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Recensore: Bevan Court - TNT USA
Pubblicato: Marzo, 2022
Traduttore: Roberto Felletti
Anni '90. Il periodo della mia maggiore età musicale. Dicono che la gran parte dei propri gusti musicali sia definita tra inizio e metà adolescenza, e quello era il periodo per me.
Tre dei miei album preferiti di quel periodo sono stati significativi; due sono stati successi commerciali mondiali e l'altro è stato un grandissimo successo nella mia natia Inghilterra, rilanciando la carriera di un tesoro nazionale britannico.
Quindi, quali sono questi album?
Jagged Little Pill (Alanis Morissette), Urban Hymns (The Verve) e Wild Wood (Paul Weller).
Wild Wood fu pubblicato nel 1992, Jagged Little Pill fu pubblicato nel giugno 1995 e Urban Hymns uscì nel 1997. Ciascuno porta con sé grandi ricordi per un giovane nato nell'East Sussex che stava appena scoprendo questa cosa chiamata musica.
E ciascuno di questi artisti ha registrato una nuova versione del proprio lavoro migliore. Due sono stati pubblicati molto recentemente e l'altro è una novità per me, nonostante sia stato registrato qualche anno fa.
Ora, io di solito sono contro gli artisti che registrano nuove versioni dei loro lavori - spesso sembra che la motivazione sia finanziaria oppure che stiano tentando di sistemare qualcosa della registrazione originale. Però, è così che siamo giunti a conoscere e ad amare la canzone. Cambiandola, cambia il mio attaccamento emotivo alla canzone.
Tuttavia, queste tre registrazioni non sembrano il prodotto di un/una artista che invecchia e che cerca di tornare al momento in cui cominciò tutto, bensì una versione sinceramente ispirata delle sue vecchie canzoni.
Nel 1992 stavo finendo le superiori, avevo quasi 16 anni. Ero stato mandato presso un'azienda farmaceutica locale per uno stage e mi trovavo nel loro laboratorio di chimica. Per me fu eccitante per circa un giorno, ma non passò molto tempo prima che mi rendessi conto che non faceva per me.
Mi ricordo, comunque, uno della ventina di ragazzi che lavoravano lì il quale era entusiasta perché sarebbe andato a vedere un certo cantante di nome Paul Weller, che teneva un concerto a Eastbourne. Me lo segnai come riferimento; una settimana o due dopo, un sabato mattina, il singolo Wild Wood era in TV e io rimasi colpito. Non avevo idea che Paul Weller fosse stato il front-man dei Jam e degli Style Council, e che stesse reinventandosi in quello che, nel Regno Unito, sarebbe stato affettuosamente conosciuto da quel momento in poi come The Modfather.
Successivamente, acquistai l'album su CD e wow. Ancora oggi, questo è uno dei miei album preferiti; in questo album ci sono un'energia e una passione che coprono il fatto che esso abbia alcune fisime da produzione indie anni '90. Ancora oggi, avendolo visto varie volte dal vivo, e molti album dopo, egli resta rilevante sulla scena musicale britannica e realizza album commercialmente di successo.
E ha appena pubblicato un album che raccoglie le sue canzoni migliori di una carriera lunga quattro decenni, registrate con la BBC Symphony Orchestra diretta da Jules Buckley. Questa non è una grandiosa rielaborazione di canzoni rock con un'orchestra al completo, si tratta di versioni di suoi pezzi più acustici, introspettivi, con l'aggiunta di consistenza. La sua voce non è più come quella dei primi anni '90, ma comunque trasmette il suo amore per queste canzoni senza perdere l'energia né la passione, e la registrazione è semplicemente piacevole. Consiglio davvero molto di provare ad ascoltarla - anche se non conoscete i suoi lavori.
Sorprendentemente, ricordo di avere ascoltato il singolo più famoso di questo album, You Oughta Know, mentre svolgevo il mio primo lavoro part-time in un ufficio di smistamento della posta. Lavoravo con Alan, uno degli impiegati a tempo pieno, e un giorno fecero sentire questa canzone alla radio. Egli alzò il volume, cantò insieme al brano e aggiunse il testo esplicito a voce estremamente alta, enfatizzandolo lanciando un rotolo di vecchie etichette attraverso la stanza.
