ancora, qualche espositore " importante"; poi altri piani superiori dove le sale diminuiscono di ampiezza ma aumentano di numero, ed in cui ci trovi il grosso costruttore accanto all'artigiano "evoluto", al newcomer ed al produttore esotico in cerca di visibilità.
No, non siamo al T.A.V., sia perchè non è settembre, sia, soprattutto, perchè, se vuoi abbandonare un po' l'albergo perchè ti è venuta fame e non vuoi sottostare agli ignobili panini di gomma forniti dall'organizzazione, non ti trovi nella depressa e sperduta periferia meneghina, ma... sulla 6th Avenue, a New York City, e, quindi, puoi scegliere il Deli, il Cinese, il Giapponese, la Steak House, la pizza... (e chi ti accompagna può trovare GAP, Banana Republic, Armani, Escada, Cartier; ma anche, e sempre a due passi, il MOMA...)
Ecco, senza dubbio questa è la prima delle differenze che immediatamente si percepiscono: dopo anni di TAV/SIM/RAS il "respiro" è un po' diverso. Ma, per tornare politically correct, va anche detto che PER ENTRARE SI PAGA: 32 dollaroni per un pass da tre giorni (e che, vieni fino a NYC per un giorno solo?).
Un'ulteriore differenza è certamente da imputare alla diversa qualità degli espositori che, a N.Y., erano per la maggior parte i rivenditori, e non i distributori, delle varie marche di apparecchi.
E, certo, c'erano anche molti costruttori.
Così ti capita che Roy Hall ti offra un whisky (a suo dire, l'unico accessorio davvero efficace per far suonare meglio ogni impianto), che la dimostrazione di un impiantone con le (non poi così) nuove Thiel con sub servo-amplificato venga condotta con Jim Thiel lì affianco, o che immediatamente fuori la saletta ci sia Herr von Schweikert pronto ad illustrarti le diverse finiture in cui puoi ordinare le sue creature. Tutto, ovviamente, senza nulla togliere agli incontri che da noi si possono avere con il Bart Nazionale, o con Rampino, o con Murace, sia chiaro! Comunque, nella maggior parte delle sale ci si trovava al cospetto del negoziante/distributore (figure non di rado coincidenti), e, quindi, il tono generale delle presentazioni - quando non erano dimostrazioni vere e proprie degli impianti assemblati - era sempre del tipo "noi lo facciamo meglio", "è così che va fatto", "è il miglior tipo di ... che troviate qui in giro", "i nostri concorrenti non ci arrivano".
Forse questa è una differenza che a noi potrebbe apparire difficile da accettare, ma che, all'atto pratico, ha avuto aspetti positivi.
Infatti, in primo luogo, difficilmente trovavate salette in cui l'impianto suonava male, mentre in molte salette l'impianto era capace di correttezza timbrica, di profondità, di immagine (sempre nei limiti di una stanza d'albergo, ma con risultati senza dubbio curati). In secondo luogo, per quanto ciò possa sembrare "brutale", il negoziante più importante doveva anche dimostrare la sua "potenza": e vi assicuro che le demo delle 4 SALE di Sound by Singer (negozio che merita, a mio avviso, dignità di tappa per ogni visita a NYC) erano davvero interessanti - impianti composti da Musical Fidelity, Thiel, B.A.T., JM Lab, Runco - e, nell'informe marea di ricordi, hanno lasciato una traccia.
Certo, il rovescio della medaglia è che, alle volte, le demo erano fatte per impressionare; ma anche in quei casi, la concorrenza fra "impressionisti" lasciava spazio alla diversificazione, dove ogni gusto può trovare soddisfazione (nella stessa ottica, provate, da quelle parti, a sedervi ad un ristorante per ordinare una semplice bistecca: vi chiederanno a quale dei quattro gradi di cottura vi piace, quale dei due tipi di contorni volete, quale delle sei salse volete sull'insalata, quale tipo di cottura volete per le patate, e, per ogni tipo, quale salsa e quale ulteriore topping... ci siamo capiti, vero?). E, allora, la demo di Monster Cable (... non solo cavi, ma un intero sistema A/V, dalla presa elettrica allo schermo) era davvero superpotente, sparata in faccia, insomma, un'americanata. Mentre la demo di Joseph Audio/Manley Labs, presente Eve Anna Manley, era condotta da Jeff Joseph in maniera molto contenuta, ma anche molto simpatica e provocatoria (il sistem-ino "mascherato" da sistem-one; l'invito a mandare lettere di protesta al direttore di Stereophile per l'eliminazione, da quest'anno, della possibilità - decisa dalla casa editrice senza, pare, consultare la redazione - di votare per il miglior suono della mostra, premio che lui ha vinto per tre anni di fila).
