Reportage del Roma “High End Show” 2015

Molte più luci che ombre

Inviati: Carlo Iaccarino e Stefano Miniero
L'evento si è svolto il 19 e 20 Dicembre 2015 presso l'Hotel Jolly Midas di Roma
Data: Marzo, 2016
Sito Internet con molte informazioni: Roma Hi-Fidelity 2015

Introduzione

Anche quest'anno ci siamo sottoposti al consueto pellegrinaggio capitolino; non immaginatevi lodevoli fini catartici giubilari, quanto piuttosto prosaici fini voyeuristici :-)
Il Roma Hi-Fidelity, ennesima denominazione che ha assunto quella che - con meritata immedesimazione - per molti è sempre stata la mostra di Zaini, è oramai giunta alla TRENTATREESIMA edizione romana, così dimostrando nei fatti di essere un fenomeno rilevante nel panorama espositivo italiano. Senza dubbio ha beneficiato di due eventi sicuramente infausti: la scomparsa della manifestazione di settore nazionale di riferimento, il Top Audio (i cui spazi erano addirittura diventati la sua sede meneghina), e la perdurante riduzione degli operatori del mercato dell'audio di qualità, specialmente i punti vendita.

In questo, allora, pensiamo debba essere individuato il maggiore merito di Stefano Zaini, che, pur essendo imprenditore di questo settore - è suo il marchio The Sound Of The Valve - non si è limitato a subire le avversità del mercato, ma ha applicato il primo principio dell'evoluzione naturale: si è adattato. Ed è sopravvissuto :-). Ha saputo individuare gli aspetti positivi di fenomeni negativi e li ha saputi valorizzare. La chiusura del Top Audio e dei negozi ha significato penuria di occasioni per gli appassionati di toccare con mano (e con orecchie) i loro oggetti del desiderio; Zaini ha intercettato questa fame degli appassionati e si è dato da fare per soddisfarla. A Roma è riuscito ad attirare vari espositori, molti con impianti bensuonanti anche se in sale molto grandi (o molto piccole..), tutti con una pletora di soluzioni offerte al pubblico. Inoltre, all'interno della mostra vi sono state anche esibizioni di musica suonata dal vivo, ad accompagnare l'immancabile vasta offerta di musica registrata, su CD, vinile, e anche nastro in bobina (!).

Quindi..

Tutto bene, quindi? Beh, non proprio, almeno secondo noi.
La mostra di quest'anno ha certamente perso quel tono forse un po' dimesso che aveva talvolta assunto negli ultimi anni ed il recente restilying dell'albergo che la ospita ha sicuramente contribuito; ed anche le esposizioni erano curate più di quanto non lo fossero nelle passate edizioni, giudicando sulla base del ricordo. Tuttavia, il "taglio" della mostra è rimasto elitario, sostanziandosi in impianti ed oggetti esposti tutti di livello economico importante. Anche nel caso di quegli espositori più sensibili alla leggerezza della tasca degli appassionati, le cifre richieste per sedersi al tavolo e giocare non erano mai banali. Insomma, si è trattato di un'esposizione di vari apparecchi, alcuni anche molto interessanti, e di impianti, alcuni anche molto equilibrati, ma tutti ben lontani dal potere intercettare le ridotte capacita' di spesa di un soggetto che non sia già iniziato, che non abbia già contratto il morbo dell'audiophilia nervosa.
La cosa ci ha fatto riflettere, facendoci giungere anche a conclusioni in chiaroscuro: lo sforzo promozionale delle aziende che hanno partecipato si è indirizzato nei confronti degli appassionati che già fanno parte del mercato, anzichè cercare di fare proselitismo fra soggetti esterni alla acquisita base di clienti. Ciò, forse, può voler dire che gli imprenditori del settore - cioè i soggetti meglio qualificati a valutarlo in termini economici - ritengono che il "gruppo" dei vecchi clienti abbia ancora capacità di spesa, anzi siano quelli più propensi a farlo, ma, in questo momento, devono essere sollecitati, devono essere convinti a superare le remore - obiettive o psicologiche - a separarsi dai loro denari. E che, per contro, non vale la pena fare analogo sforzo promozionale nei confronti dei potenziali nuovi adepti (e, se tale sforzo viene fatto, alla mostra non se ne è avuta notizia). Quindi, tutto sommato, un bilancio in pareggio: da un lato quelli come noi (sì ci mettiamo anche noi fra i vecchi clienti che da tempo non spendono più), che si sentono apprezzati come soggetti ancora commercialmente interessanti (quindi un piccolo miglioramento della tanto bistrattata classe media), dall'altro il settore decide di chiudersi, rischiando seriamente di diventare autoreferenziale. E di contrastare nettamente quel principio evoluzionistico dell'adattamento di cui si è detto all'inizio.

