On an Overgrown Pathé

[On an Overgrown Pathe]

Per chi i Bell hanno lavorato duramente

Una visita al Belfer Audio Laboratory della Syracuse University

[English version here]

Autore: David Hoehl - TNT USA
Pubblicato: Maggio, 2019
Traduttore: Roberto Felletti

Il 15 marzo 2019 ero a Syracuse, New York, dove mia figlia doveva partecipare a una competizione sportiva. Oggi quinta città, per dimensioni, dello stato di New York, Syracuse affonda le sue radici nel XVIII secolo, come centro di commercio delle pellicce francesi che poi si ampliò in insediamenti più grandi che si unirono nella prima metà del XIX secolo. La città ha una lunga storia come centro di interscambio per i trasporti e come centro di produzione manifatturiero e chimico. In aggiunta, Syracuse è una città universitaria, sede, tra l'altro, di due succursali della State University di New York nonché, aspetto più importante per i nostri scopi, della Syracuse University, un ente di ricerca privato, la cui iscrizione supera i 22.000 dollari, che ospita un importante archivio contenente oltre 500.000 dischi storici, in formati che vanno da circa 20.000 cilindri ai DAT e oltre, e la prima struttura nazionale costruita con lo scopo di trasferire e restaurare le registrazioni storiche. L'archivio è anche un deposito di documenti, tra i quali le carte dei compositori della Hollywood dell'Età d'Oro Franz Waxman e Miklós Rózsa.

[Edison Triumph Model D]

Vi prego di portare pazienza per quella che potrebbe sembrare una digressione. Ho cominciato a collezionare 78 giri da studente, quando entrai in quella che nei primi anni '70 veniva chiamata “scuola media”. Diversamente dai giorni nostri, quando con un paio di click chiunque può accedere a una valanga di informazioni su vecchi fonografi e dischi - comprese, ehm, le sagge riflessioni di un certo appassionato, qui su TNT-Audio - all'epoca, quando la carta stampata era l'unica opzione, le informazioni sui vecchi dischi erano frammentate e non facili da trovare; ci affidavamo ad articoli sparpagliati in riviste di antiquariato generico e per collezionisti, come Hobbies, e alcune pubblicazioni che erano a un livello di poco sopra ai bollettini amatoriali scritti a macchina da una persona sola, come il pionieristico Antique Phonograph Monthly di Alan Koenigsberg. Soltanto in seguito scoprii la Association for Recorded Sound Collections e il suo semi-annuale Journal (a dire il vero, quando cominciai a collezionare era in pubblicazione già da sei anni), ma anch'essa, nonostante fosse una pubblicazione piuttosto autorevole, in quell'era pre-computer, e sebbene fosse rilegata in brossura, era pur sempre composta da pagine dattiloscritte fotocopiate. Le fonti di informazione di gran lunga più significative erano due libri che descrivevano dettagliatamente la storia generale del fonografo: The Fabulous Phonograph, di Roland Gelatt, e From Tinfoil to Stereo, di Oliver Read e Walter Welch. Il primo era un libro di taglio più popolare; come ci si potrebbe aspettare da un autore la cui carriera si era svolta nel giornalismo musicale, era più vivace e leggibile, ma era anche decisamente meno dettagliato. Il secondo era, ad essere sinceri, un po' arido; gli autori, uno direttore fondatore della rivista High Fidelity e l'altro accademico, avevano uno stile un po' didattico, ma includevano anche moltissimi dettagli sui primi fonografi e dischi, insieme a illustrazioni di tutti i tipi e anche schemi che descrivevano i formati pubblicati dalle aziende, anno per anno, dagli inizi.

