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Nome prodotto: Ortofon Quintet Blue
Produttore: ORTOFON - Danimarca
Costo approssimativo: 524 Dollari (il prezzo può variare)
(YMMV)
Recensore: Todd Bromgard - TNT USA
Data recensione: Ottobre 2015
Traduzione a cura di: Stefano Miniero
Il nome Ortofon è ben conosciuto praticamente da chiunque abbia mai avuto un giradischi. È sorprendente pensare che questa azienda continui ininterrottamente a produrre ed a perfezionare testine fonografiche all'incirca da novanta anni, e sia tuttora una realtà fiorente ed importante. Di recente, questa azienda ha introdotto la serie di testine a magnete mobile denominata 2M, in cui ciascun elemento è classificato in base al suo colore: Red, Blue, Bronze e Black.
L'intera serie 2M è stata ben accolta dal mercato ed elogiata dalla critica, soprattutto per il suo ottimo rapporto qualità/prezzo, ed anche io ne convengo. Infatti, nel mio sistema di riferimento ho usato sia la 2M Blue che la 2M Bronze, ed entrambe mi hanno regalato molte ore di piacevoli ascolti. Per questo motivo, quando la Ortofon ha presentato la nuova edizione della serie di testine a bobina mobile denominata Quintet, confidavo che potesse meritare la stessa alta considerazione che aveva avuto la linea 2M.
Ne ho quindi richiesto un esemplare da recensire, ed i gentili ragazzi della Ortofon mi hanno spedito la Quintet Blue.
Queste sono le specifiche tecniche riportate dal sito del produttore:
La testina Quintet Blue viene fornita in un robusto contenitore di plastica, ed è dotata di istruzioni chiare e semplici da mettere in pratica. Nella confezione, viene inclusa anche una bilancina meccanica per la regolazione della forza di tracciamento, ed una spazzolina per tenere pulito lo stilo. La Quintet Blue è molto facile da montare ed allineare correttamente, anche grazie alla forma squadrata del suo corpo in plastica, ed infatti ci ho messo pochissimo tempo per farlo. Successivamente, ho impostato il peso di lettura a 2,3 grammi, come raccomandato nelle specifiche, cosa che ha permesso alla Quintet Blue di scorrere senza sforzo tra i solchi, qualunque fosse il disco che suonavo.
Sebbene la Quintet Blue suoni bene già appena montata, necessita di almeno una decina di ore di rodaggio, prima che cominci ad aprirsi ed esprimersi al meglio, ed il suono continua a migliorare per tutte le successive 40 ore d'ascolto, all'incirca. Quando si deve giudicare un nuovo componente audio, le prime impressioni sono importanti, ma lo sono altrettanto quelle a lungo termine. Ho avuto a disposizione la Quintet Blue per molti mesi, nel mio sistema di riferimento, usandola per ascoltare tutti i generi musicali, e questo mi ha permesso di prenderci confidenza in modo molto approfondito.
In generale, la Quintet Blue suona relativamente neutra, senza colorazioni evidenti e senza far risaltare nessuna frequenza in particolare. Tuttavia, nelle prime sessioni d'ascolto, prima che il rodaggio fosse effettivamente completato, la Quintet suonava un po' esile. Però, con il trascorrere delle ore, la gamma media e quella bassa hanno cominciato ad estendersi, ed il carattere del suono è passato progressivamente da esile a neutro. Inoltre, la Quintet Blue vanta un buon bilanciamento tra musicalità ed analiticità. Anche se non si può dire che questa testina sia il massimo della risoluzione, almeno in termini assoluti, è comunque perfettamente in grado di evidenziare i colli di bottiglia nel sistema e di rivelare le cattive registrazioni per quello che sono, cioè mal suonanti.
