Visita della mostra High End 2016 a Monaco

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Visitatore: Carlo Iaccarino
La mostra si è svolta dal 5 al 8 maggio 2016 presso il M.O.C., centro fieristico di Monaco di Baviera, in Germania
Scritto: Maggio 2016
Sito web ricco di informazioni: High End Society.de

Premessa

Eccomi alla mia terza incursione monachese. Purtroppo, quest'anno ho avuto solo due giorni a disposizione, quindi ho meno chiacchiere da proporvi rispetto agli anni scorsi.
Tanto per iniziare, sgombriamo il campo da ogni dubbio: High End 2016 si è confermata una fiera di livello ottimo, perfettamente organizzata, completissima e frequentatissima, soprattutto da un pubblico internazionale. Probabilmente oggi è LA fiera Hi-Fi: alcuni operatori, anche statunitensi, non hanno dubbi nel preferirla anche al famosissimo CES, per alcuni superiore solo per dimensione e prestigio delle salette; in effetti, l'estetica utilitaristica degli ambienti del MOC di Monaco è lontana anni luce dalla cura e dallo sfarzo delle camere e delle suite del Venetian di Las Vegas, che probabilmente saranno anche meglio isolate e forse più simili ad ambienti domestici.

Altro punto da chiarire subito riguarda sempre gli spazi del MOC. La High End Society, organizzatrice della mostra, ha formalmente chiarito la totale infondatezza di alcune voci secondo cui i piani espansionstici della BMW, già presente con grossi impianti nei paraggi, comporterebbero l'acquisto dell'area dove sorge il centro fieristico, con conseguente morte della fiera. In realtà la casa automobilistica ha acquistato un altro terreno; quindi il MOC resta in piedi e la sua proprietà ha rinnovato il contratto con la H.E.S. per altri anni a venire (non ci è stato detto quanti...). Quindi, High End is here to stay: l'anno prossimo si terra' da giovedi' 18 a domenica 21 maggio 2017, sempre al MOC di Monaco... poi non dite che non eravate stati avvisati...

C'è da dire che l'anno prossimo la H.E.S. avrà un nuovo consiglio direttivo, quindi la mostra non sarà più la diretta emanazione del Managing Director, Branko Glisovic. Tuttavia, visto l'indubbio successo della sua formula organizzativa e la rinomata praticità teutonica, dubito che ci aspettino grossi cambiamenti: il nuovo board avrà comunque tre anni di tempo per ideare ed attuare eventuali modifiche. Nella conferenza stampa d'apertura, la H.E.S. ha precisato che, dal suo punto di vista, il settore dell'alta fedeltà è florido; o, almeno, loro traggono questa conclusione da varie circostanze: hanno ampliato l'esposizione a tutti gli spazi che il MOC poteva concedere, e questi sono andati comunque esauriti, costringendoli a lasciare inevase alcune richieste; inoltre, hanno registrato un incremento sia dei membri della stampa, sia dei visitatori professionisti, quelli, per intenderci, che vengono in fiera per fare affari. Insomma, per loro la fiera è parte di un settore professionale che si mostra molto vivo. Un po' in controtendenza la flessione piuttosto importante (- 12%) del pubblico generalista che, però io relativizzerei, perché, almeno stando ai dati fornitici, è un dato che rappresenta la differenza rispetto all'anno scorso, che aveva visto un incremento sensazionale rispetto all'anno precedente; in termini numerici assoluti il numero di visitatori generalisti del 2016 (12.436) è sostanzialmente identico a quello di due anni fa (12.468).

Degna di nota mi è anche sembrata l'affermazione per cui la H.E.S. intende rivolgere il suo sforzo promozionale a tutta la famiglia, superando lo stereotipo di un hobby solo per maschi di mezz'età ed oltre. Effettivameante, vi erano cartelloni pubblicitari della manifestazione in tutta la città, e loro dicevano di avere commissionato anche pubblicità sui giornali e nelle TV (comunque, ho visto in giro le telecamere della BR). Inoltre, sostenevano il vecchio adagio per cui è sempre la Signora a dire l'ultima parola su ciò che entra in salotto.