Quindi, vi sento chiedere, tutto questo cosa c'entra con l'archivio di Syracuse? Semplicemente questo: Walter L. Welch, la componente “accademica” del team di autori responsabile di From Tin Foil to Stereo, era un accademico della Syracuse, nonché padre fondatore della collezione ivi ospitata. Come ci riuscì è una storia a sé, una di quelle storie in cui, come capita in così tante cose musicali, gli Stati Uniti beneficiarono delle sollevazioni europee da inizio a metà del XX secolo. Joseph e Max Bell erano fratelli; fuggirono dalla natia Russia e alla fine giunsero a New York, passando per un lungo soggiorno a Cuba, dove svilupparono un interesse per la lingua spagnola e le registrazioni di musica caraibica. Negli anni immediatamente seguenti la Seconda Guerra Mondiale essi aprirono un negozio di dischi a Manhattan, chiamato 'The Music Box', che per un paio di decenni fu come una specie di Mecca per gli appassionati di dischi di tutto il mondo. Anticipando i venditori odierni di CD-R-on-demand, essi realizzavano anche copie di dischi altrimenti introvabili per i clienti che le chiedevano; con il tempo, il loro magazzino arrivò a includere un bell'insieme di stampe commerciali e copie che loro avevano fatto per sé. Quando i fratelli Bell andarono in pensione e chiusero il negozio, nel 1963 (guarda caso proprio dieci anni prima che io iniziassi a collezionare 78 giri), Walter Welch negoziò per acquistare il loro magazzino - e con questo nucleo di circa 150.000 registrazioni nacque la collezione Syracuse. Da allora la collezione ha sviluppato alcune differenti varianti: i dischi commerciali fanno parte della collezione Commercial Phonograph Disc, i dischi non commerciali sono conservati nella collezione Bell Brothers e il materiale ispanico costituisce la collezione Bell Brothers di registrazioni latino-americane e caraibiche.

Ho visitato l'archivio su invito di Michele Combs, un amico di famiglia e archivista capo dello Special Collections Research Center. Ci siamo incontrati nella sala di lettura delle collezioni speciali, e da subito ho potuto dire di essere nel posto giusto: vicino alla porta, collocato sopra un armadietto per cilindri coordinato, c'era un esemplare molto bello del fonografo per cilindri Triumph di Edison, un Modello D due-quattro minuti con tromba a collo di cigno in quercia, uno stupendo esemplare della stessa macchina che ho venduto non tanto tempo fa per finanziare l'acquisto di un Modello B con tromba simile (il mio modello D aveva sofferto per l'applicazione di un rivestimento lucido di poliuretano da parte di qualche possessore precedente e aveva una tromba in metallo; inoltre, preferisco una macchina con arresto terminale). Sebbene non abbia potuto visitare gli scaffali, che in genere non sono aperti al pubblico, Michele è stato così gentile da farmi trascorrere un po' di tempo con James Meade, ingegnere della conservazione dell'audio, che mi ha fatto fare un tour del cuore pulsante della collezione audio dell'università, il Diane and Arthur Belfer Audio Laboratory e dell'Archivio, la porta accanto.

[Cartelli del Diane and Arthur Belfer Audio Laboratory e Archivio]

I bravi ragazzi della Syracuse sono orgogliosi, e giustamente, che il Balfer sia/fosse il primo laboratorio degli Stati Uniti costruito appositamente per preservare, ascoltare e riversare le registrazioni storiche. Costruito nel 1983, la struttura era stata progettata dall'esperto di acustica Chips Davis (Chips, con la “s”, da non confondere con il tizio dei Mannheim Steamroller). A voler essere onesti, l'edificio non è granché visto da fuori; sostanzialmente è un contenitore ordinario in cemento con una bacheca a vetri per locandine messa accanto alla porta. All'interno è tutta un'altra storia.

[Cartelli del Diane and Arthur Belfer Audio Laboratory e Archivio]

Per cominciare, la prima cosa che il visitatore si trova davanti è un oggetto ancor più accattivante dell'Edison Triumph presente nella sala di lettura: un violino Stroh. Direi che, al di fuori delle cerchie di collezionisti, oggi nessuno ha familiarità con questo strumento particolare, ma un controllo veloce su Wikipedia rivela che, in realtà, esso ha caratterizzato alcune registrazioni pop moderne ed è stato utilizzato anche nel tour mondiale di Shakira del 2010, The Sun Comes Out. Più di recente, Lindsey Stirling ha presentato una versione moderna dello Stroh, o almeno qualcosa che gli somiglia, nel suo video “Roundtable Rival”.

