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Autore: David Hoehl - TNT USA
Pubblicato: Maggio, 2017
Traduttore: Roberto Felletti
Che ne dite di una storia di fantasmi? “Ghost in the machine”, il fantasma nella macchina (ma anche anima, spirito), è un'espressione diffusa, utilizzata in numerosi contesti: una rapida ricerca in Wikipedia ha rivelato essere un termine filosofico, vari titoli di molte canzoni rock di vari artisti, un pluri-premiato (col disco di platino) album del gruppo new wave The Police, un romanzo per bambini e un romanzo poliziesco, un film di scarso successo, il titolo di vari episodi di serie TV e anche un'opera di arte figurativa d'avanguardia. Molto meno noto è il fatto che, forse, il dipinto più apprezzato, e sicuramente il più conosciuto, relativo al mondo della musica è perseguitato dal fantasma di una macchina.
Nel capitolo conclusivo sullo stile di scrittura, nella sua rispettabile guida sulla grammatica The Elements of Style, E.B. White sottolinea come, grazie alla poesia eponima di Robert Louis Stevenson, “una mucca, tra così tante, ha ricevuto il dono dell'immortalità”. E la stessa cosa è successa a un piccolo cane meticcio - che alcuni dicono sia perlopiù un Jack Russell terrier mentre per altri è un incrocio tra un bulldog e un fox terrier - la cui sentimentale rappresentazione su tela, ad opera di un certo Francis Barraud (1856-1924), che raffigura l'animale mentre sbircia all'interno di una tromba di un vecchio grammofono, sarebbe diventata un simbolo per più di un secolo, grazie alla sua promozione da parte di una certa frangia dell'industria discografica. Il cane si chiamava Nipper (colloquialmente: bambino, cucciolo), non perché fosse un cucciolo tenero e carino, bensì perché era un vivace ex randagio che aveva l'abitudine di mordere alle caviglie le persone in visita! (To nip = mordere, pizzicare). Si dice anche che si divertisse a dare la caccia ai topi, a litigare con gli altri cani e persino a perseguitare i fagiani, riuscendoci una volta pure fin troppo bene, al Richmond Park di Londra.
Il celebre dipinto di Barraud con il grammofono
Se Nipper è conosciuto (sebbene non necessariamente per nome) in tutto il mondo, lo stesso non può dirsi di Francis Barraud; anche quand'era in vita, era del tutto sconosciuto. Qualche tempo fa ho scritto un articolo sul talento tramandato nelle famiglie, e Barraud ne è un altro esempio. Suo padre e suo zio furono artisti famosi e di successo, al loro tempo, specialmente come ritrattisti e pittori di scene di caccia; anche suo fratello Mark seguì le orme pittoriche di famiglia, e un altro fratello, Herbert, portò l'attività di famiglia nell'allora territorio tecnologico di frontiera costituito dalla fotografia ritrattistica. Francis iniziò imitando i temi equestri del padre, ma con il trascorrere del tempo prese la sua strada e, tra le sue realizzazioni, annoverò l'illustrazione di libri, pur se con il solo intento di mettere il pane in tavola. Suo fratello Mark fu quello con minore fortuna; egli cercava di sbarcare il lunario dipingendo scenografie per i teatri, ma - essendo un uomo di teatro - svolse un ruolo determinante per la nostra storia. Nel 1884, mentre stava passeggiando, Mark Barraud si imbatté in un cucciolo randagio e se lo portò a casa, dove l'animale restò fino alla prematura scomparsa di Mark, avvenuta circa tre anni dopo, a soli 39 anni. Facendo ormai parte della famiglia, Nipper passò a Francis, il quale nel suo studio aveva uno di quei nuovi fonografi a cilindro, con cui intratteneva i suoi soggetti mentre dipingeva i loro ritratti. A volte Nipper sbirciava quel macchinario, cercando di capire da dove provenissero le voci che sentiva. Alcuni anni dopo, Francis prese tela e pennelli e fece un ritratto con quel soggetto, a cui diede un titolo accattivante: “Cane che guarda e ascolta un fonografo”. In un certo senso, il ritratto aveva già un che di spettrale: quando Barraud lo terminò, Nipper era morto da tre anni.
La storia di come la Decca scartò i Beatles è risaputa, ma quella casa discografica non sarebbe stata certo la prima etichetta a commettere un errore madornale rifiutando nomi che poi sarebbero diventati famosissimi. Francis Barraud sperava di riuscire a vendere il suo ritratto a una rivista, ma nessuno pareva interessato. Anche la Royal Academy lo rifiutò. Allora cercò di venderlo all'azienda di fonografi Edison Bell, ma, anche qui, gli andò male: il responsabile dell'azienda, di fronte all'evidenza, liquidò la questione sostenendo che i cani non ascoltano i fonografi. Sinceramente, il dipinto non era affascinante come lo conosciamo oggi, e nemmeno gli si avvicinava - ed è qui che entra in scena il fantasma. Nella versione originale, Barraud aveva ritratto Nipper mentre ascoltava un fonografo a cilindro, il quale aveva un aspetto decisamente “meccanico” o “industriale” se confrontato alle linee semplici di uno dei primi grammofoni a caricamento frontale. Inoltre, il ritratto era stato dipinto con tonalità scure, senza contare il fatto che la tromba del fonografo era nera. Un amico di Barraud suggerì che il dipinto sarebbe stato più bello se la tromba fosse stata in ottone e, dopo averci pensato su, Barraud acconsentì; egli si recò alla neo-costituita Gramophone per chiedere in prestito un esemplare da ritrarre, e il resto è storia. Il direttore, William Barry Owen, riconobbe subito le potenzialità del dipinto e domandò a Barraud se avesse avuto intenzione di venderlo dopo aver sostituito il fonografo a cilindro con un grammofono. Barraud, prontamente, accettò. E il fantasma? Il dipinto originale esiste ancora, e, se si guarda attentamente, è ancora possibile scorgere i contorni del fonografo a cilindro originale sotto la superficie ridipinta.