In punto di fatto, anche quest'anno ho visto girare per le sale, se non molte famiglie, sicuramente molti giovani e anche diverse donne, alcune anche - addirittura - in visita autonoma, e non in ruolo di mere accompagnatrici :-)
Ancora, la H.E.S. ha commissionato un'analisi macroeconomica del mercato, sia pure limitata al mercato tedesco, dalla quale sono emersi alcuni dati interessanti. Uno di quelli che mi ha più colpito è l'affermazione in qualche modo ufficiale che, seppure nel recente passato (l'estrema varietà delle modifiche socioeconomiche e demografiche hanno suggerito di non analizzare dati risalenti oltre il 2001) si sia registrato un incremento delle vendite degli oggetti idonei alla riproduzione musicale, questi acquisti sono stati dettati da diversi fattori, tra i quali la qualità, però, NON È LA PRIMA PRIORITÀ.

L'analisi ha finito per (ri)definire l'Audiofilo come persona amante della musica e intenzionato anche a spendere cifre importanti per la sua riproduzione, ma senza avere la qualità come primo obiettivo. Mi pare un'affermazione abbastanza rivoluzionaria, specialmente se proposta in sede ufficiale. Naturalmente, si tratta di conclusioni non assolute e sicuramente criticabili: ad esempio, uno degli elementi su cui si fondano è la flessione delle vendite dei componenti separati in favore delle docking station, dei sistemi wireless di distribuzione dell'audio in casa, ecc; oppure la circostanza per cui le vendite passano principalmente per canali online e non attraverso vendita con contatto diretto con il bene acquistato (in negozio, insomma).

Altro dato interessante è venuto dall'analisi delle vendite delle cuffie, in buon aumento, che ha confermato ciò che sapevamo già, cioè che la motivazione all'acquisto passa non solo e non tanto per le prestazioni audio, quanto anche (direi, soprattutto) per aspetti legati alle mode ed all'estemporaneo interesse dei giovani; meno scontato è che l'aumento delle vendite si sia registrato anche in segmenti di prezzo ben superiori a quello delle normali cuffiette da smartphone: il settore delle cuffie da oltre 200 Euro è salito del 22%! Inoltre, è stato confermato l'incremento (grande in termini percentuali, ma si parla sempre di numeri piccolissimi rispetto al resto del mercato) delle vendite di giradischi (sia pure in fascia molto economica) e, soprattutto, proprio dei dischi in vinile. Naturalmente, oltre che su vinile, la fornitura di musica avviene attraverso i servizi di streaming: in Germania hanno calcolato che gli abbonati a tali servizi costituisce il 12% della spesa totale per la musica. Stiamo parlando di gente che paga per sentire musica da internet: da noi, mi sa che l'analisi avrebbe fornito dati alquanto diversi...
Ritengono che sia comunque un settore in espansione, considerando l'incremento sia degli apparecchi che consentono la funzionalità di streamer, sia proprio delle vendite di apparecchi abilitati a tali funzioni, e, fra questi, un ruolo importante spetta agli apparecchi dotati di connettività bluetooth, che gli intervistati hanno unanimamente dichiarato di apprezzare perché semplice e già diffuso (praticamente, ogni smartphone ne è dotato).

Tendenze

Come già scritto a proposito delle mie precedenti visite alla mostra, qui si delineano le tendenze del mercato. Ora, io non ho le abilità analitiche degli economisti, però mi accorgo se trovo delle caratteristiche prima assenti o poco diffuse ed ora invece ubiquitarie.

La prima di queste caratteristiche si racchiude in una parola sola: Streamer. Non c'era praticamente nessun costruttore che non proponesse un apparecchio dedicato allo streaming (dalla rete o da un NAS, e in questo caso lo chiamano anche network player; oppure da internet); o che, evenienza molto più frequente, non inserisse queste capacità di streaming all'interno dei propri apparecchi, tipicamente gli amplificatori, ma anche i DAC o le sorgenti più tradizionali. È assai probabile che gli oggetti che ci troveremo nel mercato già a partire da quest'estate saranno (anche) degli streamer e con essi potremo accedere a musica che non risiede al loro interno, ma ci passa attraverso, per così dire.