L'acquisto di nuovi dischi, a mio giudizio, è una sorta di gioco a testa o croce, perché sebbene il vinile stesso possa avere un rapporto segnale/rumore molto buono, spesso la musica che contiene è riversata dai master digitali dei CD, e di conseguenza tende a suonare proprio come un CD. Ascoltare i dischi con la Quintet Blue, vi farà sicuramente sentire la differenza tra una stampa e l'altra. Ad esempio, l'album “Mayhem” di Imelda May contiene della musica che mi piace moltissimo, ma la qualità del suono in “Pulling the Rug” è davvero terribile, anche se fortunatamente il resto dell'album suona un po' meglio.In compenso, quando si trova alle prese con un'ottima registrazione, la Quintet ve lo rivelerà in modo evidente. La ristampa della Analog Productions dell'album “Folk Singer”, del grande Muddy Waters, è proprio uno di quei casi. In questo disco, si riesce a sentire ogni singola nota nei più minuti dettagli, ciascuna con i suoi attacchi, le sue dissolvenze e le sue eco, tutto perfettamente immerso nella naturalezza tipica dell'analogico. È proprio il livello di dettaglio l'aspetto più impressionante, se si tiene conto del prezzo della Quintet Blue.
Oltretutto, la capacità di questa testina di restituire i dettagli più fini, aiuta anche a ricreare un palcoscenico sonoro molto verosimile. Un caso simile è quello dell'album “Sea Change” di Beck, che si è guadagnato un posto fisso nella mia lista degli ascolti ripetuti nel tempo. Ascoltandolo con la Quintet Blue, si percepiva chiaramente un fronte sonoro ampio e profondo, con una eccellente sensazione di spazialità. La voce di Beck era proiettata al centro della scena, perfettamente posizionata tra i diffusori, mentre un triangolo suonava alle sue spalle, ben più indietro della voce stessa, contribuendo così a definire la profondità del palcoscenico sonoro.
Potrei dire che il tipo di presentazione musicale della Quintet Blue tenda più all'immediatezza che alla rilassatezza, un po' come quando ci si siede più vicino al palco, durante un concerto. Gli strumenti non vengono proiettati in un ologramma tridimensionale, come accade con le testine fonografiche più prestigiose, tuttavia suonano ciascuno in un proprio spazio ben definito, rimanendovi saldamente ancorati, a prescindere dal volume o dalla crescente complessità del messaggio musicale.
Inoltre, la Quintet Blue vanta un'ottima capacità di riprodurre la dinamica. Questa capacità è emersa nitidamente ascoltando “The Giants of Jazz”, un sestetto di all-star del genere, in cui suonano autentiche leggende come Art Blakey, Dizzy Gillespie e Thelonious Monk. Quest'album era proprio una delizia da ascoltare con questa testina; la musica prendeva vita con il clangore dei corni e con la percussione dei piatti. Ancora una volta, sebbene non possa essere comparata con testine di ben altra fascia di prezzo, la Quintet Blue è andata benissimo, specie considerando il suo costo relativamente contenuto.
Anche le buone registrazioni di musica classica hanno suonato magnificamente, soprattutto gli archi, tanto che mi sono messo a scavare nella mia collezione di vinili alla ricerca di registrazioni che contenessero esecuzioni di violino. Tra le altre, ho ascoltato anche il concerto Sibelius, di Tschaikowsky, nell'interpretazione dal grande Jascha Heifetz per l'etichetta “shaded dog”. Gli strumenti sono letteralmente balzati fuori dal silenzio, non appena la testina ha cominciato a scavare nelle profondità dei solchi di questo disco vecchio di 55 anni.
Cosa di particolare importanza per i collezionisti di dischi usati, la Quintet Blue riesce anche a ridurre il rumore superficiale in modo molto efficace. Di recente, sono riuscito a scovare una copia usata di Captain Beefheart and the Magic Band, in una svendita locale, per appena 3 dollari. Chiaramente, presenta molte abrasioni superficiali ed alcuni graffi, ma il prezzo era onesto, per cui me la sono portata a casa. Dopo un accurato lavaggio, finalmente Captain Beefheart è stato posizionato sul piatto del giradischi, e la Quintet Blue ha fatto davvero un ottimo lavoro con questo disco, ricacciando il rumore superficiale in secondo piano e rendendo così ascoltabile questo residuato di magazzino.