A causa di una specie di sfortunata distrazione (ahem!) mi è sfuggito lo spettacolo stravagante di Shakira e, secondo me, lo strumento di Lindsey Stirling somiglia in modo sospetto a un violino elettrico con una piccola tromba puramente decorativa attaccata al fondo; a beneficio di coloro che, come me, possono non essersi imbattuti in uno Stroh in veste moderna, quindi, basti dire che un violino Stroh è uno strumento a corde modificato che funziona come un violino ma che, da un punto di vista meccanico, amplifica il suono per mezzo di un grosso dispositivo dotato di diaframma che lo convoglia attraverso una tromba montata al di sotto. Esso non ha niente in comune con una vecchia marca di birra americana economica, sebbene suppongo che parte dello strumento possa essere ricavato da lattine di birra riciclate. Durante l'era acustica, quando registrare implicava convogliare il suono in una tromba per azionare il diaframma di un incisore meccanico, i violini, e in particolare i violini degli ensemble, venivano registrati in maniera molto scadente; uno Stroh risolveva il problema da sé, poiché incorporava una tromba, e il musicista poteva fare affidamento sulla tromba di registrazione per una maggiore potenza acustica. Una tromba più piccola collegava lo strumento all'orecchio del musicista, permettendogli di sentire cosa stava suonando.

[Fonografi rari]

Ma sto divagando. Superato lo Stroh del Belfer, nella sua teca di vetro, il visitatore arriva in un grande spazio con un ampio rettangolo formato da tavoli pieghevoli, circondati da una moltitudine di sedie. Jim non ha perso tempo a spiegare che serve da aula del centro, dove gli aspiranti ingegneri del suono vengono per imparare le tecnologie di registrazione. Lungo la parete più distante c'è una serie di fonografi antichi, sufficiente per far venire l'acquolina in bocca al più sazio dei collezionisti. Non so se la scelta sia deliberata, ma presi tutti insieme danno anche una buona idea dell'ascesa e del declino dell'azienda Edison. Visibili nella foto qui accanto, le macchine sono, da sinistra a destra:

- un radio-fonografo Edison C2, un ultimo prodotto commercializzato subito prima della chiusura dell'azienda, nel 1929, quando alla fine aveva ceduto al mercato adottando la registrazione elettrica e la modulazione laterale per i propri dischi (anche se la macchina continuava a riprodurre i primi tipi a taglio verticale - non si poteva certo dire che Edison non fosse ostinato!);
- uno dei primi fonografi per cilindri in assoluto, un Edison Class M (notate la batteria chimica, il contenitore in vetro a forma di grossa bottiglia d'aceto; questa macchina aveva un motore elettrico), una delle primissime macchine per cilindri commercializzate dall'azienda alla fine del XIX secolo;
- un Victrola VV-IX da tavolo con armadietto porta-dischi abbinato;
- un fonografo Edison A- o B-450 Diamond Disc, un vero top di gamma quando Edison presentò la sua linea di dischi;
- un fonografo per cilindri Edison Home, con il più piccolo Standard, il più venduto della serie durante il periodo d'oro della registrazione su cilindro, con tromba a collo di cigno in quercia;
- un riproduttore per cilindri Edison Amberola I verticale, la prima risposta dell'azienda all'introduzione sul mercato, da parte della Victor, delle macchine Victrola a tromba interna;
- una music box per dischi (di produttore a me sconosciuto, poiché non sono un collezionista di music box);
- un Regina Hexaphone (un antenato dei jukebox, che offriva al cliente la scelta tra sei cilindri);
- un piccolo organo ad ance del tipo di quelli conosciuti come “melodeon”.
Basti dire che, sebbene il Victrola (ma non l'armadietto abbinato) e l'Edison Home siano abbastanza popolari tra i collezionisti, il resto di queste macchine è poco comune e molte rientrano nella categoria di rara avis, se non di “mosche bianche”.