Accanto agli streamer "puri", si sono (finalmente, direi) visti anche gli streamer dotati di DAC, quindi già pronti per suonare, senza necessità di altre "scatole".

Esempi concreti si possono trovare sfogliando il catalogo della AURALiC che, oltre al suo - per me - enigmatico Aries, propone lo ARIES MINI, un apparecchietto che in poco spazio racchiude uno streamer anche wireless e un DAC, capace di trattare file anche DSD, con possibilità di inserire un Hard Disk, il tutto per circa 500 Euro; pilotabile in remoto con un iPad, consente di creare un sistemino grazioso ed iperaggiornato semplicemente attaccandolo a due casse amplificate (nella foto, il Mini si trova sopra il diffusore di sinistra).

Naturalmente, se si vuole, si può salire di livello e si arriva all'ALTAIR, da circa 2.000 Euro, che può diventare il centro totale dell'impianto, possedendo anche un raffinato controllo di volume: un unico apparecchio capace delle medesime capacità di streaming anche di formati HD ad alta densità di informazioni (4xDSD); insomma, un Aries "completo", che, infatti, era inserito nell'impianto "grosso" in dimostrazione

Inoltre, c'è stato un fiorire di server dedicati, sia al solo audio, che, molto più che l'anno scorso, anche ai file video; tutti questi apparecchi spesso affidano le loro esigenze di memorizzazione (tutti questi file dovranno stare da qualche parte...) a dischi SSD, i cui prezzi si stanno abbassando.
Fra i server solo audio vi segnalo il marchio FIDATA, che ha presentato il modello HFAS1, un server di file audio con capacità di memorizzazione fino ad 1 Tb su dischi SSD, dall'alimentazione molto curata, con capacità di mandare lo stream di dati in uscita sia su LAN (verso un lettore di rete), sia collegandosi via USB (direttamente verso un DAC); il tutto per soli 3.000 Dollari circa.
Ad un prezzo sensibilmente minore si trova il modello N15 della benemerita Cocktail Audio

che, per soli 600 Euro (IVA 19% inclusa) propone un apparecchio che fa streaming di file in ingresso da LAN o da USB, ha uscite digitali (ottica ed elettrica RCA), ha capacità di memorizzazione su HD interno da 2,5', anche SSD, ed è anche un DAC basato su un SABRE ES9018K2M, che pilota l'uscita stereo analogica asservita a controllo di volume, ha un dongle per il collegamento wifi, decodifica ogni formato di file, processa anche file DXD e DSD 256, ed è già pronto per connettersi a Tidal, Qobuz e Deezer.

La INNUOS è una giovane società anglo-portoghese che propone il suo server declinato in varie opzioni, a partire dal semplice ZENmini, sostanzialmente un sostituto di un NAS con capacità fino a 2 Tb e prezzo fino a 900 Euro per arrivare allo ZENith che usa HD SSD, una importante sezione di alimentazione e prevede circuiti per disaccoppiare ed isolare le porte Ethernet (dai disturbi che le potrebbero attraversare), per un prezzo cha varia, secondo la configurazione, da 2.600 Euro a 3.300 Euro. Queste sono caratteristiche interessanti, ma che mettono lo Zenith in diretta competizione con altri music server di alto bordo, come quelli della Melco (anche quest'anno molto usati nelle varie salette).
Ad esse va aggiunto, innanzitutto, la comodità di avere incorporato il lettore ottico per un ripping immediato. Il che conduce all'ulteriore aspetto di queste macchine, forse il più interessante: il software per il loro funzionamento. Il loro personale si è a lungo e pazientemente intrattenuto con me per illustrarmi questi apparecchi, spiegandomi che gran parte dello sviluppo del progetto ha interessato - oltre che l'ottimizzazione dell'alimentazione (enorme toroidale e tre linee separate per la meccanica, per il processamento dati e per gli ingressi/uscite, se non ho capito male), l'elaborazione di un software specificamente destinato alle funzioni del music server, quindi ottimizzato per il ripping efficiente ed intelligente (può fare molti confronti con i dbase su internet per acquisire i metadati, può rimandare l'acquisizione a quando si desidera mettere la macchina online, consente un'agevole editing dei metadati), per il pilotaggio della macchina anche con funzione multizona, per l'automatismo nel riconoscimento della LAN e delle sue risorse, per effettuare backup "ragionati", ecc.

