On an Overgrown Pathé

[On an Overgrown Pathé]

Leoni, tigri e... cavallerizze! Oh, mamma![1]

[English version here]

Autore: David Hoehl - TNT USA
Pubblicato: Luglio, 2017
Traduttore: Roberto Felletti

I collezionisti di vecchi dischi si abituano in fretta a conoscere riferimenti culturali defunti da tempo, ma che una volta spopolavano: lo zoot suit (con le pieghe), il posto della suocera, i centralini, tutti i tipi di stereotipi razziali ed etnici (che è meglio dimenticare), il Proibizionismo, Silent Cal (riferimento al presidente USA Calvin Coolidge e alla sua caratteristica di essere stato, in privato, un uomo taciturno - NdT), Andy Gump (la ben nota meraviglia senza mento), Barney Google, il ballo del tacchino, il Charleston, il Fox-Trot, il One-Step, il Lindy Hop, le Flapper e Kaiser Bill, giusto per citare qualche nome a caso. Sotto questo aspetto, i dischi sono piccole capsule del tempo che ci riportano indietro e ci fanno sperimentare ciò che i nostri antenati pensavano, cosa li faceva ridere e piangere, in che modo passavano il tempo, la routine e le cose fuori dall'ordinario, e talvolta le terribili preoccupazioni che accompagnavano i loro giorni. Ma ci insegnano anche alcune cose che, se esternamente sono avvolte in zoot suit, nell'intimo apparentemente sono eterne: Come posso entrare in contatto con quella ragazza? O con quel ragazzo? Come faccio a sopportare la perdita di quella ragazza? O di quel ragazzo? Adesso che quel ragazzo è diventato il mio ragazzo, come faccio ad affrontare una realtà in cui il Principe Azzurro tracanna birra, rutta sonoramente, ci prova spudoratamente con altre principesse e io devo cucinare e fare le pulizie mentre lui passa il tempo con gli amici? Adesso che quella ragazza è diventata la mia ragazza, come faccio a far fronte alle sue lamentele e a pagare i suoi acquisti compulsivi, e riuscire comunque a far quadrare le cose? Come potrò farcela mentre il mio paese è in guerra? Oppure se fossi chiamato alle armi? Come affronto la morte di qualcuno per me caro? E, naturalmente, l'eterno dilemma: come affronto un mondo che cambia in modi che non mi piacciono?

Noi, oggi, siamo più abituati all'ultimo punto di qualsiasi generazione nella storia, sebbene, se ci pensate, il nostro condizionamento è cresciuto con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Tuttavia, anche per coloro i quali rimuginano su tali questioni, è un po' insolito vedere un'icona culturale, celebrata nella musica, nella letteratura e nel cinema passare bruscamente alla storia; un “come posso entrare in contatto con quella ragazza” diventa un “vattene subito” proprio davanti ai tuoi occhi. Ho appena avuto un'esperienza del genere, alcune settimane fa, e se mi perdonate la digressione su un argomento che con la musica c'entra molto poco, vorrei trascorrere qualche minuto riflettendoci sopra.

Probabilmente i lettori statunitensi di TNT lo sapranno già, ma, a beneficio dei lettori di altri paesi, dico che il circo Ringling Bros. and Barnum & Bailey Combined Shows, “Il Più Grande Spettacolo Del Mondo”, dopo aver passato 140 e rotti anni a intrattenere generazioni di americani, ha ripiegato definitivamente il suo tendone all'inizio di quest'anno. Alcuni altri, più piccoli, gruppi circensi sono ancora attivi negli Stati Uniti, ma da quando i Ringling Brothers l'hanno creato, fondendo alcuni spettacoli minori, il loro nome è quello che viene subito in mente, qui negli USA, quando qualcuno pronuncia la parola “circo”. Per combinazione, ho saputo dell'imminente chiusura circa un mese prima che uno dei due spettacoli itineranti di addio si svolgesse nella nostra zona, e mia moglie e io, consapevoli che sarebbe stata l'ultima occasione, per la nostra figlia dodicenne, di vedere il circo, ci siamo affrettati a spostare il suo consueto ciclo di lezioni di pattinaggio sul ghiaccio e abbiamo acquistato i biglietti.

Ero curioso di vedere come fosse cambiato il circo dall'ultima volta che l'avevo visto, negli anni '60, quando i miei genitori mi portarono a uno spettacolo; ero un po' più giovane di mia figlia. La mia impressione iniziale è stata che il circo era diventato irriconoscibile: tra tutte le cose, un tema fantascientifico e attori su pattini da ghiaccio, e molti sorprendenti effetti speciali, impensabili nella mia infanzia.