Se l'edificio Belfer è alla base dell'archivio, adiacente all'aula c'è quello che penso possa essere descritto tranquillamente come il centro del suo universo: lo studio di ingegneria dell'audio. Quelli di noi che si cimentano con l'audio da un bel po' di tempo ricorderanno che nel 1982, l'anno della costruzione del Belfer, l'ultimo grido nella progettazione di uno studio era il concetto LEDE (live end-dead end) del quale, neanche a farlo apposta, Chips Davis fu un pioniere. Nessuna sorpresa, quindi, che lo studio sia costituito per metà da piacevole legno color miele intenso e per metà da materiale acustico smorzante che ricorda gli inserti in schiuma “a griglia” che spesso erano applicati sui diffusori dell'epoca. Lo spazio non è un semplice box rettangolare; con lo scopo di evitare le onde stazionarie, esso integra una complessa geometria per evitare, laddove possibile, superfici parallele. Una finestra in una parete dà sull'adiacente studio di esecuzione. Una volta in quello spazio si eseguivano dei trasferimenti, registrando la riproduzione, nello stesso modo del Nimbus serie “Prima Voce”; oggi, con il progredire dei trasferimenti per tutti i formati, tutti i trasferimenti sono elettronici e quello spazio serve solamente come luogo per registrare le esibizioni dei musicisti.

[Lo studio di ingegneria del Belfer]

[Giradischi SP-15 con stili personalizzati]

Lo studio per i trasferimenti ci porta dal reliquiario della storia delle registrazioni, visto in classe, a un tempio della riproduzione elettronica, poiché può essere utilizzato per dischi di ogni epoca. Due giradischi, in quell'inventario di sorgenti, hanno portato un confortante senso di familiarità, sebbene a un livello più elevato: dei Technics SP-15, come quello che al momento sto facendo girare per la mia collezione, ma ognuno corredato di una sbalorditiva serie di stili di dimensioni personalizzate che fa impallidire il mio set “base per uso domestico”. Almeno uno dei giradischi del centro è, ovviamente, tarato per riprodurre dischi da 16", mentre un consistente gruppo di essi è sistemato su un carrello, da una parte. È presente anche un vero e proprio esercito di piastre a bobine di livello professionale. Le apparecchiature per i formati orfani da tempo spaziano dall'antico al moderno innovativo; a un estremo troviamo un registratore a filo Webster Chicago Model 81-1 risalente al 1950 circa e all'altro estremo un Archeophone, il riferimento per la riproduzione moderna dei cilindri.

Per coloro che non hanno familiarità con il formato, la registrazione a filo è stata il primo sistema di registrazione magnetica, e funzionava nel modo che vi aspettate stando al nome: come un registratore a nastro, ma invece di avere un nastro in materiale plastico ricoperto di particelle magnetiche, il registratore a filo si affidava a un rocchetto di filo di acciaio inossidabile, il cui diametro era pari a circa 0,09 mm. La velocità di registrazione tipica dichiarata era circa 61 cm/s. Tipicamente, sia il blocco della testina sia il sistema di guida andavano ininterrottamente su e giù per garantire un avvolgimento uniforme del filo sulla bobina di raccolta. La registrazione a filo presentava alcuni vantaggi rispetto al nastro; quello principale era che il mezzo di registrazione era più robusto - abbastanza robusto al punto che restò in uso per le scatole nere degli aerei per anni dopo che scomparve come formato audio consumer e da studio - e inoltre l'elevata velocità di rotazione delle bobine garantiva un basso fruscio e, per quei giorni, una considerevole alta fedeltà. Tra gli svantaggi del formato c'era un montaggio difficoltoso; il processo consisteva nel tagliare un segmento di filo per poi giuntare nuovamente le estremità con un nodo; il filo era talmente sottile che tendeva a causare una rapida usura della testina e la parte avvolta tendeva in genere ad allentarsi, formando un inestricabile groviglio a nido d'uccello. Ciononostante, come primo formato di registrazione magnetica consumer, i registratori a filo vendettero discretamente bene tra i patiti dell'audio e i Webster Chicago furono probabilmente i dispositivi di questo tipo ad avere il maggior successo commerciale.