Infine, la InnuOS propone anche lo ZENPLUS, capace di trattare file sia audio che video, naturalmente con una capacità di immagazzinamento superiore: ariva fino a 6 Tb, ed il prezzo si mantiene sino a 3.000 Euro (risparmiano sull'alimentazione, che non è così raffinata come per lo ZENith, mantenendo una singola linea, comunque filtrata, stabilizzata, ecc.). Purtroppo le mie foto sono venute peggio del solito, quidi sono costretto a rimandarvi al sito del produttore.

Un'altra segnalazione la merita la Entotem, che proponeva vari impianti, tutti costruiti attorno al loro Plato, una macchina che contiene:

Il tutto comandato direttamente dal grosso display touchpad o, meglio, dalla immancabile app da installare sul nostro smartphone/tablet. Inoltre, essendo dotato di interfaccia di rete, può effettuare lo streaming di immagini e suoni verso gli smart TV e gli altri apparecchi informatici connessi alla nostra LAN.


La linea di prodotti è intelligente: prevede 3 modelli, di complessità e prezzo via via decrescente. Si parte dalla versione completa, quella sin qui descritta, che costa circa 5.000 Euro; si passa per il modello PlatoPRE, senza amplificatore finale; e si giunge alla scelta forse più interessante, il modello PlatoLITE, che fa a meno anche dell'ingresso phono (si presume che chi possiede un buon giradischi abbia anche già un buon pre phono), il cui prezzo scende a 3.500 Euro. L'estetica è accattivante: di base è la solita black box, sia pure dalle proporzioni inusuali e con gli spigoli stondati; ma, per un supplemento di 500 Euro , si può avere con i fianchetti laccati bianchi, rossi o argentati.

Ancora, vi voglio segnalare un interessante linea di apparecchi della Lindemann, denominata musicbookDSD. Ho ascoltato un impianto incentrato sul modello musicbook:25 che, in un cabinet di dimensioni ridotte e di proporzioni molto piacevoli, offre una meccanica di lettura di CD, un DAC con ingresso USB capace di accettare segnali campionati fino a 384 kHz, uno streamer già pronto per accedere alle web radio e a Tidal, un ampli cuffia in classe A ed un preamplificatore con 2 ingressi analogici e 4 digitali, dotato di controllo di volume analogico; inoltre, accetta segnali wireless via bluetooth (Apt-X); tratta segnali digitali in DSD nativo fino al DSD 256 (formato al quale riconverte ogni segnale ricevuto prima di passarlo al DAC) e, infine, è pilotato dall'immancabile app (android e iOS) oltre che da un normale telecomando ad infrarossi.

Tutto ciò, però ha un prezzo piuttosto alto: 4.780 Euro (ma nella versione "solo DAC" si scende a 3.280 Euro). La linea si completa con degli amplificatori finali (usati nell'impianto in dimostrazione) a commutazione con moduli UCD: uno stereo da 80 W/ch (1.980 Euro) ed un altro configurabile in mono da 450 W/ch o in stereo da 240 W/ch (2.980 Euro).

Il secondo tratto comune che mi pare di avere individuato, quantunque in misura più ridotta, è la volontà di proporre la medesima qualità costruttiva e le medesime soluzioni tecnologiche presenti negli apparecchi di punta anche in apparecchi più economici, o, meglio, meno cari, magari semplificando un po' la realizzazione o le finiture. E questo mi pare un elemento sicuramente apprezzabile.

Questo è quanto attuato, ad esempio, da un grande nome come TAD. Il costruttore proponeva un impianto terminato con le sue sontuose Compact Reference da appena 45.000 Euro la coppia. Ma la sua offerta prevede anche le Compact Evolution One, modello di minori dimensioni e costo, ma ugualmente bensuonante, già mostratoci l'anno scorso. Quest'anno, la TAD ci ha nuovamente stupito con un impianto semplice, composto da un CD-DAC-PRE D-1000 MkII (Euro 18.000) e finale M-2500 MkII (25.000 Euro) terminato con un nuovo modello di diffusori che assomigliavano molto alle Compact Evolution One, ma in scala appena ridotta.