E comunque, spogliato di quel rivestimento di modernità e guardando la sostanza, era sempre il vecchio circo dei miei anni giovanili. Sotto la nuova vernice scintillante, gli anelli del circo erano ancora realizzati con gli stessi segmenti curvi che ricordavo da decenni prima. Cosa più importante, quel tema fantascientifico dimostrava di essere come la trama di un musical degli anni '40: un sottile pretesto per presentare una successione di (principalmente) numeri tradizionali. C'erano ancora i domatori di leoni e di tigri, i funamboli e i trapezisti, gli spericolati cavallerizzi che cavalcano senza sella e, naturalmente, i divertenti clown con i loro capitomboli e il loro numero in cui cercano di stiparsi in una piccola auto, anche se aveva più l'aspetto di un malconcio razzo spaziale fatto in casa. E con mio grande piacere, mia figlia ha dimostrato, nonostante i videogiochi, lo streaming e tutte le altre strabilianti distrazioni elettroniche, che oggigiorno fanno a gara per catturare la loro attenzione messa a dura prova, che i bambini restano sempre bambini: lei rideva ed esultava e si divertiva come una pazza. Proprio come (magari non per la durata) il suo vecchio.

E per quanto riguarda la musica? Ebbene, suonava semplicemente bene, ed era eseguita dal vivo da un gruppo nascosto in galleria, pressoché fuori vista, sullo sfondo della scena. Sinceramente, nulla di memorabile, comunque era pur sempre musica dal vivo, suonata per accompagnare le esibizioni di uno spettacolo pensato per essere accattivante e piacevole, così come è sempre stato. Anche l'impianto audio era molto buono per un ambiente del genere; diffondeva la musica e i (per lo più superflui) dialoghi con identico aplomb. E, sebbene non presente in questo specifico spettacolo, mi veniva in mente una di quelle “icone culturali”: quella marcia orecchiabile che, almeno negli Stati Uniti, fa immediatamente gridare “circo” a chiunque la ascolti.

[Julius Fucik] Quello che è poco noto è che questa composizione si intitola L'Entrata dei Gladiatori, e l'autore è Julius Fucik, musicista, direttore di banda ed editore musicale ceco. Visse tra il 1872 e il 1916 e scrisse oltre 400 composizioni, tra marce, polke e valzer, principalmente per bande militari; per questo motivo, secondo Wikipedia, talvolta è chiamato il “Sousa boemo”. Nel 1897 scrisse L'Entrata dei Gladiatori, intitolandola così a causa del suo interesse per la storia romana; tuttavia, il brano è meglio conosciuto in un arrangiamento del 1910 per piccole bande, del compositore canadese Louis-Phillipe Laurendeau, pubblicato con il titolo Thunder and Blazes. In quella versione, la marcia è diventata ciò che nel gergo circense viene definito uno screamer, cioè un motivo veloce e galvanizzante, eseguito da una banda, che ha lo scopo di infiammare il pubblico e accompagnare l'entrata al galoppo delle cavallerizze senza sella nei loro vistosi (ma succinti, per la gioia del pubblico maschile, un'altra cosa che non cambierà mai) costumi. In seguito, è stato associato principalmente alle buffe acrobazie dei clown.

Vi interessa un souvenir di quello che era un filo vibrante nel tessuto sociale, ma che ora diventerà un ricordo sbiadito? Non riesco a pensare a niente di meglio che la registrazione Mercury Living Presence di Frederick Fennell and the Eastman Wind Ensemble, intitolata Screamers, originariamente su LP, ovviamente, ma pubblicata anche su CD e SACD; a essa aggiungo un altro album dello stesso gruppo, del primo periodo degli LP, intitolato March Time. Esso comprende il capolavoro di Fucik, oltre a più di due dozzine di altri stimolanti esempi di questo genere incessantemente veloce, squillante, con esecuzioni impeccabili che contraddicono le difficoltà tecniche che queste musiche infiamma-pubblico ponevano ai musicisti incaricati di suonarle. Detto ciò, sarei propenso ad assaggiarne un po' alla volta anziché ascoltarne i dischi (o i cd) dall'inizio alla fine; queste composizioni sono punti esclamativi musicali, e troppi punti esclamativi uno dietro l'altro possono diventare affaticanti! È decisamente troppo per una sessione di ascolto! Anche quando ognuna di esse è di per sé stellare! Immagino che possiate constatarlo voi stessi! Ahem! Se ne volete una copia, dovete affrettarvi; un rapido giro su alcuni negozi online suggerisce che potrebbero non essere più stampate.

[1] - Il titolo originale, “Lions and Tigers and--Mares! Oh, My!”, richiama la canzone “Lions, and tigers, and bears! Oh, my!” cantata da Dorothy e i suoi amici nel film “Il Mago di Oz”.

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