L'Archeophone è un riproduttore elettronico moderno, di produzione francese, per tutti i tipi di cilindri. Queste macchine hanno velocità di rotazione comprese in un intervallo sufficiente e i mandrini (l'equivalente dei piatti dei giradischi) sono disponibili in un'ampia gamma di diametri e lunghezze per gestire qualsiasi cilindro sia mai stato prodotto. Sfortunatamente per i collezionisti casalinghi di cilindri, gli Archeophone costano circa 20.000 dollari al pezzo, il che significa che di fatto se li possono permettere solo le istituzioni. Il Belfer ne ha due, sebbene nello studio ne abbia visto soltanto uno in uso.

[Registratore a filo Webcor e Archeophone]

Al laboratorio Belfer, più importante dei tipi di apparecchiature è l'uso che se ne fa. Sotto questo aspetto l'archivio ha diversi progetti in corso, finalizzati alla copia e alla conservazione dei dischi. I trasferimenti sono eseguiti a una risoluzione di 24 bit-96 kHz e immagazzinati in un computer centrale. L'archivio rende disponibili online immagini e metadati, ma a causa di questioni di copyright gran parte della musica digitalizzata può essere ascoltata soltanto in loco, presso la biblioteca o tramite la rete interna della Syracuse University. I cilindri sono un'eccezione e sono accessibili a questo link.

Uno dei progetti, che indubbiamente mantiene quegli Archeophone ronzanti, è la digitalizzazione dell'immensa collezione di cilindri dell'archivio, la terza in ordine di grandezza in mano a privati. Quelli trasferiti sono selezionati sulla base del loro valore di ricerca, il che significa che le copie includono un'ampia gamma di musica e discorsi. Al momento, sono stati trasferiti circa 2.000 cilindri, che costituiscono circa il 10% della collezione.

Un progetto a lungo termine, particolarmente insolito, è il trasferimento della Bell Brothers Collection of Latin American and Caribbean Recordings, l'estesa e unica collezione di registrazioni caraibiche e centro-sudamericane in lingua spagnola, costituita dai 15.000 pezzi dei fratelli Bell che l'archivio ha acquisito dalla sua fondazione. La collezione comprende 78 giri degli anni '40 e 45 giri e LP dai primi anni '50 fino agli anni '60. I dischi provengono dai Caraibi e dal Centro e Sud America; molti sono edizioni rare di piccole etichette mai distribuite al di fuori del loro paese o regione. A oggi sono stati copiati circa 2.500 dischi; l'elenco è disponibile a questo link.

Non posso che meravigliarmi della sofisticazione tecnologica e dell'evidente amore per le registrazioni e la loro storia in mostra nel laboratorio. Aggiungete a queste ammirevoli qualità uno staff amichevole, accogliente ed esperto e avrete un'autentica risorsa nell'ambito della conservazione delle registrazioni storiche. Grazie a Michele Combs e James Meade per il tempo che mi hanno dedicato per la visita; consiglio caldamente ai lettori di TNT-Audio che dovessero passare da Syracuse di trovare il tempo per visitare l'archivio e perdersi tra le sue meraviglie.

DISCLAIMER. TNT-Audio è una rivista di divulgazione tecnico-scientifica 100% indipendente che non accetta pubblicità, banner o richiede abbonamenti e registrazioni a pagamento ai propri lettori. Dopo la pubblicazione di una recensione, gli autori non trattengono per sé i componenti in prova, se non per una valutazione a lungo termine che includa il confronto con prodotti simili in prova a breve distanza di tempo. Di conseguenza, tutti i contenuti delle recensioni sono prodotti senza alcuna influenza né editoriale né pubblicitaria. Le recensioni, positive o negative, riflettono le opinioni indipendenti degli autori. TNT-Audio pubblica eventuali repliche delle Aziende, condizionatamente al diritto di controreplica dell'autore stesso.

[Trovaci su Facebook!]

© Copyright 2019 David Hoehl - drh@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com