Si tratta ancora di un prototipo, tanto da non avere ancora un nome: la commercializzazione è prevista per l'inizio del 2017, ad un prezzo ancora ignoto, ma probabilmente inferiore a 20.000 Euro. D'accordo, stiamo parlando di cifre importati, ma ritengo sia ugualmente un'ottima notizia, perché evidenzia lo sforzo di un costruttore di raggiungere prezzi MOLTO meno "assoluti" rispetto a quelli ai quali è abituato, pur mantenendo intatta la qualità della sua offerta, che ne costituisce la caratteristica distintiva.

Non ho mai fatto mistero del mio personale gradimento dei prodotti di questa casa, ma non sono stato il solo a trovare coinvolgente ed estremamente piacevole la dimostrazione di questi "piccolini" di casa TAD. Certo, poi, passando ad ascoltare le Compact Reference One, la differenza si notava, c'era, era evidente. Ma la piccola innominata non ha affatto sfigurato, e potrebbe tranquillamente costituire il punto di arrivo di molti appassionati. Quindi, c'e' solo da congratularsi con TAD per non avere diretto le proprie energie produttive su un altro top di linea; il loro è dfficilmente migliorabile e, forse, hanno ritenuto più utile rivolgere i loro sforzi economici e progettuali (quindi continuati, anche dopo il passaggio del capo progettista Andrew Jones in forza alla Elac) in un settore "scoperto", con maggiori margini di ritorno di tale impegno.

Un altro esempio di questa tendenza ci viene dalla LAKE PEOPLE. Questa azienda propone, sotto il marchio Violectric, ottimi apparecchi: principalmente amplificatori per cuffia, ma anche DAC, preamplificatori, pre-phono e aggeggi che combinano una o più di queste funzioni. Si tratta di macchine di livello costruttivo ed ingegneristico elevato e dai prezzi alti, seppure non esagerati, sia con riferimento alla concorrenza, sia avuto riguardo al loro contenuto tecnologico. Come novità per quest'anno mi è stato segnalato il loro DAC V850, un DAC capace di trattare segnali fino al PCM 24/192, con ogni tipo di ingresso digitale, col circuito di resampling tipico della casa (portano ogni segnale a 32 bit, così da avere più margini per filtri e regolazione del volume senza perdita di risoluzione), costruzione dual-mono e bilanciata, e, rispetto alla precedente versione, oscillatori migliorati e ben due convertitori per ogni canale. Il tutto per 1.400 Euro.

Quest'anno, oltre ai prodotti a marchio Violectric, hano proposto a marchio Lake People una Reference Series, che introduce, in una gamma dai prezzi più accessibili, dei modelli direttamente derivati da quelli Violectric, solo realizzati con qualche raffinatezza in meno e inseriti in un cabinet più spartano. Le novità consistono nel modello ADC RS 04, un convertitore Analogico/Digitale con ingressi analogici bilanciati e possibilità di sincronizzarsi con un clock esterno, e nel modello DAC RS 06, apertamente definito il fratello minore del Violectric V850 di cui sopra; entrambi i modelli proposti ciascuno ad un pezzo di 670 Euro netti. Sono in programma anche gli ampli per cuffia HPA RS 02 per cuffie tradizionali, e HPA RS 08, per cuffie bilanciate. Qui sotto, il mio pessimo tentativo di immortalarli: dal basso verso l'alto, l'ADC, il DAC e l'ampli cuffia sbilanciato.


Anche un produttore usualmente nell'empireo della High End come PLAYBACK DESIGNS, creatura dell'Ing.Andreas Koch, uno dei padri del DSD, quest'anno ha portato alla fiera una serie di elettroniche dal costo più abbordabile. Uno dei primi progetti di Koch per l'universo DSD fu la workstation per la produzione di SACD nota come "Sonoma". Sonoma è anche (e non a caso) il nome di una delle più famose zone vitivinicole della California. Le nuove apparecchiature di P.D. sono il DAC Merlot, il Music Server Syrah e il convertitore A/D Pinot; ognuno arriva in una cassa di legno con tanto di bottiglione di vino prodotto dalla Carhartt Vineyard, azienda vitivinicola che, al pari di P.D., produce poche bottiglie e impiega molto lavoro per ottenere vini di qualità - pero' si trova molto lontano dalla Sonoma Valley...