I sistemi in mostra

Veniamo a degli esempi concreti.
Ci è piaciuto molto il suono che abbiamo sentito nel salone occupato da Import Audio, che dava voce a due grossi diffusori planari elettrostatici King III (€ 9.200 circa), spinti da un trittico pre + 2 finali mono (€ 12.000 circa, se non abbiamo capito male) della AAS (Apparecchiature Audio Scientifiche). L'impianto alternava come sorgente un lettore di dischi ottici, uno streamer di Weiss ed un registratore professionale a bobine ricondizonato (questo, in particolare, recuperato fra le rovine sismiche de L'Aquila) dalla Soundfan, il cui titolare, oltre a rimettere a nuovo vecchi apparecchi a bobine di tutti i tipi, produce anche copie - sempre in bobine - di I generazione di nastri master attraverso la sua etichetta Open Reel Records.

[La sala di Import Audio]

E sempre a proposito di Open Reel Records, pregevole ci č parso il risultato che, incredibilmente, date le sfavorevoli condizioni, sono riusciti ad ottenere con Soundfan, pur in quella che era sicuramente la sala pių piccola dell'intera mostra. Anche in questo caso come sorgente era in funzione un registratore a bobine Revox, ad alimentare una amplificazione sempre AAS e diffusori elettrostatici, in questo caso ovviamente assai più piccoli, a dar voce al tutto. Nei limiti di una pressione sonora che, giocoforza visto le dimensioni della sala, non poteva essere troppo elevata, l'autorevolezza esibita dal suono di questo impianto “minimale” era davvero degna di nota.

Molto piacevole il suono prodotto dall'impianto proposto da Italo Adami (Acustica Applicata), con diffusori Avalon Time (€ 70.000 circa, IVA esclusa) spinti a dovere dall'incredibile e raffinata potenza dell'amplificazione S.I. Audio dell'Ing.Chiapetta, che aveva portato in mostra il suo Alieno (€ 40.000 circa), un amplificatore basato su una coppia di valvole 300B in circuitazione proprietaria che erogava molta più potenza di quanta altri progetti con questi tubi riescano a fornire. I molteplici trattamenti acustici (DAAD, Volcano, ecc.) sviluppati da Adami hanno fornito sicuramente un decisivo contributo all'ottimo suono ascoltato.

[La sala di Adami]

Naturalmente c'erano anche proposte meno esigenti in termini economici, ma ugualmente soddisfacenti in termini di ascolto. Fra queste, ricordiamo con piacere il suono restituito dall'impianto proposto da LP Audio, il cui titolare, presente in fiera, si è sempre distinto, oltre che per una cortesia fuori dall'ordinario, per una notevole abilità nell'allestire impianti equilibrati in ogni tipo di saletta in cui si fosse trovato. In questo caso, la saletta a disposizione era davvero minima, e dentro vi suonava un impianto composto da diffusori ELAC da supporto (penso, il mod.314, da € 4.500 circa), un integrato della S.I.Audio (€ 3.000 circa) ed una sorgente liquida. Nonostante le striminzite dimensioni della sala (il cui unico trattamento acustico era costituito da un paio di cuscini da divano negli angoli dietro l'impianto), il suono era molto piacevole, equilibrato, corposo anche sulle basse frequenze.

[L'ottima saletta della LP Audio]

Un altro costruttore che proponeva sistemi interessanti e non eccessivamente costosi - sia pure nei termini su esposti - è stato Pearl Evolution, che ha sviluppato un sistema che prevede dei diffusori full-range da supporto o da pavimento, più un diffusore opzionale dedicato a supportare le basse frequenze di entrambi i modelli (e, quindi, dotato di una regolazione di intervento che gli consente di adattarsi all'abbinamento richiesto). I diffusori da supporto, inoltre, presentavano un'articolazione che permetteva loro di ruotare, così da modificare finemente la posizione degli altoparlanti sia fra di loro (ad es.; distanza fra i tweeter), sia col pavimento. Si tratta di un sistema ingegnoso e, a quanto ci consta, inedito. Abbiamo sentito solo il sistema con i diffusori da supporto, e dobbiamo dire che l'emissione era piacevole e completa; il tutto ad un prezzo di € 3.000 sia per il diffusore da stand che per il diffusore di rinforzo.

[L'ambizioso sistema di P.E.]

