DAC RT Audio Design Orpheus mk1

[DAC RT Audio Design Orpheus mk1 - vista esterna]

Un DAC con alimentazione a batteria

[English version]

Prodotto: DAC Orpheus Mk1
Produttore: RT Audio Design - Bulgaria
Prezzo: 750 euro  (il prezzo può variare)

Recensore: Mike Cox - TNT UK
Data della recensione: Luglio, 2015
Traduttore: Roberto Felletti

Il mercato odierno dell'audio è invaso da convertitori digitali-analogici; ce ne saranno centinaia, e ogni mese ne arrivano di nuovi. In un mercato così affollato, risulta difficile produrre un DAC che, commercialmente parlando, sia unico, poiché tutti utilizzano una rosa ristretta di chip di conversione con una tecnologia di supporto simile. RT Audio Design, con sede a Sofia (Bulgaria), ha implementato alcune caratteristiche progettuali che, sebbene non siano uniche, sono certamente rare. L'Orpheus mk1, per essere collegato al mondo esterno, utilizza un'alimentazione a batteria e trasformatori.

Per 750 euro, l'Orpheus mk1 monta un chip convertitore CS4397 in grado di gestire segnali fino a 24 bit / 192 kHz da un unico ingresso SPDIF; l'uscita è una comune RCA linea, ma alimentata, come ho già detto, tramite trasformatori. Oggigiorno, disporre unicamente di ingresso SPDIF può costituire un limite significativo, qualora abbiate, come sorgente, un PC la cui uscita audio è solo USB; in tal caso, avreste sicuramente problemi. Però, potreste risolvere alla vecchia maniera, utilizzando una meccanica CD come sorgente. Io ho risolto impiegando un PC con l'uscita SPDIF integrata nella scheda madre e con Audiophile Linux versione 3.

[DAC RT Audio Design Orpheus mk1 - vista interna]
Vista interna dell'Orpheus mk1 che mostra la batteria di alimentazione (a destra) e i trasformatori di uscita (in alto)

Il connubio tra il PC con Audiophile Linux e il DAC Orpheus mk1 si è rivelato vincente. L'unico, piccolo, inconveniente riscontrato è stato un fruscio sull'uscita del DAC, percepibile a computer spento; a PC avviato e pronto per l'uso, il rumore proveniente dal DAC svaniva. Se desiderate saperne di più riguardo ad Audiophile Linux, vi invito a leggere la recensione di Nick Whetstone. L'intera mia collezione musicale è immagazzinata su un dispositivo di archiviazione di rete (NAS) accessibile dal PC, opportunamente configurato. Poiché non sono un mago con Linux, configurare il PC, per farlo accedere alla musica salvata sul NAS, è stato difficoltoso; ma, grazie a Google, sono riuscito a capire come fare. In base alla mia limitata esperienza, Audiophile Linux trasforma il computer in un lettore multimediale molto valido, anche se occorre un po' di pratica con questo sistema operativo per farlo funzionare nel modo desiderato.

Prova di ascolto

Per la valutazione di questo DAC ho utilizzato i miei diffusori Eryk S Concept Superioro, dotati di un unico altoparlante largabanda, insieme con alcuni amplificatori valvolari, equipaggiati con valvole EL84 single ended in parallelo “My Sound”, un nuovo marchio polacco. Per ottenere un maggiore equilibrio dinamico, ho usato anche un altro nuovo amplificatore dell'azienda californiana Virtue Audio, il Violet, un amplificatore in classe D con alimentazione a batteria, dotato di un chipset International Rectifier.

[Il DAC Orpheus accanto agli amplificatori]
Il DAC Orpheus mk1 accanto agli amplificatori Virtue Audio Violet (quello giallo) e i monoblocco My Sound

Ho condotto anche una sessione di ascolto escludendo del tutto l'alimentazione di rete e usando solamente una batteria da 12 V, ai polimeri di litio, per alimentare il PC. L'utilizzo della batteria ha influito marginalmente sul suono ma, avendo un'autonomia di soli 45 minuti, ho dovuto, nel giro di poco, ricollegare l'alimentazione di rete. Le prime impressioni del DAC Orpheus mk1 hanno evidenziato gli elevati livelli di trasparenza e di dettaglio. Con l'assenza di filtri sull'uscita ed essendoci solo i trasformatori a collegare il dispositivo con il resto dell'impianto, la coloritura del suono era marginale. Anche il mio DAC abituale, il La Voce, ha uno stadio di uscita semplice, ma è altresì dotato di condensatori di accoppiamento, per cui, confrontandoli, esso aggiunge un po' più di coloritura al suono.

Anche il rumore di fondo è estremamente marginale, come ci si potrebbe aspettare da un'alimentazione a batteria. Alcuni potrebbero ritenere questa limpidezza una mancanza di coloritura e considerare la quasi assenza di rumore una caratteristica che priva l'apparecchiatura, almeno in parte, della sua anima. Quello in cui questo DAC riesce è permettere al carattere della musica di trasparire. La solita registrazione di riferimento che uso, i Tallis Scholars che eseguono il “Miserere” di Allegri, mostra veramente ciò di cui il DAC è capace. Altri DAC che ho recensito, compreso il mio riferimento La Voce, sembrano sfocati se confrontati all'Orpheus mk1.