Per il resto, che dire?
C'era molto A/V, naturalmente, anche perchè l'offerta tecnica televisiva statunitense è inimmaginabilmente più ampia e migliore della nostra (cavo, v.o.d. e, ora, H.D.); c'era anche il multicanale, e, com'era prevedibile, più d'effetto che altro; c'era l'H.T. con le sue proporzioni native, cioè una bella e grande sala attrezzata per la visione collettiva di contenuti multimediali (sì, c'era anche integrazione: la demo di Monster Cable prevedeva, per esempio, anche una sessione con un i-pod ed una consolle per videogiochi...).
Ma, non so quanto sorprendentemente, c'era soprattutto il buon, vecchio DUECANALI; e, così, capitava che nella saletta di Music Hall fossero in funzione solo apparecchi stereo e che, entrato Sam Tellig (altro simpaticone, redattore di punta di Stereophile, specializzato in apparecchi economici ed innamorato di Italia e Francia), dopo qualche ascolto se ne uscisse con un forte e chiaro "who needs multi-channel?"; il che, sentito da un redattore importante della rivista sponsor di una mostra votata allo "Home Entertainment", con forte connotazione futuristica e tecnologica, fa un po' effetto... A proposito di Roy Hall, lui ora fa anche il distributore per gli USA di Shanling, e, guardacaso, commercializza col suo proprio marchio un lettore universale ed un ampli stereo costruiti dalla stessa azienda cinese che produce le elettroniche Shanling.
C'erano, poi, anche gli emergenti, come il Sig.Koubala ed il Sig.Sosna, che, associatisi, producono una completa serie di cavi che equipaggiavano molte salette fra cui quella di McIntosh (!); altri cavi onnipresenti erano gli Shunyata, ditta che forniva anche le multiprese Hydra a molti impianti, con il "Signor Shunyata" che se ne andava in giro coi propri serpentoni appesi al collo...
E c'era anche chi ci crede veramente, come il responsabile tecnico di Balanced Audio Technology che, after hours, si è intrattenuto con i più "scassambrelli" per far loro sentire un impiantino esposto solo staticamente, ma davvero interessante, formato da elettroniche BAT e i piccoli della serie Utopia di JMLab, introducendo i singoli brani, sottolineando pregi, difetti, limiti e potenzialità degli apparecchi, sempre con l'occhio rivolto all'emozione, e non alla tecnica.
E c'era un sacco di software ad alta risoluzione, TUTTO IN SACD. Nessun DVD-Audio in dimostrazione (e, in vendita, solo i DVD-Video solo audio di Aix e qualcosina da Musicdirect); però tutti avevano in funzione il loro bravo lettore universale alto-di-gamma: la cosa non mi è stata molto chiara, finchè non ho notato che fra i "seminari" programmati c'era quello sui formati ad alta risoluzione, tenuto da ... Sony (che, peraltro, aveva allestito sin dal primo giorno della mostra una parete piena dei SACD pubblicati esposti come trofei). Sempre per mantenermi politically correct, devo dire che nei negozi si trovano entrambi i formati, anche se in quantità ridicola rispetto ai CD e... udite udite, al vinile.
Come? Sì, anche alla mostra c'era vinile; anzi, c'erano sale che facevano demo SOLO con vinile, addirittura con roba vintage, come il salone di LAMM, che piazzava i suoi costosissimi e raffinatissimi ampli a valvole fra EMT e Tannoy: non male per un "home entertainment" show, vero?
E c'erano anche gli happenings: sorteggio per regalare gli apparecchi esposti, asta di beneficenza su apparecchi offerti dai produttori, concerto di beneficenza, seminari di corretta installazione dei giradischi e delle puntine, incontri con i progettisti di diffusori e con gli installatori di sistemi integrati di domotica personalizzati (settore molto in voga negli USA).
... insomma, tanta di quella roba che, a dire il vero, non può essere "coperta" tutta in soli tre giorni; ed io, infatti, ho preferito le salette ai seminari...
