Editoriale di: Scott
Faller
Pubblicato: Gennaio 2002
|
Se mi seguite spesso, vi sarte accorti che io sono molto appassionato di jazz. Ho un'attrazione particolare per il jazz prodotto e registrato fra circa il 1935 e il 1960. Penso che ci sia qualcosa di semplicemente affascinante in questa era del jazz, cui non so resistere.
Giovedì 25 Novembre 2001 (Festa del Ringraziamento, per quelli fra noi che vivono negli Stati Uniti): muore un assoluto gigante nell'industria musicale jazz. Norman Granz, 83 anni, riceve la chiamata finale.
Per quelli di voi ai quali il nome non dice molto, Norman Granz probabilmente ha fatto per la promozione del jazz più di chiunque altro al mondo. Ora vi do un'idea di ciò di cui sto parlando.
Norman Granz nacque il 18 Agosto 1918 a Los Angeles, California. Come la maggior parte degli Americani cresciuti all'epoca della grande depressione, si innamorò della musica. Nei primi anni '40, Granz iniziò a promuovere le jam session del Lunedì notte al Club 331 di Los Angeles. Ingaggiava musicisti locali ed invitava comprimari famosi per sedere fra gli orchestrali quando i tour delle big band si fermavano in città.
Durante la Grande Guerra (WWII) [la II Guerra Mondiale: l'autore non può evidentemente sapere che il termine si riferisce, in Italia, alla I Guerra Mondiale, n.d.t.] egli partecipo' prestando servizio militare nei corpi aerei dell'Esercito, ottenendo anche il trasferimento ad un reparto speciale che si doveva occupare dell'intrattenimento delle truppe. Ritornato alla vita civile dopo la fine della guerra, Granz andò a lavorare come montatore agli studi cinematografici della Metro-Goldwyn-Mayer. Nel 1944 il suo amore per il Jazz lo spinse ad unirsi al fotografo Gjon Mili per realizzare il cortometraggio Jammin' The Blues, unanimemente reputato uno dei migliori cortometraggi sul Jazz mai realizzati.
Nel Luglio del 1944, Granz organizzò una raccolta di fondi a beneficio dei giovani messicani ingiustamente accusati di omicidio e rinchiusi nella prigione di San Quintino per il famoso (allora) caso della Laguna Addormentata. Dopo avere ottenuto un prestito di 300 Dollari per promuovere la raccolta di fondi, ordinò i manifesti. Quei manifesti avrebbero dovuto recitare "Jazz Concert at the Philharmonic Auditorium" [Concerti di Jazz all'Auditorium Filarmonico, n.d.t.]. Invece vennero restituiti dalla tipografia con su scritto "Jazz at the Philharmonic". Granz accettò i manifesti così come gli erano stati consegnati e lo spettacolo ebbe luogo.
La prima vivida jam session incluse le prestazioni di gente come Nat King Cole, che all'epoca era un aspirante pianista e non il cantante che noi conosciamo, e Les Paul che, all'epoca, era un chitarrista jazz. Quella sera, la raccolta di fondi toccò quota 500 Dollari. Questo concerto rappresentò la chiave di volta sulla quale avrebbe fondato l'impero jazzistico che noi oggi conosciamo.
|
Durante i successivi dieci anni nei quali continuò la promozione dei concerti della serie Jazz at the Philharmonic, Granz ha rastrellato più di quattro milioni di dollari. Dal 1946 al 1949, Jazz at the Philharmonic (JATP) era una manifestazione che faceva due tournee all'anno in tutti gli Stati. Alla fine del 1948, Granz raggiunse un accordo con la Mercury per la produzione e la distribuzione delle sessioni JATP e di una nuova serie di registrazioni in studio. Il primo di questi nuovi dischi fu The Jazz Scene, un album da 12 pollici a 78 giri in edizione limitata di lusso.
Letteralmente decenni prima che chiunque negli USA pensasse alla fine della segregazione razziale, Norman Granz era un pioniere. Si riporta una frase di Granz nella quale egli dice: "Nei primi anni '40 i musicisti neri suonavano dappertutto a Los Angeles, ma quasi solo davanti ad un pubblico di bianchi. Ciò avveniva perchè c'erano pochi posti che accettavano i neri come clienti." Realizzando la situazione, e sollecitato dalle rimostranze di Billie Holiday, Granz iniziò ad accettare ingaggi solo da club che retribuivano i musicisti neri con la stessa paga di quelli bianchi. E, cosa forse più importante, Granz insistè perchè ai clienti neri non venisse impedito di entrare.
Fu uno dei primi personaggi di rilievo a sollecitare pubblicamente l'integrazione. Granz diceva spesso che i suoi tre obiettivi erano promuovere l'integrazione razziale, proporre del buon Jazz e mostrare che si può fare molto denaro promuovendo il buon Jazz.
Nel 1947 Granz, dalle pagine della rivista Downbeat, comunicò che aveva perso più di 100.000 Dollari per avere eliminato gli ingaggi nelle sale degli Stati Uniti che non permettevano l'accesso ai neri. Questo mostra quanto egli credesse nei suoi fini.
Nel 1953 venne a scadenza il contratto con la Mercury. Granz si mise in proprio, fondando la sua prima etichetta: la Clef. La Clef era l'etichetta di tutte le stelle del suo JATP. Poi Granz fondò la Norgran e la Down Home, per il jazz moderno e quello tradizionale.