Piuttosto notevole anche l'impianto ascoltato nella sala di Simetel, dove i bei dipolo Concentus (€ 8.200) hanno esibito un suono insieme autorevole ed equilibrato e - come era lecito attendersi data la particolare tipologia di diffusori - una riproduzione della scena sonora ampia, precisa ed estremamente verosimile. Alla levigatezza del suono, non faceva riscontro un impatto in gamma bassa troppo immanente e, del resto, la maggior parte degli audiofili sembra apprezzare molto questo tipo di impostazione, vuoi per motivi anagrafici (ahimé, la nostra età media non è certo verdissima, e si sa che si parte incendiari e si finisce pompieri!), vuoi per diffuse preferenze verso generi musicali che non richiedono pressioni sonore particolarmente elevate, per essere pienamente apprezzati.

[L'equilibrato impianto esibito da Simetel]

All'estremo opposto per impostazione “filosofica”, e per certi versi singolare, visto che la tipologia di diffusore era simile, era il risultato nella sala allestita da Oudimmo di Dalmine e dall'organizzazione del padrone di casa, The Sound Of The Valve. La singolarità di questo allestimento era a nostro avviso determinata dalla potenza e dal carattere esplosivo di questo impianto, calato in una sala probabilmente inadeguata a reggere, nativamente, una simile esibizione di muscoli. Questi limiti erano però controbilanciati dal trattamento acustico applicato dall'azienda Bergamasca. I diffusori, le ormai note “Vedove Nere” (altri dipolo appunto, multiamplificabili e privi di cross-over), sembravano estremamente a loro agio con i generi elettrificati a più alto contenuto energetico, come l'Hard Rock ed il Metallo Pesante nelle sue verie declinazioni ma, paradossalmente, con generi più “tranquilli” non riuscivano a raggiungere risultati altrettanto lusinghieri. Probabilmente non era un caso che la saletta si riempisse all'inverosimile non appena vi risuonavano le note degli Zeppelin o dei Metallica (soprattutto il primo giorno della mostra), con gli spettatori che chiedevano continuamente di far suonare i propri CD, ma fosse pressoché vuota in tutti gli altri casi. In questa sala, comunque, gli assolo di batteria sembravano avere un cattiveria raramente riscontrabile in altre configurazioni e del tutto verosimile, in termini di impatto "live-like".

[La suggestiva sala di Oudimmo e TSOTV]

Impressionante il dispiegamento di mezzi nelle due sale di Lyrics Audio, probabilmente, dal punto di vista acustico, fra le migliori tra quelle messe a disposizione dalla struttura che ha ospitato la mostra. Nella prima sala, si davano il cambio due coppie di diffusori Sonus Faber Amati (€ 17.000 circa) e B&W 802 (€ 22.000), sempre alimentate da una coppia di grossi finali monofonici Accuphase M-8000 (€ 10.000 l'uno). Anche in questo caso, almeno il primo giorno della mostra, gli appassionati si sono alternati chiedendo al cortesissimo ospite di far suonare i propri cd. Abbiamo potuto assistere all'interessante confronto con alcuni brani Jazz tra i diffusori Inglesi e gli Italiani. L'impressione all'ascolto ha sostanzialmente confermato la vulgata, che vuole gli Italiani tendenzialmente più morbidi e suadenti, ad esempio nella resa degli ottoni, e gli Inglesi più precisi nella ricostruzione della scena sonora, anche a costo di apparire leggermente meno eufonici. Ascoltando i commenti degli appassionati, sembrava che l'equilibrio timbrico raggiunto dall'accoppiata Italo-Nipponica fosse maggiormente gradito rispetto a quello Anglo-Nipponico. Si è trattato comunque di una comparazione ad altissimo livello, in cui erano le specifiche caratteristiche delle registrazioni riprodotte di volta in volta che potevano far pendere la bilancia da una parte o dall'altra, prevalentemente in dipendenza dal gusto personale.

[La prima sala di Lyrics Audio]

Alla mostra era presente anche Remigio Capecci, noto (e raffinatissimo) “artigiano” dell'Hi-Fi, attivo prevalentemente sulla piazza Laziale, con una serie di elettroniche e diffusori interamente di sua produzione. Il suono ascoltato nella sua saletta era certamente di livello molto alto, completo, caratterizzato da un livello di dettaglio assai fine e da una rotondità e levigatezza all'altezza delle elevate aspettative dettate dalle tecnologie da lui utilizzate. Ci ha particolarmente colpito il suo DAC, in primo luogo perché privo dell'ormai onnipresente chipset SABRE32, e poi perché appunto NOS, pertanto ormai quasi una mosca bianca (vedi in proposito l'intervista a Ryohei Kusunoki pubblicata qui), nel panorama delle tecnologie di conversione. Una simile scelta progettuale, comunque, conferma l'approccio “purista” che da sempre contraddistingue il lavoro del bravo (ed infatti apprezzato) costruttore Viterbese.