Naturalmente, al di là delle analogie vinicole, si tratta di apparecchi curatissimi; il DAC traduce ogni segnale digitale in ingresso in DSD 4x e poi lo converte, ha anche un controllo di volume ed uno stadio amplificatore per cuffie, e, da questa operazione di traduzione pre-conversione, ha la possibilità di produrre un file .dsf che poi, tramite un'uscita digitale, può essere inviato ad un computer per la sua archiviazione. Il Pinot converte ogni segnale analogico in ingresso sia in PCM che in DSD, producendo anche i file waw o dsf/dff per l'archiviazione su pc.

Il Syrah è un media Server che si connette anche alla LAN e supporta lo streaming (con protocollo DLNA). Si tratta di un sistema naturalmente aperto ad apparecchi di terze parti, ma che prevede anche un collegamento proprietario per riprodurre in maniera "nativa" ogni formato digitale (DSD incluso); a questo fine, P.D. propone anche la OpBox, una schedina da installlare all'interno dei diffusissimi lettori multistandard di Oppo, in grado di prelevare il segnale digitale, anche DSD, direttamente dal disco, prima che esso venga inviato alle altre sezioni del lettore, che diventa, così una mera meccanica di lettura da connettere al Merlot sfruttando il suddetto collegamento proprietario e trasmettendo, così, al DAC il segnale digitale esattamente come registrato sul disco. Il prezzo di questi apparecchi dovrebbe essere lievemente superiore ai 5.000 Dollari; sempre impegnativo, ma ben lontano dai vertici delle altre apparecchiature di P.D.

Alcuni spunti colti fra gli infiniti espositori

TRINAUDIO
Si tratta di una ditta Ragusana (il nome TRINaudio, e il simbolo, una Trinacria stilizzata, non tradiscono) che fa capo all'ing. Marco Martorana, qui di seguito immortalato vicino alle sue creature.

La Trinaudio propone una completissima linea di elettroniche valvolari ed ibride. Principalmente preamplificatori e finali, elaborati a partire da schemi e circuitazioni originali o, comunque, non banali, con raffinatezze quali l'alimentazione induttiva e un doppio stadio di preamplificazione, oppure la specializzazione del pre nell'amplificazione in tensione e quella del finale nell'amplificazione in corrente. In più, la costruzione del mobile prevede pareti interne in alluminio con funzione schermante, e pareti esterne dal design molto gradevole, in legno molto ben lavorato e in materiale sintetico per il frontale, con comandi retroilluminati, che danno conto della loro presenza solo quando attivi, lasciando, altrimenti, il frontale pulito e molto ben inseribile in qualsiasi arredamento.


La linea prevede anche dei pre phono, fra i quali un modello dedicato alle sole testine a bobina mobile, con circuito molto silenzioso e possibilità di variare al volo il carico della testina. I pre phono sono l'ideale complemento del giradischi Gyros 33-9, dichiaratamente uno "sfizio" di Martorana, ingegnere meccanico.

I prezzi di tutta la linea vanno dai 3.000 Euro del Giradischi ai 18.000 Euro dei poderosi monofonici da 200 W; nulla di economico, ma anche nulla di esagerato, considerando anche la dimensione pressoché artigianale della produzione.

ON
Questi, invece, sono partenopei. E' un'azienda frutto della mente di Giuseppe Pinto, che ha voluto proporre un'idea che mescola il vecchio (la O di old) e il nuovo (la N di new). Così ha realizzato un apparecchio che, in un solo chassis, contiene un giradischi a cinghia con plinto e piatto in Corian e braccio Pro-Ject in carbonio, un preamplificatore a valvole, dei moduli di amplificazione a commutazione da 100, 250 e 500 W/ch, e un DAC, con ingressi ottico, coassiale, USB e bluetooth Apt-X.