In conclusione, se mi chiedete se ne vale la pena, debbo dire di sì, e senza esitazioni. Certo, se siete di quelli che non vi perdete una mostra, che ci andate da secoli, che vi tenete informati, beh, allora, forse, non è un appuntamento imprescindibile: tuttavia, se, come me, alle mostre vi divertite, riuscite a scovarvi un po' di tempo libero e non vi fate intimorire dall'Inglese, allora, forse, una visita la potreste anche programmare. Anzichè andare a Milano, ve ne andate a NYC: se programmate con anticipo, il volo costa quasi lo stesso da molte parti d'Italia, e non è necessario alloggiare nella proibitiva Manhattan, perchè l'isola è perfettamente collegata con il più accessibile New Jersey, per esempio; in più, usciti dall'albergo della mostra, vi trovate a NYC, dove si trova sempre qualcosa da fare, non fosse altro che per andare a cena ;-)
Ah, se vi è "venuta voglia", sappiate che... si replica. A Novembre, a San Francisco (e, di lì, per esempio, una puntatina nelle valli di Napa e Sonoma si può anche fare, vero?)
PREMESSA: questa parte è senz'altro molto ridotta e probabilmente inferiore rispetto ad un "coverage" vero e proprio: d'altra parte, sono certo che i redattori "veri" lo sapranno fare molto meglio di me, e sicuramente Stereophile dedicherà ampio spazio alla "sua" mostra.
TENOR AUDIO - Dal Quebec, Canada, proponeva ampli a valvole OTL ibridi, con uno stadio a tubi, seguito da uno "stadio d'uscita a transimpedenza" a stato solido, accoppiato al primo mediante un trasformatore "ad alto voltaggio".
ODISSEY - Commercializza negli USA apparecchi su progetto della tedesca Symphonic Line (sappiamo tutti quanto siano cari...), ma costruiti con materiali e costi più contenuti negli USA (per le casse dicevano che il x-over resta S.L. tedesco). Prezzi davvero da "mondo reale":
diffusori da $395 a $2.700,
PENAUDIO - Produce diffusori eleganti, snelli e poco invasivi, molto curati nelle finiture, con la classica soluzione minimonitor a due vie con unità bassi a torre che funge da piedistallo. Qui, però i prezzi sono alti, e siamo sui $5.500.
MONSTER - Propone un'intressante soluzione che parte dalla presa elettrica e finisce al divano "attivo". Il tutto a partire da $40.000 e fino a $60.000. E non pensiate sia molto, vista la quantità di roba che vi arriva per quelle somme, e considerata l'ottima qualità estetica dl mobilio e della sagomatura dei diffusori, con subwoofer molto ben dissimilabili in ambiente; intressante una specie di cornice, sempre esteticamente comparabile ad un mobile, in cui inserire lo schermo al plasma, e nella quale vi sono 3 serie di altoparlanti per dare voce ai canali (Front) Left, (Front) Right e Center. Naturalmente tutta la serie di mobili si chiama "Eleganza", con nomi "italiani" per ogni elemento: nota di colore, il poderoso megasubwoofer amplificato è l'unico ad avere un nome inglese, ma "in tema" - The Godfather (Il Padrino) :-)
VON SCHWEIKERT - Proponeva un bellissimo diffusore, sempre in "due pezzi", con minimonitor appoggiato su una torre contenente due altoparlanti per i bassi caricati in linea di trasmissione "a tripla camera" (...); il tutto si completava con un mid-tweeter a cupola posteriore ad intervento regolabile, pure caricato in linea di trasmissione, per garantire un'emissione dipolare.
STELLO - Dalla Corea, con una linea piccola, ma completa, di elettroniche, incluso un interessante sistema meccanica + DAC/PRE, con possibilità di scelta di finali mono o stereo.
GOLDMUND - Anche questo produttore proponeva un sistea modulare; nonostante l'angusta e un po' infelice stanzetta riusciva a far materializzare con una buona presenza la bellissima voce di Diane Schuur. Unico guaio: qui solo la combinazione lettore multiformato (Eidos 18) e pre digitale decoder (Mimesis 30) veniva più di $25.000. Al tutto si dovevano aggiungere i soliti ampli e diffusori (pure questi modulari) del costruttore tedesco, a prezzi "allineati"...
SOUND BY SINGER - Già si è detto sopra delle sale di questo importante negozio. Qui vi voglio mostrare sia uno degli impianti in funzione, composto da sorgente universale multitelaio DCS, elettroniche B.A.T. e diffusori JMLab Utopia
WILSON BENESCH - Anche qui, il distributore per gli USA accorpava vari marchi UK. Mi hanno particolarmente colpito dei nuovi diffusori della casa albionica, dall'estetica (e, sospetto, non solo...) che rimandava un po' alle nostrane Sonus Faber, e, dunque, molto curata.