Jagged Little Pill è un album pieno di angoscia che probabilmente non ha bisogno di presentazioni, essendo uno degli album più importanti degli anni '90. Alanis Morrisette non ha poi più raggiunto quel livello, sebbene il suo album MTV Unplugged e la sua cover di Crazy (di Seal) meritino un ascolto.
Ma nel 2005, in occasione del ventesimo anniversario dell'uscita dell'album, Alanis pubblicò una versione acustica. Si tratta di una copia diretta e una rielaborazione, con la sostituzione di Flea e David Navarro (dei Red Hot Chili Peppers), che registrarono con lei l'album originale, con un arrangiamento molto più rilassato che comprende violino e violoncello.
Per me è una scoperta recente; d'altronde la giovane e arrabbiata Alanis è maturata e si è calmata, però ama ancora queste canzoni, le rielabora e le registra in modo tale che suonano in maniera semplicemente bellissima. Ora, avendola vista in concerto l'anno scorso, quella giovane e arrabbiata Alanis può ancora riaffiorare quando ce n'è bisogno - non è un caso se ha dovuto rielaborare le canzoni per renderle più facili da suonare dal vivo. Anche in questo caso, sembra un lavoro frutto di passione.
Anche questo è un album che porta con sé ricordi intensi per me. Ricordo di avere ascoltato Bittersweet Symphony in una notte illuminata dalla luna mentre tornavo a casa in auto, dal Galles, con un amico. Avevamo appena raggiunto il Sussex e mancava un'ora all'arrivo a casa; fu così confortante, la musica letteralmente si librava in aria.
E che album registrarono; una band inglese piena di conflitti e passioni produsse uno dei più grandi album degli anni '90. Inoltre, l'album, molto decisamente non un album “Britpop”, per l'epoca aveva una registrazione, un mastering e una realizzazione abbastanza buoni. È stato semplicemente un peccato che la band sia implosa poco tempo dopo. Richard Ashcroft ha proseguito e ha avuto una carriera da solista abbastanza discreta, ma senza raggiungere mai le vette raggiunte dal gruppo con questo album.
Il tempo passa, e a ottobre 2021 Richard Ashcroft pubblica Acoustic Hymns, Vol 1. Ora, mentre Alanis Morrisette è rimasta abbastanza fedele all'album, Richard Ashcroft ha eliminato alcune canzoni, sostituendole con altri suoi pezzi successivi da solista. Fatta eccezione per A Song for Lovers, le tracce che si distinguono veramente sono quelle tratte da Urban Hymns.
Il giovane egocentrico e arrogante è diventato un po' più maturo, sicuro della sua arte, fiducioso che queste canzoni sono buone come lui pensava che fossero nella registrazione originale.
Ora, è chiaro che la sua voce non è più quella di una volta. Non si libra più su Bittersweet Symphony come faceva un tempo, ma la sua voce adesso rende la canzone un po' più aspra e non è un male. Con altri brani, cantare in chiave minore in realtà aggiunge pienezza e più empatia alle voci. Ma la cosa sorprendente è il modo in cui lui usa gli strumenti acustici per raggiungere le grandiose proporzioni che le canzoni hanno con la band amplificata al massimo. Questo è ottenuto anche con una registrazione e un mastering meravigliosi, con gli strumenti disposti tutti bene e facilmente distinguibili.
Ho sempre pensato che gli artisti che tornano indietro e registrano nuove versioni delle loro canzoni commettano una specie di sacrilegio (David Coverdale, sto parlando di te). Forse, se questo viene fatto con in mente l'amore per la musica, e in questi casi quasi con riverenza, allora forse può essere fatto non solo con successo, ma come complemento perfetto dell'album originale.
Vi prego, non fraintendetemi: queste rielaborazioni non sostituiscono gli album originali, ma sono compagne meravigliose che possono essere apprezzate insieme a, o senza, quelli in qualsiasi momento. Io posso solo consigliarvi di provare ad ascoltare - cliccate sui link per vedere gli album su Spotify.
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