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Recensore: Andy Norman - TNT UK
Pubblicato: Novembre, 2018
Traduttore: Roberto Felletti
Noi di TNT-Audio siamo addolorati nell'apprendere la notizia della morte di Otis Rush, uno dei grandi chitarristi blues di Chicago. Oltre a essere stato un fantastico musicista di per sé, Rush sarà ricordato per l'influenza che ha avuto sulle generazioni successive di musicisti, particolarmente la generazione degli anni '60 (Clapton e altri, e soprattutto Stevie Ray Vaughan, il quale aveva chiamato il suo gruppo, Double Trouble, come una delle canzoni di Rush).
Uno di sette figli, Otis Rush nacque nel 1935 a Philadelphia, Mississippi. Uno dei suoi fratelli suonava la chitarra e un giorno Rush prese in mano il suo strumento. Essendo mancino, capovolse lo strumento per suonarlo - con le corde delle note alte sopra - e mantenne questa rarissima tecnica per tutta la vita. Il giovane Otis, a 13/14 anni, si trasferì a Chicago, dopo aver ricevuto delle lettere da una delle sue sorelle, nelle quali lei gli descriveva la scena blues del posto. A vent'anni cominciò ad affermarsi come musicista e cantante nei locali della zona meridionale e di quella occidentale della città.
A Chicago conobbe, e fu ispirato da, Muddy Waters e il suo modo di suonare si sviluppò rapidamente mentre suonava accanto a Buddy Guy e a (nome meraviglioso) Magic Sam. All'epoca la città era un focolaio di innovazioni nel blues e Rush è ampiamente riconosciuto come uno dei pionieri del “West Chicago sound”, che aggiunse raffinatezza e un tocco urbano al country blues diffuso nel Nord, con gente che sperava di sfuggire alla tragica povertà del Sud rurale. Nel 1956 fu ingaggiato da Willie Dixon, della Cobra Records, che si occupava della divisione Artisti & Repertorio dell'etichetta (oltre a essere lui stesso, ovviamente, un pianista e un autore di canzoni).
All'inizio Rush riuscì a costruirsi una reputazione con canzoni di successo, tra cui il suo primo, e probabilmente il più conosciuto, single, I Can't Quit You Baby, che nel 1956 fu una hit del catalogo R&B della Cobra. Questo brano rimane uno straordinario tour de force per un'esecuzione blues e dovrebbe essere un ascolto obbligato per chiunque, oggi, voglia esplorare il genere, sia da musicista sia da ascoltatore. Il suo suono ha un'immediatezza e un impatto che attraversano gli anni, perché la registrazione è di un livello tale che pochi dischi dell'epoca potevano vantare.
Nonostante il successo iniziale e una carriera sostanzialmente brillante come esecutore dal vivo, la sua carriera in studio sembra essere stata incostante. Egli si lamentava di essere trattato male dalle case discografiche, ma va anche detto che gli mancavano alcune delle capacità di auto-promozione dei suoi contemporanei più famosi. Nei tardi anni '60 realizzò un paio di album (This One's a Goodun', nel 1968, e Mourning in the Morning, per la Atlantic, nel 1969), ma questa breve corsa si arrestò dopo che nel 1971 firmò per la Capitol Records. Nello stesso anno incise per questa etichetta un album, profeticamente intitolato Right Place, Wrong Time, ma il disco non fu mai pubblicato. Alla fine Rush acquistò i diritti dalla Capitol e nel 1976 l'album fu pubblicato, in ritardo, da un'etichetta di nicchia. I tardi anni '70 furono caratterizzati, in primo piano, dalla pubblicazione di album dal vivo. Rush continuò a esibirsi negli anni '80, ottenendo il riconoscimento che meritava, venendo ammesso alla Blues Foundation Hall of Fame, nel 1983, ed esibendosi con Eric Clapton al Montreaux Jazz Festival, nel 1986.
Nel complesso, la sua sembra essere stata una storia tipica. Come molti artisti blues, affrontò periodi in cui venne ignorato, dal pubblico e dall'industria discografica, seguiti dal ritorno sulle scene, negli anni '90, con alcuni album. Ain't Enough Comin' In, brano dell'omonimo album dei primi anni '90, acclamato dalla critica, lamenta le condizioni economiche di quei tempi di magra. Si tratta di un altro prodigio di tecnica chitarristica, nonché grande espressione del blues moderno; l'aspetto che colpisce di più è la somiglianza con il modo di suonare di Stevie Ray Vaughan.
Nel 2003 Rush fu colpito da un ictus, dal quale non si riprese mai del tutto, ed è morto a causa delle complicazioni risultanti. Sebbene io creda sia giusto dire che lui sarà ricordato da molti per la sua influenza, e sebbene parte della sua musica sia difficile da trovare (su Spotify, per esempio, mancano alcuni dei suoi lavori più acclamati), vale senz'altro la pena scoprirlo, per la sua longeva potenza vocale e per la sua bravura come musicista.
© Copyright 2018 Andy Norman - andy@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com
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