L'estetica è accattivante e certamente fa un certo effetto vedere quello che a tutti gli effetti è il pronipote del mitico "compatto di Selezione" e che, come quell'apparecchio, potrebbe essere uno degli oggetti potenzialmente in grado di attirare l'interesse dei più giovani, sia perché gira il vinile, ora di moda, sia perché consente di far suonare anche i file presenti sui nostri svariati dispositivi portatili smart.
I prezzi non sono proprio popolari, ma si mantengono ragionevoli e variano a seconda della potenza del finale: 3.000 Euro per il modello da 100 W/ch, 4.000 Euro per quello da 250 W/ch e 5.000 Euro per quello da 500 W/ch; i modelli maggiori accettano testine sia MM che MC, quello da 100 W solo testine MM, ma, per 100 Euro, è disponibile una schedina opzionale da montare all'interno, capace di gestire i delicati segnali provenienti da un fonorivelatore MC.

CANTIERI DEL SUONO
Restiamo in Italia, con una ditta artigianale che ha saputo meritare uno spicchio nel Newcomer Stand, lo spazio espositivo che la H.E.S. mette gratuitamente a disposizione delle nuove compagnie che si affacciano sul mercato e che ritengono interessanti e meritevoli di un inziale aiuto promozionale.
Si tratta di una ditta che fa capo a Moreno Poggi, un costruttore di amplificazioni valvolari che, per sua esplicita ammissione, opera in una dimensione artigianale, con un contatto diretto con i propri fornitori, sui quali riesce ad esercitare un controllo puntuale, e che propone, per ora, un finale ed un pre interamente valvolari, ideati a partire da schemi classici, ma realizzati con componentistica selezionata o realizzata ad hoc e con molto ordine costruttivo, senza ricorrere a piastre circuitali, scartate per scarsa resa sonora, ma cablando tutto internamente e a vista. Spero di evere eseguito un'esplicativa foto dell'interno del pre Ductor.

Mi sono chiesto: "ma come, l'ennesimo piccolo costruttore Italiano di apparecchi valvolari?". La risposta è venuta parlando con il Sig. Poggi, che ha trasmesso non solo la passione (modo gentile di definire la follia che spinge una scelta irrazionale come la sua), ma anche una sana consapevolezza della qualità dei suoi apparecchi, giudicati meglio suonanti di molti altri sentiti in giro alle mostre. Ecco, torna, un po', quel concetto che ho cercato di trasmettere nel mio resoconto dell'anno scorso: dietro gli apparecchi spesso ci sono persone, gente come noi. Poggi , come noi, ha visitato le mostre, ha ascoltato vari componenti, magari ne ha anche ammirato qualcuno o ha desiderato di inserirlo nel suo impianto. Ma, a differenza di molti di noi, Poggi ha competenza e capacità e si è messo in discussione e, anzichè limitarsi alle lamentazioni da forum distruttive e critiche, si è rimboccato le maniche, ha preso il saldatore in mano e ha detto: " ora vi faccio vedere io come si fa!" Direi che solo per questo suo - decisamente anacronistico - spirito di iniziativa, nonchè per la sua tenacia, viste le dificoltà personali e burocratiche che ha scientemente deciso di affrontare, merita ogni attenzione.

TECHNICS
Una delle grandi attese della stagione: il "nuovo milleddue" (Euro 3.500 circa).

Ne erano talmente consci che gli addetti alla saletta hanno portato con loro molti dischi in vinile. Diciamo subito l'ovvio: è bellissimo, è molto meglio rifinito dell'originale e il suono sembra quello "di famiglia", con un gran senso del ritmo, attacchi e rilasci precisi, silenzioso; il solito carrarmato inarrestabile.

Certo, l'ascolto scontava un "vizio capitale" di fondo: il piatto era connesso al nuovo ampli integrato SU-G30 (3.000 Euro), che fa molte cose, ma, principalmente, ha un modulo digitale per l'amplificazione, quindi il segnale analogico viene prima convertito in digitale e poi processato (amplificato); chissà come suona in una catena totalmente analogica… Un ultimo elemento: com'è noto, di questo giradischi, Technics prevede una prima serie limitata (in Germania, già esaurita), con alcuni accorgimenti per un miglior suono, ed una serie "di serie", che fa a meno di tali accorgimenti. Fra i "bonus" della serie limitata c'è il braccio in magnesio, mentre si prevedeva che la serie normale avesse il braccio con canna in alluminio. Invece, a quanto ci è stato detto dallo staff di Technics durante la mostra, dopo varie prove di ascolto, hanno deciso che il braccio in alluminio non sarebbe stato adeguato e, quindi, monteranno il braccio in magnesio su tutti i modelli: mi pare un atteggiamento da rimarcare e valutare positivamente.