La registrazione dei Tallis Scholars è stata effettuata in una chiesa di Londra, almeno credo, con i microfoni disposti a una certa distanza dai cantanti, catturando così buona parte delle caratteristiche ambientali del luogo di registrazione. L'Orpheus mk1 vi permette di individuare la posizione dei cantanti sul palcoscenico con una precisione molto maggiore rispetto a tanti altri DAC.

Cambiando genere musicale per passare a qualcosa di più vivace, l'album “Buenavista Social Club” è caratterizzato da molte percussioni, con ritmi sincopati. Si tratta di un disco difficile da riprodurre, non adatto ad amplificatori valvolari, per cui ho optato per elettroniche in classe D. La potenza in più e la velocità dell'amplificatore Virtue Audio hanno permesso al contagioso ritmo di attirare l'ascoltatore. Il brano “Dos Gardenias” ha consentito all'Orphues mk1 di riprodurre le voci e l'assolo di tromba con la sordina in modo naturale e rilassato, con una realistica disposizione sul palcoscenico.

Passando a qualcosa di un po' più moderno, con “Liquid Spirit”, brano che dà il titolo all'omonimo album, la voce di Gregory Porter è riprodotta con una struttura vocale piena e credibile.

Finora, le registrazioni sono state estrazioni, in formato WMA, di tracce su CD; vediamo ora che cosa è riuscito a fare l'Orpheus mk1 con i formati in alta risoluzione.

Analizziamo Diana Krall e il suo album “All for You”, dedicato a Nat King Cole. Il brano “Boulevard of Broken Dreams” pone la signora Krall in uno stato d'animo disteso e armonioso. Ritengo difficile giustificare il prezzo maggiore del materiale in alta risoluzione, poiché le differenze sono minime e una parte di tale materiale non ha una risoluzione così elevata come le case discografiche sostengono. La voce di Diana Krall viene presentata in una veste più analogica; la chiarezza, l'assenza di coloriture e di rumore di fondo dell'Orpheus mk1 contribuiscono veramente a far risaltare le registrazioni di qualità, quali questa di Diana.

Nella mia collezione ci sono alcune registrazioni di Katzenberger Music Productions, in formato WAV, sia a 96 kHz che a 192 kHz. Queste registrazioni non sono state sottoposte a post-elaborazione e ciò che ascoltate è esattamente ciò che è stato registrato, senza modifiche né aggiunte di alcun tipo. Con l'Orpheus mk1, le registrazioni jazz di Heinrich von Kalnein, Sebastian Gille, Henning Sieverts e Jonas Burgwinkel sono contraddistinte da una qualità davvero analogica. Il palcoscenico si estende parecchio dietro i diffusori, la registrazione non è una di quelle che sembrano stare sedute in grembo all'ascoltatore. L'Orpheus mk1 è riuscito a riprodurre dettagli che altri DAC hanno fatto fatica a rivelare, poiché i musicisti si trovano un po' lontani dai microfoni. Con incisioni di questo tipo, ho avuto un piccolo inconveniente: non sono riuscito a riprodurre i file a 192 kHz. O meglio, il file veniva riprodotto, ma con molto fruscio. Credo che questo problema non dipendesse dall'Orpheus mk1, bensì dall'uscita SPDIF del PC, il quale ha alcuni anni di vita per cui, probabilmente, non è in grado di gestire le elevate frequenze di campionamento richieste dal formato a 192 kHz. Non ho motivo di dubitare sulla capacità del DAC di riprodurre tali file, ma, al momento, non dispongo di una sorgente adatta per provare.

Conclusioni

Attualmente, si suppone che i DAC siano provvisti di più ingressi e che siano in grado di gestire più formati. L'Orpheus mk1 va controcorrente, scelta che molti potrebbero ritenere molto più che limitante. Ammetto che un solo ingresso possa costituire un problema, ma, in pratica, con la sorgente giusta il DAC funziona decisamente bene. Una cosa che ho imparato è che l'ingresso USB non serve, il buon vecchio SPDIF è più che adeguato. L'alimentazione a batteria e l'uscita a trasformatori conferiscono all'Orpheus mk1 un vantaggio sui concorrenti e una qualità sonora molto migliore della media; tutto per un prezzo al pubblico pari a 750 euro. Alcuni potrebbero definire il suono di questo DAC un po' asciutto ed esile; secondo me, è un DAC che non aggiunge nulla alla musica, semplicemente riproduce ciò che c'è nella registrazione e nulla più.

L'Orpheus mk1, prodotto da RT Audio Design, è un DAC che vale la pena procurarsi. Il rapporto qualità/prezzo è eccellente, nonostante i trasformatori di uscita non siano economici, senza contare la complicazione legata alla batteria e al circuito di ricarica. Non vedo l'ora di ascoltare la versione mk3, caratterizzata principalmente, oltre che dal chip convertitore WM8740 in sostituzione del CS4397, dalla presenza di un controllo del volume a trasformatori integrato con possibilità di disporre dell'uscita bilanciata.

© Copyright 2015 Mike Cox - mike@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com

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