Durante tutta la mia convivenza con la Quintet Blue, questa testina ha funzionato senza mai perdere un colpo. “Drumgasm” è una compilation di assoli di batteria di grandi star del rock, incluso Matt Cameron dei Pearl Jam e dei Soundgarden. Sul retro della copertina del disco, la musica viene descritta come “profondamente rilassante”. Francamente, non trovo gli assoli di batteria per niente rilassanti, ma non era questo il motivo per cui ho suonato questo LP. L'ho fatto principalmente perché rappresenta un test durissimo per verificare la capacità di tracciamento delle testine, e la Quintet Blue ci ha navigato attraverso senza il minimo inciampo.
Ho confrontato la Quintet Blue con ogni testina di cui potessi disporre. Incidentalmente, queste testine erano state tutte recensite su TNT-Audio. Per prima, Arvind Kohli aveva recensito la Ortofon 2M Blue, ed era risultata talmente valida che ne avevo presa una per il mio secondo giradischi. Ma come potete immaginare, la Quintet Blue ha prevalso sotto ogni profilo. Infatti, è più dettagliata, più trasparente ed ha una dinamica migliore. Devo dire che la 2M Blue mi piace, ma la differenza di prezzo con la Quintet Blue si riflette anche nella differenza di prestazioni.
Ho avuto sotto mano anche la Grado Gold1, che ho recensito io stesso qui su TNT-Audio. La Grado è anch'essa una testina a magnete mobile, contrariamente alla Quintet Blue, e viene venduta a 260 dollari. Più si ascolta la Grado, più se ne apprezzano le molteplici virtù. Una di queste è proprio la sua abilità nell'attenuare il rumore superficiale. Tutto, all'infuori dei graffi peggiori, viene smussato dal suo carattere morbido e dal suo incedere sicuro.
Da questo punto di vista, anche la Quintet Blue va bene, ma in questo parametro specifico la Grado è ancora migliore. In ogni caso, sotto qualunque altro aspetto a cui si possa pensare, la Quintet Blue esce vincitrice dal confronto. Questa non è certo una sorpresa, ma comunque quello con la Grado rimane un confronto valido.
A questo punto, perché non confrontarla con la Dynavector 20X2, che ho recensito a Novembre dell'anno scorso? La 20X2 è una testina dalle prestazioni eccellenti e costa 875 dollari. Così, quando sono passato dalla 20X2 alla Quintet Blue, la prima impressione era stata che quest'ultima avesse un suono leggermente più esile, con una gamma media leggermente più arretrata ed una gamma bassa un pochino meno estesa. Ma in verità la Quintet Blue non aveva ancora completato il rodaggio, e con il trascorrere del tempo era poi migliorata.
Sfortunatamente, avevo già rimandato indietro la 20X2 alla Dynavector, e non l'ho più avuta a disposizione per un confronto testa a testa. Tuttavia, per quanto possa valere la mia memoria auditiva, la Quintet Blue non ha mai pienamente raggiunto l'articolazione nel basso più profondo e la dinamica della 20X2. Però la 20X2 è anche più cara e non era poi tanto distante. Col mio giradischi e nel mio sistema, sarei tentato di scegliere la Quintet Blue, ed investire la differenza in altri dischi.
La Quintet Blue ha ben pochi punti deboli, soprattutto considerando il suo posizionamento sul mercato. Suona in modo relativamente neutro e, come dicevo, non mostra colorazioni evidenti o tanto meno porzioni dello spettro audio che predominino sulle altre, riuscendo anche a garantire un ottimo equilibrio tra livello di dettaglio e musicalità. Pur non essendo una campionessa assoluta in termini di risoluzione, rimane molto dettagliata e dinamica, e riesce a ricostruire un fronte sonoro chiaramente tridimensionale. I suoi punti deboli emergono solo paragonandola con testine più costose. Fortunatamente, ho potuto ascoltarla per molti mesi, durante i quali è sempre stata all'altezza delle aspettative. Altamente raccomandata!
© Copyright 2016 Todd Bromgard - todd@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com
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