Dicevamo del nuovo integrato: principalmente è il centro di un sistema musicale che Technics vede come digitale e come già presente nelle case degli appassionati. Chi, invece, fosse sfornito di una biblioteca di file musicali in rete, può aggiornarsi acquistando il modello ST-G30 (Euro 4.000), un music server con memoria interna su SSD, capace di effettuare il ripping dei dischi ottici già in nostro possesso; ma capace anche di connettersi alle internet radio, di leggere la nostra libreria su un NAS attaccato alla nostra rete, ecc. ecc.. Altra novità interessante è il tuttinuno OTTAVA Mod.SU C550 che, per soli 1.300 Euro legge i dischi ottici ed ogni tipo di file, si collega alla nostra rete, fa streaming dal NAS di rete, o anche dalle internet radio o da servizi di streaming (Spotify); inoltre possiede un amplificatore interno. Arriva in due versioni: quella sin qui descritta, collegabile ad un'ampia gamma di diffusori (l'apparecchio gode del sistema di ottimizzazione dell'impedenza interna rispetto alle caratteristiche dal carico, caratteristica mutuata dagli apparecchi della fascia superiore), e quella in bundle con due diffusori molto particolari, pilotati in biamplificazione attiva: la sigla diventa SC-C500 ed il prezzo sale (ma non troppo) ad Euro 1.800.
Le mie foto sono orrende e ve le evito, ma sul sito web del costruttore trovate tutto....

QUAD
Un altro esempio di sforzo di "contenimento dei prezzi" mantenendo un'offerta di qualità viene da un'azienda legata ad uno dei padri fondatori del'Hi-Fi: Quad, già frutto del genio di Peter Walker ed ora di proprietà dello IAG (International Audio Group), il colosso a capitale cinese che ha acquistato questo ed altri marchi famosi del settore come Audiolab, Castle Acoustics, Luxman, Mission, e Wharfedale. Ho avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Peter Comeau, Director of Acoustic Design di IAG, che, con toni gentili ed affabili, da perfetto british gentleman, mi ha illustrato il progetto Altera di Quad. Allo stato, se non ho capito male, tutto ruota attorno ad un apparecchio capace di trattare, oltre ai tradizionali segnali analogici, ogni dato digitale in ingresso (ad eccezione di risorse di una LAN), in ogni formato, fino al PCM 384/32 e DSD 256, convertito in analogico a mezzo del chip ESS Sabre 9018 (molto usato altrove, ma una novità per la casa) con accuratezza (buffer per ridurre il jitter, scelta dei filtri digitali permessi dal chip, ecc.) e pilotare un'adeguata sezione di amplificazione con un circuito che si ispira ad un classico progetto Quad, noto come current dumping (la mia ignoranza tecnica mi impone di rimandarvi al sito del produttore per ulteriori dettagli). Questa sezione di potenza può risidere all'interno del'apparecchio, che diventa un all-in-one e viene venduto a circa 1.300 UKP, oppure può essere affidato ad un amplificatore finale vero e proprio, nel qual caso gli apparecchi vengono denominati Artera Play (il "pre") e Stereo (il finale), per un prezzo totale di 3.000 UKP. L'estetica è piacevole e curata e le prestazioni sono ottime: l'impianto in dimostrazione suonava davvero bene. Se questa serie inconterà successo, potrebbe ricevere ulteriori migliorie, come la - pare, molto richiesta - capacità di accettare una connessione bluetooth; io auspicherei anche la possibilità di connettersi a qualche risorsa di rete, come un NAS (per ora, comunque, si può connettere un H.D. alla porta USB).

Beh, come prima parte penso possa bastare. Per ora, mi fermo qui. Seguirà una seconda parte, ma non so bene fra quanto... :-)

© Copyright 2016 Carlo Iaccarino - www.tnt-audio.com

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