LAMM - Menzione particolare al salone occupato da Vladimir Lamm, con due impianti a metà fra il classico ed il moderno. L'amplificazione era tutta LAMM, pre e finali mono e sereo a valvole di comprovata fama. Le mie foto, però, si incentrano su quanto precedeva e seguiva le elettroniche russo/americane.
In primo luogo, le sorgenti ANALOGICHE: EMT
KONDO - Nella saletta, in realtà, ci si trovava al cospetto di varie nipponicità,
VARIE ED EVENTUALI - Beh, c'era molto altro, ma la mia abilità fotografica è prossima allo zero. Preferisco tracciare ancora i ricordi prima che mi svaniscano dalla mente, e ve li fornisco così come mi galleggiano in testa ;-)
Una bella saletta tutta francese, dove spiccavano i diffusori dinamici con medioalti a tromba della francese PRAME, il modello HR-2.
Poi gli amplificatori Red Planet, poggiati con nonchalance dal (modesto: vedi foto) costruttore su un normalissimo tavolino.
Poi la saletta di TETRA, un costruttore di diffusori che ricalcavano un altro archetipo statunitense, reso noto da Dave Wilson (ma, pare, introdotto dal vecchio Bud Fried, la cui ditta, peraltro, è meno conosciuta): il parallelepipedo massiccio con il(i) woofer grosso(i) su cui poggia una testa di foggia troncopiramidale per il resto della gamma audio.
E, per finire, un produttore di giradischi dall'aspetto massiccio, ma particolare. Ecco a voi il Testa Rosa (vabbè, sono americani e non scrivono bene l'Italiano...)di Redpoint.
Ci sarebbero altre salette degne di menzione, ma non sono riuscito a scattare foto decenti.
Certo, non posso lasciar fuori da questo incompleto elenco la saletta di Chord, dove il costruttore Britannico aveva portato tutta la sua nuova produzione della linea Choral, che consta di pre, stadio phono, finale, meccanica (CD) ed un interessante convertitore, il DAC 64, con uno speciale filtro digitale di concezione proprietaria cui il costruttore rimanda per le pregevoli prestazioni (e pare che la stampa albionica concordi). La saletta era piccola, e alla Chord hanno pensato (come pochi altri, per la verità) di riservare un unico e comodo posto per l'ascolto, anzichè la solita ed infausta linea di sedie. Questo approccio credo sia stato apprezzato da molti: da me, sicuramente; ma non so quanto la comodità della poltrona su cui mi hanno fatto accomodare abbia contribuito al positivo giudizio sul suono de loro impianto :-)
Infine, vorrei anche menzionare due "accessori" che mi hanno colpito.
Il primo è un processore video prodotto dalla Silicon Optix, che oltre a delle ottime funzionalità di "scaler" aveva anche la capacità di correggere le aberrazioni geometriche prodotte o dall'irregolarità della superficie di proiezione o dalla disassata posizione del proiettore rispetto alla normale allo schermo. Non pensiate ad un mio furioso Off-Topic: l'aggeggio consente di veder bene un proiettore disassato fino a 40 gradi, il che significa che se io ho il mio bell'impianto, faticosamente inserito nel salone, posso togliermi lo "sfizio" del video anche con saltuarie installazioni "volanti" del proiettore, magari di lato al divano, sul tavolino da caffè, senza dovervi rinunciare perchè "quel coso appeso lì al centro del soffitto è proprio brutto: ti ho già lasciato mettere i tuoi catafalchi, ma questo è troppo".
Il secondo, più di nostra competenza, è una basetta antivibrazioni a cuscino d'aria (sia "passiva" che "attiva", con pompa, collegabile in serie con altre basette mantenute tutte alla stessa pressione), dimostrata con tanto di analisi sismiche intempo reale: si tratta della Vibraplane della Sound of Silence, disponibile a circa $1.800, o a $5.000 (la versione attiva).
Infine, una nota che mi è parsa assai curiosa e, al contempo, edificante. La ditta Moscode di tale George Kaye ha reintrodotto l'ultima versione di un suo ampli finale, il 401HR, dove le lettere simboleggiano la dedica al defunto Harvey Rosenberg, pittoresco e storico personaggio dell'audio USA: non avevano una saletta, ma alcuni costruttori (anche di amplificatori) hanno concesso loro la propria, sostituendo per qualche tempo il Moscode al finale in esposizione e l'organizzazione consentiva che lasciassero in giro il loro (modesto) materiale pubblicitario. Un omaggio al designer, certo, ma mi piace pensare che fosse soprattutto un omaggio anche al defunto H.R., che ha senz'altro umanizzato il clima di concorrenza fra espositori di una manifestazione, come detto all'inizio, a carattere più "commerciale" di quanto non siamo abituati da noi.