Il dipinto originale di Barraud, con il fonografo a cilindro
Tra l'altro, la sostituzione ha avuto decisamente senso da un punto di vista artistico, ma non così tanto da un punto di vista pratico. Molte macchine a cilindro potevano registrare, e quindi era plausibile che il cane potesse sentire “la voce del padrone”. Contrariamente, le macchine a disco non potevano registrare. Pertanto, se in un disco fosse stata registrata “la voce del padrone”, il “padrone” sarebbe stato qualcuno sufficientemente importante da riuscire a produrre dischi commerciali. Non impossibile, certo, ma sicuramente molto meno probabile di Nipper seduto ad ascoltare una delle prime registrazioni casalinghe.
Non c'è bisogno di dire che Nipper e il grammofono acquisirono fama internazionale, diventando uno tra i pochi marchi più prestigiosi al mondo. E che ne è stato di Barraud? Quando egli vendette il dipinto alla Gramophone, nel 1899, ricevette 100 sterline in tutto, 50 per il ritratto e 50 per il copyright. Può sembrare una miseria per quella che poi sarebbe diventata una proprietà inestimabile, ma rapportata a oggi sarebbe una bella sommetta; secondo un convertitore online, qualcosa in più (forse molto di più) di 10.000 sterline. Quindi, non dovremmo dispiacerci troppo per quell'iniziale vendita di Francis Barraud, un guadagno abbastanza buono per un dipinto il cui valore futuro sarebbe stato difficile da stimare. Oltretutto, successivamente egli avviò una piccola attività basata sul successo della sua opera, dipingendo ripetutamente copie su commissione della Gramophone, guadagnandosi così una buona rendita. Alla sua morte, nel 1924, aveva dipinto più di venti copie.
Curiosamente, avendo fatto un sostanziale investimento in una proprietà destinata a diventare qualcosa di grande, sembrava che la Gramophone non avesse saputo quasi che farsene. Il marchio “La Voce del Padrone” non apparve sui dischi della casa discografica che dal 1909; al suo posto, continuava a comparire il marchio preesistente, “l'angelo incisore”. Nel 1902, la Gramophone trasferì alla Victor Talking Machine Company tutti i diritti americani del ritratto di Barraud e, contrariamente alla sua controparte inglese, la Victor non perse tempo a sfruttare il fascino di Nipper per promuovere i propri prodotti. “Cercate il cane!”, esortavano i volantini pubblicitari dell'azienda. Dalla Victor, i diritti su Nipper passarono alla sussidiaria giapponese, che poi sarebbe diventata l'indipendente JVC. Con una simile frammentazione dei diritti, nell'attuale mercato globalizzato della musica l'uso del marchio è diventato problematico.
Come già detto, il cane Nipper era morto da tre anni quando il dipinto venne terminato, rendendo un po' la sua stessa immagine un fantasma di per sé. L'animale fu sepolto a Kingston upon Thames, in Clarence Street, in quello che, all'epoca, era un piccolo parco circondato da alberi di magnolia. Negli anni seguenti la zona fu edificata, e oggi l'area è occupata da una filiale della Lloyds Bank; Nipper riposa sotto il parcheggio, ma la banca ha eretto una targa in ottone per ricordarlo e una stradina nelle vicinanze è stata ribattezzata Nipper Alley.
Tra i personaggi originali della nostra storia di fantasmi, resta la Edison Bell. Distributrice in Inghilterra di tutti i fonografi, in seguito a un accordo sui brevetti tra Edison e il gruppo guidato da Alexander Graham Bell, alla fine l'azienda sarebbe diventata indipendente e avrebbe mostrato una propensione per chiamare i suoi prodotti sfruttando la fama di marchi altrui. Ad esempio, dal 1906 al 1908 la Columbia commercializzò un disco flessibile con il nome di Marconi Velvet Tone. La Edison Bell, puntualmente, presentò un'etichetta, stampata su tradizionale gommalacca fragile, chiamata “Velvet Face”. E la stessa cosa succedeva con i marchi. Come risultato delle diatribe sui brevetti, legate a quanto appena detto, Eldridge R. Johnson, l'uomo i cui motori a carica a molla avevano reso pratiche le nuove macchine per dischi, ebbe la meglio sulla questione principale della disputa, il diritto di produrre dischi, ma perse il diritto di usare il nome “Gramophone”. Di conseguenza, egli lo sostituì con “Victor”, per celebrare il fatto che la sua impresa, per la maggior parte, aveva vinto. La Edison Bell, prontamente, adottò “The Winner” come nome per la propria etichetta e, per buona misura, aggiunse la propria mascotte. Curiosamente, l'azienda che aveva respinto Nipper perché «i cani non ascoltano i fonografi» decise che, nelle corse di cavalli, i fantini tenessero in mano abitualmente dischi fonografici tagliando il traguardo (vedere la foto in basso). Mi tratterrò strenuamente dal far notare che così erano nati i primi disk jockey! (Evidente gioco di parole tra la figura del DJ e jockey = fantino).
L'immagine di un fantino alle corse che tiene in mano dei dischi sull'etichetta The Winner dell'Edison Bell
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