Durante quegli anni, Granz riuscì a mettere su una scuderia
di artisti Jazz senza pari: e probabilmente rimarrà ineguagliata per
sempre. Questa è una breve lista degli artisti che aveva sotto contratto:
Charlie Parker, Lester Young, Flip Phillips, Illinois Jacquet, Bud Powell, Oscar
Peterson, The Count Basie Band; Gene Krupa, Billie Holiday, Stan Getz, Dizzy
Gillespie, Ben Webster, Lionel Hampton, Buddy DeFranco, Louis Bellson, Tal Farlow,
e Sonny Stitt.
Non bisogna essere conoscitori del Jazz per riconoscere questi nomi.
Poi, nel 1956 arrivò Ella Fitzgerald. Granz era il suo manager già da qualche anno, e alla scadenza del suo contratto con la Decca, saltò a bordo. Granz approfittò di quest'occasione per riunire tutte le sue etichette sotto una sola, la Verve. Con la nuova etichetta, Granz re-missò molte delle precedenti registrazioni, pubblicandole nell'allora nuovo formato stereofonico.
Alla fine del 1960, Granz vendette la sua quota della Verve alla Metro-Goldwyn-Mayer, l'azienda cinematografica. Dopo un lungo iato separato dall'industria musicale, nel 1973 Granz decise di ritornare in affari e fondò una nuova casa discografica, chiamata Pablo.
Granz scritturò nuovamente la maggior parte dei suoi vecchi musicisti ed iniziò a stampare nuovi album; durante i successivi 14 anni, ne avrebbe registrati oltre 350. Nel 1987, Granz si chiamò fuori per l'ultima volta. Vendette la Pablo alla Fantasy Inc. e si ritirò in Svizzera con la moglie Greta, che ora ha lasciato.
Un aneddoto divertente: nel 1994 ottenne un Premio alla Carriera da parte di una di quelle organizzazioni autocelebranti con un nome profondo. Egli disse all'Associazione: "Ragazzi, credo siate arrivati un po' in ritardo."
Ciò che quest'uomo ha fatto nella sua carriera per un'unica forma di musica è semplicemente incredibile. Se guardiamo agli artisti a cui ha fatto da manager, che ha promosso o che ha registrato, è letteralmente il "Who's who" del Jazz. Questi artisti (guidati da Granz) sono gli assoluti pionieri della moderna musica jazz.
Il Jazz ha influenzato così tanti artisti contemporanei ed in così tanti modi che è impossibile darne una descrizione esaustiva.
|
Se siete iscritti al nostro gruppo di discussione [Scott parla di quello in lingua Inglese, ovviamente, n.d.t.], avrete sicuramente visto qualche mio messaggio che promuove l'etichetta Pablo e la musica Jazz in generale. Sono abbastanza fortunato da avere una collezione di dischi in vinile piuttosto grande ed un impiantino a due canali abbastanza buono. Di tutti i dischi raccolti durante gli anni, sono molto, molto pochi quelli che ritengo meritevoli di essere classificati come edizioni "audiofile", intendendo con tale termine una qualità della registrazione prossima al suono dal vivo.
C'è qualcuno in giro che ci fornisce qualche disco davvero buono, che però tende ad essere abbastanza caro da comprare. Di solito da 20 a 30 Dollari Americani per la tipica edizione vinilica.
L'etichetta Pablo non segue per nulla questa via. Granz fece un lavoro coi fiocchi con le registrazioni dei suoi artisti e con la produzione dei relativi vinili. Penso di avere circa 40 - 50 dischi della Pablo, e la qualità è solitamente maggiore di quelle nuove uscite "audiofile" in vinile.
C'è solo una piccola eccezione, di minore importanza: le uscite successive al 1980, quando la Pablo iniziò ad usare per le copertine foto a colori invece di quelle originali in bianco e nero. La qualità della registrazione si mantiene sempre su livelli estremamente buoni, solo che il vinile bello doppio che usavano prima cede il passo ad uno, beh, piuttosto sottile. Comunque suonano sempre davvero bene, certamente meglio della maggior parte del vinile che c'è lì fuori. Personalmente considero le registrazioni Verve e Pablo fra le migliori in circolazione.
E, cosa assai importante, la musica della Pablo è economica, davvero economica. Mi capita ancora di trovare degli album nuovi di fabbrica ancora sigillati per meno di 10 Dollari Americani; e quelli usati a meno di 5. Pensateci bene: si tratta di tre pezzi di vinile ad alta qualità a meno del prezzo di un CD nuovo.
Ed ora, veniamo al Jazz. Non c'è nulla di che aver paura. La stragrande maggioranza del Jazz non è quella strana ed inintelligibile forma d'arte che viene ascoltata solo dai professori universitari e dagli intellettualoidi.
La maggior parte della musica che Norman Granz ha registrato
è molto ritmica e piena di vita. Una volta che darete una possibilità
al Jazz, ne verrete rapiti, come me.
Ciò detto, ancora non riesco a capire ne' ad ascoltare il Jazz d'avanguardia:
si tratta di una forma di Jazz che trovo ancora troppo strana, spiacente.
Fatevi un favore, uscite a comprarvi uno o due album Pablo. Scegliete fra il catalogo di artisti dal gran nome come Count Basie o Duke Ellington, o, ancora meglio se vi piace la chitarra acustica, Joe Pass. Comprateli su vinile e dategli un ascolto. Vi meraviglierete per quanto buoni saranno, sul serio. E se non siete sicuri su quali album scegliere, scrivetemi due righe [in Inglese, n.d.t.] e sarò lieto di aiutarvi nella vostra scelta. Non ve ne pentirete..
© Copyright 2002 Scott Faller - http://www.tnt-audio.com
Traduzione italiana: Carlo Iaccarino