Questo periodo mi ha visto un po' ... girovago, così vi posso raccontare anche di un breve, ma cordialissimo incontro con Roberto Pereira.
E chi è?
Beh, diciamo che, se vi trovate a trascorrere qualche giorno a Rio de Janeiro [e fareste bene, almeno una volta nella vita, a trovarvici a passare ;-) ], una volta che il sole è calato, potreste fare una visita al negozio "Alta Fidelidade", a Copacabana (sì, proprio dietro alla spiaggia: più comodo di così...). Lì, il buon Roberto mi ha accolto con grande cordialità e mi ha assemblato apposta un impiantino, nonostante gli avessi specificato di essere solo un turista di passaggio (e che quindi non avrei mai comprato nulla) curioso di sentire qualche prodotto brasiliano, il tipico rompiscatole, insomma.
Il mercato locale mi pare gravitare pesantemente attorno a quello USA (i listini e i riferimenti delle riviste sono tutti in USD), con sporadiche presenze della Brit-Fi, ma stanno emergendo alcune novità, la più notoria (e costosa...) sono gli ampli della Audiopax. Roberto, pur avendo "a terra" gli Audiopax, ha preferito di gran lunga mostrarmi all'opera un pre passivo single-ended ad autotrasformatori moooooooolto minimalista (un solo ingresso/uscita, solo la manopola del volume a scatti) della Tone Audio, in vendita a USD 1.800, con il quale il sistema risultava davvero molto silenzioso [e te credo...] e, come dire, rispettoso degli spunti dinamici dei brani ascoltati. Di questo apparecchio esiste anche la - più cara - versione bilanciata, che la stampa locale osanna come "primo al mondo". Roberto, sconsolatamente, mi diceva che i suoi clienti, nonostante l'evidente superiorità delle qualità sonore del pre in questione, lo snobbassero in favore di altri apparecchi meno performanti ma di comprovato blasone estero, per una sorta di sfiducia congenita nella mera possibilità che un prodotto nazionale possa essere ben realizzato; mentre non aveva difficoltà a "piazzare" dei cavi pure di produzione (artigianale, in verità) locale, ma costruiti con (segretissimi...) materiali di importazione: certo, era un articolo che più facilmente poteva lasciare portare a casa, in prova.
Ma la cosa più soprendente, almeno per chi scrive, è stato apprendere che, anche liggiù TNT è molto conosciuta ed apprezzata. Così che quando ho comunicato a Roberto che ero solito "dare una mano" a Lucio, pur precisando che la mia era una visita a titolo assolutamente personale, lui è stato ancora più contento della mia presenza ;-) Ed ha iniziato a chiedermi di prodotti italiani (lì si conoscono Sonus Faber ed Audio Analogue, e lui è innamorato di Pathos) e ci siamo messi a chiacchierare fino alla chiusura, fra un disco e l'altro, tutti rigorosamaente brasiliani d.o.c. che mi ha selezionato per "riparare" agli obbrobri che i commessi dei negozi di dischi mi potevano proporre. Ed è con malcelato orgoglio che ho assistito alla sua reazione evidentemente invidiosa quando gli ho parlato della mailing list di TNT e delle community locali: da loro, mi ha detto, il fenomeno Hi-Fi è ancora elitario, e non potrebbe essere diversamente, viste le condizioni economiche di un paese che è ancora in via di sviluppo. Il "giro" è ancora a livello amicale, con poche persone che, proprio perchè non numerose e con pochi sbocchi, si conoscono fra di loro e si scambiano visite "di cortesia" nelle reciproche abitazioni.
Insomma, se, come dicevo all'inizio, vi trovate a passare per Rio, provate a visitare il negozio di Roberto e, magari, cercate anche gli altri [ce n'è uno anche alla fine di Ipanema, verso Leblon, ma... insomma, da quelle parti c'è anche altro da fare, no?;-)]; si tratta di un mercato, per certi versi, in espansione, quindi potrebbe rivelare anche qualche sorpresa e, chissà che non ve ne torniate con in tasca qualche cavo tropicale.
That's all, folks!
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