[Il sistema di Capecci]

Infine, menzione speciale va alla demo organizzata da Emidio Frattaroli di AVMagazine con il supporto di Marco Cicogna di Audio Review. Hanno allestito una dimostrazione di un sistema audio/video multicanale aggiornato alla codifica Dolby Atmos (l'ultimo grido in tema di Home Theater, con effetti previsti anche sopra le teste degli ascoltatori). Frattaroli e Cicogna sono un team evidentemente affiatato (nonostante le due casacche diverse, sono stati lungamente colleghi su Audio Review e Digital VIDEO Home theater) e hanno saputo bene illustrare sia la prossima frontiera delle immagini, tramite uno shoot-out di tre videoproiettori di ultima generazione, abilitati anche alla gestione dei fantomatici segnali video 4K/UHD, sia la attuale frontiera dell'audio multicanale, facendo a meno di effettacci iperspettacolari e sintetici, ma sapendo di parlare ad un pubblico amante della musica, che ha potuto apprezzare la resa di musica anche ad alta risoluzione (Blu Ray, SACD), anche quando codificata in multicanale, per recuperare il realismo fornito dai segnali di ambienza (o dai segnali musicali consapevolmente previsti fuori scena).

Ottima dimostrazione, perchè contribuisce ad interessare anche gli audiofili più duri e puri alle nuove possibilità offerte dalle moderne tecnologie, intrise di digitale e potenti quanto mai prima d'ora. Restano le perplessità legate al fatto che mentre il punto di vista varia in continuazione, in dipendenza del dispiegamento di telecamere e delle scelte artistiche del regista, il punto “di ascolto”, cioè la ripresa del messaggio audio, rimane costante, ma a conti fatti si tratta più di uno straniamento teorico che reale. E non ha guastato l'ottima impressione generale nemmeno il piccolo incidente del finale che, leggermente sottodimensionato (l'attenuazione, non a caso, era stata costantemente prossima allo zero), è andato in protezione per alcuni secondi. In generale, pensiamo che ci sia molto bisogno di dimostrazioni condotte con questo approccio, che non può prescindere dal gusto e dalla preparazione di chi propone ed illustra gli spezzoni che il pubblico vede ed ascolta. Forse si tratta di una delle poche cose che manca anche in esibizioni di più ampio respiro ed internazionali: pensiamo, ad esempio, allo High End di Monaco, dove, non a caso, ricordiamo ancora una gremita saletta Nagra in occasione delle demo in trasferta di Audio Review (ancora Cicogna, accompagnato da Marco Benedetti). Magari potrebbe essere l'occasione per i media nostrani di codificare un format, originalissimo, da esportare..

[Demo di Marco Cicogna]

Conclusioni:

Il bilancio presenta certamente più luci che ombre, se si considerano numero e qualità degli espositori e delle loro dimostrazioni, inclusi quelli che per ragioni di sintesi non sono state trattate in questo articolo, ma che sarebbero stati comunque meritevoli di considerazione. Il panorama “umano” rimane sostanzialmente lo stesso, il che può essere confortante e preoccupante al tempo stesso. Le presenze storiche resistono a dispetto di una contingenza economica e culturale che tutto pare, fuorché favorevole al mondo dell'altà fedeltà, pur nelle sue declinazioni più innovative. E resiste purtroppo, qualche storico difettuccio del pubblico audiofilo..

Confermata, ed anzi rafforzata, la tendenza che vuole i nuovi progetti particolarmente attenti al design, forse per comunicare anche simbolicamente l'idea di un controvalore tecnico adeguato a quello economico, che come dicevamo in apertura non è mai su standard entry-level. Quale ne sia la ragione, questo facilita però l'installazione di queste apparecchiature in ambiti domestici che raramente sono dedicati in modo esclusivo ad accoglierle (con relative positive ricadute in termini di pax domestica!). Intatta sembra però la passione scorta dietro il lavoro degli espositori, senza eccezioni, e dei visitatori, che anche quest'anno hanno affollato le dimostrazioni e questa, tra le altre, ci sembra la luce che più ha prevalso sulle ombre, contribuendo a tracciare un bilancio, tutto sommato, decisamente positivo.

© Copyright 2016 Carlo Iaccarino e Stefano Miniero - www.tnt-audio.com

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